Recensioni per
Alle tue dipendenze
di Pixel

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
15/09/17, ore 13:27

Terza Classificata
Alle tue dipendenze
di Sarabi






Grammatica: 7.4/10

La sintassi è perfetta, i legami tra i sintagmi sono logici e supportati da un’ottima punteggiatura. Anche la grammatica non ha chissà quali pecche, tolto un uso smodato della “d” eufonica – consiglio sempre di limitarlo solo nei casi in cui le vocali sono uguali, tranne in quelle accezioni di uso comune, entrate nella norma, come “ad esempio”.
Il problema di tale penalità sopraggiunge soprattutto dalla punteggiatura all’interno del discorso diretto. Sono consapevole che ci sono diversi metodi, ognuno adottato dalle differenti case editrici, ma nonostante io ne abbia controllati diversi, nessuno riconosce quello utilizzato da te. Quindi, io ti dirò quello che ho considerato errore.
1. I “verbi dicendi” vanno in minuscolo dopo il discorso diretto
2. In presenza di questi non va inserito il punto all’interno del discorso diretto
3. Quando la battuta è composta (discorso diretto – narrazione – discorso diretto) a seconda dei casi va messa o una virgola o un punto dopo la narrazione e prima del discorso diretto.
4. Stesso discorso per le battute che vengono introdotte dalla narrazione, come nel seguente caso:
Scuoti la testa “poi sarei il bastardo?”
Va messo il punto e il discorso si apre con la maiuscola.
5. Fai più attenzione in certi passaggi, calibrando bene il momento in cui portare a capo o quando usare le maiuscole, come in questo caso:
"Un giorno ti farai ammazzare."Le tue labbra si incurvano a metà tra un sorriso ed una smorfia “Ti mancherei molto, giusto?” lei risponde con una risata roca.
“Certo che mi mancheresti...” ti scopri felice a sentirglielo dire “altrimenti chi mi darebbe la roba?” aggiunge poi.
Il metodo corretto sarebbe portare a capo da “le tue labbra[…]” fino a “[…]giusto?”. “Lei risponde[…]” va messo a capo e in maiuscolo, e continua con il resto della battuta senza altri capoversi.

Detto questo, ti riporto gli errori riscontrati, meno quelli delle battute dei discorsi poiché li ho affrontati sopra e potrai ritrovarli facilmente da sola.

“Grazie, ma non mi sei utile.” Rispondi → -1.5 (Il punto e mezzo sottratto è generico, gli altri casi non li riporterò)
ad occuparsi → -0.5 (sottrazione generica per tutti i casi)
"Cosa ti è successo sta volta?" → -0.1 (stavolta)
"Ho provato a rifilare roba scadente alla persona sbagliata."le spieghi sbrigativo. → -0.1 (manca lo spazio dopo le virgolette.)
ed una smorfia
"Un giorno ti farai ammazzare."Le tue labbra → -0.1 (manca uno spazio dopo le virgolette)
ad evitarlo
sul pavimento di casa di Bob, o nel letto di qualche sconosciuta che avresti derubato all’alba → -0.2 (sono coordinate dirette, sorrette dallo stesso verbo, quindi togli la virgola)
ad essere
Cerchi di individuare un punto in cui la pelle e meno martoriata dai fori precedenti → -0.2 (è meno martoriata)


