Recensioni per
The Golden King.
di _Alexis J Frost_

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
05/09/17, ore 15:23

Ed eccomi qui, cara Alexis, a recensire anche l'epilogo di questa splendida fic. Ah, sembrava solo ieri quando ho cominciato a leggerla, ma in realtà sono passati due bei mesetti...!

Innanzitutto, non preoccuparti per la lunghezza ridotta del capitolo. Dato che dicevi di non aver trovato nulla su come effettivamente i Sumeri svolgessero i funerali, secondo me hai fatto la scelta corretta. Sei stata prudente, e a volte la prudenza è la soluzione migliore.

Anche in questo epilogo il clima è decisamente angsty, come da copione. Il tutto sembra statico, cupo. Mi è piaciuto il contrasto tra questo clima interiore e quello esteriore - le condizioni meteo erano buone, nonostante il nostro Re degli Eroi stesse provando una profonda tristezza e sofferenza. Di solito delle situazioni simili si accompagnano ad un cielo nuvoloso, alla pioggia... Ma qui è l'esatto contrario. E' anche bello come questo viene presentato nella storia. O forse sono veramente gli dei che si prendono gioco di Gilgamesh!

In un certo senso capisco perché Gilgamesh non voglia far entrare nessuno nelle stanze in cui Enkidu è morto. Per lui è diventato praticamente l'unico luogo in cui può incontrare, seppur metaforicamente, il suo amico scomparso, e lasciare che qualche profano abbia accesso al suo interno è pressoché inaccettabile. E' come se qualcuno volesse spiare una tua dimensione privata. Ovviamente tutti rispetteranno la sua richiesta, altrimenti credo ne vada della loro vita.

La parte in cui Gil chiede ai fabbri e agli artigiani di costruire una statua in grandezza naturale del suo amico, la prima volta che l'ho letta, l'ho trovata un po' bizzarra. Però posso comprendere la sua scelta. Credo sia sempre legata ad un bisogno di alleviare il dolore sentendo il corpo del suo amico vicino a lui. E' lo stesso principio per cui esistono le tombe, immagino.
Mi è piaciuta anche la parte in cui Gilgamesh copriva il volto di Enkidu con il velo bianco. L'ho trovata delicata, anche perché veniva paragonata ad un marito che copre il volto della moglie. Insomma, qui ritorna la questione di Gil che ama Enkidu come fosse la sua sposa. Insomma, come non lasciare dubbi! Gli dice anche che lo farà riposare in un letto destinato all'amore.

Per i ringraziamenti, figurati, anzi ti ringrazio io per aver scritto e pubblicato questa fanfic su loro due, nella speranza che aiuti a far guadagnare popolarità a questa coppia anche nel fandom di Fate! La gente che conosce l'epopea sicuramente avrà calcolato questa shipping, ma su Fate viene un po' adombrata a favore di altre possibilità (anche se ho visto che di fanart su di loro ce ne sono parecchi). Inoltre, hai trattato la loro storia, cosa che nei media principali di Fate non viene fatto - a parte su Fate/Extra CCC, ovviamente. Ma in pochi conoscono Fate/Extra CCC, quindi ancora meglio.
La storia secondo me presenta davvero bene la crescita sia di Gilgamesh, sia di Enkidu, nel loro percorso verso l’umanità. Li vediamo maturare come individui, così come vediamo la progressione del loro rapporto. Secondo me il loro fascino risiede proprio in questo, che crescono assieme, l’uno grazie all’altro, ed entrambi danno e ricevono dall’altro. E’ veramente un rapporto tra eguali, costruito anche da una persona che era così altezzosa da non concepire neanche l’idea che qualcuno potesse essergli eguale. Davvero, una bella crescita che viene anche qui presentata bene.

Non credo di aver altro da aggiungere, o almeno spero di non aver dimenticato nulla! In ogni caso, ti saluto, e spero di risentirti presto (anche se non stai scrivendo, non mi dispiace)!

Hesper

Recensore Veterano

Eccomi qui anche questo martedì, cara Alexis!
E ancora, non preoccuparti per le risposte alle recensioni, io posso aspettare.

Ma passiamo subito al dunque, senza troppi indugi!
Ah, è finalmente giunta l'ora di questa straziante scena. La morte del caro Enkidu, a cui hai dedicato il capitolo in tutta la sua interezza.
Ancora una volta, voglio farti un appunto sul titolo, che mi è piaciuto molto. Molto poetico. In realtà tutti i titoli che hai dato ai tuoi capitoli mi sono piaciuti, ma questo è stato il mio preferito fino ad ora. A meno che tu non ne sforni uno migliore, questo è al primo posto!
Ma torniamo al capitolo vero e proprio. Tutto comincia con l'ennesimo sogno premonitore di Enkidu, anche questo direi di semplice interpretazione. A questo proposito, la citazione mi ha ricordato che, quando nell'epopea a Gilgamesh viene raccontato, lui non riesce per nulla a capire cosa questo possa significare. E il che è strano, visto che agli occhi di tutti appare così chiaro e cristallino... Dettagli a parte, una cosa è certa: la fine delle loro avventure è vicina, e molto anche.

La malattia peggiora di giorno in giorno, rendendo Enkidu pallido, stanco e soffocato dalla tosse. Non solo: a quanto pare è anche tormentato da incubi continui. Deve essere stato veramente terribile per entrambi: per l'uno, essere conciato in questa maniera da un giorno all'altro; per l'altro, vedere la persona a lui più cara declinare e avvicinarsi sempre più alla temuta morte - quando fino a poco prima era forte tanto quanto lui e lo accompagnava sempre in tutte le sue imprese. E' un cambio repentino, orribile, ma soprattutto ingiusto, imprevedibile e inevitabile. Per questo, con molta probabilità, fa ancora più male. Vedere Enkidu in preda agli incubi che cerca invano l'aiuto dell'amico e Gilgamesh preso dalla disperazione e dalla paura di perdere tutto ciò che ha di più caro, a tal punto che è disposto a rinunciare a tutte le sue ricchezze pur di riavere il suo tesoro più prezioso è triste anche per noi che leggiamo.

