Eccomi qui Kan!
In un ritardo che… E’ il mio record, direi XD. Ma pazienza, questa storia è stupenda e rileggerla ancora è sempre un piacere, è talmente bella e unica che come scusa questo ed altro.
Il modo in cui tu sei stata in grado in questi anni di studiare, capire e raccontare gli Ainur per me è incredibile. Un lavoro come quello che sei riuscita a fare tu con loro è incredibile, non ho mai letto nessun altro in grado di descriverli e capirli, e quindi mostrare ciò che pensano e provano bene come te, sul serio. Ti ammiro immensamente per questo!
Qui non solo ci sei riuscita una volta ancora, ma sei riuscita anche a fare qualcosa di ancora più complesso, rendere alla perfezione Eru!
Davvero Kan, io sono rimasta senza parole, senza fiato, sconvolta e rapita dal lavoro che hai fatto, complimentissimi!
Proverò anche qui ad andare con ordine.
Melkor nel vuoto. Ho amato come tu sia riuscita a sottolineare e a mostrare sia la sua condizione fisica, sia come cerchi ancora di convincersi di avere il controllo della situazione.
Il modo in cui odia il dolore che prova, prima di tutto. Ma soprattutto il modo in cui è così abituato alla sua forma fisica, da voler urlare, da provare ancora a guardarsi intorno come ha sempre fatto quando aveva gli occhi, anche quando Eru lo libera dalla veste. È inevitabilmente legato più di chiunque altro a tutte quelle abitudini e a quei modi di fare. E anche se fa finta di aver accettato quel prezzo, ho la sensazione che non faccia in realtà che acuire il suo odio per le regole di Arda, che lo hanno costretto a questo per fare ciò che si considerava in diritto di fare. Due dati importantissimi che sono perfetti per introdurre sia il momento che il personaggio!
Ancora di più perché Melkor si trova nel vuoto, che lo spinge all’inizio a pensarsi ancora appunto padrone della situazione. chi conosce e ama il vuoto più di lui? Male infernale a parte, è praticamente ancora a casa,secondo lui.
È meraviglioso come parta subito cantandosela e suonandosela per poter ridere dell’igenuità di Manwe e di tutti gli altri che credono di averlo rovinato per sempre, salvo poi rendersi conto che lì non può parlare o muoversi, non può avere il controllo su nulla, nemmeno su sé stesso.
E qui ho amato come hai fatto comparire Eru! Non tanto, o meglio non solo, per come interrompe il monologo d’onnipotenza di Melkor, ma perché… bè, è il modo perfetto per introdurre Eru.
Eru che veramente è onnipotente, onnisciente, e che in fondo c’era anche prima. ma che decide di farsi sentire davvero solo ora perché sa che è il momento giusto per comparire a dare un bel buffetto al suo figliolo e iniziare a spiegargli con calma quello che non ha ancora capito.
e ciò che Melkor non capisce e non vede sono così tante sfaccettature, piccole e grandi, e sono tutte perfette. Giuste. Necessarie eppure a loro modo inevitabilmente ovvie perché si sta parlando di Eru ed è inevitabile e intrinseco che tutto torni a lui.
E il modo in cui tu hai fatto sì che effettivamente ogni idea, ogni pensiero, ogni fatto porti a questo è meraviglioso, semplicemente meraviglioso.
Davvero, questa caratterizzazione di Eru mi ha commossa e toccata tantissimo perché è… Sublime.
Si parte con un’azione ben precisa, Melkor che sente la veste, e tutto il dolore annesso, che gli viene tolto, e poi Eru è ovunque. Attorno a Melkor, attorno ai suoi pensieri,e lo circonda e tocca ogni parte del suo spirito con la sua voce, la sua presenza, il suo “esserci”.
Melkor sente tutto, ogni sospiro, ogni rimprovero bonario, lo percepisce in maniera così profonda e totale che non può sfuggire, non può che esserne avvolto e provarlo, sentirlo e accettarlo per ciò che è, puramente per ciò che è, che gli piaccia o no.
Ha tutto meravigliosamente senso, dato che Melkor è figlio del pensiero di Eru e dato che è tornato a ciò che era un tempo, cosa che come vala non era più, non lo sonopiù nemmeno gli altri, in un certo senso. Non ora che sono entrati in Arda.
E poi ciò che Eru dice e fa! La sua calma bonaria che non è semplicemente paternalistica o simili, è proprio qualcosa di così antico, così infinito, così inperscrutabile che percepirla come calma bonaria, come fa Melkor, è solo un grattare la superficie. È calma ma anche onniscienza ma anche profonda consapevolezza di ciò che era, è e sarà ma anche accettazione di ciò che era, è e sarà, perché Eru questo vuole, questo ha fatto.
È tutto questo e molto di più e si sente, ogni volta che Eru parla o tenta di mettere Melkor davanti alla verità così come sta.
