Recensioni per
Alisa Tate
di Mama Holy

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
18/09/17, ore 20:28
Cap. 1:

Terza classificata al contest "Xtreme" organizzato da Hannibal L, giudicato da Hedoniste
PUNTEGGIO: 41/56
 
 
ATTINENZA DEL PACCHETTO: 16/20
 
Uso dell’immagine:
Buono ma non perfetto. L’immagine rappresenta una donna, probabilmente in dolce attesa, immobile sul ciglio di una strada pressoché deserta. Questo è il particolare che stona nel leggere la tua “ricostruzione dei fatti”: inizialmente parli di silenziose figure che le passavano di fianco, quando di esseri umani a parte la ragazza non c’è traccia nell’immagine, ma questo potrebbe fare riferimento ad un momento – ad un luogo – diverso da quello dell’immagine; il vero problema nasce nell’ultimo paragrafo in cui dici che Alisa fissava le macchine che si susseguivano davanti a sé, dando l’impressione che lei si trovi su una strada trafficata.
 
Sviluppo della tematica:
Di nuovo buono ma non perfetto. Il tema del pacchetto è la dipendenza da droghe e l’alcol e la cocaina sono sicuramente ben menzionati; tuttavia faticherei a definirli “centrali” all’interno della storia. Mi spiego: la storia di Alisa sarebbe potuta essere la stessa se, devastata dalla fine dell’amicizia con Sheryl, lei si fosse lanciata in una serie di rapporti occasionali e fosse rimasta incinta, cercando poi nel suicidio una soluzione facile al suo male di vivere. Le droghe costituiscono un corollario sicuramente credibile, ma il fondamento della storia è molto più centrato sulla fragilità di Alisa.
 
BONUS: 3/6
 
Uso della citazione bonus:
Non ci siamo. All’interno del testo è presente una parafrasi della citazione nella frase È qui che inizieremo a parlare di quel luogo sotto il ponte, il luogo dove dimenticò ogni persona che avesse mai amato, il luogo dove buttò la sua vita. Di fatto, però, non è presente all’interno della storia una descrizione di cosa/chi ci sia sotto quel ponte; dopo la frase introduttiva che ho menzionato, viene semplicemente citato come, appunto, quel ponte. Anche l’autrice del contest ha specificato che la citazione non deve essere solo nominata en passant, ma deve svolgere un ruolo focale all’interno della storia, quindi non posso assegnare il bonus per intero: assegno un punto.
Uso dell’elemento bonus:
L’assenza di coppie nel racconto collima perfettamente con l’elemento da utilizzare nel pacchetto e ti frutta 2 punti bonus.
Drabble:
nessun punto bonus per questa parte essendo la tua storia più lunga di 110 parole.
 
GRAMMATICA: 6/10
Hai scelto di dividere la storia su più piani temporali: un piano “presente”, dove un narratore non meglio specificato racconta la storia di Alisa dopo che le è morta; un piano “passato”, in cui lei si butta sotto un camion; un piano “flashback”, dove si racconta il modo in cui ha conosciuto le droghe e tutto quello che in definitiva l’ha portata a gettarsi sotto il predetto camion. Purtroppo, ed è davvero un peccato, manca una netta separazione dei piani tra loro e ci sono parti in cui la consecutio si spezza creando veri e propri errori grammaticali. Questo, unito ad altri errori di diverso genere, danno un’impressione di “scarsa cura” nei confronti della storia. In questo contest il betaggio non era vietato, quindi mi sento di affermare che una rilettura da parte di un esterno avrebbe giovato non poco. Ti faccio degli esempi – non esaustivi – qui di seguito.
 

