Questa storia è meravigliosa, non ho altri termini per definirla, eterea e impalpabile come il luccichio delle ali delle farfalle, dolcissima e triste, ma allo stesso tempo racchiude un innuendo di speranza che tutto possa essere diverso, che tutto possa cambiare alla fine il suo implacabile epilogo. Non lo saprò mai, probabilmente, tanto tempo è passato dall'ultima volta che hai scritto questo incanto. Sai, per un attimo ho pensato di poterla terminare io stessa, di poter prendere tutto questo nelle mie mani e dargli il mio finale, come in un sogno lucido, anche solo per me. Ma non sarebbe la stessa cosa... avrei voluto ancora leggere la magia delle tue parole, solo le tue. Non so se leggerai mai questo scritto, ma se lo farai, sappi che ho sognato e sto piangendo, come se avessi realmente lasciato un amico in balia del suo dolore, in bilico tra la vita e la morte... |
Ciao! Allora come promesso nell'altro capitolo eccomi qui a recensire questa magnifica storia. Cominciamo dall'inizio: stavo curiosando tra i tuoi scritti (molti li ho letti e li ho apprezzati particolarmente, ma non ero ancora iscritta quindi non potevo scrivere nulla, per cui sono rimasta un po' indietro con le recensioni, sorry!) ed ho notato questo titolo. Ammetto che stavo per passare avanti, perché solitamente cerco di evitare le storie ancora in corso (ci resto troppo male se poi restano incomplete), ma poi presa dalla curiosità mi son detta "leggiucchio solo un po' l'inizio, per capire di che parla". Non l'avessi mai fatto. Mi sono ritrovata a leggere e divorare 18 capitoli praticamente tutti d'un fiato! Mi sono ritrovata a ridere, a commuovermi, a sperare, a vivere le stesse angosce dei personaggi. Sì forse mi faccio prendere un po' troppo da ciò che leggo! Quest'ultimo capitolo poi mi ha spezzato il cuore, anzi lo ha preso, accartocciato e poi ne ha fatto piccoli coriandoli. Sai qual è stata in particolare la tua bravura? Il farci identificare totalmente con Sherlock in quel momento. John alla fine non ha nulla di grave, in pratica ha avuto un banale svenimento, sì, ha sbattuto la testa, ma da subito ci dici che i valori stanno bene. Eppure noi la viviamo alla maniera di Sherlock, sentiamo tutta la sua ansia e la sua angoscia, l'incertezza, il terrore per il rischio di perdere la persona amata. C'è questa duplicità fantastica tra ciò che ci viene detto razionalmente e ciò che invece proviamo sentimentalmente (perché lo prova Sherlock). E non posso che farti i complimenti per tutto questo. Non ho idea di come farai finire questa storia, per curiosità ho letto la trama del film e ammetto di esserci rimasta male, spero davvero tanto che tu te ne distaccherai. Si vede che sono una che ama il lieto fine? In ogni caso la mia visione personale è che Sherlock sta facendo un suo percorso emotivo/emozionale, sta crescendo (perché anche da adulti non si smette mai di maturare e imparare in un certo senso) scoprendo una parte della vita che fino a quel momento si era precluso, non conosceva affatto. Secondo me è più felice e vivo ora, in compagnia di John Watson, che prima della caduta, quando aveva sì il controllo completo del proprio corpo, ma la sua anima era dilaniata, avvolta dalla solitudine e dalla tristezza. Deve solo prendere coraggio per vivere appieno questa sua vita, capire che le cose sono cambiate ed ora non è più solo, ha un motivo per cui vivere. Leggere la tua storia poi mi ha fatto pensare ad alcuni momenti della 4 stagione, in particolare a quando Sherlock in un letto di ospedale dice a Culverton Smith di non voler morire (e in quel momento secondo me lui davvero capisce che è così) e al dialogo che avviene tra il detective e Faith: |
Commento solo per la tua ultima domanda sulla serie tv, farò poi una recensione più dettagliata sull'ultimo capitolo pubblicato. Uhmmm io ho subito pensato a Twin Peaks, però non corrisponde ai premi vinti. Mi hai proprio incuriosita, ho cercato da subito di pensare a quale potrebbe essere. Rimarrò col dubbio? :) |
