[Nono classificato]
77/100
Grammatica e stile: 20/25
La forma della storia è curata, semplice e comprensibile, non ci sono consistenti errori di grammatica o di battitura. Ti segnalo soltanto le due imprecisioni: «Ma no» come apertura della frase è un po’ troppo colloquiale rispetto al resto della forma; «Rievoco gli splendidi momenti che abbiamo passati insieme» >> sono consapevole che probabilmente volevi concordare passati a momenti, ma metterlo attaccato ad abbiamo fa sembrare che tu volessi dire «abbiamo passato» e quindi sarebbe meglio scrivere questo.
Lo stile è molto funzionale, molto diretto nel comunicare i contenuti dell’introspezione al lettore ma comunque non troppo colloquiale, uno stream of consciousness in cui chiunque di noi che abbia perso una persona cara potrebbe identificarsi.
Ho apprezzato l’uso delle domande retoriche per introdurre le questioni chiave dell’introspezione, è come se Chichi parlasse alla propria coscienza, di fronte ad una platea compiacente che può soltanto restituirle i propri dubbi, le verità che non dire a se stessa e alle persone che la circondano. Mi è piaciuta la metafora del treno in corsa, molto azzeccata per la situazione caotica in cui si trova Chichi, che cerca disperatamente di tornare indietro, di indugiare nella memoria per negare il cambiamento avvenuto, ma la sua vita continua inesorabile, in un affollarsi di eventi che la lasciano stordita, incapace di viverli appieno a causa della nostalgia che la assale.
Uso della traccia: 15/15
La traccia è stata ben utilizzata, Dark Paradise è intessuta di una bruciante malinconia, di una disperazione che si fa grido, un’invocazione verso la morte, unica possibile consolazione di fronte ad una perdita impossibile da metabolizzare e da superare.
È una canzone dal sapore antico, come una vecchia casa polverosa lasciata a se stessa nel susseguirsi delle stagioni, una cantilena che imprigiona nella sua tristezza, molto simile al mood della tua storia, che la ingloba bene.
L’abbinamento fra la traccia e la storia non risulta però essere troppo originale, nel senso che la storia non introduce particolari elementi di novità e interpreta la canzone in senso classico/romantico, riferendola alla perdita di un partner.
Trama: 11/20
È complesso parlare di trama in un racconto introspettivo di questo tipo, perché da un punto di vista strettamente fattuale non accade nulla. La storia consiste in un unico flusso di coscienza che ripercorre i pensieri di Chichi a distanza di un anno dalla seconda morte di Goku.
Riferendoci invece alla struttura dell’introspezione e ai vari passaggi che la compongono, ho particolarmente apprezzato l’uso delle quattro domande retoriche che scandiscono la narrazione: la prima quando Chichi si chiede perché Goku sia dovuto morire e soprattutto perché non sia tornato alla vita pur avendo la possibilità di farlo; la seconda in cui si chiede che senso avrebbe la sua vita se Gohan e Goten morissero seguendo le orme del padre in battaglia; la terza in cui si chiede che senso possa avere la sua vita continuando a rivivere il passato e rinunciando a vivere veramente i momenti reali con Gohan e Goten; la quarta e ultima quando Chichi si domanda a cosa serva continuare a ricordare se non potrà più stare con lui.
Queste quattro domande riguardano tutte la grande dimensione del senso, del bisogno connaturato nell’essere umano di spiegare gli eventi che lo riguardano e lo circondano, trovando delle ragioni logiche. Chichi non ha nessuna di queste risposte, perché si trova di fronte a domande a cui nessuno dovrebbe rispondere. Eppure, non può fare a meno di tormentarsi nel ricordo, scavando dentro di sé, facendo un passo avanti e quattro indietro.
Mi è piaciuto molto il finale, perché nonostante la storia sia molto malinconica si chiude con un barlume di speranza, che deriva dall’amore che Chichi nutre ancora per Goku ma anche dalla sua incapacità di rispondere a quelle quattro domande, la cui potenza disturbante viene minata alla base, confidando nel fatto che prima o poi, quei dubbi vengano eliminati dal ritorno stesso di Goku.
