Sono qua con una vaschetta di gelato (appena tirata fuori dal freezer - la sto letteralmente pugnalando col cucchiaio per riuscire a mangiarne) pensando a cosa scrivere - più che altro, mi chiedo, come si mettono per iscritto i mille pensieri che ho dopo aver letto questo primo capitolo? Specialmente dopo così tanto tempo.
Bando alle ciance, iniziamo:
Buonasera, ebbene sì, eccola, riemersa dagli abissi - qui di nuovo.
Leggendo questo capitolo mi è venuta in mente l'esplosione della bomba atomica su Hiroshima - il disastro era tale che si diceva che non sarebbero mai più nati fiori in quella città, ma puoi immaginare la sorpresa di coloro che nel Settembre 1945 hanno visto la natura sbocciare di nuovo tra le rovine della città. Lucas e Corvina mi ricordano un po' quei fiori; il mondo in cui siamo proiettati non lascia speranza di vita nuova. È un mondo morto che ha consumato vite ed eradicato la volontà di ricreare rinascita - un mondo che vive nel vuoto della sua stessa morte. Lucas e Rachel sono anch'essi figure contraddittorie, vive oltre le aspettative di coloro che essendo 'normali' non sono in grado di vedere oltre la loro stessa prospettiva. È vero, Lucas non è un conduit, ma lui si è evoluto sotto la costrizione di un mondo che rifiuta chi non sa cambiare ed ha imparato a vedere la scala di grigi tra il bianco ed il nero - tra cui si trova Corvina. Rachel è una ragazza che non si conosce, che non ha ancora un concetto preciso di sé - naviga tra i toni di grigio, guidata dal dubbio e dalla paura: in teoria, all'inizio di una storia che sussegue un'altra, s'introduce cos'è successo nel passato. In questa storia, invece, abbiamo Rachel (non Corvina, ma Rachel, la ragazza umana - Corvina mi sa più di ragazza mezza conduit mentre Rachel è l'umana - perdona questa teoria dell'ultimo secondo lol) che sin dall'inizio tenta di convincere noi lettori che esiste del bene nel male, e del male nel bene - in quelle righe, tuttavia, non posso fare a meno di leggere una Rachel che sta cercando di convincere sé stessa a credere che no, non sono i suoi poteri a renderla una cattiva persona, e che la capacità di ferire ed uccidere non la rende una nemica. Rachel è un'eroina che ha bisogno di sé stessa per essere salvata - un'eroina che ha bisogno di sapere di essere dalla sua stessa parte per poter affrontare qualsiasi cosa la vita le ponga davanti. Nella descrizione parli di una battaglia contro il tempo, poi parli di un Soggetto Zero, e già si pregusta un combattimento fino all'ultimo sangue - magari la battaglia diventerà una sorta redenzione personale della conduit. Noi tutti sappiamo che Rachel ha un animo buono ed orientato verso il bene, lo sappiamo tutti tranne lei che si ostina a vedere solo i suoi poteri tra le mille sfaccettature di sé. Magari in questa storia vedremo una Rachel che prova compassione verso Corvina e si perdona gli errori del passato ed archivia il dolore che si porta con sé, magari smettendo di pensare che in quanto conduit lei debba proteggere tutti i suoi amici per dimostrare che no, non è cattiva. Magari Rachel troverà quell'equilibrio che le serve per avere completa padronanza di sé. O magari no, perché è un processo lungo e dubito che accadrà molto in fretta - anche se, devo dire, questo inizio ha un sapore di infinito.
Forse, quell'infinito sta nel nascere dell'amore di Lucas e Corvina.
I pronostici su questa storia d'amore, per quanto mi riguarda, sono positivi; ti dirò, sono ancora titubante perché l'amore che nasce in circostanze disperate è un amore che divora se stesso: i bisogni di uno si accavallano sugli altri con ferocia, per poi consumarsi. Tra Lucas e Corvina, invece, si recepisce una certa delicatezza: si studiano, si pensano, si capiscono, ed hanno condiviso abbastanza da conoscersi a vicenda e quasi ciecamente. È stato un contatto che è diventato amore con naturalezza, che, te lo devo di', mi sa che ce lo aspettavamo un po' tutti, lol, ma è sempre bello vederlo attuarsi.
