Recensioni per
Vivez, si m’en croyez, n’attendez à demain
di Koa__

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Arrivo praticamente subito, perché resistere oltre non potevo^.^
Il titolo è pura poesia. In francese, per giunta; e devi sapere che se c'è qualcosa che capisco meno dell'inglese è il francese (zero nelle lingue, io). Ma solo la musicalità è stata coinvolgente, leggera, delicata: un soffio di vita che mi ha fatto brillare gli occhi. E poi l'ho capito - è un miracolo - e quindi afferrato il senso la melodia ha acquisito profondità, la leggerezza un peso e la delicatezza è diventata un brivido: mi è sembrato di sentire una scossa elettrica sulla pelle.
Insomma, il titolo è bellissimo, elegante quanto te e la tua penna, profondo quanto sai far essere i tuoi personaggi.
Il pezzo di canzone che hai scelto è sublime, incastonato perfettamente tra storia e titolo, e fa da collante. Non solo segue il tema portante ma acquisisce un significato coeso con il resto. E non è solo questione di tema, ma anche di coerenza di stile ed eleganza. Sì, perché il titolo è elegante, e lo è l'estratto di canzone, e lo è lo stile della storia che hai scritto. Praticamente c'è un equilibrio bestiale in questa piccolissima os.
Grammaticalmente, ho trovato solo un refuso che ti è sfuggito (Proprio così "dovesti" dirgli), ma adesso voglio parlare dello stile più in particolare.
Ciò che ho trovato incantevole è che il soggetto di riferimento a cui il narratore in seconda persona si riferisce non è chiaro all'inizio: avevo pensato a un John "immaginario" della mente di Sherlock o a suo fratello (pensando che come sempre risolvesse i suoi problemi) ma tu sei andata oltre il concreto e le separazioni. Hai fatto un salto, totalmente. La vita è il soggetto, eppure allo stesso tempo è Sherlock stesso. Cerco di spiegarmi.
Il grande pregio di questa storia è che sei riuscita a creare una sorta di "sovrapposizione" tra inconscio, vita e Sherlock(o vita di Sherlock). Mi piace come il narratore parli alla Vita ma faccia anche le veci della vita stessa quando la esorta a esortare Sherlock (scusa il gioco di parole).
Praticamente, lo stile di questa narrazione ha saputo perfettamente ricreare quello che immagino come il mondo che viene a crearsi nella mente o intorno a un uomo che ha assunto droghe. C'è questo sfasamento della realtà che ti è riuscito alla perfezione e che si può percepire da riferimenti come "illusione" e "sogno", e non solo da altri più diretti come "Anche le volte in cui dorme in un vicolo." o "il suo genio s’ottenebra di veleno e lo stomaco gli si svuota." Eppure anche questo senso "irreale" assume concretezza e profondità perché la cosiddetta "allucinazione" è la Vita, una vita che Sherlock sta lasciando andare, che non sta vivendo, che sta rifiutando (forse proprio per il dolore che la separazione o un problema con John gli ha causato). Ed ecco che quella che al lettore viene presentata come un effetto della droga assume connotati realistici.
La narrazione in seconda persona è stupenda, qui più che mai. Mi piace che diventi così soggettiva, così partecipe: coinvolge, esorta, ricama e crea melodie equilibrate. Hai saputo benissimo dosare le pause, frasi più corte, con la struttura soggetto verbo invertita, e frasi più lunghe. Una cosa che apprezzo moltissimo sono anche le frasi senza soggetto perché danno un tono più deciso e forte alla narrazione, oltre a creare continuità con il periodo precedente.
Ci sono alcune frasi che ho adorato alla follia:
Ti spegni con l’alba e in sua attesa muori -> questa sopra tutte l'ho trovata magica e perfetta per spiegare quel senso che ho cercato di rendere poco sopra dove ti parlavo della sovrapposizione. Qui, la vita si spegne all'alba in quanto allucinazione ma muore nell'attesa di essa in quanto vita di Sherlock (si è capito qualcosa di quello che voglio dire?) In altre parole, Vita ha diversi ruoli in questa storia e mi piace tantissimo com'è resa in questa frase poetica.
Tu che guardi il mondo con l’allegria degli ignoranti e che gioisci unicamente nel vederlo dormire: il periodo dov'è contenuta questa frase è il mio preferito, ma questa esalta comunque, per quel "allegria degli ignoranti". Sì, perché la vita non ha esperienze proprie, vive di quelle di chi respira, e allora è un ignorante allegra, VIVA per l'appunto, esiste anche quando il nostro cervello si spegne. E ancora una volta, c'è un riferimento, subito dopo, a vita in quanto a illusione, una vita che prende corpo solo quando Sherlock è morente sul divano, quasi un'esperienza extra-corporale.

