Eccomi!^.^
Allora, questa è per l'ABC recensioni. Ho scelto questa perché ho visto che ha partecipato al gioco "quattro storie e un arbitro" (spero di non sbagliare il nome dell'evento) e ho visto che ha vinto il suo turno. Mi sarebbe piaciuto partecipare, ma ho fatto l'iscrizione al gruppo a iscrizioni chiuse. Nell'attesa di una prossima edizione, leggo questa qua.
GRAMMATICA e STILE
Di errori grammaticali e di sintassi non c'è nemmeno l'ombra.
La seconda persona del narratore mi ha sempre affascinato e ogni volta che trovo una storia che usa questo tipo di modo mi incanta, c'è poco da fare.
Trovo che l'assenza di descrizioni, se in un primo momento disorienta perché al lettore manca l'aiuto per entrare all'interno dei meccanismi della storia, sia da considerarsi la scelta vincente. Questa storia non vuole essere capita subito, o forse sono io che ho il cervello bacato. Il nome Kronos mi ha fatto pensare subito al tempo, ma l'accenno a più riprese alla falce mi aveva catapultato in un mondo di morte, dove c'era questa sorta di dio della morte con i suoi aiutanti, che venivano creati per rimpiazzare quelli vecchi. Stavo giusto per dirti di scrivere i numeri in cifre quando finalmente il cervello ha iniziato a funzionare dal verso giusto - circa verso il terzo paragrafo, pensa un po'. E' tutto è andato al suo posto e allora ho capito e condiviso la scelta del numero a parole: ti devia, evita di imboccarti la soluzione; scriverlo a cifre avrebbe aiutato visivamente il lettore a fare il punto della situazione, e non andava fatto, questo credo sia un punto certo dell'idea di fondo.
Quindi, tornando alle descrizioni, in questo caso la loro assenza è un vantaggio, perché sospende questo mondo(che forse mondo proprio non è, non nel senso stretto del termine) in una dimensione nebulosa, galleggia e sfoca, tanto che le voci degli anni, senza corpo e senza un determinato carattere, sembrano uscire come echi dalle nebbie.
All'inizio è fuorviante, ma non sono un lettore che si ferma al primo rigo; a me l'intrigo e lo sfocato piacciano se gestiti nel modo e nelle circostanze giuste, e questa è una di quelle. Ha saputo bilanciare il tema con le varie tecniche narrative, lasciando la narrazione all'osso eppure consegnando al lettore una trama e un intreccio davvero interessanti e, sopratutto, originali. Complimenti!
TRAMA e PERSONAGGI
Come ti dicevo prima, i personaggi - gli anni - non hanno un aspetto ben definito, non dovrebbero neppure avere una caratterizzazione, eppure profumano di vita, di esperienze, di clima se mi permetti. Hanno delle voci, e sono le voci di chi ha vissuto. Questa è una di quelle storie dove, volente o nolente, credo che la voce dell'autore si senta più che in altre, e questa sensazione è aumentata dall'uso sapiente della seconda persona, che in questo contesto credo sia azzeccatissima.
Questo ha fatto sì che tu dessi, più che una caratterizzazione, una definizione, un aggettivo attributivo all'anno. Ci sono i due anni che hanno fatto a gara a mietere vittime - chissà quanti morti ci sono stati nel mondo in quegli anni? Brividi - e poi abbiamo il 2010 che è il capostipite di quella serie, un po' borioso dire, tanto da intimare al protagonista di non parlare con il vecchio anno che ha fatto da spartiacque tra i millenni; e direi che è stato anche ipocrita, visto che tutti passano a confrontarsi con il 1999. E chi può dimenticare quell'anno? Mi ha fatto ridere la sua, di definizione: un anno che, tanto è stato importante, che nessuno l'ha vissuto veramente. Tante le leggende metropolitane, tante le aspettative e gli obiettivi... ma tutti guardavano al 2000! Poverino... è dire che era uno degli ultimi anni decenti del nostro mondo. Forse, in maniera subdola, il mondo si è davvero distrutto all'inizio del millennio... solo che noi siamo troppo sciocchi per accorgercene.
E infine abbiamo il protagonista, che è un anno che nessuno conosce, perché ancora deve arrivare. E ha tutto un mondo davanti a sé, ma parecchio anche dietro, e lui sta in mezzo, un po' pigiato a forza... né lui né tu/autore sapete che vi aspetta, e la sua ansia da prestazione incarna in maniera totalmente differente quell'euforia che pervade chi sta affrontando il conto alla rovescia.
TITOLO
Confesso che è un titolo che mi faceva pensare a tutt'altro, mi dava più una sensazione di comicità... e io il genere comico non lo mastico mai molto volentieri. Ma la leggerezza di fondo nasconde una grande metafora e il modo in cui me l'hai messa nel piatto me l'ha resa gustosa e appetibile. Il titolo, alla fine, si è dimostrato non solo attinente ma sfaccettato: che sia l'ansia dell'anno in questione o l'ansia di chi, scrittore o lettore, quel nuovo anno si prepara ad affrontarlo.
GRADIMENTO PERSONALE
L'ho trovata unica nel suo genere. Ed è una di quelle originalità che mi colpiscono, mi sorprendono e mi piacciono. E' semplice, molto da... lettore investigatore, ma gli indizi vengono colti in un punto medio della trama che permette al lettore di godersi il resto con un sorriso sulle labbra. Mi ha ricordato molto la canzone di Lucio Dalla, "l'anno che verrà", che io personalmente trovo piuttosto ironica. La morale che si respira nel finale si addice molto al 1999, che tra tutti è quello che mi ha fatto più tenerezza. Chissà quante sciocchezze ha visto...
In definitiva, è stata una lettura che mi ha sorpreso molto in positivo.
A presto! |