Ho parlato di Rachel come un'eroina che ha bisogno di salvarsi da sola, ma tutti i nostri personaggi sono lì nella frenetica ricerca di un'oasi di salvezza nelle altre persone quando la prima, e la più forte, promessa di salvezza scaturisce proprio dalle loro stesse ferite. Ho molta fede in loro - tutti sono stati vittime, tutti sono stati carnefici, ed in questo ossimoro che si trova il loro equilibrio e la loro resilienza; l'unico che non ha mai ferito è stato l'unico a perire - povero Ryan e pace all'anima sua. Questa storia non è un riscatto solo verso gli altri, ma anche verso la spaccatura interiore tra male e bene, una spaccatura di dubbi e paure che uccide quando ci si cade dentro.
No, non ho ancora finito con la recensione, devo ancora discutere la tua tecnica di scrittura e la stesura del capitolo in sé, ma giuro che non ci metterò troppo tempo - almeno spero. In tutta sincerità, secondo me il pezzo iniziale è un po' troppo lungo - ma in parte funziona. Come ho già scritto prima, in quel pezzo in prima persona leggiamo una Rachel che confessa e si svuota - una Rachel che mette il suo passato ed il suo presente dinanzi ai lettori come in attesa di essere giudicata ed, allo stesso tempo, difendendosi ma non con troppa certezza. Rachel è forte, ed è anche fragile - e questo non è un divario perché forza e fragilità creano purezza d'animo e Rachel, nonostante l'ardente desiderio di riscatto ed il dolore, ha purezza da vendere. Il tuo stile di scrittura mi piace, è descrittivo ma molto umano, non ha troppi fronzoli in più ed è pertinente con l'esperienza dei personaggi (anche se, ti dirò, 'la danza delle labbra/lingue' è una di quelle frasi che ho letto così tante volte qui su EFP che ormai ci sono diventata intollerante, tipo il lattosio - ma te la perdono per questa volta). Mi piace la tua scrittura, sì, ma allo stesso tempo vorrei leggere più tridimensionalità, più profondità - ricordi tutto il discorso dell'immedesimarsi in un personaggio che ti feci tipo qualche era geologica fa? So che ne sei capace, ma per questa volta ci volo sopra anche perché è il primo capitolo e sei evidentemente nervoso riguardo a questa storia. Una cosa a cui non volerò sopra e mi ha fatto quasi strozzare col gelato è:
"Per il momento, l’unica cosa sensata da fare le sembrava quella di raggiungere la California, per scoprire se questa comunità di sopravvissuti di cui Jade le aveva parlato esisteva davvero."
*Esistesse davvero è più corretto. E poi so che rileggi i capitoli, davvero, ti credo al cento per cento, ma quel chinò in "[...] con il moro ancora, perennemente, chinò su di lei" è errato e sì, lo so, è stato word che fa il saccente con le correzioni automatiche - occhio.
Tutto sommato direi che la storia ha un ottimo punto di partenza, hai elencato i vari dilemmi e nemici immediatamente e non vedo l'ora di vedere cos'accadrà.
Ho molta fede in questa storia, davvero, e vorrei che ne avessi di più anche tu. È molto promettente e ci sono miriadi di possibilità dinanzi a te - avere la possibilità di scegliere tra tante strade è terrificante, lo so, ma la paura non è necessariamente qualcosa di brutto; è lì che si trova il coraggio. Avanti. Oppure farò l'ottimista per tutti e due.
È bello essere tornati, ne sono felice. Mi è mancato.
A presto, e per davvero.
Calimetare
PS. Farò un giro sulle altre due storie che non ho ancora recensito a breve, ma non so quando! Un po' di suspence non guasta mai. |