Recensioni per
La condanna
di Kanako91

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
30/05/18, ore 00:02
Cap. 1:

Eccomi qui Kan!
In un ritardo che… E’ il mio record, direi XD. Ma pazienza, questa storia è stupenda e rileggerla ancora è sempre un piacere, è talmente bella e unica che come scusa questo ed altro.

Il modo in cui tu sei stata in grado in questi anni di studiare, capire e raccontare gli Ainur per me è incredibile. Un lavoro come quello che sei riuscita a fare tu con loro è incredibile, non ho mai letto nessun altro in grado di descriverli e capirli, e quindi mostrare ciò che pensano e provano bene come te, sul serio. Ti ammiro immensamente per questo!
Qui non solo ci sei riuscita una volta ancora, ma sei riuscita anche a fare qualcosa di ancora più complesso, rendere alla perfezione Eru!
Davvero Kan, io sono rimasta senza parole, senza fiato, sconvolta e rapita dal lavoro che hai fatto, complimentissimi!

Proverò anche qui ad andare con ordine.
Melkor nel vuoto. Ho amato come tu sia riuscita a sottolineare e a mostrare sia la sua condizione fisica, sia come cerchi ancora di convincersi di avere il controllo della situazione.
Il modo in cui odia il dolore che prova, prima di tutto. Ma soprattutto il modo in cui è così abituato alla sua forma fisica, da voler urlare, da provare ancora a guardarsi intorno come ha sempre fatto quando aveva gli occhi, anche quando Eru lo libera dalla veste. È inevitabilmente legato più di chiunque altro a tutte quelle abitudini e a quei modi di fare. E anche se fa finta di aver accettato quel prezzo, ho la sensazione che non faccia in realtà che acuire il suo odio per le regole di Arda, che lo hanno costretto a questo per fare ciò che si considerava in diritto di fare. Due dati importantissimi che sono perfetti per introdurre sia il momento che il personaggio!
Ancora di più perché Melkor si trova nel vuoto, che lo spinge all’inizio a pensarsi ancora appunto padrone della situazione. chi conosce e ama il vuoto più di lui? Male infernale a parte, è praticamente ancora a casa,secondo lui.
È meraviglioso come parta subito cantandosela e suonandosela per poter ridere dell’igenuità di Manwe e di tutti gli altri che credono di averlo rovinato per sempre, salvo poi rendersi conto che lì non può parlare o muoversi, non può avere il controllo su nulla, nemmeno su sé stesso.

E qui ho amato come hai fatto comparire Eru! Non tanto, o meglio non solo, per come interrompe il monologo d’onnipotenza di Melkor, ma perché… bè, è il modo perfetto per introdurre Eru.
Eru che veramente è onnipotente, onnisciente, e che in fondo c’era anche prima. ma che decide di farsi sentire davvero solo ora perché sa che è il momento giusto per comparire a dare un bel buffetto al suo figliolo e iniziare a spiegargli con calma quello che non ha ancora capito.
e ciò che Melkor non capisce e non vede sono così tante sfaccettature, piccole e grandi, e sono tutte perfette. Giuste. Necessarie eppure a loro modo inevitabilmente ovvie perché si sta parlando di Eru ed è inevitabile e intrinseco che tutto torni a lui.
E il modo in cui tu hai fatto sì che effettivamente ogni idea, ogni pensiero, ogni fatto porti a questo è meraviglioso, semplicemente meraviglioso.

