Allora, prima di tutto mettiamo in chiaro che io adoro queste piccole one shot che parlano di momenti di intimità, ma di un'intimità quotidiana, consolidata, familiare, che ben si distingue dall'intimità passionale delle "prime volte".
E poi, diciamo pure che negli ultimi tempi ho un debole per il fluff. E questa storia è stupendamente fluff.
Immergersi in questa lettura è come immergersi in una nuvoletta di cotone. Quella catena di gesti, così carezzevoli, così discreti, così... piccoli (i pigri baci, il braccio attorno alla vita, la testa poggiata nell'incavo del collo, un buongiorno soffiato a fior di labbra...), uniti al torpore del risveglio, il tutto crea un'atmosfera davvero delicata, soffusa, dolcissima davvero.
E poi quel tocco di nostalgia: uno sguardo distratto alla stanza, ai trofei testimoni di quella carriera ormai estinta, a un mondo che ormai non gli appartiene più. Amo le storie dal sapore nostalgico. Sì è vero, amo il fluff ma lo amo ancora di più se è dolceamaro, se è macchiato di un pizzico di malinconia. Allora sì che diventa davvero prezioso, oltre che realistico.
Pensa che pur tifando per Yuri (perché non c'è nulla da fare, io amerò sempre e comunque il tigrotto russo) mi mette una forte tristezza addosso pensare a Victor e Yuuri che gli lasciano il posto.
Penso che tu sia riuscita ad entrare bene nella testa di Yuuri nel suo futuro periodo da ex-pattinatore. Le domande sgradite, “Cosa vuoi fare adesso, Yuuri?”, la sensazione di non avere più uno scopo.
E poi, dopo questo iniziale periodo di smarrimento e scoramento, Yuuri alza lo sguardo verso Victor, e tutto gli è chiaro.
La comparsa del bimbo (è un caso che si chiami come il nonno di Yuri?) è un modo perfetto per chiudere la storia con un'immagine serena, un'immagine di unione familiare che mette in chiaro una volta per tutte che Yuuri ha cambiato pagina e che, ahimè, il pattinaggio è ormai solo un ricordo, ma che qualcos'altro di immenso l'ha sostituito.
E se tu hai dei dubbi che il fluff sia troppo, io ti rispondo che no, che leggendo la tua storia l'ultima cosa che ho pensato è che fosse smielata. Non lo è, e credimi non lo dico per dire. Non lo è perché è del tutto verosimile, quindi non esagerata né "impostata". Non lo è perché quell'impronta di nostalgia (che è il normale sentimento di fronte allo scorrere della vita) la sento persistere fino alla fine. E questa leggera naturalissima malinconia, unita alla nuova serenità familiare che unisce Victor, Yuuri e il piccolo Nikolaj, crea un qualcosa di stupendo, di forte, di vero.
Lo so, ti ho scritto un romanzo, ma dovevo dire fino in fondo tutto ciò che questa storia mi ha comunicato.
Spero di riuscire a leggere al più presto anche l'altra one shot che hai scritto su Yuuri. Intanto questa, se non si fosse ancora capito, l'ho amata per davvero :')
Silvar |