Arriviamo dunque all'ottavo giorno, in cui la preoccupazione e l'ansia di Gilgamesh sono visibili, tangibili anche nel suo stesso corpo. Quel corpo che spesso è descritto come perfetto e possente è ora sciatto, poco curato e vessato dai sentimenti provati negli ultimi giorni trascorsi. E' un'immagine molto vivida, che aiuta a comprendere in che stato si trovi il Re degli Eroi in questa drammatica situazione. Senza dimenticare, ovviamente, la sfuriata che fa al povero sacerdote, l'unico che stava cercando di riportarlo alla lucidità. Quell'uomo ha avuto delle buone intenzioni, ma purtroppo è venuto al momento sbagliato. Prima o poi ascolterà il suo consiglio.
Le parti, poi, in cui Gilgamesh parla all'amico nonostante questo sia pressoché incosciente e ancora preda degli incubi è decisamente umana. E' un po' come quando parli ad una persona addormentata, malata, o morta nel peggiore dei casi. Il suo corpo è lì, e questo ti basta per sperare - o immaginare - che la persona ti stia ascoltando comunque benché priva di coscienza. Nel suo caso, però, la sua azione ha una certa utilità, in quanto Enkidu percepisce qualcosa di quello che gli viene detto.

E ovviamente non bastavano queste drammatiche azioni: no, gli incubi arrivano anche a Gilgamesh, così come i sensi di colpa. E' un po' triste vedere come entrambi si prendano delle colpe sulle spalle. Prima abbiamo Enkidu, che sussurra un "mi dispiace" senza motivo alcuno. E poi, abbiamo Gilgamesh, che a quanto pare si sente responsabile dello stato del compagno. In verità nessuno dei due ha colpe: hanno solo fatto quello che volevano, hanno vissuto secondo i loro desideri. E' solo che quello che volevano, qualche volta, è andato contro il volere degli dei. Possiamo quindi dire che sono stati sfortunati, anche se nel complesso sono stati felici. Almeno hanno quelle memorie su cui appigliarsi in futuro, se non altro.
Le parole di Gilgamesh sono confuse, ma non per questo insincere. Anzi, forse è proprio per il loro disordine che sembrano più sincere che mai. E poi, dopo l'ennesima conferma di quello che fino ad ora abbiamo visto e sentito, ecco che Enkidu mostra finalmente segni di vita. Le sue ultime parole sono di conforto, oltre che esprimere nuovamente il sentimento di amore e profondo affetto che prova per quella persona che, anche dopo che tutto sembrava perduto, gli ha sempre tenuto la mano, giorno e notte, e si è trascurata pur di mantenere la promessa che, sempre e comunque, sarebbe rimasto al suo fianco.
Ma tutte queste cose non cambiano il naturale corso degli eventi, in quanto Enkidu, dopo undici giorni di agonia, muore, e spero senza troppi rimpianti e simili.

Se ti preoccupavi di farci arrivare tutte le emozioni che hai incanalato in questo capitolo- non temere, è arrivato tutto quanto. Strazio, speranze vane, emozioni sincere, disperazione, anche un po' di follia... Io ho percepito tutto quanto. Questo epilogo così triste della loro storia mostra ancora una volta come, insieme, abbiano fatto un percorso verso l'acquisizione e il riconoscimento del loro lato umano, troppo umano. Anche se la situazione è disperata, abbiamo avuto modo di apprezzare questa loro bellissima crescita, maturazione, non solo come individui a sé stanti, ma anche come coppia. Ed è qualcosa che veramente amo di loro due. Poi i loro gesti e le loro parole, come sempre, sono affascinanti a non finire.

Come sempre sei stata davvero brava: non ti smentisci mai, eh? Ma è proprio per questo che ti sto seguendo. E ora che Enkidu è morto, vediamo cosa ci riserva questa fantastica fanfiction (dato che vedo che è ancora in corso).

Ti saluto, e come sempre ci sentiamo presto!

Hesper

Recensore Veterano
22/08/17, ore 17:40

Eccomi qui anche oggi, Alexis!

Allora, anche stavolta apro con l'angolo correzioni (capirai, ce n'è solo una stavolta). Ad un certo punto hai scritto: "è lì ti ho innalzato", dove invece la "e" andrebbe senza accento.

Parlando del contenuto.
Ora che la parte angst è stata ufficialmente sbloccata, è un dovere cominciare col suddetto genere, no? E infatti le cose stanno così. Il sogno di Enkidu, al contrario di quelli che Gilgamesh ha fatto nel corso della storia, ha un significato ben più chiaro, di semplicissima interpretazione. Basti sentire cosa si dicono gli dei per capire cosa succederà di lì a poco. Manca solo il come, ma non si può sapere tutto subito. Capisco, dunque, lo stato d'animo dei due. Ormai le loro preoccupazioni non sono più dettate da supposizioni, ma dalla realtà dura e cruda - i sogni sono inviati dagli dei, perciò sono praticamente destinati ad accadere veramente. Shamash è sempre dalla parte dei nostri, ma a quanto pare da solo non può fare più di tanto: come viene appunto detto, divinità come An ed Enlil sono già ben schierati contro. E se lui, che è un dio, non sembra aver riscosso successo, figuriamoci i due quanto possano fare per impedire tutto ciò. Immagino che la tentazione di trovare una soluzione sia troppo grande, ma penso non ci sia nulla da fare.