  • Sarebbe bastato che qualcuno si fosse accorto del suo stato d'animo, […]. Ma non successe. Le esili membra […] avvertivano sempre più il peso del gonfio ventre, […].
Per mantenere la consecutio, l’inciso sarebbe dovuto essere Ma non era successo, altrimenti cozza con l’imperfetto che utilizzi in tutto il resto del paragrafo.
  • Quello che ora l'aveva portata su quella strada, […]
Ora indica, ovviamente, un tempo presente e non può quindi essere utilizzato vicino a un trapassato prossimo come l’aveva portata. Il termine giusto è in quel momento. Commetti lo stesso tipo di errore poco più avanti, nella frase La sua esistenza era andata a puttane circa sei anni fa, […]; essendo il piano di Alisa lontano rispetto al piano del narratore, avresti dovuto utilizzare sei anni prima.
  • Ma ora mai è troppo tardi e l'unica cosa che rimane di lei è questo mio racconto, solo per farvi sapere che, un giorno, questa donna era esistita.
Oramai si scrive tutto attaccato; anche qui, l’ultimo tempo verbale è discordante e va cambiato in è esistita, altrimenti si rompe l’accordo con un giorno. Posso intuire che tu abbia scelto il trapassato prossimo per associazione con il resto del paragrafo, ma scegliendo di dire un giorno decidi di fermare un punto preciso (per quanto preciso si possa definire) nel tempo e, quindi, di uscire dall’indefinitezza propria del trapassato.
-          Per capire bene la sua storia dovete sapere che Alisa era una persona particolarmente sociale, […].
Qui sì che, per concordanza con quanto precede, avresti dovuto usare il trapassato prossimo. Infatti in tutto il paragrafo lo utilizzi: Lei era stata Alisa Tate. Una ragazza come molte altre, che si erano poi ritrovate […]. La sua esistenza era andata […]. Erano stati bei tempi, […]. No, il problema non erano stati i vari fidanzamenti andati male, […], non erano stati i genitori menefreghisti al limite del divorzio. No, il problema era stata lei.
Ho anche qualcosa da dire sull’uso di sociale in luogo di socievole, che è un anglicismo derivante dal dualismo social vs. sociable che sta prendendo piede anche in italiano e che mi ha fatto storcere il naso non poco.
  • Quelle amicizie e quegli amori furono la sua prima droga. E come ogni droga, a lungo andare la distrusse.
Il soggetto rimane su Quelle amicizie e quegli amori, quindi per concordanza il verbo corretto è la distrussero.
  • […] si attaccava a qualunque persona che sembrava poterglielo dare.
Questa subordinata necessita dell’uso del congiuntivo: che sembrasse.
  • […] la situazione sarebbe nuovamente peggiorata.
In questo caso, nuovamente indicherebbe che ci fosse stato un miglioramento seguito da un peggioramento, ma dal testo questo non si evince: il termine corretto è ulteriormente.
  • Prima fumo, poi erba, q uelle che potremo ancora definire droghe leggere.
C’è uno spazio di troppo all’interno di quelle; inoltre, la forma verbale corretta è il condizionale potremmo.
  • Ben presto invase completamente i suoi pensieri […]. Esisteva solo per poter tornare in quel posto, […]. 
Cambio di soggetto non specificato. Invase è proprio de “la cocaina”; Esisteva riguarda invece “Alisa”.
  • Man mano che il bambino cresceva, tornava sempre di più in sè; ma era troppo tardi lei, non si sarebbe mai liberata da quella cella in cui si era rinchiusa di sua spontanea volontà.
ha bisogno dell’accento acuto; credo inoltre che manchi un “per” tra tardi e lei.
 
 
 
CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGI E TRAMA: 16/20
 
Il personaggio principale è ovviamente Alisa, di cui non sappiamo molto tranne che è sfortunata nelle relazioni affettive – a partire da quella con i genitori, che non si sa bene che ruolo abbiano nella sua vita – e che, per supplire alla mancanza di una rete sociale funzionante, inizia un giro di incontri occasionali e relazioni di comodo che sfociano in un abuso di alcol prima  e cocaina poi. A farle fare il grande salto dall’uno all’altra (non che l’alcol non fosse già abbastanza, ma la consegna richiedeva esplicitamente droghe) è il fallimento della sua relazione con Sheryl Bernard. Anche di lei non sappiamo molto, ma si intuisce come Sheryl abbia dalla sua un salvagente sociale meglio strutturato: ci sono dei genitori a cui non piace sapere che la figlia si droga e in virtù di questo Sheryl si allontana dal rapporto “tossico” con Alisa, non oltrepassando la sottile linea che corre tra lo “sballo da serata” e l’abuso. Qui la trama si fa meno consistente, e in poche righe ritroviamo Alisa completamente persa nell’abuso di cocaina che trova in quel posto sotto quel ponte che però, come ho scritto nella sezione bonus, non viene elaborato più a fondo. Una volta rimasta incinta, la ragazza ha un risveglio di coscienza che, dapprima, sembrerebbe portarla a cercare di disintossicarsi e poi la porta a desiderare di morire – fallendo un primo tentativo di suicidio e riuscendo poi alla fine della storia – quando comprende di essere troppo debole per uscire da sola dalla situazione in cui è.
Credo che sia stata una precisa scelta quella di non tratteggiare né Alisa, né Sheryl, né il contesto che le circonda in maniera più dettagliata, per rendere la storia di Alisa Tate ancora più simile a quella di molte altre, che si erano poi ritrovate a finire la propria vita con le loro stesse mani, ma non posso fare a meno di notare come questa scelta ti abbia penalizzata sul piano dell’incisività. Non c’è un particolare, un dettaglio che leghi emotivamente chi legge a questa povera disgraziata che finisce sotto il camion, e la decisione di utilizzare un narratore esterno così freddo non aiuta.
Inserisco qui (per non penalizzare troppo la grammatica dove ho già defalcato a sufficienza) un appunto di stile. Hai utilizzato spesso l’inversione tra aggettivo e sostantivo di riferimento, alla maniera inglese. Nella nostra lingua non c’è una regola ferrea come appunto in inglese, ma è certo che premettere l’aggettivo conferisce un tono ipotattico al periodo che quindi “perde” in facilità di lettura per guadagnare in lirismo. In virtù di questa regola generale, ci sono degli aggettivi che, essendo già di un certo livello, stanno meglio davanti al sostantivo che dietro: un esempio di questo nel tuo testo potrebbe essere quel grottesco rigonfiamento, le esili membra. Ci sono però altrettanti esempi in cui la lettura viene frenata senza apportare un vero beneficio, quali:
Il suo pallido vestito
Del gonfio ventre
Quel verde camion
Alla grande strada
Del rosso sangue
Quell’alto camion
Devo ammettere che soprattutto in riferimento al camion mi sono sembrati un po’ fuori luogo, soprattutto paragonati allo stile del resto dell’elaborato, che – come è giusto visto il tema trattato – è semplice quando non crudo, a tratti colloquiale al limite dell’errore (La sua esistenza era andata a puttane […]; […] ma in fondo vorrei sapere, chi è che vive una vita facile in questo mondo? Non credo esista; […] uno dei tanti rapporti casuali che aveva solitamente mentre stava fatta).
 
GRADIMENTO PERSONALE
La storia mi è piaciuta: nella sua semplicità, è facile leggerla e comprendere come la fame d’amore di Alisa l’abbia portata a cercare palliativi sempre meno efficaci e più pericolosi e come lei, rendendosi conto di essere sul punto di condannare un altro essere vivente al proprio destino miserabile, abbia deciso invece di porre fine alle sofferenze di entrambi. Forse proprio per questo mi è dispiaciuto ancor di più che le incertezze grammaticali e stilistiche fossero tali da deviare la mia attenzione da un narrato che altrimenti sarebbe potuto arrivare al cuore, come una coltellata. Comunque, mi piace l’approccio che hai alla costruzione della trama – pur risultandone penalizzata alla fine, hai fatto sicuramente una scelta ardita proponendo tre piani narrativi – e avrò certamente piacere di leggere la storia che deciderai di sottopormi per la recensione premio.

Recensore Veterano
27/06/17, ore 17:46
Cap. 1:

Ciao!
Ti chiedo scusa per questa recensione che arriva tardivamente rispetto alla pubblicazione della storia, ma sono incappata solo oggi nel tuo racconto e penso che meriti davvero un minuto del mio tempo per una recensione.
Partiamo dal titolo, che è principalmente il motivo per cui ho deciso di leggere proprio la tua storia tra tutte quelle presenti nel genere drammatico: è sicuramente ad effetto. Si tratta di un nome, il nome della protagonista e mi ha subito invogliata a leggere perchè mi fa pensare a un testo in cui il personaggio mette a nudo se stessa.
La trama è concisa, ma comunque si capisce di cosa narrerà il tuo testo e quindi è valida.
Il terzo punto che solitamente guardo quando leggo un a fanfiction è la grafica: devo ammettere che la tua non mi ha stimolato molto. Mi spiego meglio: si vede che mi metti molta cura anche nell'impaginazione perchè il titolo ha un bel carattere arzigogolato e quindi denota una cura da parte tua. La scelta dell'immagine, che non è un banner, ma che comunque rappresenta benissimo la tua storia è molto azzeccata, ma a me personalmente non piace questo corsivo costante del testo (ribadisco è un mio gusto personale).
Passando alla storia che sicuramente è il punto più importante, beh, mi piace davvero molto: coinvolgente, drammatica, con un finale tragico, ma molto ad effetto. Alisa Tate mi incuriosisce come personaggio: mi è piaciuta perchè non è un modello stereotipato, quei personaggi che si trovano sovente nelle storie: una ragazzina dark e depressa o altro. Alisa è una donna che ha fame di amore. Vuole disperatamente qualcuno a cui aggrapparsi. Si tratta di una donna che non ha imparato a camminare da sola per le strade della vita e così arranca dietro ad amore destinati a fallire ed amicizie non così profonde come vorrebbe credere. Allora nasce il suo desiderio per la droga, la voglia di autodistruzione che permea ovunque dal testo.
Insomma la tua storia mi piace molto, mi scuso per questa recensione logorroica, ma volevo spendere due parole (o forse qualcuna di più) su una storia che mi ha fatto emozionare.
Ciao :)