Nella seconda parte della os, dove il soggetto ha un nome molto chiaro, c'è un cambiamento di tono. Credo di poter collegare lì il passaggio tra l'illusione del sogno e l'illusione che prende concretezza.
Qui, ci sono altre due bellissime immagini: quella della musica e quella della danza, che credo siano vere e proprie preghiere alla vita. Sono il suo cibo, e sono quindi il cibo anche dell'anima di Sherlock.
Una cosa che mi è piaciuta è il fatto che Vita è folle eppure allo stesso tempo non lo è. Quello che chiede a Sherlock nella danza un uomo lo vedrebbe come atto sconsiderato, eccentrico e folle; ma la vita lo vede semplicemente come vita :) C'è energia, libertà, spontaneità, innocenza, tutto quello che Sherlock è e incarna.

E poi c'è una terza parte, dove la concretezza torna a farsi soffio leggero e illusorio dell'effetto di una droga. La voce del narratore che parla alla Vita sembra tornare a parlare di un effimero pensiero - con quel tristissimo "poiché i sogni non parlano" - e torna a essere tutto o niente: il cappotto, una fantasia creata dalla musica, una specie di fantasma che nasce e muore in quella stanza, dove Sherlock si abbandona alla morte della mente.

Per un attimo ho pensato che il narratore in seconda persona fosse Sherlock stesso, che esorta la vita a ridestarlo. Forse è un po' contorto come pensiero, eppure sarebbe comunque da Sherlock.
Credo che questa visione "dentro e fuori" di Sherlock Holmes si adatti tantissimo al personaggio, e non solo a quello della serie ma anche a quello che ho conosciuto attraverso i film. Perché ho sempre pensato che ci fosse una sorta di "fragilità" mista alla pazzia del genio in Sherlock, e credo che in questa os tu abbia saputo estrapolare anche il suo istinto a lasciarsi andare, a perdersi in quei vuoti di pigrizia e solitudine e malinconia dove la vita semplicemente esce fuori da lui.
Sherlock è imprevedibile, le sue reazioni sono incontrollabili. Difficile aiutarlo se non te lo permette. E Sherlock sembra qui disperato, ferito a morte, una bambola fatta di ricordi e fantasie, dove la mente divaga e il guscio rimane vuoto, abbandonato su un divano o dormiente in un vicolo.
Questa è stata una lettura non solo originale ma poetica, hai saputo rendere struggente l'effetto di una droga. C'è uno sfondo romantico che permea tutta la storia, di un romanticismo che va anche al di là dell'amore carnale. Mi è sembrata di leggere la prosa di una vecchia ballata, di un inno alla vita, che però si perde in trame più tetre e oscure dell'oppio.
Davvero complimenti (ho delirato, ma spero abbia un senso questa recensione e soprattutto che si capisca quanto mi sia piaciuta).
A presto!

Recensore Master

Ciao ^^

Recensione premio per il contest Het E slash contest.