Davvero, questa caratterizzazione di Eru mi ha commossa e toccata tantissimo perché è… Sublime.
Si parte con un’azione ben precisa, Melkor che sente la veste, e tutto il dolore annesso, che gli viene tolto, e poi Eru è ovunque. Attorno a Melkor, attorno ai suoi pensieri,e lo circonda e tocca ogni parte del suo spirito con la sua voce, la sua presenza, il suo “esserci”.
Melkor sente tutto, ogni sospiro, ogni rimprovero bonario, lo percepisce in maniera così profonda e totale che non può sfuggire, non può che esserne avvolto e provarlo, sentirlo e accettarlo per ciò che è, puramente per ciò che è, che gli piaccia o no.
Ha tutto meravigliosamente senso, dato che Melkor è figlio del pensiero di Eru e dato che è tornato a ciò che era un tempo, cosa che come vala non era più, non lo sonopiù nemmeno gli altri, in un certo senso. Non ora che sono entrati in Arda.

E poi ciò che Eru dice e fa! La sua calma bonaria che non è semplicemente paternalistica o simili, è proprio qualcosa di così antico, così infinito, così inperscrutabile che percepirla come calma bonaria, come fa Melkor, è solo un grattare la superficie. È calma ma anche onniscienza ma anche profonda consapevolezza di ciò che era, è e sarà ma anche accettazione di ciò che era, è e sarà, perché Eru questo vuole, questo ha fatto.
È tutto questo e molto di più e si sente, ogni volta che Eru parla o tenta di mettere Melkor davanti alla verità così come sta.

Ed è perfetto come Melkor all’inizio provi ancora a mantenere il suo vanto, a dimostrare ciò che ha fatto. Come si compiace delle sue creature, come si compiace di aver portato la distruzione nel disegno perfetto di Eru e come tenti, soprattutto, di sbattergli in faccia che lui non glie lo ha mai impedito, quando in realtà avrebbe potuto, e che anzi, dato che lui lo ha creato, ne è direttamente responsabile.
Melkor è ancora convinto che tutto ciò serva a qualcosa, come era convinto di aver compiuto un’autentica e inaspettata ribellione con la sua stonatura nella musica, e deve ancora sbattere il naso contro il fatto che Eru sa. Non perché lo abbia fatto Melkor, ma perché era già così, era già fatto.
Eru finisce per togliere tutti i meriti a Melkor, lentamente, gradualmente, facendolo veramente scivolare nel vuoto che gli è rimasto.


Stavo poi scordando che già un passo lo ha sostanzialmente fatto togliendogli la veste e mostrando a Melkor quanto si è veramente indebolito, quanto poco è rimasto di lui.

La recriminazione di Melkor sul fatto che Eru ha preferito Manwe come re di Arda me l’aspettavo da lui, e non vedevo l’ora di leggere la risposta di Eru. Risposta che ho adorato e di più, perché è di una perfezione assoluta.
Non è stato Eru a scegliere, non è stata una lotta tra Manwe e Melkor. La cosa non è mai stata nelle loro mani. Ma in quelle di Varda!
È la regina, l’elemento femminile, che da la vita, che da inizio a tutto, che da la luce, l’unica che poteva scegliere davvero il meglio per Arda, che poteva vedere oltre.
Eru sapeva che Varda avrebbe in quanto femminile saputo fare la scelta che andava fatta, perché così doveva essere e così è sempre stato.
Leggere questo da una profondità e una visione ancora più speciale del rifiuto di Melkor da parte di Varda, e io amo tutto questo! Il potere del femminile che genera, che da la vita, e non la trasforma come invece fa il maschile.
Melkor in fondo stando nel mondo ha sempre avuto questa risposta sotto il naso, ma non ci è mai arrivato, perché non ci si è mai soffermato.
Si è sempre crogiolato in ciò che distruggeva, e negli esseri che credeva di creare dal niente senza accorgersi veramente del fatto che, appunto, distruggeva e trasformava, non creava.

E devo dirlo, il modo in cui Melkor gongola nel ricordare il momento in cui ha rovinato gli elfi con le sue “cure” mi ha fatto rabbrividire, non ce la faccio!

Ma i due colpetti finali sono stati la parte che ho amato di più.

Il momento in cui Eru davvero mette Melkor difronte alla sua essenza al di sopra di tutto e che contiene tutto, e Melkor non può che arrendersi, perché tutto ciò che può fare è accettare. Ribellarsi, negare, rifiutare di capire non ha più senso, e non cambierà ciò che è sempre stato.

