Come ogni tua altra storia, anche questa è scritta benissimo, sempre con quel tuo stile essenziale, che mi piace tanto, dove nessuna parola è mai di troppo. E dove occorre sforzarsi per capire il significato vero che sta dietro le parole.
E’ molto originale, con quella costruzione a paragrafi alternati, in cui non solo contrapponi il tempo, ma anche le iniziative dei due personaggi ed i loro stessi gesti, nonché i luoghi e le occasioni.
L'ho letta due volte, la prima nella sequenza che tu hai dato e poi secondo il corretto ritmo temporale. In questo secondo modo sono riuscita a comprendere meglio la progressione degli avvenimenti ed il loro significato ed ho potuto assaporare fino in fondo le alternanze e le contrapposizioni. Poi l’ho riletta ancora, per commentarla. E poi ancora, per gustarmela bene, fino in fondo.
Una storia triste e amara, la storia di sogni infranti. La storia di due uomini che non hanno mai tradito se stessi, che non si sono mai raccontati bugie. La storia di due uomini che si rispettano.
Non conosco affatto la canzone, ma direi che è stata una notevole fonte d’ispirazione.
Brava, veramente bravissima.
I personaggi
Piton e Lestrange, il personaggio che più amo contrapposto ad un personaggio di cui la Rowling non dice quasi nulla, però è il marito di Bellatrix e già questo fatto lo rende parecchio interessante. La mia idea su Lestrange è completamente mutuata dal personaggio di “Victor” Lestrange costruito da Gwillion, un Mangiamorte enigmatico ed affascinante (e quando mai i suoi personaggi non lo sono?!), un lucido studioso, in un certo senso simile a Severus: certo non un macellaio alla Tiger e Goyle. Su questa mia idea di base, il tuo Lestrange s’innesta alla perfezione e gli dai quel tocco di snob proprio della famiglia Lestrange di Melissa (Torre di pietra). E’ amico di Severus? Difficile dirlo. Certo non nel senso comune del termine, eppure fondamentalmente lo è, perché lo comprende. Perché hanno in comune una scelta importante, mai realmente condivisa, ma per la quale entrambi hanno pagato un duro prezzo. Fino in fondo, senza mai tirarsi indietro. Non è una bugia se non ci hai mai creduto, non è un tradimento se non era quello il tuo ideale. Ma allora perché? Eppure Rodolphus non lo chiede. Un sogno dal quale entrambi si sono svegliati troppo presto e lo sanno perfettamente. Mentre gli altri, di là nella sala, continuano a dormire. Ma non tutti: Lucius sembra solo fingere. Strano usarlo da contro altare a Piton e Lestrange, nel passato e nel presente, dall’altra parte a guardare... solo a guardare. Potrebbe far sorgere delle strane idee anche su di lui.
Il Passato
Severus giovane è già, in certo qual senso, il Severus di oggi. Già solitario ed appartato, a difendersi dall’altrui immotivato disprezzo, la sua maschera di freddezza già ben calata sul viso.
“Ma questo è il posto giusto per noi”
Detto, ridetto, ripetuto e reiterato. Per convincersi, senza riuscirci.
Un Severus giovane eppure già adulto e maturo, a compiere la scelta che ha segnato per sempre la sua vita.
Azkaban, la tua descrizione me l’ha fatta vedere per un attimo, cupa in mezzo al mare, con il gemito di quelle anime dannate che si disperde nel vento: neppure la Morte ama recarsi laggiù.
Molto bella l’immagine della finestra murata, come a spronarlo a vedere una diversa realtà. Una finestra cieca che ti aiuta ad aprire gli occhi e vedere.
