Sesto Posto
Quando la vita è uno stiletto di cristallo (che non si conficca nel cuore)
di Claireroxy
Grammatica: 8.8/10
La grammatica va piuttosto bene. L’unico errore smodato che fai è quello della d eufonica, che è sempre saggio usare solo davanti a vocale uguale, soprattutto perché in alcuni casi è proprio rude da sentire pronunciare. Un errore che non commetti sempre ma che a volte dimentichi di tenere a mente è la virgola tra coordinate dirette, che hanno lo stesso soggetto: non bisogna metterla perché spezzi un legame sintattico fondamentale.
Per il resto, anche la sintassi è ottima. Di seguito, gli errori che ho trovato.
ad osservarla → -0.5 (Penalità generica. Togli la d)
Questo atteggiamento non ti fa davvero pensare a niente?Sarai mai sensibile → 0.1 (manca uno spazio dopo il punto interrogativo)
Invece, mi espone all'oscurità della notte, e mi porge all'esiliato. → 0.2 (togli la virgola)
Il principe finalmente si toglie il bavaglio, e sorride alla signora → 0.2 (togli la virgola)
Poi, sono velocemente attorcigliata alla mano del ragazzo (e sento la fredda maledizione fluire sotto la pelle) e portata via sul suo cavallo, immergendomi nell'oscurità della notte → 0.2 (Non è lei che compie l’azione, ma la subisce. Quindi, credo sia più corretto dire “immersa nell’oscurità della notte”, per concordanza dei verbi)
ad osservare le stelle → (togli la d)
ed a sperare che lui la rimembri → (togli la d)
Stile: 7/10
Secondo me, c’è un errore di fondo che penalizza l’intera storia: il protagonista è lo stiletto, eppure la voce narrante è femminile, come se dentro l’oggetto ci sia uno spirito del tutto diverso da quello che si direbbe guardando l’oggetto. Lo stiletto in questione è antico, un veterano di guerra; ha diverse “ferite” sopra di sé. Tu ne hai dato un’interpretazione molto diversa da quella che è non solo la sua funzione ma anche il suo aspetto. Questo contrasto mi ha molto confuso, lo devo ammettere. Ho visto il film una volta sola e un po’ di tempo fa, forse c’è qualcosa che non ricordo bene, comunque le sensazioni che ha dato a me erano un po’ differenti. La tua scelta, quindi, mi è parsa insolita, tanto che all’inizio non avevo completamente colto il soggetto, chi fosse la voce narrante. Me la sono spiegata pensando che il sesso dello stiletto sia affine a quello della giovane, che hai associato una guida femminile perché lei è una ragazza.
Un altro problema lo riscontro nel lessico: è contraddittorio, a tratti anacronistico. Il contesto è antico, non dico primitivo ma comunque parecchio in là; addirittura, poi, lo stiletto proviene da ere ancora più antecedenti, la sua anima è vecchia, la sua memoria remota. Eppure il suo linguaggio è molto “moderno”, informale. Ci sono termini, come “rimembri”, adatti alla sua antichità, ma altre espressioni che sono persino inadatte al contesto presente in cui i personaggi si muovono. Quindi non è possibile sentirli, neanche volendo considerare che il lessico dello stiletto si sia evoluto adattandosi al tempo in cui la storia si svolge.
In generale, il lessico comunque è molto semplice e colloquiale, l’ho trovato troppo piatto per essere esplicativo di un oggetto così antico.
Invece ho trovato azzeccata, un po’ obbligatoria, la scelta del narratore interno, tra l’altro il punto di vista dello stiletto è sorprendente e originale, e la sorpresa di per sé è stata ben gestita, proprio perché non rivelata dall’inizio.
La lettura, infine, è scorrevole e non ha grosse incespicate. La punteggiatura ha alcuni difetti, però non penalizza eccessivamente il testo. In alcuni punti, però, sei andata a capo senza motivo, come quando devi inserire i dialoghi. Ti faccio un esempio:
Ashitaka, seduto sulla sua cavalcatura, si gira ad osservarla. Non si toglie la stoffa dalla bocca quando la rimbecca con gentilezza.
"Kaya! È proibito vedermi partire."
Il paragrafo tratta le sensazioni di Ashitaka e introduce le sue parole: dovresti utilizzare i due punti e portare il dialogo nel rigo sopra.
In definita, ci sono alcuni accorgimenti da adottare, lo stile ha pregi e difetti, però la flash si legge comunque abbastanza bene, seppur con i suoi difetti.
Originalità e trama: 10/10
L’idea di dare coscienza a un oggetto inanimato mi piace molto. Ho partecipato a un contest di recente che aveva proprio voluto concentrarsi su questo tema, quindi vedere che qualcun altro me la ripropone mi ha fatto piacere. Trovo che il punto di vista dello stiletto di Kaya sia originale, un nuovo modo per presentare la scena. Inoltre sei stata molto brava a non uscire fuori dalla sua visione, mostrando però allo stesso tempo tutti i passaggi salienti della scena, cosa importante i loro sentimenti. L’idea originale c’è.