E se nel sesto capitolo avevamo avuto un assaggio del lato più negativo di Enkidu, qui invece lo vediamo in tutto il suo... splendore. E' talmente sconvolto, arrabbiato, frustrato, triste per la sorte che di lì a poco gli toccherà che, preso dalla follia, vaneggia inutilmente davanti alla porta e poi va a lanciare maledizioni contro il cacciatore e Shamkat, le persone che gli hanno insegnato a vivere come un umano, come una creatura saggia e dotata di pensiero, e che di fatto lo hanno condotto da Gilgamesh e dunque alla vita che ha trascorso sino ad ora. Le sue parole, in entrambi gli episodi, sono tanto forti quanto folli: ai due, in particolare, augura delle sorti davvero orribili, soprattutto alla povera Shamkat, che ha fatto così tanto per lui. Neanche Gil è riuscito a fermare la sua furia e la sua profonda tristezza-- forse perché, in un certo senso, si sente esattamente come lui. E ne abbiamo la prova: quando Enkidu gli ha raccontato il suo sogno, la prima cosa che ha fatto è stata farsi prendere dalla tristezza, versando lacrime amare. Qui, poi, di fatto compie le stesse azioni dell'amico: urla, si agita, nella speranza di infondere un po' di razionalità nell'altro, razionalità che al momento non appartiene neanche a lui. Forse è proprio per questo che non mi ha sorpreso la sua incapacità di ridargli la lucidità. Ovviamente non li biasimo per questo, per i motivi che ho specificato prima.

Infine abbiamo la parte in cui i due compagni vanno assieme nel luogo in cui vi è la porta, e Enkidu la consacra all'amico. La cerimonia è decisamente più elaborata, ma a me è suonato tanto come un regalo al re. In effetti sarebbe stato un peccato distruggerla, meglio che sia stata impiegata in questo modo.

Il capitolo è stato pieno di follia, di vaneggiamenti, di lacrime, di pathos soprattutto, perciò non possiamo far altro che continuare su questo binario. E proprio per questo si differenzia dall'angst dello scorso capitolo, che era invece più sul malinconico. Ehi, ma sempre angst è, solo che ci stai facendo vedere diverse sfaccettature del genere.

Hai fatto bene a mettere quelle note alla fine: io ad esempio mi ricordavo che la porta veniva distrutta da Enkidu, e non consacrata, ma come hai detto tu è un'opera lacunosa e va da sé che ci siano diverse interpretazioni di quel poco che abbiamo. Poi l'altra questione me l'avevi già spiegata, quindi nessun problema. Aha, grazie per i fazzoletti XD Non voglio dirti di essere clemente, e anzi ti dirò il contrario: parti in quarta con tutto l'angst contenuto nell'epopea e portalo anche qui! Il fatto che il finale non sarà felice me lo sono già messo in tasca da un po', così come Gilgamesh (ed Enkidu) ridotti sino alle lacrime, per cui vale la pena farlo.

Detto ciò, direi di terminare qui.

A presto!

Hesper

Recensore Veterano

Ciao, Alexis!
Se non te l'ho detto prima, grazie di avermi avvertita dell'aggiornamento - che è sorprendentemente arrivato prima del previsto.

Ma passiamo al dunque.

Anche stavolta ti devo segnalare un paio di sviste. Ad un certo punto hai scritto: "il mondo in cui aveva anche lui espresso". Forse intendevi "il modo"?
Poco dopo, poi, hai scritto "fuoriposto" tutto attaccato.
Infine, hai scritto: "Fu Enkidu a prende l'iniziativa", quando sarebbe invece "prendere". Anche stavolta ho finito presto, come puoi notare anche tu!

Ora andiamo alla sezione più bella da scrivere per me (e immagino e spero da leggere anche per te).

Ripartiamo dal punto in cui c'eravamo lasciati l'altra volta: Gil è finalmente riuscito a raggiungere Enkidu, pronto ad aiutarlo qualsiasi cosa abbia. Il tentativo di quest'ultimo di nascondere le sue preoccupazioni all'amico si è rivelato immediatamente fallimentare. Come ci si aspettava: come lui riesce a comprendere gli stati d'animo del re di Uruk con un solo sguardo, così anche quest'ultimo può fare la medesima cosa con lui. Ma non credo pensasse di cavarsela facilmente in ogni caso, secondo me un po' se l'aspettava di dover dire tutto.
E così fa. Tra l'altro mentre leggevo la parte in cui Gilgamesh metteva allo stesso livello il suo volto e quello di Enkidu mi sono accorta (anche grazie alle parole di Gil) di quanto perfettamente rappresenta l'opinione che lui ha del compagno. Lo ritiene un suo pari, non un suo suddito, sottoposto, e ciò traspare anche dal fatto che non esita ad inginocchiarsi davanti a lui. Perché con Enkidu lui non è un re, ma un individuo diciamo così "normale". Non ha bisogno di assumere alcun ruolo. E' stato bello da leggere.

Tornando a ciò che dicevo prima. E' affascinante e triste allo stesso tempo sentir Enkidu esternare tutte queste emozioni. Affascinante perché, per avere le origini che ha, ciò che prova è estremamente umano e toccante. Triste perché è evidente che è turbato da tante cose, cose terribili che si è tenuto dentro fino ad adesso; ma per fortuna ha avuto l'occasione di liberarsi di questo fardello. Fa sempre bene confessare le proprie paure, soprattutto se le confidi a qualcuno che ti è così caro (che è il più indicato per darti una mano).

