(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) È giusto tornare su quelle immagini della quarta, terribile Stagione in cui tutte le possibilità che ci eravamo prefigurate, prima di quello a cui abbiamo assistito, soprattutto il momento dell’uccisione di Mary, sono state cancellate da quell’istante drammatico in cui si sono frantumate le speranze di un equilibrio costruito sul passato e sulla sua redenzione. Dicevo che è giusto rivedere quegli attimi, così emotivamente forti, dopo che si è depositata la polvere del caos di cui siamo stati spettatori. Le parole dell'Autrice sono poche ma intense, che si compongono, in modo armonico, in un testo che presenta delle caratteristiche del componimento poetico e cioè, prima di tutto, la brevità intesa come concentrazione del significato di quello che si rappresenta. Questo particolare obiettivo si raggiunge, come è stato fatto qui, usando delle parole “cariche” di senso, che trasmettono, già ad una prima, veloce lettura, il valore di quello che è il nucleo tematico che s’intende esprimere. Porto qualche esempio: “vede la propria vita sgretolarsi”, “cappio stretto” , “affonda le radici in una terra marcia”. Queste, come altre frasi, condensano in modo coinvolgente e suggestivo, senza bisogno di ulteriori momenti esplicativi, tutta la rabbia disperata che scuote l’animo di Watson di fronte al corpo della moglie che ha salvato la vita a Sherlock, perdendo la propria. Ora, il suo legame con quest’ultimo è spezzato, travolto dall’incapacità di razionalizzare e superare il dramma di qualcosa d’inespresso che non potrà mai vedere la luce.
Segnalo questa storia per le “Scelte”, per gli indicati motivi di abilità tecnica e per il profondo significato contenutistico. |