Stile: 8/10

Uso interessante quello della seconda persona, inusuale per testi simili. Di solito l’ho visto adoperato in flash o drabble o piccole scene di una narrazione più ampia, ma mai su delle one-shot e su tutta la narrazione. Personalmente ho giudicato il tuo un azzardo che, nel complesso, è ben riuscito, ma che non hai sfruttato fino in fondo. L’uso della seconda persona permette al narratore di parlare con il protagonista della vicenda, di criticarlo, incoraggiarlo, deriderlo, porgergli delle domande, far notare alcuni aspetti. Insomma ti dà la possibilità di far sentire “la voce dell’autore/narratore”. Questo aspetto non è stato sfruttato. Hai fatto della seconda persona narrante un uso limitato alla semplice visione, non dando alcun effetto particolare alla narrazione. In questo modo il testo mi è apparso molto rigido, conciso, privo di effetti di limatura. Se da un lato l’asetticità del tono ha messo a nudo lo squallore della vita dei due protagonisti, dall’altro lato non ha dato la profondità che mi aspettavo da un simile espediente, mostrando il tutto con occhio distante e bidimensionale, un po’ piatto.
Le frasi sono semplici, c’è una forte predilezione per periodi lineari e concetti chiari. La lettura risulta scorrevole ma priva di metafore o similitudini, con una base nitida e omogenea. Lo stile risulta coerente dall’inizio alla fine, la mancata ricerca di un elaborato più evocativo o suggestivo o introspettivo l’ho visto in linea con l’atmosfera e il contesto trattato. Hai caratterizzato quindi molto bene la coerenza tra stile e trama, non creando un contrasto ostico alla lettura.
Il lessico è ben adoperato e molto semplice, alla mano, in alcuni tratti usi termini più “rozzi” se così li vogliamo chiamare, o meglio dire adeguati a un linguaggio informale e malfamato come la zona in cui vivono i due protagonisti. Nel complesso lo stile è adatto al contesto, quindi ottimo lavoro.
Le descrizioni si limitano a tratti sommari, non scendono mai nei particolari, neanche quando devi raccontarne la vita dei protagonisti o il loro passato. Da questo punto di vista, la privazione di descrizioni ha reso lo spaccato di vita molto generico, come se l’intenzione principale fosse dar voce a una realtà che la maggior parte di noi ignora, volendole dare carattere attraverso un amore impossibili e debilitante, non curando la storia in sé.


Originalità e trama: 9/10

Una storia dallo sfondo tetro e orribile, che parla da sé e si spiega al lettore con semplicità, senza troppe spiegazioni.
Libri e film hanno aperto diversi squarci sulla malavita e l’amore e i sentimenti contrastanti che possono nascere in questi quartieri dell’ombra, ma l’originalità della tua piccola storia sta nel presentarceli nel loro degrado più infido, senza mezzi termini e senza offrirci un lieto fine che rincuori. Ciò che ho trovato originale è stata l’umanità fallace e vile di un finale che scema senza colpi di scena ma che proprio per questo ha saputo dare una visione profonda di quella realtà, che molti si limitano semplicemente a sfruttare per elevarla a grandi cose. Ciò che voglio dire è che tu non dai speranza senza nulla in cambio, come a dire: è una realtà e non ha sempre un lieto fine. C’è denuncia nella tua storia, e allo stesso tempo dei retroscena che rendono i personaggi meno “etichettabili” e più vicini al lettore.
La trama non ha grandi pretese d’intreccio, ma apre uno squarcio su una storia in media res, nel pieno del suo sviluppo e ce ne mostra una piccola parte, senza chiudere del tutto la porta. Anche questo effetto mi è piaciuto. Vediamo il protagonista scampare all’ennesima truffa, un cliché del suo lavoro, e tornare a casa dove per un attimo ha un incontro ravvicinato con il suo incubo peggiore: i clienti della sua coinquilina. Il battibecco tra i due mostra la monotonia di ciò che si ripete quasi sempre uguale a se stesso, dando l’idea della quotidianità e dell’impossibilità di risoluzione della vicenda. Lei lo seduce, lo convince; lui troppo debole e sempre più incline a cedere all’annullamento per cacciare quei sentimenti nati contro la sua volontà, si lascia andare a un gioco contraddittorio tra l’accontentarla e darle la dose mortale e la premura di assicurarsi che ogni cosa sia fatta per bene, quasi a scongiurare che quella sia davvero la dose mortale.
Entrambi i personaggi sono preda di un circolo vizioso, schifati dalla loro vita in diverso modo e l’affrontano insieme nella solitudine di una dose. L’incomprensione e la mancanza di una soluzione fanno sì che questa accoppiata resti comunque separata, dando perfettamente l’idea dell’interpretazione un po’ macabra della frase “si può essere soli anche in compagnia”. Ed è la solitudine la coprotagonista di questa trama lineare ma con i suoi profondi messaggi al lettore.