E quel qualcuno che gli è così caro, che lui ama così tanto riesce a suo modo a confortarlo. Certo, non possono cambiare le carte che il destino ha scelto per loro, ma Gilgamesh è riuscito a dare al suo amico un'oasi su cui rifocillarsi, insomma l'ha consolato, gli ha fatto dimenticare, seppur per un attimo, la tristezza e il timore che lo affliggevano per tutta la durata della festa (e non solo). Anche questo è stato bello da leggere, perché il re degli eroi ha un comportamento che diverge da quello che siamo abituati a vedere, una divergenza che ha però un suo perché. Enkidu è per lui una persona speciale: un fratello, un amico, un amante. E' l'unico con cui vuole e permette a se stesso di provare emozioni, anche perché è anche l'unica persona al mondo capace di capirlo davvero. Secondo me potrebbe essere anche preso come il frutto dell'influenza positiva che Enkidu ha avuto su di lui. Queste sue parole veramente fanno riflettere su quanto Gilgamesh sia stato colpito e cambiato anche grazie a lui.

I due arrivano dunque ad esprimere a parole ciò che fino a quel momento si erano detti a fatti, spinti da quest'occasione speciale. Certamente erano già consapevoli l'uno dei sentimenti dell'altro, ma dato che Enkidu temeva che quello potesse essere uno degli ultimi momenti che avrebbero trascorso assieme, forse è meglio che si siano detti tutto quanto.

La scena successiva direi che è la prova di tutto quello che si sono detti fino a questo momento. La prova di un legame spirituale, genuino, puro, scaturito da due persone che di fatto hanno come famiglia soltanto l'altro. E' un momento che non potrei descrivere se non con le parole utilizzate da entrambi: lungo, intenso e dolce. Rispetto alla scena extra questa ha più momenti di natura sentimentale, in quanto si concentra di più sulle parti più dolci di tutto l'atto - mentre invece la parte più sessuale passa in secondo piano. Tutto ciò calza a pennello: l'intenzione dei due amici - no, a questo punto posso definirli tranquillamente amanti - è quella di trascorrere quel momento come se fosse l'ultimo, l'uno convinto che le cose stiano proprio così, l'altro ascoltando anche ingenuamente la richiesta del compagno. E lo fanno regalandosi baci e sussurrandosi frasi importanti come appunto "ti amo". Anche qui, possiamo apprezzare l'umanità di tutti questi gesti, e sarò ripetitiva, ma è molto bello da vedere.

Tutto il capitolo è estremamente dolceamaro e angsty, generi che amo e che ho amato anche qui. Ti dico, il picco dell'angst per me è stato il punto in cui al "ti amo" pronunciato da Gilgamesh Enkidu risponde: "perché me lo dici adesso, che fa ancora più male?". Secondo me riassume un po' quello che stava provando in quel momento. Per non parlare poi del cliffhanger con cui ci lasci alla fine. Eh già, sognare gli dei a consulto purtroppo non è mai un buon segno. E ciò accentua ancora di più la natura angst del capitolo. Le parti che mi sono piaciute di più... beh, quelle sono tutte. E forse si era anche capito dalle mie parole. Tu poi che dici che l'angst sarà come una spirale verso il basso mi rende ancora più curiosa e interessata, perché se questa è la parte esterna della spirale non posso immaginare il resto! Fantastico. Avevi ragione: ho proprio trovato pane per i miei denti: disigiavo un po' di angst e tu hai placato la mia sete per il suddetto genere.

E direi che almeno novecento parole te le ho smulate anche oggi. Ottimo lavoro come al solito, ovviamente! ^o^
A presto!

Hesper
(Recensione modificata il 15/08/2017 - 07:42 am)

Recensore Veterano
08/08/17, ore 17:42

Ciao, Alexis! Come puoi vedere non sei l'unica ad essere puntuale ;)

Comincio subito segnalandoti un errore di distrazione che ho trovato: verso la metà hai scritto "per tener fermo quella temibile creatura strepitante". Hai soltanto sbagliato la concordanza di "fermo", che invece dovrebbe essere "ferma" dato che il soggetto è "creatura". E niente, solo questo perché non ti smentisci mai e scrivi sempre molto bene.

Con questa uscita - non solo per il fatto che vuole uccidere Gilgamesh solo perché l'ha rifiutata, ma anche per la minaccia che ha aggiunto in caso di rifiuto - Ishtar ha confermato la sua indole da adolescente viziata. Questa se l'è proprio legata al dito se si è ridotta in quello stato. Tra l'altro dev'essere esperta di punizioni perché appena andata via aveva già in mente tutto quanto: come vendicarsi, a chi chiedere, come fare affinché le fosse concesso ciò che voleva fare... Tutto questo in davvero poco tempo.
Però a questo proposito avrei una domanda: se Gilgamesh è il narratore, come sa che cosa è successo mentre raccontava ad Enkidu l'accaduto? Come fa a sapere cosa accadeva nei cieli? Gli è stato raccontato dopo? Solo una curiosità, tutto qui.

Non solo Ishtar ha pensato tutto in fretta, ma il suo piano è stato persino attuato in poco tempo! Immagino che fosse talmente offesa da non riuscire ad attendere ancora un istante per vedere il colpevole pagare la dovuta pena. E così il Toro Celeste arriva immediatamente ad Uruk. Che poi, per fortuna voleva uccidere solo Gilgamesh: nonostante abbia preso precauzioni per non far soffrire troppo la popolazione, il Toro che lei ha liberato nella città ha ucciso, poco dopo il suo arrivo, ben trecento persone. Pensa se avesse voluto fare una strage cosa sarebbe accaduto.
Fortunatamente Gil ed Enkidu sono intervenuti prontamente, uccidendo il Toro. E qui mi viene in mente una cosa, a proposito di questa scena: per sconfiggere Khubaba hanno dovuto incatenarlo, ricevere l'aiuto di Shamash, combatterlo mentre aveva addosso solo un velo su sette e tagliarli la testa. Per sconfiggere il Toro Celeste, invece, hanno dovuto bloccarlo a mani nude e trafiggerlo in mezzo alle corna. Detto così sembra che sia stato più difficile gestire Khubaba, benché anche il Toro Celeste abbia una forza pressoché divina.

