Saruska, ho finalmente letto la fanfiction! Mi piace come hai affrontato l'elaborazione del lutto, davvero ben fatto. Dovresti mandare una bozza alla bbc come spunto per uno spin off. Continua così!

Una storia notevole, questa. E che mi ha colpita in modo particolare, soprattutto per l'introspezione, attenta e curata, che hai delineato cominciando col grattare la superficie e poi scavando fino a trovare una "verità" che fino a quel momento gli ha fatto paura. Ci descrivi un John Watson dilaniato dal dolore, distrutto forse anche dal senso di colpa per tutto ciò che non è riuscito a fare: salvare il suo migliore amico, ma anche dire quelle "certe cose" che tutti quanti ci siamo domandati cosa fossero... Lo so che il post-Reichenbach è un territorio battuto e ri-battuto, su cui è stato scritto più e più volte durante quegli anni che separarono la seconda dalla terza stagione, ed è proprio per questo che apro sempre quando capisco che l'ambientazione di una nuova storia è questa. Perché dopo che è stato scritto di tutto, io non so davvero come facciano gli autori come te a tirar fuori qualcosa di così bello e di, perché no, anche originale. E l'originalità è senza dubbio un punto a tuo favore, perché sappiamo tutti che John ha sofferto, ma descrivere il dolore in modo così profondo non è affatto semplice e soprattutto i pensieri che sviluppi non sono per nulla banali. Mi hanno colpita molto le immagini che offri, prima quella di John dalla psicologa che arriva a pensare a quel "qualcosa" ma subito lo ritira e si rifiuta di dirlo; forse perché se non lo dice a Sherlock non ne vale la pena? Magari, invece, perché ancora non l'ha ammsso a se stesso. E poi di John che fugge da tutto e da tutti, anche e soprattutto da se stesso e che scappa da quella casa che casa non è più, perché Sherlock è morto. Sono rimasta piacevolmente impressionata dal modo in cui si sviluppano i ragionamenti che lo portano ad analizzare quello che era il comportamento di Sherlock con lui. Sherlock lo amava ed è la prima spaventosa verità a cui arriva John, una verità che compresa adesso è ancora più dura e amara. Poi l'ammissione che quello stesso Sherlock che si definiva sociopatico, che si isolava dal mondo, che a malapena considerava gli altri come persone pensanti, lo aveva salvato dal baratro ovvero da una depressione nera, da una vita piatta e di solitudine. Sherlock lo ha salvato, ed è un concetto indissolubile. Sherlock lo amava e lui ama Sherlock. Anche se è un uomo. Anche se John non ha mai amato nessun altro uomo. Quindi perché Sherlock? E perché non si è mai accorto di nulla? Perché aveva, forse, troppa paura? Queste domande rimangono in sospeso e innalzano te a giudice benevolo che permette a noi lettori di rispondere da soli a questi quesiti, secondo quello che è il nostro personale e soggettivo giudizio. Il finale è piacevolmente agroldolce. John conclude i propri ragionamenti con l'idea che sì, lui ama Sherlock e Sherlock lo amava, ma tanto è inutile porsi altre domande perché ormai è morto. La dolcezza sta nel fatto che noi sappiamo che non è così, perché è vivo e vegeto. E chi lo sa, magari in un futuro quando Sherlock tornerà a Londra...

Una storia scritta davvero molto bene. Con immagini che mi hanno colpita. Molto visiva e in certi tratti addirittura olfattiva. "Vivere da clandestino in un albergo fatiscente, rifuggire ogni contatto umano e calarsi in uno stato di perpetua apatia?" e "aveva avuto un nebuloso sentore di ciò che avrebbe voluto dire a Sherlock" sono due passaggi che mi sentivo di sottolinare per finezza stilistica.
Complimenti.
Koa

La storia, a parte un paio di piccole sviste (le coperte "sudice": al plurale ci vuole la "i", "sudicie". E le ragazze di John credo siano state "scavalcate" dalle richieste di Sherlock, non "scavallate". Scusa, sono una beta, non ho saputo trattenermi!XD) è scritta davvero bene, e già questo fa sì che il tuo primo tentativo in questo fandom sia di tutto rispetto!^^