Ciao, buon pomeriggio!
Parlare di una tematica così delicata quanto personale è molto difficile, anche riassumerla in un certo contesto narrativo e in un'idea originale e soggettiva: devo dire che non ne sono rimasto affatto deluso.
Penso che il pregio di questa drabble sia il grande impatto visivo che provoca tra le righe, ha infatti un'impronta scenica immersa in un offuscamento vivido e quasi pauroso nella sua mesta malinconia, una sorta di vicolo cieco dal quale la protagonista non può uscire, in quanto è un punto di non ritorno verso qualcosa che potrebbe portarla a vivere e sentire il sangue scorrere nelle sue vene.
La protagonista è un'anima che in passato ha sicuramente provato a combattere e ribellarsi al circolo vizioso della sua iniziale tristezza poi sfociata nella depressione più incombente, un qualcosa di troppo grande da abbattere e che gli altri non potrà mai capire fino in fondo, probabilmente perché non hanno mai voluto domandarsi cosa le accadesse dentro di sé.
In realtà niente del suo passato remoto è esplicitato qui e la cosa non pesa minimamente (il concerto sembra quasi un ennesimo tentativo di distrazione), però mi piace pensare che la ragazza sia stata una di quelle anime pure che un tempo era piena di ambizioni e sogni, ma la gente maligna e i sentimenti rivolti e sprecati per chi non li meritava sono state la sua rovina e la fine di tutta quell'essenza cristallina.
Si è aggrappata alla speranza che poteva farle cambiare idea anche solo per quella notte, ma tutto quello che la circonda, dal terreno all'ultraterreno direi (è molto umano affidarsi al cielo in alcuni casi), è oscuro ma vuoto, senza alcun tipo di segnale per poter cambiare idea e non farsi del male tanto da annullarsi per l'ultima volta.
Sono frasi che appaiono necessarie e intrecciate tra di loro, sia nella loro lunghezza che nella spiegazione del fulcro principale a livello narrativo, crude ed espressive nel loro sentimentalismo introverso e cupo, arricchite da piccoli dettagli che donano all’ambientazione e ai gesti quella spontaneità legata all’emotività palpabile con la lettura.
Le ultime tre frasi rappresentano l’effettivo climax drammatico che aleggia intorno alla storia della protagonista, donando attenzione a quel briciolo di vita che passa e attraversa tutto il suo animo, specie quel sorriso che testimonia un insieme di emozioni che sarebbero potute nascere in tutt’altro modo e con chi di dovere piuttosto in quel contesto così povero e fatale.
Ti dirò, sembrano gli ultimi istanti di un’epopea molto lunga sulla vita di questa persona, taglienti e sommesse per l’inevitabile finale desolato, o una sorta di flash-forward cinematografico che precipita con un’intensità personale e immersa nei colori e nei sensi: personalmente, desiderare leggere e sapere qualcosa di più dopo tutto ciò è quasi d’obbligo e penso che sia positivo e denoti la bravura che hai messo per iscritto.
La scena, quindi, riesce a colpire e a creare quella rabbia da lettore per l’epilogo disperato e irrimediabile; una vita vuota che si allontana da questo mondo, ma il gesto è avvenuto come ultima spiaggia, è un ultimo grido nei confronti di tutto ciò che è stato, soprattutto di negativo, con (l’ultima) speranza che dall’altra parte ci siano tante stelle da prendere e stringere a sé.
In conclusione, la storia è un’esperienza che svuota per l’angoscia immersiva che sgocciola riga dopo riga, è qualcosa di radicale e premeditato come l’evoluzione del sentimento oscuro che ha attraversato questo personaggio fino a colpirla e avvolgerla totalmente fino all’ultimo secondo della sua esistenza, mesta e sottovalutata da chiunque, forse anche da se stessa.
Per me è una drabble forte nei contenuti e capace di illustrare sensi, sapori e sensazioni (soprattutto queste ultime) con fare ipnotico e ben coinciso, con una narrazione che unisce scorrevolezza ma anche una dose di descrizione non indifferente e ben calibrata, che coinvolge e coinvolgente sotto aspetti tecnici e creativi.
Ottimo lavoro, per quanto mi riguarda!
Un abbraccio,
Watashiwa |