La scena in cui Enkidu che tira la spalla del Toro ad Ishtar l'ho sempre trovata peculiare, perché fino ad ora Enkidu non aveva mai fatto una simile sfuriata (e infatti anche lo stesso Gil se ne accorge). Nel senso, quando combatte è sanguigno, e si è anche visto, ma questa è definitivamente la prima volta che lo vediamo così arrabbiato. E probabilmente date le circostanze non sarà neanche l'ultima.

La parte che segue la sconfitta del Toro comincia con un'atmosfera gioiosa: tutti festeggiano e acclamano i due eroi. A questo proposito, la parte in cui c'era Gil che diceva cose del tipo: "chi è il più forte? chi è il più potente?" mi ha fatta ridere: non aveva bisogno di dare ulteriore sfoggio della sua arroganza e del suo orgoglio! Proprio da lui, perciò non mi lamento. Enkidu, d'altro canto, sembra aver capito che la vita che lui e il suo amico hanno trascorso fino ad adesso subirà un drastico cambio, e che presto una tragedia si abbatterà su di loro. Ora, non so fino a che punto sapesse l'esito finale in quell'esatto momento, ma fatto sta che ha capito che qualcosa di lì a poco sarebbe andata per il verso sbagliato. In effetti la festa non se la potevano godere appieno, perché comunque, prima o poi, sarebbero riaffiorate le preoccupazioni per il futuro. E se uno di loro prova ansia, ovviamente anche l'altro sente le stesse emozioni. Vedere Enkidu in questo stato, che evita il clima di festività e che sembra fare di tutto per non incrociare per troppi istanti lo sguardo dell'amico - che invece tenta in tutti i modi di avvicinarsi a lui per aiutarlo - ha rattristato anche me, non solo perché so già l'esito della loro storia, ma anche perché immagino i sentimenti che ha provato in quell'occasione, le emozioni che si provano quando sei consapevole di un esito tragico e allo stesso tempo inevitabile. Sei stata molto brava a descrivere tutta la situazione.

Il caldo è super tremendo, soprattutto in ambito di scrittura! >.< Ti impedisce di essere completamente lucido. Ma si può fare dai, l'importante è essere risoluti a finire il lavoro. Come penso saprai già, no, il capitolo non penso urterà in alcun modo la mia sensibilità, perciò sarò sempre qui, puntuale come un orologio svizzero! ;) Poi l'angst è un tocco in più e tu sei specializzata, perciò non posso perdermi nulla. u.u

E con questo termino qui, che ho scritto abbastanza. Ti saluto, e ci sentiamo presto! ^o^

Hesper

Recensore Veterano
01/08/17, ore 16:43
Cap. 5:

Ciao Alexis! Come ogni martedì eccomi di nuovo qui. ;)

Il capitolo inizia con delle scene gioiose e tranquille. Enkidu che dice cosa avrebbe voluto costruire con il legno dell'albero profumato, le grida di acclamazione dei cittadini di Uruk, Gilgamesh che ripulisce se stesso e le proprie armi dalle fatiche della battaglia e del viaggio... Vorrei dire che è stata la quiete dopo la tempesta, ma purtroppo non posso, ed entrambe sappiamo perché. Se mai è la quiete /prima/ della tempesta. Comunque in questi punti ho davvero percepito una sensazione di tranquillità, ed è stato rinfrescante considerata la natura del capitolo precedente.

L'argomento dominante di questo episodio è però un altro, come anche suggerisce il titolo: la proposta di Ishtar. Innanzitutto, ottima la descrizione della dea. L'aspetto, il portamento, la voce... Me la immaginavo proprio così! Su F/GO lei c'è come personaggio, ma purtroppo non possiamo vedere il suo reale aspetto perché sta prendendo in prestito il corpo di Rin. -.- Eppure mi sarebbe piaciuto vederla con il suo corpo originario. Comunque sappi che nonostante il suo design io me l'ero sempre figurata in questo modo.
Ishtar mi è sempre sembrata una che non pensa troppo a quello che dice perché "tanto è bella e ha un certo potere sulle persone (sugli uomini in particolare), ergo può ottenere tutto quello che le pare e piace". Lo si vede anche per il fatto che ha sconsideratamente rivelato le sue intenzioni a Gilgamesh, magari credendo che il suo appeal gli avrebbe fatto scordare questo dettaglio fondamentale. Contiamo anche il fatto che pensava di averla vinta nonostante la terribile reputazione che si era fatta. Deve avere un'estrema fiducia nella sua attrattiva - cosa più che giustificata visto che è il suo dominio.
Ma ovviamente il nostro Gil non si accontenta di rifiutare la dea, perché lui deve sempre aggiungere la beffa al danno! Perciò le rimembra, una per una, le misere sorti dei suoi amanti. Immagino che questa se la potesse anche risparmiare, ma non sarebbe lui se lo avesse effettivamente fatto. Ma immagino anche che l'esito della conversazione sarebbe stato lo stesso: Ishtar se ne sarebbe andata comunque furente. Sarà valsa la pena di togliersi questo sfizio? Chissà. Almeno è consapevole che da lì in poi non sarà affatto tutto rose e fiori, anzi, l'esatto contrario.
Che poi stavo riflettendo, Ishtar è estremamente pericolosa: se la accetti ti manda in rovina il giorno dopo, se la rifiuti ti manda in rovina il giorno stesso. Meglio non attirare le sue attenzioni in questi frangenti.