Mi avevi indicato questa sul bando quindi eccomi qui ! Scusa il ritardo.
Dunque a me la tua storia e5piaciuta moltissimo. Di solito prediligo storie introspettiva e complesse con angst a go go ( e qui ci siamo alla grande), che lasciano scavare il lettore nell'animo del protagonista. Per questo la tua storia mi ha coinvolto molto e mi ha emozionato. Ho adorato in particolar modo il passo in cui si ripete il danza ... danza con me, danza nudo etc... mi ha coinvolto tantissimo e mi immaginavo la scena di Jonh e Sherlock... deve ammettere poi che scrivere di un personaggio sotto effetto di droghe è difficile, rischi di rendere o tutto confuso o tutto banale, ma questo a te non è successo. Hai reso l'idea molto bene si capisce che i Sherlock qualcosa non va (e che non è solo dovuto al suo genio particolare), ma lo hai reso credibile e profondamente profondo xD. Ti faccio i complimenti perché lo stile mi è piaciuto e anche la trama in se che non è articolata ma lascia spezio ai personaggi, li fa recitare in tutto il loro splendore.
Un bacio

Recensore Master

1° classificato a "4 storie e... (un arbitro)"

Location (titolo e introduzione): 7/10
Amo il francese e apprezzo il fatto che la frase sia stata presa da una poesia. Solo che, leggendo il titolo soltanto, un lettore non ha idea di cosa si troverà a leggere. L’introduzione è brevissima, ma diretta. Avrei scelto un altro spezzone del testo, o almeno lo avrei aggiunto: “Tu hai lana al posto del sangue e seta nelle ossa, ma sai sempre come prenderti cura di lui. Anche le volte in cui dorme in un vicolo.” (È stata la frase che ho preferito di più, quella che, secondo me, racchiude meglio l’essenza del racconto)

Menù (trama e personaggi): 7/10
L’idea di dare voce a un cappotto è originale (ma sbaglio o è più “l’idea” che sia vivo, magari proprio idea di Sherlock?), anche se ai fini di trama e personaggi non posso aggiungere niente. Questa storia gioca tutto sullo stile scelto dall’autore.

Servizio (grammatica e impaginazione): 8/10
L’impaginazione va benissimo e la grammatica anche. Ho solo trovato questo refuso, che non ha inciso minimamente sul voto:
-“col il sorgere del sole.”

Conto (gradimento personale e quanto la storia è attinente con le informazioni (rating, coppie, generi, note e avvertimenti, AU, ecc): 8,5/10
Ci vuole un certo coraggio per scrivere una storia del genere. Coraggio perché lo stile è poetico, quasi un bellissimo canto, e in una storia è sempre un rischio. L’autore sa quello che fa, e lo fa bene. Sono arrivata in fondo senza nemmeno accorgermene.

Recensore Master

Prima classificata a "4 storie... (e un arbitro)"

