Recensioni per
La rosa dei venti I: Nostoi
di SherryVernet

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
21/08/22, ore 11:32

Mi sono buttata a capofitto su questa long - che spero tu possa continuare - complici la trama e i personaggi che, come sai già, adoro.❤️
Sono tante le impressioni/sensazioni positive che ho ricevuto, e che vorrei descrivere in modo coerente senza saltare di palo in frasca. Non sempre ci riesco perché alla fine perdo sempre i pezzi per strada, sono una capra, ma vediamo di provarci. Spero di non tralasciare nulla perché il lavoro che hai fatto è impegnativo e merita attenzione sotto tutti i punti di vista. L'universo di Saint Seiya è un po' sgangherato, in un certo senso, pecca di superficialità, nonostante vi siano lampi di genialità e parecchi spunti ispirazionali in primis l'amicizia e il cameratismo. Apprezzo tantissimo quando in una storia determinati aspetti vengono approfonditi, parimenti ad altre dinamiche, e l'opera acquisisce un certo spessore e profondità. Opera e personaggi, i quali prendono rispettivamente forma e vita. Il modo in cui hai tratteggiato questi ultimi tocca le corde del mio cuore perché riesci sempre a calarli in una dimensione umana e coerente, a dispetto del loro status di Santi - che in un certo senso li ritrae come esseri sovrumani. (Per non parlare del pressapochismo che regna sovrano nel fandom.)
Il post-resurrezione è sempre un tema difficile da trattare, e mi è caro, soprattutto quando si puntano i riflettori su coloro che sono stati schierati dalla parte sbagliata della guerra: i cosiddetti villain. È un lavoro più accurato anche perché le caratteristiche dei protagonisti sono già note a differenza degli antagonisti che spesso sono appena abbozzati e, forse, è più difficile per la maggior parte degli autori/lettori immedesimarsi in personaggi negativi e tentare di estrapolare il buono, ossia il potenziale, le possibili motivazioni.
Il tuo Aphrodite è Aphrodite. Death Mask e Aphrodite ti appartengono, nel senso che hai colto la loro essenza più del loro creatore, li hai capiti, e in questo prologo si muovono esattamente come dovrebbero muoversi. Il Santo dei Pesci è metodico, razionale, scaltro, di un'intelligenza sottile, ed è ortodosso nel suo essere ligio al dovere senza porsi domande. Ci sono elementi nella narrazione - come ad esempio la descrizione delle sue mani con le unghie sporche di terra... - che sottolineano l'indole del personaggio. Mi piace questa attenzione per i dettagli che sono come tessere di un mosaico, pennellate, che suggeriscono molto della personalità. Aphrodite è attento, riesce a carpire ogni sfumatura dell'ambiente che lo circonda, ne capta il sentore e rimugina la propria inquietudine. Death Mask usa nei suoi confronti una sorta di garbata deferenza che quasi sottintende la superiorità dell'altro. Superiorità intesa come riguardo nei confronti di una figura rispettabile.
Mi piace la verosimiglianza con cui interagiscono dopo trascorsi che ben conosciamo; lo scambio di battute - a tratti quasi ironico - come per stemperare la tensione che pervade i redivivi in procinto di affrontare una guerra incombente. Già, perché gli dèi non concedono una seconda opportunità senza garantirsi un tornaconto personale...
Il linguaggio del corpo spesso parla per loro e concorre a renderli vivi e credibili; nell'atteggiamento di Death Mask noto una certa sfacciataggine mista, però, a inquietudine. L'inquietudine del guerriero mortale, l'incertezza che pervade un essere fatto di carne e ossa e la consapevolezza della precarietà della propria esistenza. È difficile tornare ad essere vivi, rielaborare eventi traumatici e dolorosi, sopravvivere ai ricordi e temere l'incognita del futuro che incombe. Mi ha colpito particolarmente la ritrosia di Death Mask all'idea di dover seppellire il proprio compagno d'arme, se gli fosse toccato; è questa l'umanità a cui mi riferisco. È un passaggio toccante della storia dal quale si evincono una certa sensibilità ed intelligenza che elevano un personaggio - a torto - sminuito a causa del ruolo di "cattivo" cucitogli addosso.
Hai saputo rendere l'idea di stretta amicizia efficacemente, alludendo, in modo credibile, ad una relazione più profonda. Ho apprezzato il tatto, il tatto e la sensibilità sono un dono, credo, e mi piace la tua abilità nel riuscire a stimolare la fantasia del lettore con allusioni velate. I più tendono a spiattellare tutto in faccia nei minimi particolari e non so se sia un bene.
Dulcis in fundo, nelle tue storie c'è un background consistente, un lavoro meticoloso. Nel secondo paragrafo apprendo retroscena di un universo primordiale, narrati da voci altisonanti, e mi ha colpito soprattutto il carisma di Athanasius di Virgo (uno dei predecessori?). Affascinante, per come lo hai descritto, ammantato di un'aura divina che sottintende l'importanza del suo ruolo. I tuoi personaggi sono sempre costruiti con la massima cura, sono complessi, tridimensionali.
La trama si dipana con corpo e spessore e la narrazione mi incuriosisce e mi coinvolge, non è mai scontata, è fluida, coerente, elegante. Non so come spiegarlo: è come se dalle parole scaturisse bellezza. Una bellezza che traspare da descrizioni vivide e tangibili, sensoriali, così reali da poterle tastare con mano e vedere con i propri occhi.
E comunque qui c'è una strizzatina d'occhio alla RhadaxKanon, queste due teste calde si trovano di nuovo faccia a faccia e sono curiosa di vederli interagire in un contesto diverso, di rinascita. Onestamente la cosa mi intriga molto più assai di un'ordinaria ship con Pandora.
Come dicevo, sei una garanzia! Ancora complimenti per questa perla. Avevo pensato di lasciare un sunto in un'unica recensione ma non ho tanta dimestichezza con la sintesi, temo di perdere il filo, quindi ho cambiato idea decidendo di lasciarne una a capitolo.
Tornerò presto, non appena le maglie della vita quotidiana si allenteranno, un abbraccio.🌹

