Cara Rossella,
questa poesia mi ha molto sorpresa, è completamente diversa dai tuoi lavori precedenti, almeno da quelli che ho avuto il piacere di leggere - e questo è un bene, sia chiaro, bisogna sempre sperimentare, mai rimanere bloccati in un punto. Penso di averla compresa a tratti, ma ti dico l'idea che mi sono fatta, sperando non sia completamente errata. Ho percepito una solitudine insolita, diversa dalla solitudine che ci deriva dal non sentirci capiti, dal sentirci soli al mondo, dal sentirci fraintesi: qui si avverte il passaggio da un tempo in cui le persone a noi più care potevano comprenderci, da un tempo in cui quel vuoto nel cuore non era ancora così profondo e incolmabile e poi sono sopraggiunti dei cambiamenti, non si sa se in noi stessi o negli altri, forse in ambedue, e quei cambiamenti hanno finito per allontanarci aprendo una voragine sotto ai nostri piedi, portandoci in direzioni opposte e apparentemente inconciliabili. E noi ci proviamo a "strapparla" via quella solitudine, così come se strappassimo la nostra stessa carne, sperando di uscire dalla sua morsa soffocante, sperando un giorno di sentirci nuovamente nel cuore e nell'anima vicini a qualcuno.
Al di là della mia lettura, sicuramente non completamente fedele - tendo a farmi prendere - mi è davvero piaciuta molto, le parole sono forti, decise, dirette e impietose, non hai avuto paura di dire le cose come stanno, brava.
Un abbraccio,
Mochi |