Titolo e impaginazione: 4.5/5

Manca il testo giustificato: -0.5
All’inizio il titolo non mi convinceva, stavo per dare un voto più basso. Però, ragionando e leggendo con accuratezza la trama, ho capito che fosse perfetto, che in realtà c’è una reciproca dipendenza tra i due: quella di lei, che viene mostrata con più semplicità, facile da capire (poi chissà cosa veramente le passa per la testa), perché lei ha bisogno della dose che lui le dà ed è pronta a vendersi, senza troppi pensieri a tormentarla e a renderle la vita un inferno; e quella di lui, più complessa e dai risvolti più angoscianti in un certo senso, alle dipendenze di lei. Lui l’ha seguita in quella casa, a fare combriccola insieme, a mettersi in “affari”; lui è prigioniero dei sentimenti che prova per lei; lui si lascia abbindolare dalla sua piccola dose di carezze e baci; ed è ancora lui che, a una sua richiesta, le dà la droga per farsi.
“Alle sue dipendenze” è il titolo perfetto per un rapporto che si stende su un letto di droga e malavita, ma che in realtà va ben oltre e prende la sua forza da un amore malato che ha avuto la sfortuna di nascere, e quasi con ogni probabilità morire, in una stanza da quattro soldi e una notte e via.


Caratterizzazione dei personaggi: 9/10

Ciò che mi piace dei tuoi personaggi è che non sono le classiche figure di drogati, spacciatori e prostitute che fanno da sfondo, in modo negativo, a una storia che guarda oltre i loro motivi; né sono i tipici personaggi che partono dal basso e scoprono di avere un futuro e una vita migliore ad attenderli, se solo lottassero. I tuoi personaggi sono soli, abbandonati da tutti, persino il mondo li ignora (nota come hai dipinto la loro vita quotidiana, con nulla di diverso dalle altre), ma è la loro caratterizzazione mentale a distinguerli. Loro hanno dei sentimenti e una vita che fa schifo con cui lottare, e sanno che perderanno.
Nadia è disillusa, non prova neanche a combattere la sua vita e il futuro che le si prospetta davanti. Anzi, scappa e si rifugia nella droga. La descrivi come una ragazza scaltra, che sa come essere “indipendente” dal giogo di uomini che vogliono sfruttarla, che sa come manipolare i giovani e prendere il controllo di tutto ciò che può, a partire da John. Mi è sembrato di intravvedere dell’affetto quasi materno, molto stucchevole all’inizio, nei suoi confronti, con quei picchi di villania e “alzata di spalle” di chi è abituato a vedere quelle cose ogni giorno e le commenta quasi con noia; e ho visto soprattutto come da questo comportamento passa a flirtare con il coinquilino tanto quanto basta per farla staccare, ottenere finalmente la sua pausa da quella maledetta vita. Nadia rimane un po’ sullo sfondo, di lei avrei tanto voluto che ne approfondissi i meccanismi, mentre ci mostri solo quello che vede John, non dandocene profondità come fai con lui. Il suo personaggio, in realtà, è molto lineare e non si discosta molto da alcuni cliché.
Quello che mi ha entusiasmato è il protagonista invece. John è complesso e mostra come sia difficile amare laddove la parola “amore” non ha alcun senso spirituale. Persino il suo amore è malato, quasi rifiutato e non voluto, più un desiderio morboso di provare qualcosa. John è stanco e viene mostrato come un personaggio essenzialmente debole, privo di forza di volontà, annegato nella sua vita e incapace di cambiarla, ma è sofferente proprio per questo, perché è un personaggio che mostra comunque una coscienza. Infatti la crescita, a contrario di ciò che si pensi, l’ha portato a creare una specie d’indolenza verso il suo lavoro. La stanchezza di vedere sempre i suoi clienti cercare la dose mortale l’ha sfibrato, tanto che i sensi di colpa si muovono, molto più adesso perché ha scoperto, in maniera malsana, l’illusione di avere qualcuno a cui badare e da cui tornare la notte. Quindi abbiamo un personaggio spaccato in due: da un lato vorrebbe smettere, vorrebbe avere una donna, un riscatto; ma dall’altra parte c’è l’incapacità di ottenere tutto ciò, lo sfinimento di chi è giunto al limite e si è già condannato a vivere nel dolore e nel rimpianto, nella solitudine di una vita di cui nessuno s’interessa.


