Recensioni per
Human
di Nocturnia

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Junior
22/05/17, ore 16:29
Cap. 1:

Io non ci credo. Sia per il mio consueto et imperdonabile ritardo nel commentare quella che tu hai trasformato in una delle mie coppie preferite. E sia perché ho letto questa storia in pausa dal lavoro e nel tornare alle mie faccende da ufficio mi ritrovo a correggere un articolo dove leggo "Polignano a Mare è un gioiello della costa pugliese". E già qua parte il campanello ma sono troppo concentrata per farci caso. È verso la fine, leggendo "Tra i monumenti naturali più suggestivi c'è lo Scoglio dell'Eremita" che il mio cervello si collega e s'immagina Alex raccontare ad Albert e OMMIODIO LE COINCIDENZE. Detto questo. Mi meraviglio anche di come ogni volta tu riesca a sorprendermi e dipingere un ritratto di loro due sempre diverso ma allo stesso tempo uguale, dove sono loro eppure è come se non li avessi mai letti prima. Seriamente, è un dono. Amo troppo le sfaccettature che riesci a dare a questi due casi umani (perché dai, ammettiamolo, SONO casi umani), soprattutto ad Alex: è come se nei momenti di normalità, quelli in cui decide come arredare casa o semplicemente osserva qualcosa che non sia una provetta dal contenuto potenzialmente letale, mi trovassi lì con loro, spettatrice invisibile di una scena che si costruisce perfettamente davanti ai miei occhi. Ed io per questo ti invidio - un'invidia sana, eh - e ti adoro.
Ancora una volta hai dato uno spaccato di Alex e Albert che scava sempre più a fondo nella loro umanità, concetto richiamato poi nel titolo stesso, e fa capire come una vita normale (lontano dalle manie di grandezza e dalla follia in cui Spencer li ha fatti precipitare) sarebbe stata possibile. Non senza un prezzo, d'accordo, ma un'altra delle cose che mi sorprende è quanto io badi sempre meno al fatto che il corpo di Alex sia in realtà quello di Natalia - che una bambina sia stata sacrificata alla disperata voglia di vivere di una donna condannata fin dal principio. È disumano, a pensarci, e nonostante tutto non riesco più a trovarlo tanto sbagliato com'era al principio, quando hai iniziato a percorrere questa strada.

Non so se essere preoccupata da me stessa o levarmi il cappello di fronte a tanta abilità. Nel dubbio, i complimenti sono d'obbligo.
(Recensione modificata il 22/05/2017 - 04:29 pm)
(Recensione modificata il 22/05/2017 - 05:03 pm)

Recensore Junior
10/05/17, ore 00:51
Cap. 1:

Sono le storie raccontate al passato quelle che fanno sempre piangere di più. Storie che raccontano di un tempo che fu, del tempo perduto, di ciò a cui si è abituati e che invece non si è abituati a perdere.
O che non si pensava di guadagnare. Dipende -la questione è sempre il punto di vista.
Le corrispondenze, i simboli la connessione all’infinito.
 
Human  è così… particolare. Hai presente, hai presente quando ti aspetti il diluvio e il rombo di tuono, quando esci armato di ombrello e pazienza, quando pensi che arriverà l’ora in cui le nuvole lasceranno il posto al Sole splendente e finalmente riuscirai a riscaldarti, asciugarti, abbronzarti in quel punto che l’estate scorsa ti era sfuggito, a mangiare quel maledetto gelato che non ti aspetta, non si concede, gocciolante non perdona e ti punisce altero macchiando giacca, vestito e divano? Hai presente quando esci, e nel momento in cui il filo dei tuoi pensieri si è chiuso il Sole è già di nuovo splendente, nessun ombrello a doversi aprire e tantomeno vestiti asciugarsi? Human è così: ti dà pensieri -umani, una giornata uggiosa che richiede tutta quella forza -umana, quella testardaggine -umana, e quella costanza -umana; che ti da e che ti toglie, che ti accoglie con un imprevisto per regalarti un fottuto ritardo -fai con calma, non avere fretta, indossa sempre la veste e il guanto o il ritardo sarà doppio. Non è così, Albert?
 
Immagina il naturale corso degli eventi,
La Nature est un temple
immagina le cose belle, quelle brutte
où de vivants piliers
e ascoltale entrambe – scoprirai che hanno un sacco di cose da raccontarti, libri di simboli da mostrarti. Alcuni potrai non capirli, altri potrai non conoscerli -ma ascoltali, perché prima o poi ti suoneranno familiari.
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiers.

