Ciao Luca, spero vivamente che tu stia passando un buon fine settimana!
A volte la magia fiabesca del primo libro della saga mi colpisce e non posso fare a meno di sentirmi catapultato in un mondo variopinto e anche piuttosto naïf, considerando anche com'è strutturata la storia in sé.
Ho potuto constatare che oltre alla giocosa musicalità c'è anche un discorso più metaforico e realistico da scoprire e devo dire che funziona, nella sua manifestazione più progressiva e sempre più positiva.
Infatti l'inizio è - anche per via della presenza in stazione per cercare e prendere il binario - immerso in colori molto freddi, quasi lugubri e cupi, con il grigio a contornare i paesaggi e quel giorno così banale per tutti loro ma non per Harry che desidera solo seguire la sua strana, senza ascoltare le parole dello zio Vernon e delle sue paure.
Quando è iniziata la seconda strofa mi è proprio venuta in mente la scena dove Harry corre verso quel muro vivendo esattamente di quella magia del quale è circondato, adornato, desideroso di andare oltre quello che è il concetto di realtà e prendere e stringere la sua fedele e prodigiosa occasione, prendere proprio il suo posto nella società come un attore farebbe per una pellicola, una similitudine azzeccata e che apprezzo parecchio, da lettore.
Il treno è esattamente il mezzo per sfuggire ai luoghi ad Harry più angusti e stretti e accorgersi di vedere colori più luminosi e pieni di vita (bellissimo contrasto il verde e blu, tra l'altro) gli dona positività e quell'entusiasmo molto tipico per un novello undicenne che conosce qualcosa di entusiasmante e sente il suo cuore traboccante di ebbrezza e dolce ribellione, andando contro alle parole degli adulti talvolta giudiziosi ma talvolta troppo conservatori.
Ho pure pensato che il treno sia una sorta di metafora per spiegare quanto sia necessario sbrigarsi a prenderlo una volta nella stazione per non perdere nessuna palpabile occasione che balena intorno alla vita, in modo da non sentire rimpianti che possono colpire poi tutta la vita malamente, forse anche troppo.
Un mezzo consono e comodo per disperdere ogni dubbio, creare aspettative e sentire la magia sopra ogni cosa, in grado di poter essere sempre diversamente unici rispetto a chi è immerso nel rimpianto e nel grigiore del vapore metropolitano.
Una poesia che elevo per la sua parafrasi chiara ed esaudiente e per aver estrapolato - ancora una volta egregiamente - lo spirito devoto della narrazione del primo anno per la nuova vita di Harry Potter.
Ottimo lavoro, cinquanta punti alla tua casa (a proposito, qual è? La mia Tassorosso)!
Un abbraccio e buon tutto,
Watashiwa |