Ed è perfetto come Melkor all’inizio provi ancora a mantenere il suo vanto, a dimostrare ciò che ha fatto. Come si compiace delle sue creature, come si compiace di aver portato la distruzione nel disegno perfetto di Eru e come tenti, soprattutto, di sbattergli in faccia che lui non glie lo ha mai impedito, quando in realtà avrebbe potuto, e che anzi, dato che lui lo ha creato, ne è direttamente responsabile.
Melkor è ancora convinto che tutto ciò serva a qualcosa, come era convinto di aver compiuto un’autentica e inaspettata ribellione con la sua stonatura nella musica, e deve ancora sbattere il naso contro il fatto che Eru sa. Non perché lo abbia fatto Melkor, ma perché era già così, era già fatto.
Eru finisce per togliere tutti i meriti a Melkor, lentamente, gradualmente, facendolo veramente scivolare nel vuoto che gli è rimasto.
Stavo poi scordando che già un passo lo ha sostanzialmente fatto togliendogli la veste e mostrando a Melkor quanto si è veramente indebolito, quanto poco è rimasto di lui.
La recriminazione di Melkor sul fatto che Eru ha preferito Manwe come re di Arda me l’aspettavo da lui, e non vedevo l’ora di leggere la risposta di Eru. Risposta che ho adorato e di più, perché è di una perfezione assoluta.
Non è stato Eru a scegliere, non è stata una lotta tra Manwe e Melkor. La cosa non è mai stata nelle loro mani. Ma in quelle di Varda!
È la regina, l’elemento femminile, che da la vita, che da inizio a tutto, che da la luce, l’unica che poteva scegliere davvero il meglio per Arda, che poteva vedere oltre.
Eru sapeva che Varda avrebbe in quanto femminile saputo fare la scelta che andava fatta, perché così doveva essere e così è sempre stato.
Leggere questo da una profondità e una visione ancora più speciale del rifiuto di Melkor da parte di Varda, e io amo tutto questo! Il potere del femminile che genera, che da la vita, e non la trasforma come invece fa il maschile.
Melkor in fondo stando nel mondo ha sempre avuto questa risposta sotto il naso, ma non ci è mai arrivato, perché non ci si è mai soffermato.
Si è sempre crogiolato in ciò che distruggeva, e negli esseri che credeva di creare dal niente senza accorgersi veramente del fatto che, appunto, distruggeva e trasformava, non creava.
E devo dirlo, il modo in cui Melkor gongola nel ricordare il momento in cui ha rovinato gli elfi con le sue “cure” mi ha fatto rabbrividire, non ce la faccio!
Ma i due colpetti finali sono stati la parte che ho amato di più.
Il momento in cui Eru davvero mette Melkor difronte alla sua essenza al di sopra di tutto e che contiene tutto, e Melkor non può che arrendersi, perché tutto ciò che può fare è accettare. Ribellarsi, negare, rifiutare di capire non ha più senso, e non cambierà ciò che è sempre stato.
Eru è maschile e femminile, è al di sopra di bene e male, comprende tutto nel senso totale del termine. È detto “padre”, ma non può che essere padre e madre. E non può essere accusato di aver commesso errori o di aver permesso il male, perché ha stabilito un tema che è suo e non c’è niente al di sopra di questo, non ci sono errori successivi.
E soprattutto, e questo è il tocco finale, ciò che mi ha fatto dire che è giusto, era quello che volevo leggere, era quello che sognavo di sentire: la Fiamma Imperitura non è, non può essere qualcosa di esterno, di altro da Eru. La Fiamma Imperitura, come del resto tutto il resto è in Eru e se è, è perché lui ha dato il via perché fosse.
Melkor non aveva mai voluto vedere tutto questo, e di conseguenza non aveva mai capito nulla. I Figli di Eru, la creazione di Eru, il ruolo di tutti gli ainur Melkor compreso, e alla fine, persino il vuoto.
Lo capisce ora.
Meraviglioso, Kan, di una perfezione magistrale, incredibile.
Tutto così giusto, così perfetto, così perfettamente incastrato in quello che è tutto il concetto dell’Ainulindale, Eru e gli Ainur!
Come hai reso ogni concetto con quell’aura così semplice perché in fondo è infinito, ineluttabile.
Davvero, non riesco a spiegarmi meglio di così.
E ripeto ancora perché non riesco a non farlo: perfetta la resa di Eru, il suo modo di “parlare” a Melkor, e la caratterizzazione di entrambi.
Totalmente infinitamente perfetti!
Complimenti Kan, complimenti davvero.
Uno dei tuoi lavori migliori in assoluto sotto tutti i punti di vista!
Di sicuro la più alta dimostrazione di quanto profondamente riesci a capire gli Ainur e ciò che sono, le loro origini, i loro scopi per Eru e nel mondo di Arda.
Non solo per ciò che mostrano le rivelazioni di Eru, ma anche per la presenza di Eru stesso.
Un abbraccio fortissimo!
Tyel |