Certamente bisogna dirlo -non è facile farlo. Per quale motivo in fondo ci si dovrebbe perdere del tempo sopra? Perché adattarsi quando si potrebbe chiedere di più, avere di più -di nulla, di tutto, che importa. Perché accontentarsi di scendere, quando si potrebbe chiudere; perché accontentarsi di chiudere, quando si può vincere? Non è facile, no -ma chiedere è lecito, rispondere è cortesia.
La questione è sempre il punto di vista. Non è così, Albert?
Prendiamo il punto di vista di Albert, poi prendiamo quello di Alex. Sono diversi, no? Simboli… che combaciano al contrario. Già, deve essere così -perché la connessione c’è, si vede. Si vedono le corrispondenze, i richiami, i gesti… è palese quanto in fondo Human non sia altro che il rovescio di Born To Die, la voce che racconta oltre il pugno che schiaccia. No?
 
Aspetta: ripensandoci, ero sicura che quel pazzo di Baudelaire qualcosa dicesse che potesse fare al caso nostro. Qualcosa dei suoi soliti versi confusionali, i Fiori Del Male, ciò che ci uccide e ciò che ci può salvare… insomma, qualcosa di simile a questo.   

Comme de longs échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.


E’ strano. Sì, è proprio strano, non ti pare? Lunghe eco che da lontano si confondono… non ha molto senso. In fondo, se sono voci così lunghe perché proprio da lontano dovrebbero confondersi? A maggior ragione, non dovrebbe essere più facile per loro riuscire a risuonare e non rimbombare, urlare, gridare? Non dovrebbe essere così? E' davvero strano. Perché pensa, in questo caso Albert e Alex esisterebbero nell’orchestra più melodiosa di sempre -quali stonature tra i coristi allevati al suon di diapason eccelsi; tra suonatori perfettamente sincronizzati, dagli strumenti sapientemente accordati; quali erronei gesti per un maestro professionista, un direttore sicuro ed esperto? Frequenze alte, basse, voci bianche, soprano, tenori -una soavità di suoni, da suscitar invidia perfino nei cori celesti. Lunghe eco (da quanto si conoscono, la Luna e la Mezzanotte) che da lontano si confondono. Simboli al contrario, non sono forse la verità?
 
E’ una grande foresta, quella in cui si sono addentrati Alex e Albert -una selva così oscura che le sole tre fiere la farebbero somigliare a un circo. Così tanti templi, troppi
Se ti è di tanto disturbo vivere, Albert, puoi sempre tornare a inseguire i tuoi sogni
troppi artifici
Il Progenitore sussurra per loro sogni di conquista, delinea un'esistenza fatta per schiacciare e dominare e distruggere, fino a regnare su un mondo morto, perfetto.
troppi pochi pilastri.
A Will sarebbe piaciuto.
Parole confuse, simbolismi sbagliati, mal interpretati -spaccati, distrutti, abusati. Gettati. No no no, non è così che doveva andare, i simboli vanno rispettati Albert, perché sono sacri, perché sono ciò che ci permette di vivere e di essere oltre ciò che scegliamo di sembrare. I simboli vanno ascoltati -vanno fatti combaciare, corrispondere. Sono le corrispondenze che ci fanno prosperare, che ci lasciano veramente liberi di viaggiare, di sentire -nella sua più ampia concezione di sfiorare, non più solo toccare; assaporare, non semplicemente assaggiare; udire e ascoltare, vedere e accarezzare, fiutare e respirare. A ogni simbolo il suo gesto, Albert, a ogni gesto la sua immagine e il suo significato.
      
