Recensioni per
One More Miracle
di Paper Girl
Mi è già capitato in passato di leggere delle storie incentrate su questa coppia, la John/Sebastian non è una coppia sulla quale si scrive molto e infatti questa è la prima che io abbia letto a essere così dura. Mi è capitato di trovare, altrove, sentimenti di malinconia e forse come una sorta di complicità e affetto reciproco dato dall'immenso dolore che entrambi devono sopportare. Tuttavia non mi ero mai imbattuta in qualcosa di così duro e di, probabilmente troppo, difficile da accettare. Forse anche complesso da comprendere. Non so, ma mi ha ricordato tanto i film di Sorrentino, questo tuo scritto. Come se ci fosse un'idea di base, ma questa si aprisse a diverse interpretazioni. E quando una storia si apre a differenti interpretazioni è sempre non facile arrivare a fondo della faccenda, e ora della fine ci si deve arrendere alla pura soggettività. Che è quello che ho fatto io. |
“…Prega quando Sebastian lo strattona…”: segue una frase che, sinceramente, non ho amato troppo per la sua troppo esplicita rappresentazione di un momento umiliante e devastante per la sensibilità di John. Ma, superandola, ho ritrovato il collegamento con la tua prosa particolare ed avvincente che mi aveva attratto al primo approccio, alle prime righe. E mi sono convinta nel proseguire la lettura della tua storia, perché valeva la pena di andare avanti in quella specie di cammino doloroso e soffocante in cui Watson è come se procedesse chiuso in una bolla trasparente, attraverso cui vede il mondo circostante, ma nulla più lo tocca e lo coinvolge. “…figura in piedi di fronte alla finestra…”: se non ho capito male, Sh è tornato, all’insaputa di John, ed ora lo attende con il violino stretto tra le mani. Fai risaltare il contrasto tra ciò che si sente Watson, stanco, sporco, svuotato di tutta la sua energia vitale e quell’immagine improvvisa che lo riporta ad un passato in cui il male del mondo e la pesantezza dell’umana fragilità non abitavano certo al 221b, ma rimanevano fuori, tenute lontane dalle note di quel violino e da chi lo suonava per lui. Forte, nella rappresentazione di una sorprendente verità e di un dolore che ha trovato la sua pace, l’ultima scena. Annoto una frase che ho trovato particolarmente originale e significativa:“…non appena il dolore rincasa tra le pareti d'ossa della gabbia toracica…”. Una lettura impegnativa ma interessante. |
John e Sebastian sono due uomini che hanno perso tutto, e il dolore che provano è insopportabile. Si consolano a vicenda, cercano di sopravvivere come possono... |