Location (titolo e introduzione): 7/10
Dare un voto al titolo e all’introduzione non è stato facile – non senza una breve ricerca su Google. Essendo del tutto ignorante in materia, non avevo neanche lontanamente immaginato che il titolo della storia fosse un verso di una poesia (tra l’altro, che si sposa a meraviglia con l’intera fanfiction.)
Ne fai cenno a fine storia, nelle note, quindi non ti si può incolpare di nulla. Diciamo che a un primo impatto – non conoscendo la poesia – non m’ispira più di tanto. L’introduzione, invece, va benissimo così com’è.
Menù (trama e personaggi): 8/10
Non avrei mai pensato di leggere una storia dal punto di vista di un Belstaff, e invece eccomi qui. Potrei dirti “la trama mi appare improntata su un nonsense poetico e a tratti musicale”, e non sarebbe poi una bugia. Il capotto è un oggetto: non ha un cervello, non può pensare, provare emozioni… eppure continuiamo ad attribuire un’anima alle cose che possediamo. Materialisti? Sentimentali? Forse entrambe le opzioni allo stesso tempo.
Il tono della shot mi rimanda alla poesia e, anche se all’inizio non l’ho gradito al 100%, alla fine mi ha preso. Con i personaggi, invece, hai fatto un ottimo lavoro. Sei riuscita a descrivere Sherlock perfettamente, attraverso gli occhi un oggetto. Brava!
Servizio (grammatica e impaginazione): 8,5/10
La perfezione non esiste, ma è possibile avvicinarsi ad essa. In realtà, questa è la voce in cui avrei meno da dire. La grammatica mi è sembrata immacolata e l’impaginazione è molto curata. Hai fatto un buon lavoro, servendoci la tua storia in modo appetibile. Credo, però, che il layout sarebbe stato più elegante se impostato a margini larghi. Avrebbe dato quel tocco in più alla storia, ma per il resto: brava!
Conto (gradimento personale e quanto la storia è attinente con le informazioni (rating, coppie, generi, note e avvertimenti, AU, ecc): 7,5/10
Il rating ci sta, la coppia viene rappresentata perfettamente… ma, MA. Forse avrei aggiunto al tipo di coppia “crack pairing”, forse avrei inserito “triste” al posto di “angst” nei generi. La tua storia trasuda tristezza, eleganza e malinconia. Ovviamente sono tutte piccolezze – forse anche prettamente soggettive – che non incidono in maniera considerevole sul voto. Il gradimento personale è un altro conto. L’ho letta, gradita e compresa. Ti ripeto spesso di adorare il tuo stile e infatti è vero, ma… diciamo che non reputo questa storia il tuo capolavoro. Forse non la rileggerei prima di dormire, ecco.

Recensore Junior

Ecco qui il mio taccuino per il gioco "4 storie e... (un arbitro)" indetto dal gruppo Il Giardino di EFP

LOCATION (titolo e introduzione): 7/10
Non sempre capita di trovare un titolo in francese, sono rimasta piacevolmente stupita. L'unica pecca è che il francese, a differenza dell'inglese, non è molto conosciuto e un lettore può facilmente rimanerne un attimo spiazzato. Il titolo è una delle cose che secondo me attirano più le persone, la prima cosa che invoglia qualcuno ad aprire il link e leggere la storia. Un titolo in una lingua che i più non conoscono può allontanare i lettori.
Passando al secondo punto, piccolo aneddoto che vorrei raccontare, questo è uno di quei rari casi in cui l'introduzione risulta fondamentale per comprendere appieno la storia. Inizialmente l'avevo saltata e confesso che non ci stavo capendo niente. Solo alla fine mi sono resa conto che il protagonista (chiamiamolo così) era un cappotto, così sono tornata a rileggere la storia - dando questa volta prima uno guardo all'introduzione - e tutto mi è apparso più chiaro.

MENU'(trama e personaggi): 10/10
Che dire... I miei complimenti. Non solo l'idea è originalissima - "kafkiana", mi verrebbe da dire - ma i pensieri del cappotto riescono a descrivere perfettamente alcune caratteristiche psicologiche del nostro Sherlock Holmes.

SERVIZIO (grammatica e impaginazione): 9/10
Lo stile è davvero di alto livello e la grammatica è perfetta. L'impaginazione non è nulla di particolare, ma comunque ordinata e piacevole alla vista.

CONTO (gradimento personale e quanto la storia è attinente con le informazioni (rating, coppie, generi, note e avvertimenti, AU, ecc): 7/10
La storia è originale, scritta egregiamente e, come ho detto prima, con uno stile di alto livello. Forse anche troppo, per me, che amo le cose semplici.
Quanto alle informazioni, avrei aggiunto "Altro personaggio" (il Cappotto, appunto) e "Nonsense" nelle note. Quest'ultima era secondo me un'informazione che doveva esserci, perché diciamolo, un po' nonsense la storia lo è.

Recensore Veterano

Ciao, ecco il mio taccuino per l'iniziativa "4 storie e... (un arbitro)" indetta sul gruppo di EFP.