Gradimento personale: 4/5

Mi ha sorpreso, lo ammetto. La storia all’inizio si presentava caotica e, letta la prima pagina, avevo pensato che fosse il figlio con la madre (flash mentali, non farci caso), proprio per il modo in cui lei lo rimprovera e gli cura la ferita; sembrava il solito figlio ribelle e la solita madre ubriaca e impossibilitata a crescerlo lungo la retta via. Una famiglia disastrata. Ma quella che mi hai dato tu da leggere non è una famiglia di sangue, ma una “famiglia” che si è scelta, lei ha scelto lui per uccidersi e lui ha scelto lei per macchiarsi l’anima, in un gioco perverso che mi ha colpito nel profondo. C’è squallore, viltà e molti sentimenti negativi che mi hanno ripugnato per la loro incapacità di essere sconfitti; eppure è stata l’umanità dei personaggi e la caratterizzazione che vi sta dietro ad avermi comunque convinto che la solitudine è un’arma che gioca a sfavore dei più deboli, e che unita a un contesto infelice genera una sconfitta dento prima che fuori. C’è spazio per lottare, ma il buio davanti annulla qualsiasi forza di rivalsa, annegandola nella droga.
Sei stata davvero molto brava. Ciò che mi è mancata è stata una trama più arricchita, che si concedesse più spazio per analizzare ancora un po’ i personaggi, magari Nadia, e che desse più spazio a uno sfondo che avrebbe dovuto prendere un po’ il sopravvento per creare quell’atmosfera vivida, uno sfondo che non fosse solo sfondo. In altre parole, mi piacerebbe che il tuo spaccato diventasse una storia completa, con un finale aperto certo, con dinamiche più definite da te e meno dall’idea generale della situazione.

Punteggio: 41.9/50

Recensore Junior
18/08/17, ore 16:15

Devo dire che Alle tue dipendenze è una delle storie che mi ha colpito di più in assoluto.
Innanzitutto il tema trattato è molto delicato e secondo me l'hai gestito benissimo. Attraverso l'uso della seconda persona singolare sei riuscita a far calare benissimo il lettore nella vicenda. Mi fa pensare che chiunque potrebbe vivere quella situazione, chiunque potrebbe guardarsi allo specchio e scoprirsi pieno di lividi e, forse, di rimorsi.
I due personaggi mi piacciono molto. Lei sembra un'approfittatrice bastarda, che lo sfrutta a proprio piacimento solo per ottenere l'oggetto del desiderio, cioè l'eroina, però potrebbe nascondere un qualche sentimento, anche se ai lettori non viene dato saperlo.
Mentre lui è innamorato di lei, anche se non vuole ammetterlo, e si strugge perché lei, alla fine, è una puttana.
Molto bella anche la conclusione, che lascia la consapevolezza che la loro fine sarà dettata dalla droga stessa.
Complimenti, davvero, e alla prossima!

Recensore Master
18/08/17, ore 08:35

Contest Stelle D'Oriente

4° posto pari merito: Alle tue dipendenze – Sarabi. – 42/50


Grammatica e stile: 8/10
Non ho mai letto un racconto scritto in seconda persona, o, se l’ho fatto tempo fa, non me lo ricordo. È stato strano. Sono abituata a leggerli in prima persona o in terza persona, tant’è che all’inizio pensavo che avessi sbagliato i tempi verbali e le persone. Poi andando avanti ho capito che stavi usando una delle persone meno utilizzate in assoluto: la seconda. Originale come stile di scrittura, e non è affatto male, ma non è fra i miei preferiti in assoluto (forse la poca dimestichezza). La lettura, a parte la sorpresa del primo impatto, scorreva fluida e mi ha spronata a proseguire la lettura.
Per la grammatica, invece, riporto qui sotto alcuni errori che ho riscontrato nel testo:
• Diversi dei tagli perdono ancora sangue (il “dei” è superfluo);
• "Cosa ti è successo sta volta?" (stavolta, è tutto unito. Mi sono anche documentata sul dizionario online delle Treccani);
• "Ho provato a rifilare roba scadente alla persona sbagliata."le spieghi sbrigativo (ti sei dimenticata lo spazio dopo il punto, fra sbagliata.” E le);
• "Un giorno ti farai ammazzare."Le tue labbra (stessa cosa scritta un rigo più in alto. Manca lo spazio fra ammazzare.” E le).