Recensore Master

Accipigna.

O meglio, io userei termini che sono più consoni al mio Deathmask interiore che ad una signora... okay, facciamo ad un essere umano che abbia ricevuto un'educazione di qualche tipo; ma il succo resta. Ché tutto - tutto, dalla bellezza delle descrizioni di Athanasios che non riesce ad imbrigliare se non quando decide lui di farsi aggiogare; alla chiacchierata tra Mu e Shaka che assomiglia più ad un tè travestito da partita a scacchi; alle domande - strasacrosante - che ognuno rimpalla all'altro, ché lo scaricabarile è una filosofia di vita, specie quando spacchi gli atomi schioccando le dita - viene annientato e annichilito dalla confessione disperata - disperatissima - di Shaka a Mu, con le tazze di tè oramai fredde - o quasi.

Perché io sono qui, con la mascella che tocca il tavolo, completamente disarticolata, gli occhi sgranati che a momenti rotolano giù per il pavimento e il cervello che ripete ossessivo una sola, singola domanda: come sarebbe a dire?!

Mi ero ripromessa di pazientare, cheta cheta, dandoti il tempo e l'agio di rimetterti a pestare duro sulla tastiera (non sai la giUoia che ho provato nel sapere che ti rimetterai a scrivere questa storia!), ma adesso, no. Adesso non posso più aspettare.
Va bene i tempi geologici di aggiornamento (chi è senza peccato, eccetera eccetera), ma siamo fermi di poco più di due anni. Posso ragionevolmente attendere un aggiornamento in tempi storicamente più vicini?
No, non ti sto mettendo fretta. Sia mai. So che significa avere millemila cose da fare e non volere/potere mettere mano a quello che conta davvero - se vuoi potrei farti scrivere un'altra tesi, così avresti una valvola di sfogo. La butto lì... - e so quant'è seccante avere il fiato sul collo di chi perora un nuovo aggiornamento; ma sappi che qui c'è un'attempata fanciulla accanto alle tende che aspetta, ad occhi ben aperti, notizie.
Ché qui si ha da sapere da quand'è che il Buddha ha messo il muso a Shaka e si ha da vedere come e quando Aiolia e Shura verranno a patti.
Ne abbisogno!!

