Ciao!
Ma quanto è bella questa storia! A fine lettura mi sono accorta della data di pubblicazione e non ho potuto evitare di pensare che l'ho scoperta con un ritardo enorme – ma meglio tardi che mai, è proprio il caso di dirlo.
Mi spiace non scriverti una recensione per ogni capitolo, ma li ho letti uno dopo l'altro senza riuscire a fermarmi, ero troppo curiosa di scoprire cosa sarebbe accaduto. Voglio iniziare dalle tue note dicendoti che se questo è il tuo trash allora dovresti scriverne più spesso, perché amo le (tue) storie trash!
Ho amato questa storia sin dal contesto in cui è calata, con l'eco della guerra a fare da sfondo e questi Purosangue che cercano di non cascarci dentro, perché in fondo una guerra è sempre sinonimo di pericolo, anche per i privilegiati – quali sulla carta sono i tuoi protagonisti. Mi ha colpita molto l'egoismo che trapela da queste pagine: non solo quello più appariscente di Daphne, ma proprio quello insito nell'idea di fuggire, nascondersi, mettersi in salvo, perché è un'idea nel suo cinismo – di certo sindacabile e giudicabile – trovo terribilmente umana. Gli eroi esistono, certo, così come esistono coloro che scelgono di rischiare per un ideale prima ancora che per persone care, ma esiste anche questo lato della medaglia e mi ha fatto piacere vederlo rappresentato nel tuo racconto dai toni leggeri che però non dimenticano mai di aprire finestre sulla cornice.
A riguardo, mi ha colpita molto la riflessione di Daphne sulla concatenazione degli eventi: è un'analisi estremamente lucida e dà voce a un aspetto che nei libri non emerge mai, ma che in effetti è decisamente realistico, ossia che dichiarare apertamente guerra ai babbani può rivelarsi fatale per i maghi più che per i babbani stessi, armati di una tecnologia capace di vanificare gli sforzi dei migliori maghi. Una riflessione, questa, che mi è piaciuta anche perché tanto caratterizzante della tua protagonista: assieme a Blaise, è come se avessi scostato un velo dalla mente di Daphne e avessi compreso la natura della sua inquietudine, le ragioni della sua incapacità di adattarsi a una realtà che significa pericolo – se non tra le mura del suo rifugio, sicuramente altrove.
Ma ora basta parlare di queste cose noiose (!) e arriviamo ai personaggi! ❤
Non avendo letto la serie di racconti di cui fa parte questa minilong, questo per me è stato il primo incontro con i tuoi Greengrass e il tuo Zabini, ti dico subito che mi sono piaciuti tutti molto, soprattutto ho apprezzato il fatto che ognuno di loro avesse una personalità definita e tridimensionale – li ho sentiti molto concreti, una cosa che amo!
Mi ha incuriosita molto Astoria, che pur restando sullo sfondo rispetto ai due protagonisti riesce a imporsi come una figura forte e determinata, mi ha dato l'impressione di essere un personaggio inquadrato, che ha ben chiaro cosa vuole per sé e per chi la circonda. Tuttavia, mi sono chiesta se esistesse un confine ben definito tra avere ben chiaro il proprio tragitto e un approccio sin troppo rigido, quadrato, alla vita – se dunque Astoria riesca a concedersi un margine di flessibilità o finisca col restare incastrata nei suoi percorsi tracciati con tanta sicurezza. Non sono sicura di riuscire a spiegarmi e non sono neanche sicura di non essere totalmente fuori strada con questo personaggio, però mi ha indotta a riflettere e mi faceva piacere condividere con te queste idee nebulose!
Arrivando a Daphne e Blaise, ti dico subito che ci sono rimasta malissimo quando ho capito che non fossero fidanzati! Almeno, non nella maniera più canonica di tutte, ecco. Avevo la sensazione che la loro fosse una relazione atipica, se non altro perché li mostri legati, vicini e ambigui ma mai palesemente intimi – fatta eccezione per la conclusione –, ma non avrei mai immaginato che condividessero una tale incertezza, anche perché agli altri (e quindi anche a me lettrice!) il loro legame è oserei dire appariscente. Per non parlare del fatto che la famiglia di Daphne tratta Blaise come se fossero già sposati o giù di lì!
Daphne è un personaggio che mi ha affascinata molto, credo che la riflessione di cui ho parlato sopra sia stato l'elemento che ha deciso la mia preferenza per lei, anche se una buona parte di merito va anche alla sua natura in apparenza volubile e a una fragilità emotiva che nasconde sotto strati di finta superficialità. Ho empatizzato tantissimo con lei e ho sentito su di me tutto il timore di perdere Blaise, di concedergli tutto quanto – anche se in fondo era già tutto suo – senza alcuna difesa.
Di pari passo, ho amato molto anche questo Blaise che letteralmente vive per lei e fa di tutto per adeguarsi ai suoi tempi, senza però mai rinunciare a essere se stesso, a spronarla, a dirle no, a trascinarla via dal limbo ogni volta che è a un passo dal cascarci dentro – perché la noia della Daphne di questo racconto è terribilmente vicina allo spettro dell'apatia, e apatia significa spegnersi del tutto.
La visita al castello è la storia della Dama Verde sono state bellissime (altro che trash!), mi sono sentita trasportare anch'io in un clima magico e antico. Sui campioni di Quidditch dirò solo che ho riso più del dovuto della palesissima gelosia di Blaise (ho amato tutti i dettagli magici che hai inserito, tra l'altro, hanno creato un'atmosfera meravigliosa!), che idiota come solo un ragazzo innamorato può essere a momenti non si rompe tutte le ossa solo per mettersi in mostra e dimostrarsi all'altezza degli altri. E dire che riesce a fare l'offeso proprio quando Daphne non aveva occhi che per lui, un genio!
Tutto ciò che segue, sino ad arrivare al momento in cui si parlano senza filtri, è un crescendo emotivo che mi ha tenuta incollata alla lettura, e alla fine non ho potuto che sorridere felice del loro ritrovarsi – perché è insieme che sono a casa (a proposito, i riferimenti presenti in titoli e sottotitoli mi sono piaciuti tanto!).
Insomma, a me questo racconto trash (che non è trash!) è piaciuto tantissimo!
Un abbraccio ❤ |