Caratterizzazione dei personaggi: 8/10
Da una parte abbiamo Nadia, una prostituta, e dall’altra abbiamo John, uno spacciatore. All’inizio pensavo fossero fratello e sorella, entrambi con un passato disastrato e che avevano imboccato quelle vie a causa dei genitori. Quando scopro che in realtà sono solo due persone che lavorano per la stessa persona, Bob, allora cambia tutto. Mi ha stupito il fatto che sia stata proprio Nadia e non John a proporre di andarsene e “mettersi in proprio”. Da come avevi descritto all’inizio la questione pensavo fosse tutta opera di John. Poi andando avanti a leggere ho notato una cosa. In realtà è Nadia ad avere le redini del gioco, a comandare John come fosse un burattino o un cane ammaestrato (per rimanere in tema).
La caratterizzazione di Nadia mi è piaciuta molto, soprattutto il suo modo di fare con gli uomini, capace di farli cadere al suo volere. John, invece, verso la fine mi è sembrato quasi privo di personalità, come se si fosse annullato nei confronti di Nadia.


Utilizzo del pacchetto: 10/10
L’utilizzo del pacchetto è stato pressoché perfetto. All’inizio, devo dirti la verità, mi domandavo dove e come avresti utilizzato la frase e i colori, visto che non erano affatto semplici. Poi, mentre leggevo la tua storia, tutto è tornato al proprio posto, come i pezzi di un puzzle che si incastrano alla perfezione. Molto bello il fatto di aver accostato tutti e due i colori alla protagonista, ottimo lavoro.

Originalità e trama: 9/10
Per il pacchetto che avevi scelto, avevi tantissimi spunti e tantissime idee da prendere in considerazione. Una famiglia povera che è costretta a rubare per sopravvivere o altre tematiche di questo genere. Invece hai utilizzato due tematiche molto attuali e molto delicate e le hai fuse insieme. La trama che ne è uscita fuori è uno spaccato di vita che possiamo tranquillamente sentire (purtroppo) nei telegiornali ai giorni nostri: la prostituzione e lo spaccio di droga. La trama inizia con lui che scappa e si rifugia nell’appartamento, e finisce con lui che buca prima il braccio di lei e poi il suo braccio, come se non riuscisse a sottrassi al suo destino. L’originalità in questa storia sta nel fatto che non sia Nadia la sottomessa, ma John, che non riesce a negarle nulla. Lo si nota quando lei gli propone di mettersi in proprio o quando gli chiede un’altra dose, come se non riuscisse a farne a meno.

Gradimento personale: 7/10
La storia, per quanto possa essermi piaciuta, manca di una cosa fondamentale: il passato dei protagonisti. Perché si sono ridotti a fare uno lo spacciatore e l’altra la prostituta? Cosa è successo nella loro vita da portarli a fare dei simili “mestieri”? Mi sarebbe piaciuto leggere le tematiche che hanno portato a questo destino tragico.

Totale: 42/50

Recensore Veterano
05/07/17, ore 07:29

Ciao!
La tua one-shot mi ricorda molto un film che ho visto qualche tempo fa e trattava appunto di questo tema delicato più o meno come hai fatto tu: senza tanti fronzoli o tentativi di nascondere la realtà. Non credo sia facile parlare di questi argomenti, ma non possiamo nemmeno fingere che non esistano.
Malinconico, per non dire drammatico, il finale, dove lui sa perfettamente che l'eroina ucciderà entrambi, ma non può fare a meno di drogarsi assieme a Nadia.
Mi è piaciuto anche il modo in cui hai scritto: parole semplici, a volte un po' crude, ma di effetto.
A presto!

