Recensioni per
One More Miracle
di Paper Girl

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
14/11/16, ore 13:42

Mi è già capitato in passato di leggere delle storie incentrate su questa coppia, la John/Sebastian non è una coppia sulla quale si scrive molto e infatti questa è la prima che io abbia letto a essere così dura. Mi è capitato di trovare, altrove, sentimenti di malinconia e forse come una sorta di complicità e affetto reciproco dato dall'immenso dolore che entrambi devono sopportare. Tuttavia non mi ero mai imbattuta in qualcosa di così duro e di, probabilmente troppo, difficile da accettare. Forse anche complesso da comprendere. Non so, ma mi ha ricordato tanto i film di Sorrentino, questo tuo scritto. Come se ci fosse un'idea di base, ma questa si aprisse a diverse interpretazioni. E quando una storia si apre a differenti interpretazioni è sempre non facile arrivare a fondo della faccenda, e ora della fine ci si deve arrendere alla pura soggettività. Che è quello che ho fatto io.

Devo confessare che l'avvertimento "Slice of life" mi ha tratta in inganno, facendomi credere che ci avresti regalato degli stralci di vita quotidiana forse anche un po' leggeri. E invece questa storia è tutt'altro e ora della fine ci si ritrova assolutamente distrutti. Tanto è lasciato all'interpretazione, come l'avvicinamento tra Sebastian e John, di cui non sappiamo nulla e di cui ci viene mostrato pochissimo e giusto quello che basta per far comprendere che tipo di relazione i due abbiano al momento. Mi pare chiaro che non ci sia amore, fra di loro, ma che nutrano una sorta di disperazione che permette a entrambi di restare attaccati all'altro. Certe immagini sono crude, altre trattate come in una sorta di allegoria. Ed è questo ciò che più mi ha sorpreso di questa storia. L'immagine finale che racconta del suicidio di John, viene descritta in un modo molto particolare e infatti ciò che accade arriva un po' per vie traverse e attraverso quelle che sono delle idee, più che delle immagini visivamente d'impatto. Rimanono, però, addosso una miriade di sensazioni. Quella che rimane più di tutte è l'immenso dolore di John. Si sente l'amore, l'attaccamento e la vita che lui aveva con Sherlock e che ora è sparita. Il suo portarsi avanti e trascinarsi in una sorta di esistenza che non ha più alcun senso, lo stare con Sebastian perché lui attenua il dolore, anche se per poco tempo. E alla fine il cedere alla sofferenza nel modo peggiore che esista. Ecco, la solitudine di John è il sentimento peggiore di tutti, quello che tu esprimi attraverso il vuoto nel petto di cui parli alla fine e che mi ha quasi turbata, lo confesso.

L'unica cosa, è che non ho riconosciuto un granché il Sebastian Moran che abbiamo visto nella serie. Un Sebastian che tu descrivi come alto e bellissimo... o forse anche quella era un'allegoria e in realtà, John vedeva Sherlock? Potrebbe essere, in fondo parli di "occhi azzurri".

Insomma, questa storia l'ho letta due volte e ancora non mi sono state sufficienti a inquadrare il tutto. Di sicuro la rileggerò nuovamente. Nel frattempo ti ringrazio per averla pubblicata.
Koa

Recensore Master
13/11/16, ore 23:28

“…Prega quando Sebastian lo strattona…”: segue una frase che, sinceramente, non ho amato troppo per la sua troppo esplicita rappresentazione di un momento umiliante e devastante per la sensibilità di John. Ma, superandola, ho ritrovato il collegamento con la tua prosa particolare ed avvincente che mi aveva attratto al primo approccio, alle prime righe. E mi sono convinta nel proseguire la lettura della tua storia, perché valeva la pena di andare avanti in quella specie di cammino doloroso e soffocante in cui Watson è come se procedesse chiuso in una bolla trasparente, attraverso cui vede il mondo circostante, ma nulla più lo tocca e lo coinvolge. “…figura in piedi di fronte alla finestra…”: se non ho capito male, Sh è tornato, all’insaputa di John, ed ora lo attende con il violino stretto tra le mani. Fai risaltare il contrasto tra ciò che si sente Watson, stanco, sporco, svuotato di tutta la sua energia vitale e quell’immagine improvvisa che lo riporta ad un passato in cui il male del mondo e la pesantezza dell’umana fragilità non abitavano certo al 221b, ma rimanevano fuori, tenute lontane dalle note di quel violino e da chi lo suonava per lui. Forte, nella rappresentazione di una sorprendente verità e di un dolore che ha trovato la sua pace, l’ultima scena. Annoto una frase che ho trovato particolarmente originale e significativa:“…non appena il dolore rincasa tra le pareti d'ossa della gabbia toracica…”. Una lettura impegnativa ma interessante.

Recensore Master
13/11/16, ore 21:57

John e Sebastian sono due uomini che hanno perso tutto, e il dolore che provano è insopportabile. Si consolano a vicenda, cercano di sopravvivere come possono...
Mi è piaciuta molto, bravissima!!