Bella l’ironia di Severus, dei suoi ricordi e delle sue parole. Bello il dialogo con Rodolphus, due apparenti nemici che misurano le loro forze. Belli gli intermezzi che spezzano e danno la via di fuga, i prati oltre la finestra di Lestrange, i suoi occhi viola, i movimenti dei due nella stanza. Una scena che si arricchisce man mano di particolari, l’accendino d’argento con la lingua di serpente arrotolata intorno (lo stile non è acqua!) e la cenere in un caminetto spento da centinaia d’anni, mentre il dialogo si fa sempre più teso ed aumenta la posta in gioco. Severus che lentamente cambia sotto i miei occhi, la sua sicurezza che vacilla piano sotto l’amarezza di Rodolphus. Due motivazioni diverse per una stessa scelta, ugualmente sbagliata. Fin dall’inizio.
“Non a tutti una torre diroccata dispersa Dio solo sa dove sembra il posto per sognare Rodolphus”
Non ci hanno mai creduto, neppure all’inizio, eppure le loro mani sono macchiate di sangue.
Condividere una sigaretta è il minimo, dopo aver condiviso quella scelta. Anche se la sigaretta fa schifo, “come molte altre cose a questo mondo”.
Il Presente
Severus sembra il più forte, nel presente come nel passato, ma l’apparente più fragile Rodolphus finisce ancora per dimostrarsi più saldo ed ottenere risposte da Severus per domande che non gli ha mai posto.
Severus imbarazzato di fronte ad un amico che non è mai stato apparentemente tale. E a Severus non piace sentirsi a disagio! Nervosismo ed ansia, ora come allora. E Lucius sempre sullo sfondo.
Ricordi di ragazzo, il bruciore del marchio che si confonde con le pareti umide dei sotterranei di Hogwarts immersi nel buio e “quelle torce che non illuminano l’aria densa ma sembrano inghiottirla invece, la luce”
E come da ragazzo è stato il primo a chiamarlo per nome, ora Severus è il primo a rompere un silenzio greve di significati, a leggere negli occhi dell’altro la sua disperata rassegnazione ed il bisogno di parlare con qualcuno che possa comprenderlo.
La millantata sicurezza che Severus ostenta verso il mondo s’infrange contro la debolezza di Lestrange e Severus sa che la sua voce potrebbe vacillare.
Ancora la stanza con la finestra murata ed il fuoco spento da secoli. La stanza delle rivelazioni, delle domande che sono affermazioni.
Perfetta la reazione esterna di Severus, la spia di ghiaccio.
Ancora un dialogo intenso, frammentato da particolari che lo rallentano, dagli anelli di fumo nei ricordi di Severus alla sua acida cattiveria. Poi la scelta del tono di voce, dell’espressione, dei gesti, quali assi da giocare in una partita a carte con la Morte, mentre il rumore di una sedia trascinata per terra lo assorda. Come da ragazzo, ancora Rodolphus torna indietro rispetto alle sue parole, e di nuovo trascina con sé Severus, sulle ali del ricordo di una passata confessione. Il dialogo sembra quasi non aver senso, se non per il desiderio di Rodolphus di parlare, il suo bisogno di confidare le sue paure, la sua necessità di comprendere chi un tempo lo aveva compreso.
“... per questo in realtà non c’è tradimento, né bugia.”
No, non fra loro, non per loro che entrambi hanno voluto credere che quello “sembrava il posto giusto per noi per sognare Rodolphus”
Non c’è bisogno di un perché o di una spiegazione, non tra loro.
“Sembrava a molti un posto per sognare... Severus”
Una rassegnazione amara, quella del disinganno totale, tenuta nel cuore per tempo infinito, quella che nasce da un sogno mai realmente sognato. Una beffa crudele, per chi ha bruciato in una sola scelta la sua giovinezza, la vita e la speranza per il futuro. Ed ora sente solo il Marchio bruciare la sua anima, per quel sogno che, invece, era sempre e solo stato un incubo.
Una storia veramente bella, ma molto complessa. Io le ho dato la mia interpretazione, quella che nasceva dalla mia anima, dal mio amore per Severus e dalla mia personale interpretazione del suo personaggio. Ma non so, non so sono così sicura che questa sia l’interpretazione giusta, o l’unica interpretazione…
Ida |