VIVEZ, SI M'EN CROYEZ, N'ATTENDEZ À DEMAIN (di Koa__)

Location: 6,5/10 Il titolo in francese colpisce subito e già da principio attribuisce una nota più intrigante alla storia, ma rende più difficoltoso capire quale sia l'attinenza con il testo (perlomeno a me che di francese non so niente). L'introduzione è ottima per far entrare nel clima introspettivo della storia e dà già un'idea sul tuo modo di scrivere, che è ottimo; ho apprezzato che tu abbia indicato il pairing.

Menù: 7,5/10 Se non stupisce trovare Sherlock tra i personaggi, di certo lo fa la voce narrante della storia. Un cappotto che parla in prima persona è un piccolo colpo di genio e incuriosisce non poco; questo contribuisce a rendere innovativa una storia che altrimenti sarebbe una delle solite - seppur non noiose - 'esplorazioni' psicologiche del personaggio principale.

Servizio: 9/10 In quanto a grammatica non ho assolutamente niente da dire, è ottima e non mi pare di aver riscontrato errori. Mi piacciono il font e il tipo di carattere utilizzato.

Conto: 8,5/10 Le informazioni sono perfettamente attinenti al testo e sebbene, di norma, io faccia abbastanza fatica a leggere storie di genere introspettivo questa mi è piaciuta. Ci sono frasi che mi hanno particolarmente colpito e su cui mi sono soffermata più a lungo.


Ta taan, ecco fatto! È stato un piacere partecipare con te e la tua storia a questo contest :-)
Ghillyam

Recensore Master

Taccuino di "quattro storie e... un arbitro!"
Location (titolo e introduzione): 10/10 Già l'introduzione incuriosisce, perché è un estratto dal testo, un estratto che sicuramente non passa inosservato. La stessa cosa per il titolo, sarà perché amo i titoli scritti in lingua straniera (in questo caso in francese, che è una lingua così passionale e affascinante)
Menù (trama e personaggi): 10/10 anche qui un 10 pieno. Personaggi costruiti magnificamente, inerenti all'opera d'origine ma sempre più approfonditi. La trama poi è veramente originale, a una prima lettura potrebbe sembrare strana, ma non è così, è una storia incredibilmente profonda, dove perfino un oggetto animato viene "personificato".
Personalmente mi ha lasciato molto. Servizio (grammatica e impaginazione): 10/10 sulla grammatica nulla da dire. Perfetta. Ogni frase è costruita davvero bene, sembrava una poesia, ed anche l'impaginazione è veramente molto gradevole. Non un errore né una virgola fuori posto
Conto (gradimento personale e quanto la storia è attinente con le informazioni (rating, coppie, generi, note e avvertimenti, AU, ecc): 10/10 E pure qui concludo con un voto pieno. La storia è attinente con le informazioni. É soprattutto mi è piaciuta veramente tanto. Non è la prima volta che leggo le tue storie, e ogni volta provo sempre.un qualche tipo di emozione, e questa volta è successo lo stesso. Secondo me è difficile creare la tensione e quel crescendo di emozioni che arrivati alla fine esplodono. Un po' come una melodia. Beh, leggere questa storia è stato come ascoltare un violinista che si esibisce nella sua melodia migliore. E niente, non saprei che altro aggiungere, ogni volta mi ritrovo senza parole (in senso buono ovviamente) quindi per me questa storia merita in tutto il voto pieno.

Come vedi ti ho dato in tutti i punti il voto massimo, perché davvero, sono rimasta maledettamente colpita, il che non è una novità. So che per te il voto massimo vuol dire la perfezione, ma per me in questo caso lo è, quindi non avrei potuto darti di meno :3

Recensore Master

Antichi e polverosi rimandi di quando si convinceva che il cavallo di una giostra che sorride a forza, nonostante l’obbligato tragitto, potesse allontanarsi di sua spontanea volontà e galoppare per la campagna inglese.

