Recensione per il premio: Miglior personaggio femminile, nel contest:
Ten little Indian Boys
Buongiorno, bella. Ho già letto ieri, ma ho voluto ragionarci un po' su. Di norma preferisco leggere fiction, ma in questo contest sto scoprendo qualcosa di originale che mi lascia stupefatta.
Sarebbe stato difficile, se non impossibile, essere più angst e più aderente al pacchetto che ti era capitato.
Mi è piaciuto come hai usato tutto, il pavone specialmente perché sembrava davvero fuori contesto, invece hai trovato un metodo ingegnoso di inserirlo. Ma anche gli altri elementi sono perfetti!
Come ti capisco, per altro. Perdonare, che sembra un gesto sempre nobile e altruista, ha secondo me più di una sfaccettatura ambigua.
Per me serve anche molto a far stare bene chi lo esercita, e sicuramente ha il funzionamento che hai mostrato in questa storia. Mette in obbligo l'altro, lo fa sentire colpevole, è una sottile vendetta.
Non premeditata, certo, non penso che Marco avesse idea di morire, anzi, voleva vivere e che la donna che amava facesse una riflessione per decidere di accettare la sua proposta, ma il destino ha voluto diversamente.
Sei smere stata brava con l'introspezione, ma questa è particolarmente riuscita. Si può amare con certezza ma non voler "legalizzare"?
assolutamente sì! non sai che identificazione... io sono dalla parte di Margherita, al 100%.
Poi però se succedono cose così, la colpa ti mangia viva, e non ne esci più. Non si saprà mai se quel giorno in realtà Marco non avrebbe preso la moto lo stesso, perchè no?
eppure di sicuro il pensiero irremovibile ormai sarà quello.
Il bianco dell'ospedale - una cosa della quale ho fobia - si spezza solo per mostrare la macchia rossa del sangue, due tipi di colore della morte, per quanto sembri impossibile paragonarli
La perdita di una persona così amata, con una situazione irrisolta non ha rimedio su questa terra, è così
il cuore potrà restare solo cenere...
ti sei superata, tesoro, mi è rimasto il magone...
un bacio grandissimo,
tua, Setsy |