Recensore Master

Non è vero, non è logico, non è possibile, era il mantra di Virgo;
Posso assicurarti che è anche il mio, in questo momento, occhiali inforcati, canovaccio sulle gambe e caffè che sta raggiungendo piano piano temperature accettabili.
Perché io e Shaka siamo distanti, distantissimi; la solfa del Levante e del Ponente, insomma. Ma si dimentica che, essendo noi su una palla - in poca sostanza e tanti saluti alle mie velleità da astrofisica - alla fine Levante e Ponente si toccano e diventano una cosa sola. Fa un po' impressione pensare che per un giapponese di Tokyo San Francisco è a Oriente, no?
Eppure... eppure... eppure.
E io sono così, un crogiuolo di eppure che parlano tra di loro in un botta e risposta che non mi riguarda, se non come spettatrice. Perché a me, Shaka, non piace. Con tutta la simpatia del mondo - ché alla fine, me lo sono pure sposato un Vergine purosangue! -, ma Barbie Motociclista (così come lo abbiamo simpaticamente ribattezzato a casa), è un grosso, grossissimo problema. Perché già il Cialtronissimo lo ha pompato senza ogni decenza (ma lui è il padre, e indi per cui poscia, può), ma, soprattutto, chi lo maneggia spesso non si accorge di avere tra le mani una bomba H, col risultato che si assiste a qualcosa che... vabbé, lasciamo perdere.
Tu, invece - Maledettah!!! - mi prendi per mano e me lo rendi quasi simpatico. Quasi. Lo rendi reale, colmi qualsiasi distanza e ricordi al lettore - la Sottoscritta, in questo caso - che Shaka è stato un bambino. Che è nato da un fiore - così gli hanno detto, per quanto lui stesso lo trovasse illogico - Spock, Spock, dove sei? - e che tutti si aspettavano da lui chissà cosa, tranne considerarlo per quello che era, in realtà: un marmocchio. Che sì, avrà anche chiacchierato con Buddha dandogli del tu, ma sempre un bambino rimaneva, con le proprie fragilità.
Poi tu mi ci metti Aiolia a fargli da contraltare, e io non posso che squagliarmi in un brodo di giuggiole, ché Aiolia l'ho sempre immaginato come lo descrivi tu: sincero e diretto. Pane e peperoni, come diceva mia nonna. Uno che ti dice le cose chiamandole col proprio nome, senza trincerarsi dietro a chissà quale retorica. Uno che ci prova, ad assestare stilettate che bruciano - perdonalo, Milo; servono anni di allenamento per essere incisivi come te - ma che si ritrova ad assaggiare la propria medicina nell'istante successivo.
E qui lo dico e qui lo nego, quanto m'è piaciuto il tuo Shaka.
Io mi sarei rigirata come una iena, ringhiando, sbuffando, soffiando a rtigliando - non necessariamente in quest'ordine -; lui, invece, si limita a ricordare ad Aiolia la questione della trave e dell'occhio con un solo, unico nome: Shura.
Insomma, funzionano bene questi due, ché Shaka sarà pure illuminato, ma certe cose - come il fatto di essersene bellamente infischiato di spiegare ai propri compagni che diamine gli frullasse in quella testa bionda prima di prendersi a sberle con i tre dell'Avemaria - non riesce a vederle. Ha bisogno che gliele spieghi Aiolia. Con garbo, grazia ma senza sconti.
Un proverbio giapponese recita che chi è troppo vicino al faro è quello che vede peggio di tutti. Non saprei trovare una metafora più calzante di questa.
Su Mu sospendo il giudizio. Concedimi quartiere.

Poi mi dai i Nostoi, mi citi Adriano e quellaAnima vagula, blandula, eccetera eccetera, e io ci sto. Mi metto a prua - ché a poppa si balla un po' troppo, per i miei gusti - e mi godo il panorama, gli spruzzi d'acqua di mare e lo stridio dei gabbiani.

