Recensioni per
O bella, ciao
di _Maeve_

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
16/06/16, ore 18:53

Leopardiano il tuo inizio, coi suoi mugugni d'infinito e i suoi grugniti per quello spazio ridondante e sempre eterno (come il ritorno) per cui nulla è cambiato mentre eppure è divenuto tutto diverso, c'è una leggerezza che s'è appesantita e che s'è affondata, da sola, con grazia, nei meandri della propria ossessione che come un'àncora da tonnellate e tonnellate d'acciaio ha fossilizzato quella vita che hai osato vivere, col suo proiettarsi verso un futuro sistematicamente smorzato, come una canzone tranciata di netto, come una qualunque ideologia (che poi è solo una deriva teologica) superata eppure ridondante (è l'eterno ritorno in una delle sue sfaccettature, è qualcosa di duro a morire), è la rappresentazione di tutto quanto è cambiato (o di quanto tutto sia cambiato), impoverito, un minus-valore che si è creato dal nulla - forse è stato un non-fare ad averlo provocato? - e che ha assorbito i barlumi, gli occhi accesi ad ogni rivoluzione e le discussioni accese attorno a quegli occhi, quelle promesse (in)espresse su cui era bello anche canticchiare, senza il pensiero di doverci gridare contro. (Poi, mi chiedo, come sia possibile che c'erano le cazzo di stelle e pensavi che non le volessi vedere con te? e mi chiedo cosa avrebbe potuto rispondere e quanto via vecchia quella domanda) Eppure ogni cosa dovrebbe tornare al suo posto. Dovrebbe, ogni cosa.
Eppure ci sei tu che sei fuori posto, e il caos cinetico dell'universo non t'ha re-addressed, e fuori posto finiscono per starci pure i tuoi versi, le loro cazzo di domande a cui le risposte mancano, mancano gli interlocutori, mancano le passioni che le fomentano, mancano nel senso che iniziano a mancare, sembrano parole strozzate, la tua spavalderia è sofferente. Ti infastidisce che al "ma infine siamo qui;" debba seguire un "e invece" e hai i tuoi buoni motivi per insubordinarti. Fosse così facile scatenare le ribellioni di quelle masse di neuroni che si fissano su certi pensieri e su un unico filo conduttore (in questo senso, la rivoluzione non sei riuscita a farla neppure tu) e senza troppo pudore mescoli tutto alle carte pixellate, comprese le emozioni per quei visi minuscoli e per quegli occhioni giganti (e a cosa non hai pensato? Non è così ovvio, in fondo);

ogni ogni sulla cui soglia s'arrestano le virgole
perchè forse sono un po' scaramantiche,
sempre erinni improfumate da eumenidi,
com'è giusto che faccia l'arte:



Un superamento che non ti riesce, ogni ogni permane e ogni ogni comporta un'esitazione dolorosa, le trascrivi come virgole scaramantiche che una parte di te vorrebbe solo estirbare, pronta a bruciarne i pixel uno ad uno, se necessario, saranno anche loro belle vittime sacrificali dai tratti ortodossi;

ogni frammento di coscienza sotto questa finestra
non si spreca a dire cosa ha esaltato,
tace sulla luna che non si scorge dalla tenda nè tange
brusche esegesi per noi popolo d'egocentrici;
non si spreca a sognare, il tuo sorriso che sapeva d'estate
e le domande dietro le facciate, dietro le asme dei sonni tranquilli, era sì.


Hai un filo emozionato anche me, in questa tua parte. Leopardiana, lasciamelo ancora dire, brillante (quel non si spreca in quell'accezione è fantastico), semplicemente poetica (tace sulla luna che non si scorge dalla tenda nè tange/brusche esegesi per noi popolo d'egocentrici; quasi non mi sembravi tu; poi è emersa la tua dis-sotterrata vena polemica e ti ho riconosciuto) e malinconica. Quella chiusa, quel distico, e quella risposta, proprio alla fine, che sia un buon presagio per una storia trascendente a questa poesia? Lo spero per te, coniugando i tempi verbali al presente.
Ben ritrovata, Maeve, sempre meravigliosa.


Ps. "fino al milliltro" millilitro*