Eccomi qui ;3; Con un po' di ritardo, ma mi sono ricordata che giorno è oggi e ho fatto una corsa per recensire -- ormai con tutte le verifiche perdo la cognizione del tempo. Ma non divagherò più di tanto. Premetto che io amo il latino, la cultura latina e storia romana, sebbene durante il ginnasio non l'abbia fatta molto bene (sto recuperando grazie alla letteratura e ai contesti storici btw).
Parto dalla forma con cui hai presentato questa storia. Forse un po' dispersiva andando continuamente all'inizio del capoverso successivo con una certa frequenza, ma in alcuni punti è comodo e suggerisce il giusto tono dello scritto. Nelle parti in cui scrivi in latino ti consiglio di aggiungere la traduzione: non per qualcosa, ma diciamo che c'è chi non conosce il latino e può confondersi. A me un commento del genere lo fecero quando scrissi una fiction ambientata a Roma (mai pubblicata perché sono troppo pignola sulla Roma quotidiana *cough cough*) e "Ma come, io volevo sapere che significa questa frase". Sad story. Conviene sempre, quindi, esporre a chi non conosce lingua. Insomma, sarebbe come se inserire dialoghi in russo, ma nessuno qui capisce il russo tranne i russi e chi ha studiato russo (?).
Di errori grammaticali mi pare di non averne visti, ma ho notato un'imperfezione di punteggiatura, che potrebbe benissimo essere un typo o qualcosa di voluto -- ho notato la presenza anche nell'altro racconto su Cesare e Ottaviano, in realtà, quindi penso sia qualcosa che possiedi. Noto che con frequenza, al posto dei punti di sospensione (che sono tre) ne usi soltanto due. Nel caso dell'altra storia il "..!" nel narrato è molto, molto presente, qui ho notato i ".." soltanto. Due consigli riguardo ciò: non inserire i punti di sospensione nel narrato; inseriscine tre e non due. Il primo è davvero un consiglio, il secondo è un errore e la correzione temo sia necessaria. Per i punti di sospensione nel narrato, non conviene mai inserirne: come la loro stessa definizione suggerisce, mantengono la sospensione, ma il testo in realtà non ne ha bisogno. Nei dialoghi puoi benissimo metterli, invece, lì c'è bisogno del loro ausilio.
E mi pare di non aver notato altro. (?)
Ora, posso dedicarmi al commento del nucleo fondamentale. :)
Ho apprezzato molto il tema. Il senso di continuità da Cesare a Ottaviano è, secondo me, una bella idea da poter sviluppare e (noto come anche altri recensori abbiano notato ciò) hai anche avuto in mente delle immagini interessanti, delle metafore degne di nota che lasciano un bel po' riflettere. Sono numericamente poche, ma anche il testo è corto, quindi penso che ci sia un buon rapporto tra le due cose. Se fosse stata una fiction più lunga, addirittura, si sarebbe pure perso il significato del tutto. Quindi questo fattore ha sicuramente giocato a tuo favore :)
Spero che continuerai a pubblicare racconti su Roma, per la mia gioia u//u A presto! |