Fa sempre piacere vedere come altri autori - autrici, in questo caso - abbiano risolto alcuni nuclei. Tipo, il lutto privatissimo e le cerimonie religiose - le vere e proprie pompe funebri, nel significato più squisitamente etimologico possibile - ma anche i sentimenti di chi resta. O i cadaveri che non si capisce se e come siano ancora su questa terra.
Che Dite sia bellissimo e algidamente perfetto anche da morto, non ho da ridire. Che Milo deponga Camus come una bambola sul letto di morte, idem - e che dolore la descrizione di Camus dal punto di vista di Mu, quel suo eterno trattenersi per conservare quella maschera di distacco e freddezza -; la piacevole sorpresa è vedere che chez toi le spoglie di Deathmask siano qui, assieme a quelle dei suoi compagni - e ovviamente c'è pietà anche per lui. La morte è davvero una potentissima livella, altroché! - così come quelle di Shura, ancora più magro e in un certo qual modo romantico, nella morte.
Io ho sempre pensato che il primo fosse finito nella Bocca dell'Ade con le proprie carni, visto che millantava - a questo punto - di andare e venire in corpore tra il regno dei vivi e quello dei trapassati; l'altro, che te lo dico a fare? Un petardo che è bruciato come fanno le stelle, e quindi che corpo hai?
Invece è stata una bella scelta, la tua. Un memento, ché se non hai il corpo da vedere - per sincerarti che sì, è vero, sì, è schiattato - non processi correttamente l'informazione.
Sarà pure morto, ma ne hai contezza solo quando vedi le spoglie. O storni lo sguardo da esse, ché fa troppo male, e per tutta una serie di ragioni.

E poi questo:

una manciata di ore prima lo aveva mandato lui, il suo assassino al suo Camus. Avrebbe dovuto saperlo che Camus aveva il cuore troppo caldo e troppo in pezzi per congelare quel bambino ancora una volta; avrebbe dovuto saperlo che si sarebbe lasciato morire per insegnare la sua stupida lezione – perché Camus amava troppo, aveva sempre amato troppo, e la sua morte ed il dolore di Milo, che lo riamava e che lui si lasciava dietro, era la sua stupida, insensata lezione.


Sì, sì, sì, sì! sant'Iddio, sì!