Recensore Master
01/07/17, ore 11:27

Ciao carissima,
innanzitutto piacere di conoscerti.
Sono molto colpito dalla tua storia. Dalla sua bellezza, in primo luogo, e al modo in cui riesci, con poche decine di righe, a creare un mondo talmente icastico e nitido che sembra di esserci dentro, sembra di vivere quello che vivono i protagonisti. È bellissima la sottigliezza dell'introspezione, la finezza con cui riesci a dipingere un rapporto fatto di lealtà e complicità, ma anche di autodistruzione, e distruzione reciproca.
Complimenti, una storia veramente stupenda.

Recensore Master
28/06/17, ore 22:45

Ciao Pixel!
Ho trovato un po' di tempo per passare da te, tra le mille cose, e spero che la mia recensione non sarà carente causa stanchezza generica XD

Dunque, ho trovato questa storia veramente bellissima nell'enorme angoscia che mi ha trasmesso.
La situazione di realistico orrore che vive John resta impressa, ed è una dinamica che mescola una serie complessa di emozioni contrastanti tra le quali gelosia, disperazione, amore, e tutto ciò che deriva dalla condizione che vivono "uno spacciatore e una prostituta", per citare proprio la sua frase.
L'inizio in medias res da un forte impatto su quello che sta succedendo, ed è bello come pian piano la narrazione si sveli, facendo capire al lettore che cosa sta succedendo e perché con il punto di vista di John... è un caso che si chiama John? Perché sarebbe proprio da... John, innamorarsi di una prostituta a cui spaccia la droga, ed essere geloso dai suoi clienti. Farsi prendere a botte, tornare da lei, sapere di non averla e non fare niente per uscirne.
Collegamenti astrusi a parte XD, come dicevo è una dinamica molto angosciante ma non per questo non bella. Bellissima nella sua realistica e imperfetta umanità. Queste due povere anime distrutte da loro stesse e dalla vita che conseguono, che chissà per quali drammi e disastri hanno intrapreso, mi sono rimaste impresse. Provo una grande tenerezza per tutti e due, sia John che Nadia, e mi sale un nodo alla gola nello scorgere il vicolo cieco della loro esistenza.
È terribile e appassionante insieme. Così come lo sono le riflessioni di John riguardo tutta la questione, riguardo il voler negare a Nadia l'iniezione di morte che poi si somministra lui stesso.

Complimenti per questa OS, che ho visto partecipa a dei contest, per cui ci aggiungo un buona fortuna!
Ti abbraccio, a presto <3

~Sky

Recensore Master
25/06/17, ore 16:15

Eccomi qui ^^
Siccome la storia è corta, te ne recensirò un'altra. 
Per ora mi soffermo su questa. Dunque, sono davvero sorpreso da questa storia: è buia, oscura come il sentimento e la vita dei due protagonisti, come la maliconia che trasuda da ogni riga. Il protagonista è vittima di un amore se non malato almeno autodistruttivo, per lui e per lei: Nadia che sacrifica il suo corpo per l'eroina, egli che è a suo modo succube di un sentimento sì puro, ma distorto dall'eroina e dalla certezza di essere sull'orlo del baratro. Una storia drammatica, che ben presto sarebbe sicuramente peggiorata, fino alla fine ormai prevista. 
Complimenti, l'atmosfera c'è, ed è coinvolgente.
A presto
Spettro94

Recensore Master
23/06/17, ore 19:31

Salve! Wow, la tua one-shot è stato un viaggio molto duro e intenso, non se ne trovano molte di FF. Hai saputo miscelare bene decadimento, droga, e in tutto questo infilarci comunque l'amore e nonostante quello che fa il protagonista viene da provare molta compassione per lui.
Che dire invece del tuo stile di scrittura? Come la storia, anch'esso crudo, diretto, hai saputo calcare bene la complessità della situazione e dei sentimenti! Inoltre ho apprezzato l'uso della seconda persona, è difficile da usare e anche piuttosto rara, ma tu l'hai saputo sfruttare bene.
Ci sono stati passaggi che mi hanno colpito molto, come quelli che descrivono e fanno rendere conto del sincero amore che prova John per Nadia..
Quindi che dire? Tra tematiche delicate ma comunque sprazzi d'amore, e personaggi trattati con una singolare caratterizzazione, concludo dicendoti che questa storia mi ha colpito e l'ho apprezzata molto! :)