Caratterizzazione dei personaggi: 24/30
Chichi è ben caratterizzata e l’introspezione che hai realizzato è funzionante.
Voglio qui ricollegarmi alla prima delle domande di cui ho parlato nella voce precedente: «...perché hai deciso di partecipare a quel torneo, perché non sei tornato a casa insieme a nostro figlio, perché hai deciso di non tornare in vita?», in particolare alla risposta che Chichi potrebbe dare, ma rifiuta di farlo. Questo a mio parere è il punto più interessante della tua introspezione, l’ho trovato un particolare molto realistico, molto umano.
Chichi potrebbe facilmente rispondersi ammettendo che Goku ha deciso di non tornare in vita perché la sua priorità non è mai stata la famiglia, l’ha sposata per un malinteso, senza neppur sapere in cosa consistesse il matrimonio, soltanto per mantenere fede ad una promessa ingenua fatta da bambini. Goku non ha mai nascosto di preferire gli allenamenti alla tranquilla vita matrimoniale, già al termine della battaglia con Freezer ha trascorso un anno sul pianeta Yardrat e questa non è che l’ennesima conferma. Questo non significa che Goku non ami Chichi, a suo modo, ma ad ogni modo Chichi e Goku hanno un’idea molto diversa del matrimonio, Chichi si è innamorata di lui al primo sguardo e gli è sempre rimasta fedele, perdonando sistematicamente le sue assenze, la sua difficoltà nell’aiutarla dal punto di vista materiale (economico, educazione ai figli), continuando ad aspettarlo con amore.
Mi sono sempre chiesta come abbia potuto non arrabbiarsi Chichi (oltretutto lasciata sola anche ad allevare il secondo figlio) e anche nella tua storia è assente questo elemento dell’ira, che sarebbe coerente con il personaggio, in generale piuttosto aggressivo e reattivo nei confronti delle persone circostanti.
Penso che questo sia l’unico punto debole dell’introspezione, inserire questo elemento poteva essere interessante, un ulteriore punto di complessità da inserire nel mosaico di malinconia, speranza, dolore e senso di colpa.
Ad ogni modo, probabilmente Chichi lo ama così tanto da accettare anche questa realtà, facendola passare sotto silenzio nelle profondità del suo essere. Goku non è un essere umano, è un Saiyan cresciuto fra le montagne che non condivide la mentalità umana, il codice etico dei terrestri fino in fondo, come Vegeta anche se in modo diverso, e Chichi lo sa. È molto importante per lei il rapporto con i figli, abbiamo visto come Chichi sia una madre profondamente devota e identificata nel suo ruolo, una donna all’antica, e mi è piaciuto come hai sottolineato il suo legame con Gohan e Goten, anche attraverso l’elemento della somiglianza.
Ho apprezzato anche come hai trattato il suo desiderio di morte, vissuto come un tradimento nei confronti dei figli, divenuti ormai il centro di tutto il suo mondo. Infine, la speranza che chiude la storia è molto coerente con il suo personaggio, con l’amore sconfinato che prova per Goku che non si arrende neppure di fronte alla morte ma continua a pulsare, nell’aspettativa che possa tornare in vita e continuare la vita insieme a lei.
Titolo e impaginazione: 4/5
Ho apprezzato particolarmente il titolo, molto originale, ha fornito un’identità autonoma alla tua storia e trova un proprio senso all’interno del testo. Manca il giustificato e la distanza fra i paragrafi in alcuni punti è superflua, ma comunque sono stati usati usati in modo corretto per evidenziare i concetti che si susseguono nel testo.
Gradimento personale: 3/5
Volevo ringraziarti perché la tua storia mi ha fornito l’occasione di guardare nuovamente episodi e spezzoni che si riferiscono maggiormente a Goku e alla sua famiglia, alla storia d’amore fra Goku e Chichi e anche a Gohan e Goten. Non sono una fan accanita della coppia (un po’ perché trovo che in generale offra meno spunti, un po’ perché Goku è un personaggio semplice, molto naive, poco portato all’introspezione) ma sono comunque simpatizzante, inoltre ritengo che il personaggio di Chichi sia troppo spesso bistrattato ingiustamente.
Totale: 77/100
Bonus Ambientazione: 0
Punteggio definitivo: 77 |