E ora guarda, guarda come la storia continua.
In una tenebrosa e profonda unità/Vasta come la notte e come la chiarezza/I profumi, i colori e i suoni si rispondono.
A questo punto, stiamo davvero cadendo nel ridicolo: come può un’unità essere profonda e tenebrosa, vasta perfino -in fondo è una sola. Eppure no, è vasta, come la notte e come la chiarezza (Luna e la Mezzanotte) e in essa i profumi, i colori e i suoni parlano, si rispondono. Combaciano perfino. Si sovrappongono. 
Profumi, colori e suoni -tre dimensioni diverse, percezioni di mondi indipendenti che s’incontrano e collaborano, si completano addirittura, trovando rifugio in una notte chiara -simbolo di profonda e tenebrosa unità. Questi sono versi geniali -e nota, ascolta come non ci sia mai una voce che escluda l’altra. Non ci sono ma, non ci sono se -qui non si ipotizza: questa è sicurezza, risolutezza bella e buona. Per quale motivo un’unità non potrebbe essere vasta, e quale grande saggio si limiterebbe a tal punto da sostenerlo? Per quale motivo non dovrebbe essere profonda, intensa come le decine e le centinaia che vi poniamo al fianco sul nostro abaco sempre troppo stretto, troppo largo, bello, brutto, alto, magro, basso, grasso -perché in una sola essenza Alex e Albert non potrebbero ritrovarsi? Due atomi di una sola unità -intensi, voraci, ciò che resta quando i grandi numeri crollano e l’abaco perde le sue picche e le sue lance. Quando il passato muore     
Non lasceranno che nomi come Chris Redfield o Spencer diventino polvere, ma li lasceranno semplicemente lì, in balia degli eventi.
ed è ora di guardare avanti.
Nella notte, certamente -eppure è sempre nell’oscurità che non potrai vedere, che non potrai più aver paura di ciò che comparirà davanti a te. E allora, lascia che sia così: lascia che Alex e Albert siano la stessa unità, e lascia che siano tenebrosi -che custodiscano il passato in loro come si custodiscono le tavole incise dalla mano del dio, vergate; lascia che nella loro vastità siano liberi di perdersi e poi ritrovarsi -respirarsi, accarezzarsi, ascoltarsi. Lascia che le loro mille voci si quietino -che la confusione venga spazzata via, che le lunghe eco possano finalmente avvicinarsi e sommarsi, sovrapporsi l’una all’altra, che i simboli vengano finalmente lasciati liberi di segnare la Notte -di graffiarla, insanguinarla con le loro maldestre e fragili verità, di farle capire come queste non siano altro che cicatrici familiari, nulla di nuovo in fondo. Qualcosa che il cielo notturno si era già inferto, da solo, senza nemmeno accorgersene -o accorgendosene, ignorando la gravità della cosa. E poi scusa, ma non c’era forse qualcuno che da qualche parte scriveva che siamo tutti spezzati, ed è così che entra la luce? Una Notte incrinata, la chiarezza della Luna a filtrare attraverso le sue crepe: l’ennesimo simbolo che scivola al suo posto, l’incontro di percezioni forti, stanche, che alla fine di un lungo silenzio si scoprono e infine rispondono.
Quanto sarebbe stato più semplice se tutto fosse crollato prima, quante lacerazioni si sarebbero risparmiate -se solo i sensi si fossero toccati una per volta per tutte per dirsi…
No, l’osservatore deve essere paziente -deve saper aspettare, saper cogliere il momento giusto. Perché i simboli non vanno sprecati. Sarebbe sacrilego parlare per nulla, confondere i segni blasfemo. No: i simboli devono essere lasciati correre al loro passo -costanza la vera forza, fiducia il pilastro centrale. Il resto poi, verrà da sé.
Non è così, Albert?                 
 
Continua a seguire il filo ora, non perderti ancora, perché non puoi mancare il continuo della storia, la sua naturale fine. Ascolta.

II est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
— Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,


Ayant l'expansion des choses infinies,
Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.

(Charles Baudelaire, Correspondances)

Ti è chiaro adesso perché fino ad ora ti ho parlato di corrispondenze?
Non è perfetto come tutto alla fine torni sempre? Come ogni ragionamento abbia i suoi se e i suoi ma, ma imperterrito infine imbocchi sempre il percorso giusto? Ed è incredibile quanto quella pazzo pazza d’una simbolista che aveva visto corrispondenze prima di me questa volta abbia fatto un lavoro davvero eccezionale: a partire da 29 anni fa, quando una coppietta per San Valentino aveva scelto il Gattopardo per cena a preludio del seguito; fino ad oggi, che sappiamo esistere due destini intrecciati così forte l’uno all’altro da farci piangere e dipingere la notte, così lontani da urlarsi e ancora non sentirsi; verso il futuro, il giorno in cui quanto sarà tanto e quando sarà oggi.            
E allora guarda, guarda se le corrispondenze non parlano di verità:
Ci sono profumi freschi come la carne dei bambini/Dolci come gli oboi, verdi come le praterie/-E altri, corrotti, ricchi e trionfanti/Che hanno l’espansione delle cose infinite/Come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso/Che cantano i trasporti dello spirito e dei sensi.
Puoi sentire come tutto qui abbia un unico odore, scorgere la tinta unita di un solo colore? E quale il sollievo di trovarsi qui, a tutto quest’altro cielo a cui dopo secoli Alex e Albert Wesker insieme sono arrivati -seguendo i loro simboli, illustrando le giuste corrispondenze. Non trovi giusto e dovuto che un amore così grande alla fine dovesse in qualche modo manifestarsi, brillare attraverso le spaccature, correre libero per le praterie? Un sentimento dolce, profumato e fresco -un soffio di vita al retrogusto amaro, corruzione e vittoria -simboli, solo simboli, che come tali devono essere accolti, accettati, nutriti perché non prendano di nuovo il sopravvento. Ascoltati, tutti e insieme nel componimento di un’armonia assoluta, la corrispondenza unica tra ciò che è infinito e ciò che è immortale -ambra nei suoi occhi, di resina dorata; muschio sulla sua pelle, Natura e il suo simbolismo; benzoino a disinfettare le sue ferite, restituirle la perfezione ultima; incenso, effluvi degni dell’anima di una dea. Un equilibrio raggiunto che vale più di ogni altra parola
La sua risposta non è più necessaria.
di ogni pensiero
Alex abbozza un sorriso, richiude gli occhi
e dolore rabbioso incollato alla pelle.
Il dolore è una dimensione che conoscono bene, con la quale hanno imparato a convivere.
 
