Kaaaaaaaaaaan!
Oddio! Oddio che bello, quanto sono felice di rileggerti, di avere una tua nuova storia da recensire!
e… oddio Kan, è una storia meravigliosa, davvero.
È stupenda!
Il ritmo che ha, quasi come se fosse una leggenda fatta per essere narrata ad alta voce,oppure cantata, e le atmosfere che hai usato per raccontarla: mi ha commossa!
Hai raccontato qualcosa di unico, per Radagast. È come se allo stesso tempo morisse in terra di Mezzo come mortale e decidesse volontariamente, con il dominio dello spirito sul corpo che aveva da Maia, di andarsene, di tornare indietro ad Aman.
È una specie di percorso tutto suo, che mi ha colpita tantissimo!
All’inizio è come se Radagast subisse il tipico invecchiamento mortale: le forze e la memoria che se ne vanno, la stanchezza che lo fa disinteressare a tutto e gli fa percepire che è il momento che lui lasci il mondo.
Sente che gli animali non hanno più bisogno di lui, che gli elfi che avevano sempre vissuto nella foresta con lui se ne stanno andando e stanno arrivando invece gli uomini.
Lui a tutto questo non riesce più a partecipare, sente di non poter fare nulla per dare un contributo, e se ne disinteressa.
Finisce anche per dimenticare il suo ruolo, e ciò che ha fatto in passato.
Compreso il segreto del portale di Thranduil… perché immagino fosse quello, il segreto a cui si riferisce XD.
E mi ha intenerita Thranduil che all’inizio non ncapisce questo silenzio di Radagast, e finisce per tornare ancora una volta per cercare di capire, anche se temo che nemmeno questa volta ci riuscirà….
Intanto, comunque, continua a occuparsi del suo regno e dei suoi boschi, che stanno guarendo.
E questo ancora Radagast lo sente: in modo sempre meno umano, ma lo sente.
La sua percezione del bosco che non si nasconde più per proteggersi, che rifiorisce, torna vivo fino all’ultima foglia, si ripopola di animali, si libera dalla paura dei ragni che soffocavano tutto e tutti è davvero stupenda, rende perfettamente l’idea di questa foresta che si risveglia, che ricomincia a pulsare di vita.
Ma soprattutto rende l’idea del modo particolarmente intenso in cui Radagast è legato a quegli alberi e agli animali: è il bosco di cui si occupa da sempre, a cui ha dato tutto sé stesso, dimenticando qualsiasi altra cosa, qualsiasi altro obbligo.
Mi piace anche come Radagast sente allo stesso tempo sia la forza degli alberi che compone e riempie tutta la foresta, sia quella minuscola delle formiche o dei lombrichi: da buon maia di Yavanna qual è, sente ogni cosa che riguarda la natura con la stessa intensità, e ognuno di quei dettagli, di quelle vite è importante per lui, è importante che ognuna di quelle creature possa continuare a nutrirsi, a crescere e a vivere come ha sempre fatto.
Eppure anche questo finisce per sfumare, Radagast ne gioisce, sente quanto è importante il cambiamento portato dal terremoto e ogni passo che sta compiendo il bosco verso la guarigione completa, ma non se ne occupa più. Ed è a questo punto che si aggrappa a ciò che gli portano i sogni che fa sempre più spesso, e che desidera fare ancora più spesso.
Più dimentica da sveglio e più quei sogni diventano indispensabili, perché sono per lui l’unico modo che ha per avere di nuovo una memoria, anche se ancora non capisce di che memoria si tratta.
Appena inizia a scordarsi cosa vuol dire muoversi e danzare tra gli alberi, ricorda quando si arrampicava sugli alberi con la sua signora, o danzava sotto gli alberi assieme ai suoi compagni e compagne.
Appena inizia a non curarsi più di quanto sia varia la vita in una foresta, Yavanna gli ricorda quando e quanto aveva imparato tutto di ogni albero.
Mi piace come questo arrivo di Yavanna finisca per coincidere con il bosco che si rinnova: è vero che soprattutto corrisponde con la fine del compito di Radagast, che dovrebbe partire ma non lo ricorda più, ma vedere Yavanna nei sogni di Radagast, mentre gli parla di fiori e frutti e della forza degli alberi, e vedere intanto gli alberi di Bosco Atro che ritornano rigogliosi e gli animali che si moltiplicano crea un parallelismo stupendo!