L’inizio della riflessione che tu fai fare a Sh sull’amore e sulla sua “socialità”, è pienamente condivisibile: coppie che spesso pubblicizzano davanti agli altri il loro legame con gesti evidenti e plateali, il più delle volte esauriscono presto il loro slancio rispetto a chi, invece, si esprime in modi più nascosti, meno evidenti, quasi più opachi, come osservi tu. Sono altri i segnali (“…pochi sguardi pesanti…”) che il vero amore si fa bastare ed è su questi che John e Sh, anche nella serie BBC, hanno intrecciato le loro vite. Molto suggestivo il punto di vista di Holmes nei confronti del suo corpo: paradossalmente la grave inabilità che ora gli impedisce i movimenti, diventa quasi un alibi per mantenere le distanze da una possibilità di vita che stravolgerebbe completamente il suo culto per la ragione. Ma qui si sbaglia, perché tutto il suo mondo è già sconvolto, nel suo asettico silenzio e nella sua fredda luce razionale, dalla voce di un uomo e dalla sua luminosa umanità. La lotta interiore si fa, via via, più aspra per Sh, perché sempre più grande e profondo è il suo amore per John e la mèta si avvicina, che sia essa una fine che sia essa un inizio. Dovrà decidere quello che ha già deciso e lasciarsi andare nel nulla o aggrapparsi ad un’ipotesi di vita che gli si sta delineando davanti, nell’aspetto e nell’unicità dell’uomo che ama. E mentre si fa più tormentoso il dubbio di non poter più essere sopportabile, un giorno, per il suo corpo devastato e avanza in lui il desiderio di liberare il suo amato dal peso di una vita a metà (“…Più lo guardo, più mi rendo conto che dovrei lasciarlo andare...”) ecco il colpo di scena magistrale che fai “esplodere” nel percorso di questa storia: John sta male, improvvisamente, gettando Sh in un incubo spaventoso. Ma è lo stesso Watson che lo risveglia dal suo caotico torpore, chiamandolo con un nome (“…Sei il mio compagno…”) di cui Sh ha quasi un timore reverenziale, incapace di pensarsi all’altezza di vivere accanto ad un uomo così grande. E lo investe della responsabilità di condividere la quotidianità con lui. Questo è come additare a Sh il cielo, mostrandogli di quali meraviglie possa essere fatta la vita. Concludo qui, e mi rendo conto che parlo troppo di quei due, mentre dovrei parlare di chi li fa muovere e parlare in toni così alti, così significativi: l’Autrice. Ma lei si esprime attraverso le vie delle parole e lo fa in modo unico. Grazie. |
Oh cara, che gioia questo tuo capitolo. Direi 'finalmente', ma io stessa sono in ritardo di un mese per aggiornare la mia long,pecco delle stesse colpe. Ne approfitto per chiederti donne proceda lì a Marsiglia! Tornando il capitolo, è un gran sospirò di sollievo. Sherlock ha sperimentato la paura della perdita e il dolore profondo che ne consegue, e in cuor mio credo che stia scegliendo di restare. Per John, forse, può farlo. Per John, forse, ha un senso. Vorrei trovare più parole ma sono tra una lezione e l'altra e le tue parole sono come sempre un soffio di vento tra questa staticità. Ti auguro un buon Natale Un bacio. Phae |
Grazie! Aspettavo da tanto un nuovo capitolo ! Che spavento john, anche io ho pensato che ci lasciasse. Buon Natale e buon anno. Al prossimo capitolo di questa bellissina storia. |
Ma ciao! Continua questa malinconia che pervade ogni capitolo, accompagnata questa volta da una prima parte angst che si alleggerisce verso l'amore fine. In questa storia Sherlock e John sono due anime delicate, che si cercano disperate e si allontanato in un continuo movimento. Non so se l'ho già detto ma la qualità e lo stile che hai tu sono di gran lunga superiori rispetto al libro originale che ti ha ispirata. |
Capitolo stupendo ed assolutamente in linea con il resto della storia. |
Ciao carissima!! |
Ciao! |