Recensore Master
19/06/17, ore 22:09
Cap. 1:

La vita di Alisa non sembra essere stata degna di essere vissuta, i rapporti che ha creato sono sempre stati superficiali, non aveva nessuna passione, nessun progetto per il suo futuro.
Una volta scoperto di essere rimasta incinta, decide quindi di porre fine alla sua esistenza, non sentendosi evidentemente in grado di prendersi cura di un'altra vita, né cercare alternative.
Alisa cerca amore, ma non sembra disposta a dare, tanto da scegliere di lasciarsi investire da un camion, una scelta piuttosto egoista (dato che il povero guidatore del camion verosimilmente verrà segnato a vita dall'esperienza), ma in linea con il carattere del personaggio.
Nonostante l'immagine che ne esca di Alisa sia quello di una persona debole, che cerca soddisfazione e sfogo negli altri, incapace di prendersi le proprie responsabilità, il sottotono della storia fa intendere una tematica di fondo molto importante, quella dell'abbandono.
Alisa ci racconta che la sua migliore amica le ha voltato le spalle e questa è una cosa molto triste, ma può succedere.
La famiglia di lei, però, risulta completamente assente, la ragazza ha provato a suicidarsi con un'iniezione di cocaina, ma non ci è riuscita, suppongo però che come minimo si sia sentita male e sia finita all'ospedale. Come mai nessuno è intervenuto?
La ragazza si droga pesantemente ed è incinta, come mai non è finita in una clinica? E come mai è in giro da sola in quello stato pietoso? (Non so esattamente quanti anni abbia, ma dalla storia sembra piuttosto giovane)
La risposta può essere solo che la ragazza è stata abbandonata non solo dalle amicizie, ma anche dalla famiglia, alla quale, in effetti, lei ripensa pochissimo. Evidentemente non sono stati presenti nella sua vita, né in positivo né in negativo, e questa mancanza potrebbe aver scatenato anche tutti i successivi problemi di ricerca d'affetto e 'fame d'amore', che hanno dato inizio alla spirale discendente.
Non so se sono andata un po' troppo in là con la fantasia, spero di non aver detto troppe sciocchezze xDDD
A presto <3

~ Emme

Recensore Master
18/06/17, ore 15:53
Cap. 1:

Ciao carissima,
una storia cruda, che non fa sconti. Che ti sbatte in faccia la realtà.
La storia di una donna, Alisa, che ama troppo, e nel suo amare eccessivo distrugge se stessa e chi le sta intorno.
Il so bisogno d'amore è infinito, inappagabile, vorace, violento. Prende, usa, consuma, dsitrugge. Non sta a guardare cosa accade all'oggetto d'amore, è un sentimento che non concede proroga, che non guarda in faccia.
Alisa precipita nella spirale discendente che ormai conosciamo fin troppo bene: si droga, sta male, si droga ancora di più, sta ancora peggio, e così via, in un tragico susseguirsi di sofferenze e umiliazioni sempre più profonde.
Alla fine rimane incinta. Smarrita, sola, tenta di cambiare vita, di dare a sé e alla sua creatura quella sicurezza che non ha mai avuto, ma ormai è troppo tardi, ormai è finita troppo in basso della spirale infernale che l'ha inghiottita.
È un camion a mettere fine in un secondo a un'esistenza che è stata un'eternità di sofferenza.
Complimenti, hai descritto molto bene la "caduta nel baratro", è un racconto molto crudo, che mi è piaciuto.