Il tuo flusso di coscienza non è "totalmente denigratorio". Siamo abituati, forse, a vederlo così, perché ci hanno insegnato a rifiutare la bruttezza e, in generale, le eterodossie. Ma questo lo sai; e, proprio come dici tu, non è vero che sono solamente le cose belle e ben fatte ad avere il diritto di mostrarsi.
È coraggioso guardare in faccia la bruttezza di cui parli, fino a sentirsi intrisi di veleno e vicini all'asfissia. Si avverte da lontano, forte come l'odore della benzina che esala dai primi versi, il senso di dolorosa ripugnanza per gli autoinganni collettivi con cui cerchiamo di ignorare la crudezza delle cose. Vedi che l'esistenza intera è una trappola mortale. Avresti bisogno di trovare un senso compiuto, una risoluzione, ma non c'è. Ti senti abbandonata in questa tua condizione; sentire gli altri parlare di luce ti fa male e quasi ti fa un po' ridere. L'unica luce che visualizzi è quella del fuoco che ti brucia, o potrebbe farlo.
Brindi con furiosa amarezza e scrivi - senza l'eleganza che vorresti, forse, ma con una forza che tante poesie infiocchettate e formalmente ben costruite non possono neanche immaginarsi.
Sei una supernova, proprio per le domande che ti fai, per l'attitudine a guardare oltre alle apparenze, per la tua sensibilità che ti rende così infiammabile e così splendente. |
