Recensioni per
Dear Watson,
di Machi16
La tua ff è un cammino introspettivo minuzioso e, come ho già scritto nella precedente recensione, connotato da una capacità espressivo-linguistica di non comune varietà lessicale e di convincente esposizione di concetti non semplici da condividere. Forse qualche pausa in più (punto, punto e virgola…) in certi passaggi, avrebbe aiutato il lettore a gustare di più questa “prelibatezza” che è “Dear Watson” ma, d’altra parte, sono più che mai schierata in difesa dell’assoluta libertà espressiva che si traduce anche nel non lasciarsi troppo “ancorare” da problemi puramente tecnici. Quindi prendi la mia osservazione come l’atteggiamento di chi stia guardando attraverso un cristallo nitido e gli sembri di scorgere un microscopico alone che ne opacizza una piccola area. Nulla di più. In effetti sto proseguendo nella lettura della tua ff, invogliata da forma e contenuto, che sono perfettamente coerenti ed in equilibrio: una forma espressiva più scarna non potrebbe rendere la profondità di quello che ci comunichi. Tanto più che siamo partecipi del percorso interiore di un personaggio, Sh, che è uno dei più affascinanti e complessi della letteratura e delle serie televisive. |
Più andavo avanti a leggere il tuo racconto, e più mi convincevo del fatto che si tratta di una storia eccellente. Ciò che stai costruendo, riga dopo riga, è un lavoro di raro valore e soprattutto molto attento dal punto di vista della costruzione stilistica e della scelta lessicale, che è di un livello non poi così comune. I capitoli sono brevi, ma d'impatto e tanto che l'introspezione di questo Sherlock rimane aggrappata addosso anche quando la lettura termina. La cosa pazzesca è la profondità che sei in grado di dare, e con un personaggio emotivamente contorto e intellettualmente complesso come Holmes. Sono impressionata dai concetti che sei stata in grado di sviscerare. Su tutti, quello che più mi è rimasto addosso, è proprio l'immagine che dai sul finale ovvero di uno Sherlock che non riconosce nemmeno più il proprio palazzo mentale e di conseguenza se stesso. L'idea lo disturba e lo sconvolge, perché la sua mente è una sorta di rifugio sicuro e placido, ma che ora non riconosce nemmeno più. C'è un qualcosa che non controlla e che si manifesta in una figura che si aggira per i corridoi e che lui stesso chiama John, sebbene non riesca a distinguere le sue fattezze. Questa idea che Sherlock abbia un qualcosa di legato a John che non è in grado di controllare mi scalda il cuore, che sia un sentimento o un pensiero... insomma qualsiasi cosa sia sta prendendo il possesso del cervello di Sherlock Holmes, invadendogli tutti gli spazi più intimi. |