Pierre de Ronsard è il poeta della caducità della vita. Conosci la sua Mignonne? La vita è un brivido, un attimo, un battito di ciglia, un'affacciarsi alla finestra. È breve. Troppo. Oppure lo è il giusto, e siamo noi a volerne di più, pieni di cupidigia come siamo (eh, ma quando la marmellata è buona, ne vuoi sempre di più, n'est-ce pas?). Chi lo sa?
Ronsard e la caducità della vita.
Oppure, Ronsard È la caducità della vita.
Quale che sia la risposta, c'è sempre una profonda saggezza venata di nostalgia e melanconia nelle sue poesie, le stesse note di chi osserva una situazione dall'esterno. Può essere un nonno, uno zio, un genitore, un maestro. Qualcuno che si trova alla giusta distanza, né troppo coinvolto, né troppo distante. E così è il tuo cappotto. Anche se un cappotto non dovrebbe provare dei sentimenti. Ma sai che c'è? Chissenefrega. Tutto attaccato.
Nevermind.
E, come un nonno, uno zio, un genitore, un maestro, il tuo cappotto - il cappotto di Sherlock - s'è affezionato al suo proprietario. Alla fine, suppongo, si diventa compagni di vita, no? Voglio dire, se io fossi il cappotto di Sherlock - e lui mi usasse la stessa nonchalante cortesia che usa al proprio - alla fine mi affezionerei anch'io a questo scorbutico che passa le notti nei vicoli, si sfinisce a furia di pensare e vede il mondo da un punto differente. Quando vivi gomito a gomito - è proprio il caso di dirlo - ti affezioni, oh sì.
E sì, vuoi scrollare qualcuno a cui vuoi bene dall'apatia in cui è caduto. È una brutta cosa, l'apatia. È una brutta cosa, la melanconia, se non hai qualcuno che ti tende una mano e ti dice "Ehi, guarda che l'uscita è da quella parte, andiamo?". Ed è anche brutto sentirsi impotenti, ché per certe cose non c'è spazio di manovra, specie quando sei un cappotto ciancicato che può solo osservare, abbandonato sull'ottomana, riservandoti di scaldare quel cuore tormentato nelle notti più fredde.

Ho amato moltissimo il tono della tua penna, le descrizioni, il ritmo. La frase che ho riportato all'inizio di questa recensione è la mia preferita in assoluto.
Chapeau.
E spero che il cappotto faccia comunella con la sciarpa, ché le notti a Londra sanno essere molto, ma molto rigide.

Recensore Master

Ecco, io dovrei tenerti il broncio da qui alla fine dell'anno per non aver scritto una Sherlock/Cappotto per il mio contest delle Cose, ma come potrei? Posso solo dirti le cose parole che mi vengono in mente.
La poesia e perfezione di questa storia supera perfino il tuo standard; sono proprio storie tue, ormai ne ho lette 5, credo, con gli ogetti: sai quanto le amo, e tu ne hai relazzata una incredibile.
Cappotto avrebbe la naturale tendenza a proteggere il suo umano, perchè è un tipo di abito che copre, scalda, difende. La sua composizione, lana e seta, si riflette nella sua natura.
La sua anima un po' ingenua e naive ha anche un "sottotesto" profondo.
In parte sarebbe leggero (l'allegria degli ignoranti è una frase per la quale ti amerò per sempre) ma capisce la gravità della situazione, quando è impotente ad aiutare uno Sherlock nella sua fase peggiore.
Quando è una palla di stracci d'uomo, pieno del veleno della droga e che vomita sul pavimento.
Non so se lo picchierei o lo terrei stretto per cullarlo, ma cappotto non ha neppure la possiiblità di scegliere. Di dirgli di ballare, suonare, pretendere John per sè.
Ogni volta mi stupisci, perchè penso che tu abbia raggiunto il limite dell'eleganza nella scrittura e tu alzi l'asticella...
un bacio ammirato,
tua Setsy

Recensore Junior

Sono rimasta completamente estasiata da ciò che definirei un breve componimento poetico. 
E' incredibile ciò che sei riuscita a tirar fuori. Hai dato pensieri e sentimenti ad un "personaggio" del tutto inanimato, mostrandoci questo scenario sognante in cui si provano miriade di emozioni. 
Non sono il tipo di persona che si emoziona facilmente, non in quel modo che si potrebbe definire "profondo". Ma con queste poche parole, sei riuscita ad emozionarmi davvero tanto e, riflettendoci con attenzione, è straordinario che tu lo abbia fatto con una storia così particolare e decisamente fuori dall'ordinario.

