Ciao Venerdì 17,
ho appena letto il tuo bellissimo racconto. Intanto scrivi molto bene, ti faccio i miei complimenti. Hai uno stile asciutto, poco incline sia ai sentimentalismi che allo splatter grautito, e questa è una cosa che apprezzo sempre molto.
Vediamo qui uno scenario post-apocalittico: deserto, vettovaglie quasi finite, un'ultima cartuccia, macchina kaputt. E uno zombi che da giorni sta inseguendo il protagonista, tenace, inesorabile, insensibile a qualsiasi cosa che non sia nutrirsi. Una metafora della società moderna? Va be', forse no, del resto tendo sempre a farmi troppi viaggi mentali quando leggo cose che mi piacciono.
È molto bella la carrellata dei ricordi del protagonista, che contestualizza il racconto e dà spessore alla vita precedente l'apocalisse dandole per questo anche valore. Allora c'erano le sigarette, c'era l'acqua, c'erano i film guardati in pace sul divano, c'erano le ragazze e le lenzuola fresche di bucato...
Il protagonista ripercorre tutto questo pentre guarda lo zombi avvicinarsi. ce lo descrive come un uomo d'affari scampato a un disastro aereo, si sofferma quasi con distacco sui tutti i danni che ha accumulato, fa ipotesi sulla sua vita precedente, che alla fine non deve essere stata molto dissimile dalla sua.
Alla fine ci parla anche, con lo zombi, in un inquietante monologo che ricorda quello di un soldato dimenticato per troppo tempo in un avamposto sperduto.
E poi gli spara, e brutale, subitaneo come lo sparo stesso, negli occhi dello zombie passa un lampo di consapevolezza, che lascia il lettore a porsi inquietanti interrogativi, mentre il protagonista, ormai forse impazzito, se ne va verso non si sa dove.
Complimenti, molto bello, molto inquietante. per certi apetti mi ha ricordato "la strada" di Cormac McCarthy, se per caso lo conosci.
Old Fashioned |