Ma io mi immagino troppo il momento in cui Enkidu si avvicina alla stanza, sente gente che discute ed entra finalmente per poi vedersi il suo amico pieno d'ansia che gli racconta l'accaduto. Deve essere stato qualcosa di inaspettato, così come non proprio piacevole da sentire.

Il livello di angst di questo punto della storia non è nulla in confronto a quello che sta per succedergli, quindi bisogna tenersi pronti! u.u Il capitolo è stato sì di mio gradimento, su questo non ci piove. :)

A presto!

Hesper

Recensore Veterano
25/07/17, ore 21:25
Cap. 4:

Ciao, cara Alexis! Rieccoci con il nostro appuntamento settimanale (?) XD

Siamo finalmente giunti allo scontro con il terribile Khubaba. Davvero inquietante la descrizione che viene fornita di lui: non solo è estremamente forte, ma anche l'aspetto incute davvero timore! Immagino che gli dei l'abbiano creato così apposta: se nella Foresta dei Cedri c'è una creatura tanto raccapricciante e potente posso ben credere che nessuno ha mai avuto il coraggio di addentrarsi lì (insomma, a Gil stava venendo addirittura da vomitare...). Il tutto, poi, è rafforzato anche dalla reazione dei due compagni, che, intimoriti dal guardiano della foresta, si stringono le mani per darsi forza. E, a proposito di farsi forza, la scena - o forse dovrei dire le diverse scene - in cui Gilgamesh viene incoraggiato da Enkidu sono molto belle da leggere, perché sono l'ennesima prova di quanto il re degli eroi sia fortunato ad avere un amico del genere sempre al suo fianco.

Ma passiamo alla scena di combattimento! Io dico sempre che questo tipo di situazione è davvero difficile da rendere nella scrittura, soprattutto per il fatto che di per sé quest'ultima è un medium statico. Ma tu non sei andata male, anzi! L'ho trovato avvincente. I due fondamentalmente sconfiggono Khubaba più con strategia che con forza bruta, soprattutto perché è qualcosa in cui quest'ultimo potrebbe non superarli, al contrario delle mere capacità fisiche. Mi è piaciuto leggerlo perché l'astuzia è l'arma migliore dell'uomo, e usandola hanno mostrato la loro umanità; e poi perché era evidente che erano sincronizzati e non necessitavano di parole per capire quale era la prossima mossa da sferrare. Ovviamente l'utilizzo delle Catene del Paradiso e l'ausilio di Shamash hanno avuto un ruolo importante per il successo dei due. Shamash è proprio schierato apertamente: in diverse occasioni li ha aiutati a raggiungere i loro obiettivi, ed è bello vedere che lo ha anche provato nel campo di battaglia.

Khubaba però è assurdo: prima era tutto spaventoso e autoritario, ma davanti alla morte anche lui scende dal piedistallo. Sarà perché la morte rende tutti eguali. Non poteva sperare di riuscire a persuadere Gilgamesh ed Enkidu a non ucciderlo: erano andati lì per quello, e proprio quando lo avevano in pugno non conveniva affatto lasciare il lavoro a metà. Infatti immagino che Gil stesse esitando per la preoccupazione dell'amico e l'ultima frase pronunciata da Khubaba. La verità sarà dolorosa, meglio che per ora rimanga nella beata ignoranza. Lo scoprirà più tardi... O forse troppo tardi. T.T Mi è piaciuto che Enkidu in quel momento viene descritto come una "statua d'argilla", perché di fatto lui lo è, ma da quando ha compreso la saggezza umana sembra più uno di noi che non quello che era originariamente. In quel momento però è stato molto freddo, ma paradossalmente traspariva comunque molta emozione.

Eh già, ora che Khubaba è stato ucciso dovremo preparare i fazzoletti, perché è giunta l'ora dell'angst! T.T Quanta sofferenza. Io però adoro, amo l'angst, perciò non mi tiro indietro, anzi! Attenderò con ansia fino alla prossima settimana ;) E comunque anche se non fossi stata una fan dell'angst il mio amore per la GilKidu non mi avrebbe fatta ritirare in ogni caso XD

Come sempre ottimo lavoro, e a presto! ^o^

Hesper

Recensore Veterano
19/07/17, ore 11:07

Ed eccoci di nuovo qui! ^o^ Stavolta tocca al terzo capitolo.

Per cominciare, ecco l'angolo errori di distrazione. Quando li vedo te li segnalo sempre, così ti do una mano. Ma sono sempre davvero, davvero pochi. ;)
- "Sembrava aver compresolo solo guardandomi la mia perplessità nel lasciar che un demone dormisse con noialtri": secondo me dovresti togliere quel "lo" da "compresolo", primo perché stona un po', secondo perché non è concordato con "perplessità".
- "stendendermi": questo è solo di battitura, sarebbe "stendermi" ;)
- "Disse che anche questa visione fosse favorevole": "disse che era" sarebbe meglio, ma non è così grave.

Ora passiamo al contenuto, visto che è quello che più mi interessa e su cui ho molte più cose da dire. XD
Sono felice di vedere che Ninsun ha cambiato la sua opinione su Enkidu. Gli dei, proprio per loro natura, sono più propensi a dare uno e un solo giudizio, che diventa poi assoluto. Lei invece sembra che abbia almeno avuto la premura di riconsiderare l'amico del figlio e donargli complimenti e fiducia. Non lo avrà riconosciuto come parte della famiglia, ma direi che questo è più che abbastanza. In generale, mi è piaciuta molto anche la caratterizzazione della dea, perché dà veramente un'aria da regina: molto composta, solenne e quasi lapidaria.