Il dolore di Sherlock che fa da sfondo, poi, è straziante, così tanto da lasciare senza fiato e, devo ammetterlo, nella seconda parte ho anche dovuto trattenere una lacrima. Le frasi che mi hanno commosso maggiormente, sono quelle in cui il cappotto si rivolge direttamente a Sherlock, quelle in cui gli dice di vivere, di correre con lui, di danzare, di pregare John, di amarlo e fargli capire quanto profondo sia il suo amore e, di conseguenza, il suo dolore. 

Bravissima, davvero. Un'altra storia da inserire tra le mie preferite. Un abbraccio ;)


 

Recensore Veterano

Mamma mia Koa che hai scritto.
Iniziamo dalla canzone, se mi citi De Andrè così non puoi che conquistarmi immediatamente! Passando poi a ciò che hai scritto tu, è la prima volta che leggo una coatlock e mi è piaciuta tantissimo, più che altro perché sei riuscita a permearla di quella poesia che ti contraddistingue. Devo dire la verità, alla prima lettura mi era parso di capire che John fosse morto, ma già alla seconda lettura ho messo in dubbio questa mia interpretazione. Non lo so forse sono stata depistata da questo senso di tristezza di cui tutta la storia è permeata. All'inizio credevo fosse molto più leggera (sì sono stata poco attenta agli avvertimenti), poi proseguendo nella lettura ho avvertito tutta la pesantezza emotiva (forse è una brutta parola pesantezza? Spero di no, in questo caso non vuole avere nessuna connotazione negativa), l'impotenza di quello che alla fine è solo un capo di abbigliamento, pur avendo "lana al posto del sangue e seta nelle ossa", la tristezza legata al senso di abbandono della vita di Sherlock. La mia frase preferita credo sia l'ultima, "Niente altro che un’illusione che blatera di vita a un uomo che è morto." mi ha colpito davvero tanto, forse non saprei nemmeno spiegare bene perché, ma leggendola alla fine mi ha spiazzata. Non ti nascondo che sto avendo delle difficoltà a scrivere questa recensione, vorrei dire tante cose, vorrei esprimere ciò che leggere la tua storia mi ha fatto provare, ma mi sembra di non riuscirci al meglio. Perché la tua storia mi ha fatto provare diverse emozioni e sensazioni. Alla fine ciò che mi resta è un vago senso di malinconia, in contrasto con l'inno alla vita espresso dal cappotto, un'esortazione che probabilmente è destinata a restare inascoltata. Non mi resta che farti i miei complimenti, come al solito, e sperare di rileggerti presto. Alla prossima!

PS alla quarta lettura sono abbastanza convinta che John non sia morto e la mia prima interpretazione fosse sbagliata!

Recensore Veterano

Ciao, tanto poetica quanto struggente. Avevo visto l'avvertimento angst ma non pensavo di venir travolta, sono un po' sensibile allo Sherlock affranto autodistruttivo (come sempre per John).

Hai reso un indumento iconico come il cappotto in qualcosa di vitale, anche solo apparentemente, anche se solo in un sogno...ma è talmente vitale da esserlo più di Sherlock stesso che non agisce.

Ci sono tanti passaggi interessanti ma quello che più mi ha colpito è l'ultimo, forse perché è un po' la mazzata finale "Giostrato dalla fantasia e che balla in un palazzo della memoria sulla musica di un poeta morto troppo presto" mi è sembrata quasi una di quelle poesie che leggevano nell'attimo fuggente perché questo, nonostante tutto il dolore, è quello che mi è arrivato, un cappotto che sollecita Sherlock a cogliere l'attimo ma finisce per essere un'illusione.

Bella :)