Whoa, saranno secoli che non recensisco. Scusa: colpa mia ^^" solo che non avevo visto l'ultimo aggiornamento, e poi sto scrivendo anche io (e in tempi così rapidi che credo Achille farà in tempo a raggiungere la tartaruga prima che io abbia finito) e poi avevo il cosplay di Sherlock da perfezionare e..... *appare Septa Unella del trono di spade che si mette a scampanellare SHAME! SHAME! SHAMEEEEEE!!!!!!!!!* si sono imperdonabile lo so. |
"Un felice stupido professore di mezza età che si è commosso". Povero cucciolo, mi viene solo da dire questo :) c'è sempre un velo di malinconia, in ogni capitolo, anche quando all'apparenza le cose vanno meglio. |
Capitolo bellissimo che ci sta traghettando dallo Sherlock pieno di sè e glaciale, ad uno empatico, anche se la sua comprensione dei sentimenti passa sempre e solo attraverso gli occhi di John. |
Il capitolo si apre con la “radiografia” che Sh fa dell’elaborazione del lutto per applicarla alla risoluzione di un caso ma, qui e là, tra le righe dell’esposizione del suo ragionamento, affiorano riferimenti veloci, e quasi timorosi di venire scoperti, alla situazione del suo animo. Infatti, secondo me, dopo aver affermato che l’essere umano ha bisogno di schemi, secondo una particolare teoria, Sh ammette che “…la realtà è, come sempre, ben diversa…” in quanto “…I confini non esistono…”. Ovviamente egli fa riferimento alla sua larga esperienza di casistiche umane che ha potuto accumulare durante il suo lavoro ma pare quasi che la smentita di quegli assiomi derivi anche da quello che lui, in questi momenti, sta vivendo. È di morte che si sta trattando, però, forse inconsciamente, il suo pensiero vira verso quella che era stata progettata con chiarezza come la fine della sua vita, senza rimpianti, senza strascichi dolorosi di ripensamenti o dubbi. La sicurezza con cui la luce di quell’idea è, fino ad ora, rimasta accesa nella sua testa, ora comincia a vacillare, a perdere la sua costante brillantezza e sfuma in contorni meno nitidi. Dilaga infatti, incontenibile in questo capitolo, la grande energia che proviene dal cuore semplice ma determinato di John che assorbe tutto ciò che di negativo è prodotto dalla renitenza di Sh a lasciare che i sentimenti lo guidino verso porti sconosciuti. Sconosciuti ma con quello che è diventato il faro in mezzo al buio della tempesta, John. John che, ormai, riempie gli spazi intorno di tenerezza e desiderio di qualcosa che non sia lo schematismo di comportamenti previsti e decisi in base ad operazioni logiche, a freddi algoritmi che portino a risultati agghiaccianti nella loro possibilità razionale. John è l'incidente, l'imprevisto che porta caos negli ingranaggi del meccanismo della ragione. Un granello di sabbia che diventa la causa prima dell’incepparsi di un sistema apparentemente perfetto. Il dubbio, l’incertezza, la consapevolezza che il proprio respiro tragga vigore da certi sguardi “morbidi”, dall’energia del coraggio che dà la libertà di amare. Questo ed altro sta travolgendo la ferrea determinazione di Sh ma, soprattutto, esplosiva è la progressiva scoperta che, chi ha compiuto la vera, suprema scelta, non è lui ma John che, pur nella consapevolezza di una sofferenza che sta mostrando sempre di più il suo viso livido (“…rimanere in piedi in un corridoio asettico…), ha deciso di restargli vicino fino all’ultimo, nell’irrazionalità di un grande amore. Una frase, tra molte, mi rimane, sintesi di tutto quello che può definire un sentimento unico: “…capire il punto centrale di questa “magia” che nasce nei suoi sguardi e muore su di me…”. Un’osservazione stilistica: ci avviciniamo alla mèta, qualsiasi essa sia e le frasi dei dialoghi e della parte narrativa , che si susseguono nella tua ff, stanno diventando sempre più incisive, brevi, lapidarie. Come fossero le ultime parole di chi vuole davvero andarsene dal mondo. Splendido. |
Ciao carissima! Anche tu mi sei mancata tanto!! |