Molto interessante anche la notte che hanno trascorso accampati; una notte direi non molto tranquilla. In effetti gli dei hanno dei modi davvero bizzarri di mandare segnali: nel senso, a nessuno verrebbe in mente di interpretare come segno di vittoria dei sogni simili. L'interpretazione più intuitiva sarebbe appunto l'esatto contrario. Per fortuna il demone ha dato poteri divinatori ad Enkidu: già non erano proprio tranquillissimi, figuriamoci se pensavano di aver avuto dei responsi negativi...

Mi è piaciuta molto anche l'ultima scena, quella in cui Gilgamesh ed Enkidu si stavano dirigendo verso la Foresta dei Cedri. Qui hai mostrato un lato di entrambi che, mentre sull'Epopea di Gilgamesh viene appunto affrontato, su Fate invece viene trascurato per ovvi motivi: il timore e la comprensibile esitazione scaturiti dall'incontrare e doversi confrontare con un nemico molto temibile. Aggiungiamo anche il fatto che devono sbrigarsi perché altrimenti indossa tutti i veli protettivi, quindi si può comprendere perché anche persone come loro esitano davanti ad un mostro del genere. E' stato bello da vedere come i due radunano le loro forze grazie all'aiuto reciproco: Gil è rassicurato dal fatto che assieme ad Enkidu può fare qualsiasi cosa, mentre quest'ultimo viene incoraggiato dal compagno che gli rammenta quali effettivamente siano le sue, le loro capacità.
Come anche nel resto del capitolo, io te lo ripeto, ho adorato il linguaggio non verbale utilizzato dai due (ad esempio il fatto che mentre erano andati dalla dea Ninsun si stavano tenendo per mano, oppure quando, per incoraggiarlo, Gilgamesh stava costringendo Enkidu a guardarlo). Sarò ripetitiva, ma è una cosa che mi piace davvero tanto *^* Più che altro è sollevante perché in generale non si vede molta aptica negli anime/manga (purtroppo!).

Quindi, adesso ho terminato di leggere le parti che avevi inserito anche nella versione precedente della storia. In realtà c'erano parti nuove anche in questi primi tre capitoli, ma da ora in poi sarà tutto nuovo, anche le situazioni ;)

Anche stavolta abbiamo terminato. :) Ti saluto, e a presto allora! ^o^

Hesper

Recensore Veterano
11/07/17, ore 21:55

Ciao, Alexis! :) Arrivo anche questa volta a recensire il capitolo.

Allora. Innanzitutto, ho visto che, rispetto all'altra volta, il capitolo è più corposo. Ottimo, soprattutto perché hai lasciato spazio per ulteriori dialoghi e descrizioni. Prima di commentare il contenuto volevo segnalarti un paio di passi che potresti correggere. Il primo si trova nella citazione: hai scritto "dellaForesta". Il secondo invece è questo: "asciugando quelle umidi goti": il plurale di "gota" è "gote", ed è femminile. Hai messo il genere di "quelle" giusto, ma poi hai sbagliato la concordanza.
Come puoi vedere ho già finito, perché il resto va benissimo ;)

Dunque, la scena sottintesa all'inizio consiste appunto nel rifiuto di Rimat-Ninsun di adottare Enkidu. E' una scena tanto bella quanto triste. Bella perché possiamo vedere quanto i due tengono l'uno all'altro e i modi in cui lo dimostrano: Gilgamesh che vuole donare una famiglia all'amico è un gesto importante, così come vedere la gioia di Enkidu nel sapere che avrebbe avuto la possibilità di avere anche lui dei genitori e dei cari - cosa che purtroppo non gli era stata concessa. Triste ovviamente perché i due non riescono a convincere la dea, e i loro sentimenti sono più che giustificati.
E queste emozioni non durano per molto, anche perché Gilgamesh cambia argomento proponendogli di andare alla Foresta dei Cedri ad uccidere Khubaba. Se volevi far passare il cambio di atmosfera, direi che ci sei riuscita: se prima il mood era più intimo, subito dopo le parole del Re di Uruk il tutto è diventato più teso. Ho notato anche che la gestualità dei due è cambiata assieme alle loro parole, ed è stato interessante da vedere. Mi piace quando si inserisce il linguaggio del corpo nelle storie, perché accompagna i dialoghi, li arricchisce, così come nella vita reale. Ovviamente questo si applica anche per il resto del capitolo (e mi riferisco all'ultima scena), ma andiamo con ordine!
Enkidu però è davvero perspicace, eh? :) Gli è bastato sentire poche frasi dal suo amico per capire che la sua proposta non era così campata per aria, ma nascondeva una qualche intenzione da lui non esplicitata. E grazie a questa sua qualità riesce sempre a colpire, a stupire Gil. Qualcosa mi dice che ci saranno più occasioni in cui il Re degli Eroi proverà questo sentimento nei suoi confronti ;)
Il confronto tra i due comincia già nella scena precedente, ma viene esternata in modo ancora più efficace nella parte in cui Gilgamesh cerca di convincere il popolo della sua idea mentre Enkidu tenta di dissuaderlo e di far ragionare le persone su quello che sta per accadere. Mi è piaciuto il fatto che sono i giovani che si schierano con il re, mentre quelli che danno ragione ad Enkidu sono proprio gli anziani. Infatti le loro posizioni riflettono il modo di ragionare tipico delle persone di quell'età: nel pensiero comune sono i giovani a voler perseguire la gloria in imprese folli, mentre sono proprio gli anziani a considerare tutte le conseguenze che le loro azioni potrebbero portare. Purtroppo per Enkidu e gli anziani, l'oracolo ha dato un responso positivo per Gilgamesh, perciò dovranno solo sperare che tutto vada bene! Ma andrà bene, dai, quindi non ci sono problemi per nessuno.
Di certo Enkidu non lo segue per la gloria, questo direi che è appurato, ma andare con lui è la scelta giusta. Almeno si accerta che tutto vada bene, non lo può mica lasciar da solo contro Khubaba... Anche questa parte è stata bella da leggere: Gil sembra davvero convinto di quello che sta facendo, mentre l'amico un po' meno. Posso anche immaginare il perché.
Per il resto niente, vedremo nel prossimo capitolo!
A questo proposito, per quella scena che dicevi nell'angolo dell'autrice... Intanto il riferimento al film non lo avevo colto perché non ho familiarità con quest'ultimo (infatti non credo di averlo mai visto). Comunque, io provo a darti la mia opinione, poi tu fa' come meglio credi: secondo me sarebbe meglio metterla come one-shot a parte. Dico così perché introdurre quella scena implicherebbe un'interruzione della narrazione, e sarebbe meglio avere una maggiore continuità. Ovviamente non mi dispiacerebbe in alcun modo se decidessi di metterla come capitolo extra nella storia, anche perché non penso sia lunga chilometri! Quindi io te la butto qui, poi decidi tu cosa fare.