Un altro particolare stupendo è quello delle lingue: mano a mano che Radagast inizia aricordare chi è, inizia a capire solo le lingue della natura e non capisce più le lingue degli elfi.
All’inizio continua ad apprezzarne il suono, e poi anche quello perde di bellezza e di senso.
Due dettaglii veramente interessanti, che danno ancora più precisione e realismo al tutto!
Assieme a tanti altri piccoli dettagli, di quei dettagli che tu inserisci sempree che io adoro!
Mi ha colpita tantissimo poi la parte centrale: Radagast ha scordato di aver avuto un corpo mortale, non ha più un nome né uno compito da portare avanti, ma ancora non ricorda la sua vera natura, edè quasi come se in quel momento fosse… In qualche modo un albero, una parte della foresta.
E in questa forma continua a sentire la foresta che si espande, che richiede spazio, sente arrivare sempre più uomini a occupare i luoghi che conosceva, sente tornare sempre più animali… Ma decide che vuole solo continuare a dormire e a sognare, perché è l’unica cosa che lo attira, e che gli permette di occupare solo lo spazio che sente di poter e voler occupare, ovvero la sua casa. Proprio come farebbe un albero, che pianta le radici e rimane solo nel punto in cui sta crescendo, mentre gli altri alberi gli crescono attorno e a volte attaccati al suo stesso tronco.
È come se gli alberi che premono contro Rhosgobel , contro il suo stesso tronco, contro la sua tana fossero la dimostrazione vivente che non è più quello il posto di Radagast, che non sono più loro gli alberi di cui si deve occupare. Quando poi ricorda il nome Aiwendil e non ricorda ancora cosa significa è un momento veramente particolare!
Ci vuole tempo perché quel nome acquisti un significato,e nel frattempo il nome Radagast, il suo nome in Terra di Mezzo, perde di significato, finisce il suo scopo e il suo corso come è finito il compito per cui è stato mandato.
E a questo punto è arrivata la prima sorpresa! La memoria di Aman e la voglia di tornarci non vengono solo dai ricordi di Yavanna, ma anche grazie ai richiami di Lindorne!
Oddio, quanto sono stata felice di rivedere Lindorne! L’ho riconosciuta subito!
Lei che già da Sulla soglia mi era sembrata una persona di cuore: non impulsiva, ma che comunque è pronta ad aiutare chi ne ha bisogno, o a fare con determinazione ciò che serve, o ciò che le viene chiesto.
Con determinazione e col cuore.
E in questo caso si vede ancora di più, dato che deve richiamare indietro un suo vecchio compagno.
L’angoscia di Lindorne mi ha colpita tantissimo!
Che sia stata lei a chiederlo o che le sia stato chiesto da Yavanna, si sente quanto Lindorne tiene ad Aiwendil e quanto desideri che ritorni, che riprenda il suo posto e non resti a consumarsi in Terra di Mezzo.
E la sorpresa finale è proprio colui che può e riesce ad aiutare Lindorne in questo utimo passo: Glorioooo!
Glorio che è stato una sorpresa inaspettatissima, e stupenda!
Ci sta, eccome se ci sta che sia lui: lui che ha vissuto tra i Vanyar dopo la sua reincarnazione, e che ancora prima era partito per Endore e lì aveva combattuto per difendere la sua gente.
Ha decisamente i requisiti per capire tutto il passato di Radagast e anche il suo presente, e per sapere le parole giuste per fargli compiere il passo finale.
Il finale mi ha commossa, sul serio!
Radagast, Aiwendil, finisce di rimettere insieme i pezzi, con l’aiuto di Lindorne e di Glorfindel, e finalmente è pronto per lasciare i suoi boschi, per lasciare tutti gli animali della Terra di Mezzo, e tornare ai boschi di Aman.
Complimenti, Kan, complimenti complimenti all’infinito!
Una storia stupenda, intensissima, con delle atmosfere incredibili, irripetibili.
È una storia delicata e vivida, davvero: uno dei tuoi migliori lavori, secondo me!
Spero davvero di poterti rileggere presto, prestissimo!
Un abbraccione!
Tyel |