Ho trovato il missing moment molto ben riuscito, questa telecamera che ci mostra una diversa angolazione. Sulla trama in sé, non c’è molto da dire. Hai sfruttato un’unica scena e ti sei concentrata molto bene sui sentimenti e le emozioni dei personaggi, ma ancora meglio sui silenzi e i sottintesi della vicenda. È stata un’idea semplice, ma carina, senza particolari colpi di scena ma che non presenta buchi o contraddizioni. Inoltre l’aspetto introspettivo è stato studiato e adoperato.
Titolo: 5/5
Il titolo è molto lungo e poi presenta quella parte tra parentesi che io non amo molto nei titoli, ovvero non mi piace vedere le parentesi nei titoli. Però qui mi ha conquistato, semplicemente. Il titolo è forse la parte migliore della storia, mi fa quasi desiderare maggior phatos all’interno della storia, maggiore struggimento, mentre invece i toni si sono mantenuti soffusi, quasi frettolosi, resi bene tra l’altro perché Kaya stava compiendo qualcosa di proibito. Però il titolo mi ha dato questo desiderio in più.
Esso si riferisce sia allo stiletto e alla vita che scorre in lui, sia allo stiletto conficcato nel corpo della signora, dolore e preoccupazione. Mi piace questa doppia valenza. Esso richiama il fulcro fondamentale della flash, eppure ha in sé un significato molto più recondito, così come lo ha anche il dono che Kaya fa ad Ashitaka. Inoltro esso richiama la dolcezza del gesto che ella compie, ma anche quel dolore sordo della separazione, proprio nella relativa contenuta tra parentesi: il tuo dire “non si conficca nel cuore” a me sa tanto di amore e struggimento. Complimenti!
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
A prescindere da ciò che penso del tuo “stiletto”, devo dire che la scelta della caratterizzazione di questo oggetto è molto libera, poiché non ne abbiamo un IC con cui confrontarlo, perciò mi limiterò ad analizzare la caratterizzazione che ne hai data tu. E devo dire che è piuttosto originale, a tratti direi divertente, in modi che non mi aspettavo e che io non avrei mai associato a un oggetto simile.
Lo stiletto è il protagonista in discusso della vicenda, la sua antichità e il suo ruolo così onorifico all’interno della famiglia di Kaya sembrano aver fatto insorgere in lui questo aspetto “egocentrico”, un po’ da prima donna: troppo importante per finire nelle mani di quel ragazzo maledetto. È bello vedere però come lo hai dotato di sensazioni umane (sbigottimento, stupore, offesa) e anche di un cuore, all’interno del quale si riversa parte di quello di Kayra. Hai quindi sfruttato questo aspetto, l’essere portatore di un grande compito poiché importante per la sua padroncina, per far sì che egli accettasse la missione, quasi che la accettasse con onore, fiero di poter vegliare su una parte così importante per la sua signora.
Per gli altri due, ti sei mantenuta sui tratti peculiari, senza andare ad approfondire o estendere quello che è il loro tratto principale. Ashitaka lo mostri come un ragazzo silenzioso, distante, serio, che guarda più in alto e in generale del singolo; però il pensiero di Kaya, così intimo e pericoloso fa, breccia, tanto che egli abbassa la protezione del “bavaglio” come a diminuire per un attimo la distanza che gli separa. Kaya, invece, è dolce, sensibile, a tratti coraggiosa e impulsiva. Di lei fai percepire il dolore della separazione e quel senso di unione che la sorte del principe non può cancellare, né tantomeno può farlo il divieto della città.
Gradimento personale: 3.5/5
La storia è stata un po’ un miscuglio di sensazioni: da una parte c’è stata la confusione di fondo, quel dovermi abituare a uno stiletto “femmina”; dall’altra c’è però la capacità di emozionare già solo con il titolo, e poi con i personaggi, che hai reso molto bene. L’effetto “telecronaca” da parte dello stiletto mi ha ricordato – scioccamente, lo so – Sebastian quando incoraggia il principe a baciare Ariel, ovvero ci sono state parti così, di questo oggetto che la sa lunga e sembra tollerare l’atteggiamento sciocco e infantile dei due ragazzi, che sembra spingerli e alla fine accettare le loro stupidaggini, con l’amore di chi li vuole bene, quasi con compassione e un occhio da adulto. Peccato però che alcune espressioni non erano adatte al suo ruolo.
Se la storia avesse avuto una struttura più curata nella forma, sarebbe stata una perla. Il titolo merita un corpo più evocativo, una voce narrante più antica, coerente con la magia che egli ha saputo creare. Ti dico questo non perché voglio offendere il tuo scritto, ma perché mi piacerebbe – da fan – vedere una versione di questa flash “migliore”, perché hai davvero un talento e parecchio buon materiale su cui lavorare.
La storia mi è piaciuta, però non è riuscita a essere all’altezza delle aspettative.
Punteggio: 43.3/50 |