Recensore Master
24/08/20, ore 14:19

Oggi mi sono presa una pausa, come si fa quando il trantran quotidiano diventa insopportabile e tu no, non ne vuoi sapere di cedere al logorio della vita moderna. Avessi un tavolino nel bel mezzo di una piazza presa d’assalto dalle automobili, andrebbe anche bene, ché il traffico degli anni di allora equivale all’odierna quiete della settimana ferragostana. Ma non divaghiamo.
Il caffè freddo è qui, il carciofone amarissimo se ne resta ad occhieggiare tra le altre bottiglie (fa troppo caldo. Davvero), e a me non resta che rimboccarmi le maniche e darci sotto.
Pronti?
Via!
Avevo adocchiato questa storia da un tempo indecente; avendola aperta ed avendone saggiato la corposità, ho sempre rimandato in attesa di avere il tempo necessario e sufficiente per gustarmela per bene, un po’ come quando vedi il romanzone erto quattro dita che ti fissa dal comodino, ma tu sai che no, non hai il tempo necessario per gustartelo, per immergerti tra le pagine e godertelo per bene, con tanti saluti all'orologio.
Orbene, l’ho trovato, il tempo. Mi sono fatta un regalo e mi sono letta il primo capitolo durante il pranzo, piatto in mano, forchetta a mezza via e canovaccio sulle gambe. Sì, mi sono abbrutita un filo, ma l’estate è fatta per mollare gli ormeggi, no?
Della tua prosa mi piace lo stile ricercato, il periodare elegante e complesso e la ricerca di costruzioni solide; non da ultimo, apprezzo davveroi, il taglio che riesci a dare ai personaggi.
Sono tuoi – nel senso che ogni autore ci mette un pizzico di sé e di come vede il mondo, quando si mette a giocare con personaggi altrui, no? – ma sono anche così ben costruiti che vorresti – con tutto il cuore e tutta l’anima – che fossero reali. E non solo perché sarebbero due bei fanciulli a zonzo per questa palla di fango, atomo oscuro del male, eccetera eccetera – occorrerebbe spiegare un fanciullo tricoticamente ceruleo, ma sono dettagli. Jared Leto può e lui no? – ma perché sono quello che ci si aspetterebbe da due personaggi fatti e finiti. Sono sfaccettati, e non sbozzati a colpi d’ascia arrugginita. Ci metti sopra la carne. La ciccia, e che lo dica una vegetariana è tutto dire, e fa davvero piacere vedere come le analogie che usi per descrivere il loro punto di vista richiamino alle loro peculiarità (il giardino, le rose e il veleno per Aphrodite; il sole, il mare e le ombre per Deathy) senza che siano eco moleste.
Ma poi apprezzo davvero l’onestà intellettuale che ti porta a compiere quei passi che vanno compiuti, ché sono uomini, sono guerrieri, e sì, si saranno anche innamorati tra di loro, ma sempre di maschi stiamo parlando, non di dolci infiorescenze sbucate tra l’erba soffice di Aprile.
Tra le parole che legano i personaggi - siano esse dialoghi o descrizioni - c'è una sensualità adulta e matura, che traspare senza le vergogne tipiche del perbenismo che si prende una vacanza e sconfina in qualcosa di proibito (so to speak) per evadere dalla quotidianità.
Il gioco di sguardi tra Aphrodite e Deathy è quello di chi conosce l’altro a menadito, e può essere fratello, amico o amante, non importa; il fatto che abbiano condiviso tanto, e non solo passeggiate tra le rose, ma anni, come in un vero e proprio matrimonio dove ti becchi sia le gioie che i dolori e le spine (trad. it. I suoceri), fa sì che intercorra un legame tra questi due, un filo rosso che va oltre il desiderio di togliersi di dosso centimetri di stoffa. Hai descritto un legame, che può essere saldo e cementato nel tempo, come quello tra il pescetto e il granchiazzo, oppure nato da poco e tuttora in fieri, come nel caso di Kanon e della Lucertola.
Sì, quel morire descritto come dolce, come abbandono, come resa è perfettamente calzante per questi due, ché se condividi qualcosa di così potente come la morte, dubito si possa negare che esista un legame, di qualsivoglia tipo e/o natura.
Insomma, salgo a bordo.
Perché sei una garanzia, perché voglio vedere e capire perché sono tornati indietro (Aphrodite ha ragione da vendere: sono guerrieri, carne da cannone, e nessun dio è così misericordioso da tirarti fuori dalla tomba per farti fare un altro giro di giostra gratis), e perché spero che tu possa riprendere in mano questa storia. Io sono bravissima ad aspettare e a centellinare il vino buono (pure se e quando vorrei scolarmelo senza ritegno alcuno).
L’unico consiglio che mi sento di farti è più una richiesta: si potrebbe aggiungere un’interlinea maggiore? Un 1,5, magari. Nessun problema per il carattere – una se lo gestisce come fa più comodo – ma l’interlinea aiuterebbe – e non poco - la lettura di capitoli così polposi. E succulenti.

Recensore Master

Buonasera, anzi dovrei forse meglio dire buonanotte, vista l'ora. Quando ho visto l'aggiornamento non ci potevo credere! Sono troppo contenta che tu non abbia abbandonato questa storia. Continuerò a seguirti senza dubbio! Un bacione!

Recensore Veterano

Io questo lo ricommento brevemente, perché rileggerlo è sempre un piacere ed il tuo Shaka è magnifico. Seguiamo il filo dei suoi pensieri per la maggior parte del capitolo; anche nella sezione al passato è lui il punto focale ed il punto d'arrivo. Shaka è uno dei personaggi di Saint Seiya più difficili da inquadrare e forse da scrivere. È uno di quelli che crescono di più nella serie, che si evolvono in modo sostanziale dalle Dodici Case ad Hades. Shaka piano piano si umanizza o scopre di essere stato umano. Come reagirebbe se tornasse in vita? Dovrebbe fare i conti con quella consapevolezza, sarebbe spiazzato. E si metterebbe a riconsiderare tutte le debolezze (o supposte tali) e le cadute nell'umanità del suo passato, perché è Vergine e non si scappa. Resta Shaka, il tuo Shaka, in modo credibile, complesso e delicato.
Muoio dalla voglia di sapere di più della grande casa o del monastero dove si è svolta la sua prima infanzia. E del fiore!

