Ed eccomi qui, come appena promesso!
Come al solito i tuoi titoli strategici mi colpiscono sempre tantissimo, e perciò non ho esitato neppure un secondo quando ho visto che eri tornata a pubblicare qualcosa di tuo.
Apprestandomi a leggere questa storia ho subito pensato di ritrovarmi nella mente di un malato di depressione - una brutta patologia dalla quale chi è vittima non riesce a liberarsi, tanto da trasformarsi nel suo stesso carnefice. Non mi riferisco a te, autrice, ovviamente, ma al protagonista della vicenda. Per quanto depressa possa apparire la protagonista di questa storia, noto che il tema trattato alla base è totalmente differente: abbiamo un sentimento stroncato da qualcosa o qualcuno e una voglia morbosa del protagonista di soffocare la sua rabbia, la sua solitudine e la sua stramba pazzia riversandosi contro gli altri e facendogli saggiare un tratto del suo atipico dolore.
Il cagnolino che riesce a sbranare l'alano - cane grande per antonomasia - non è altri che la personificazione della follia estrema e della rabbia famelica, in grado di divorare qualsiasi cosa, qualsiasi rapporto, anche i legami con la persona che si preferisce. Dopotutto, la rabbia è accecante... e nessuno, quando ne è dominato, prende immediatamente coscienza di ciò che essa causa.
E si scopre presto che non c'è rimedio alla furia scaturita dalla rabbia: dopo che il cane ha morso, divorato e sparso sangue ovunque, non c'è altro modo per far rigurgitare il pasto al cane, se non quello di fare ammenda.
Il fatto che questa piccola storiella sia la rielaborazione di un tuo sogno mi fa sorridere. Non è la prima volta che tu tratti l'argomento "sogno" in un tuo scritto, e a me piace tantissimo leggere ciò che la notte s'insinua in menti diverse dalla mia. Lo trovo particolarmente curioso... non so ahahah
Detto ciò, complimenti, mia cara, per un piccolo scritto davvero ben fatto, ben sognato e ben trascritto su carta. Non ti smentisci mai.
Makil_
(Recensione modificata il 21/07/2017 - 04:57 pm) |