Direi che con questo posso terminare qui. Ti saluto, e ci sentiamo presto! ^o^

Hesper

Recensore Veterano
04/07/17, ore 11:32

Cara Alexis,
come anticipato, eccomi qui a scrivere un commento alla nuova versione di "The Golden King"!
Comincio dicendoti che sono davvero felice che tu abbia deciso di riscriverla e magari di completarla. Non solo mi dai la possibilità di leggere ancora qualcosa sulla GilKidu, ma anche di vedere finalmente il tuo stile attuale! Le altre fanfic tue che ho letto erano di qualche anno - o mese - fa, e si sa quanto una persona possa fare progressi in questo arco di tempo. Poi ho visto che hai anche alzato il rating. Da arancione a rosso? Audace. Già l'arancione è audace, ma il rosso lo è di più ovviamente! (?)
Ma bando alle ciance e cominciamo!

Si può dire senza ombra di dubbio che hai fatto un salto di qualità nello stile, anche se io lo trovavo molto buono anche prima. Soprattutto ho notato che, se prima eri comunque poetica, adesso lo sembri ancora di più. Quello che hai usato in questo capitolo è uno stile che mi sa un po' di arcaico, e direi che è perfetto dato che con questa storia vuoi ricalcare (con aggiunte, ovviamente) gli avvenimenti narrati nell'Epopea di Gilgamesh - che a quanto ne sappiamo potrebbe anche essere una delle prime opere letterarie a noi rinvenute. Ottimo, direi!

In questo capitolo parli dei dubbi di Gilgamesh sulla profezia narratagli dalla madre, e dell'incontro tra il Re degli Eroi ed Enkidu, cosa che avevi già fatto nella versione vecchia. Qui hai un po' approfondito la cosa, anche se il numero di parole rimane sempre limitato. Nonostante ciò, sei riuscita a catturare in modo efficace i sentimenti che Gil avrebbe potuto provare in questo importante avvenimento che gli ha sconvolto la vita - in positivo però! Molto bello il modo in cui passa dal dubbio sul fatto che potesse comprendere e abbracciare sentimenti come l'amicizia e l'amore, all'interesse e allo stupore scaturiti dall'atteggiamento spavaldo, sicuro e impavido di Enkidu e dal fatto che per la prima volta si è sentito veramente affrontato da un pari (immagino dev'essere stato fantastico per lui), e finalmente a quell'abbraccio, che gli dà la certezza che la sua vita avrebbe subito un drastico cambiamento. L'ho trovato interessante anche proprio da punto di vista della formulazione delle frasi, primo perché mi sembravano veramente pronunciate dal nostro Gil; secondo perché mentre nella parte iniziale sono molto egocentriche (proprio nel senso etimologico del termine, ovvero incentrate su se stesso), nella seconda parte, pur continuando a descrivere le sue emozioni, si concentra parecchio anche su Enkidu.
In questa nuova versione hai anche contestualizzato la lotta tra i due, e direi che è una buona trovata. Mi sembra che Enkidu fosse veramente arrivato durante una cerimonia di matrimonio... Correggimi se sbaglio. In ogni caso, hai fatto benissimo.
E poi, bello il modo in cui viene introdotto il fatidico giorno, quello in cui avrebbe "portato in dono il più importante dei suoi tesori". L'ho evidenziata perché mi ha ricordato una cosa. Non so se hai mai letto la light novel o il manga di Fate/Zero (anche se immagino di sì), ma in entrambi c'è un flashback della morte di Enkidu, e Gilgamesh dice proprio la stessa cosa: che il suo amico era il più importante e prezioso dei suoi tesori. A me aveva colpito molto quella definizione, e non ho potuto fare a meno di provare gli stessi sentimenti mentre leggevo la tua storia.

Ovviamente concordo con quello che hai detto nelle note a fine capitolo. Come dicevi anche tu è davvero trascurata, nonostante almeno Gil compaia in molte opere di Fate (anche se Enkidu fa i suoi cameo). Ci sono pezzettini e indizi qua e là, ma nulla di più. Ah non c'è bisogno di farmeli apprezzare, io li adoro di già! ^o^ Ma se vuoi accrescere i miei sentimenti fa' pure XD

Anche stavolta mi sembra di aver scritto un papiro O.O Ma spero apprezzi comunque ^///^ Immagino che il prossimo capitolo sarà dedicato allo scontro con Humbaba, no? Beh, in ogni caso attendo con impazienza il prossimo episodio!

A presto allora!

Hesper