Recensore Veterano
29/03/17, ore 23:42

Wow, wow, wow, wow! E potrei andare avanti all'infinito. Questa storia già mi piaceva, ma la prima parte del prologo risistemata ha fatto un salto di qualità. E dato che stiamo parlando della qualità da te è tutto dire. È più matura, più scorrevole e al contempo più densa. Questi due sono più credibili ed hanno un rapporto più sfaccettato e più fuori dagli schemi. E non so dirti quanto mi piaccia vedere all'opera l'Aphrodite di Incompletezza in uno spazio più esteso. Bellissimo, intelligente, tagliente. È un calcolatore, questo Aphrodite. Anche e soprattutto con quelli cui vuol bene. Per il beneficio di tutte le parti coinvolte. È diretto, ma sempre con eleganza. Mi piace che giochi a scacchi e mi piace ancora di più che giochi a scacchi con il nonno arcigno di Death Mask (IO DEVO CONOSCERE QUEST'UOMO!). Death che è anche qui spiazzato, ma lo fai vedere meglio: Aphrodite gli estorce garbatamente una confessione. E sono eccitatissima perché preventivo l'ingresso in scena di Mei discepolo! Ma sopra a tutto, mi piace che ora sia la guerra ad essere incombente, piuttosto che l'aspettativa della pace. Mi piace che la prospettiva della guerra sia quasi consolatoria e la pace terrificante. Qui Aphrodite non perde più tempo in esitazioni o domande fine a se stesse: si dà le risposte e tira avanti, fa quel che può, in linea come lo stai dipingendo in Incompletezza.
Rileggere il resto del capitolo è sempre un piacere: è prezioso, l'universo e l'origine degli dei che introduci sono intriganti, i personaggi sono vivi e ad alcuni di loro ormai mi sono affezionata per le loro apparizioni in Minuetto. ;)
La terza parte è semplicemente un gioiello.

P.S. Mi rendo conto soltanto adesso che ai tre giardini, nelle tre parti, corrispondono tre momenti della giornata: una sera, una notte, un mattino. Non me n'ero accorta, ma è un dettaglio che soddisfa un mio qualche bisogno di lettore che non credevo neanche di avere!
Ben fatto!

Recensore Veterano
28/03/17, ore 22:15

E' la terza volta che provo a recensire oggi, vediamo se ce la faccio? -.-

All'inizio quando avevo visto la storia in cima all'elenco avevo pensato avessi postato un nuovo capitolo; tuttavia, considerando che comunque il prologo è aggiornato, non è stata una perdita così grave. 
Ho visto che la seconda e la terza parte sono rimaste uguali, quindi non aggiungerò niente che non abbia già detto nella mia recensione precedente - tranne forse notare come definire il mare notturno 'un lembo di pece brillante' sia un colpo di genio senza precedenti.

La prima parte mi è sembrata più spigliata e allo stesso tempo più grave rispetto alla versione precedente: più spigliata forse per la maggior presenza di dialogo, e per l'aria di cameratismo e vaga stronzaggine che aleggia tra Aphrodite e Death Mask - un Aphrodite, fra l'altro, iper razionale e clinicamente incapace ad indorare la pillola, molto più simile a quello di Incompletezza. Più grave, invece, perché manca la sensazione di pace data dal sapersi di nuovo vivi. Qui l'ombra della guerra per cui i Santi sono stati riportati in vita è più vicina, incombente, e Phro la sente. Così come Death Mask è più esplicito e 'scoperto' nel suo esprimere i dubbi e i sensi di colpa per il suo passato - anche per aver abbandonato il suo unico allievo, Mei.

In tutto questo ho un bisogno viscerale di saperne di più sul nonno di Death Mask. E immaginarlo a sorseggiare caffé in una veranda con vista su *posto meraviglioso a caso dell'Italia* con Aphrodite lamentandosi del 'nipote scostumato che non segue le tradizioni di famiglia'! XD

Me ne vado sempre sdilinquendomi su Rhada e Kanon appena tornati in vita che si tengono per mano come scolaretti! <3 <3
JudithlovesJane

Recensore Master
28/03/17, ore 12:01

Ave atque vale, mia cara S. The dreamers and the lovers with the survivors. You write in words like poetry, everything full of grace. The incipit is very long and You describe ( as a picture a glimpse of life)a lot of things. Very amazing. Go on as soon as possible Jane Queen imperatrix salutat tibi