Non suscita allora emozione, Albert, come alla fine sia stato possibile comprendere tutto, rimediare tutto tra le righe di una poesia, di una canzone, nella mente, nell’anima di ognuno, nessuno colui che ha scritto delle Corrispondenze ancor prima di averle trovate? Non è assurdo come nella natura umana (Natura che si fonde alla Storia, Human) si possa trovare la potenza di ciò che è necessario -tutto ciò che è necessario, alla fine, oltre i sogni, i templi e il scivoloso lastricato dei ricordi? Non è assurdo come la natura umana sia proprio la medicina che cerchiamo, la possibilità di comprendere, enfatizzare e accettare, di costruire i pilastri che noi stessi faremo crollare, riportando la foresta al suo stato verginale? Non è meraviglioso come Alex e Albert avessero solo bisogno di un buffo pretesto per cominciare a risuonare, vibrare di quella stessa materia che vive nell’ambra, nel benzoino e nell’incenso -ciò che canta allo spirito, giova a ogni senso?
In fondo non è così, Albert, che a correre s’impara prima di tutto camminando, che le cose vengono piano, un passo avanti per volta -e a noi è concesso tutto il tempo del mondo per aspettare. Non è forse vero che ogni ricordo è una cicatrice -ma che le cicatrici sono uno strappo temporaneo, uno squarcio destinato a richiudersi? Che una volta finalmente riempite il compito sarà concluso -pelle potrà tornare a crescervi sopra, per nasconderla. Non sarà mai totalmente cancellata, no, ma a che servirebbe tormentarla ancora? Sarebbe solo altro tempo sprecato, perso, e a noi non interessa.
Ad Alex e ad Albert non interessa -perché hanno imparato. Ora hanno imparato a leggere i propri simboli, a sovrapporli -hanno finalmente compreso ciò che l’animo umano chiama Corrispondenze, ed è questa la vera vittoria. Che per quanto i Fiori possano fare Male, l’Ideale in essi si troverà sempre.       
(Recensione modificata il 10/05/2017 - 08:03 pm)

Recensore Veterano
09/05/17, ore 09:40
Cap. 1:

Hei amica.
Albert e Alex hanno scoperto che a volte litigare è un volersi bene e fare pace è una bellissima cosa.
Ha un certo lato poetico questa OS sai?
I ricordi e il presente, il dubbio e la certezza, bel lavoro.
Alla prossima
- Mattalara

Recensore Master
09/05/17, ore 02:15
Cap. 1:

Ciao x)
Sbaglio oppure ci hai presentato un nuovo pezzo sulla nuova vita di Albert e Alex??^^
A proposito raga xP benvenuti in Italia xPPPP
***
"Wesker si sente improvvisamente fuori posto" (cit)
... come se questa fosse una novità... -.-
***
"C'era stata una quotidianità aberrante anche nelle loro vita precedente.
C'erano stati giorni in cui Albert si era lamentato di un collega molesto, William del fatto che fossero finite le barrette di cioccolato al distributore automatico." (cit)
William: Sono finite le barretteeeeee :'(((
Albert: EcchecaXXo, per te è più importante mangiare dolciumi e cioccolata invece di silurare un collega rompibaXXe??? ><
Alex: Ma siete due bambini o cosa?°/////°
*i due uomini si fanno piccolipiccoli*
***
"Dici che devo aprirlo?" chiede Alex
"Direi di sì, le uova di Pasqua vengono create per essere mangiate xP mica per bellezza neh!" risponde Albert xP
***
Arrivo alla parte di Ade e penso miciooooooooooooo *w*
... a proposito di gatti, la mia oggi m'ha quasi fatto venire un colpo TT.TT madXXXa che spavento...
***
Come al solito hai scritto una shot da urlo *w* bellissima giuro! x)
Alla prossima! xD
Saluti da summer_moon