Eru è maschile e femminile, è al di sopra di bene e male, comprende tutto nel senso totale del termine. È detto “padre”, ma non può che essere padre e madre. E non può essere accusato di aver commesso errori o di aver permesso il male, perché ha stabilito un tema che è suo e non c’è niente al di sopra di questo, non ci sono errori successivi.

E soprattutto, e questo è il tocco finale, ciò che mi ha fatto dire che è giusto, era quello che volevo leggere, era quello che sognavo di sentire: la Fiamma Imperitura non è, non può essere qualcosa di esterno, di altro da Eru. La Fiamma Imperitura, come del resto tutto il resto è in Eru e se è, è perché lui ha dato il via perché fosse.

Melkor non aveva mai voluto vedere tutto questo, e di conseguenza non aveva mai capito nulla. I Figli di Eru, la creazione di Eru, il ruolo di tutti gli ainur Melkor compreso, e alla fine, persino il vuoto.
Lo capisce ora.

Meraviglioso, Kan, di una perfezione magistrale, incredibile.
Tutto così giusto, così perfetto, così perfettamente incastrato in quello che è tutto il concetto dell’Ainulindale, Eru e gli Ainur!
Come hai reso ogni concetto con quell’aura così semplice perché in fondo è infinito, ineluttabile.
Davvero, non riesco a spiegarmi meglio di così.

E ripeto ancora perché non riesco a non farlo: perfetta la resa di Eru, il suo modo di “parlare” a Melkor, e la caratterizzazione di entrambi.
Totalmente infinitamente perfetti!

Complimenti Kan, complimenti davvero.
Uno dei tuoi lavori migliori in assoluto sotto tutti i punti di vista!
Di sicuro la più alta dimostrazione di quanto profondamente riesci a capire gli Ainur e ciò che sono, le loro origini, i loro scopi per Eru e nel mondo di Arda.
Non solo per ciò che mostrano le rivelazioni di Eru, ma anche per la presenza di Eru stesso.

Un abbraccio fortissimo!

Tyel

Recensore Junior
05/09/17, ore 12:44
Cap. 1:

Finalmente sono riuscita a trovare un po’ di tempo per cominciare a leggere le storie arretrate! La curiosità mi ha spinto prima di tutto verso questa (o forse, la certezza di soffrire mi ha fatto rinviare la lettura di Mai più si rialzerà, chi lo sa?).

In ogni caso, eccomi qui, e ti dico subito che questa storia mi ha impegnato parecchio, accidenti, l’ho trovata difficile! Difficile in senso buono, ovviamente: l’ho sentita che mi sfidava, che mi metteva di fronte a cose a cui non avevo mai pensato, ma anche, sul finale, a sentimenti che non mi aspettavo di provare.
Difficile anche da recensire, infatti ho tentato più volte di mettere giù un discorso organico, ma alla fine ho rinunciato e ho deciso di ripercorrere passo passo ciò che ho provato durante la lettura, nella speranza di riuscire a produrre qualcosa di comprensibile.

Ma cominciamo. All’inizio, mi sono sentita su un terreno conosciuto, il “classico” confronto post-sconfitta (o post-vittoria, a seconda del punto di vista) tra Eru e Melkor, in cui vengono toccati i temi della predestinazione, della responsabilità, del libero arbitrio… Considerato quanto mi affascina la tua interpretazione dei Valar, ero impaziente di vedere come avresti reso il tutto. Tu infatti ne hai una visione di esseri… non “perfetti”, anzi… ma capaci di assoluta comprensione (se si capisce cosa voglio dire, e se ho interpretato giusto ciò che ho letto in altre tue storie). Mi aspettavo quindi un Eru che presentava questa caratteristica - la comprensione dell’altro - ai livelli massimi.

E, in questo senso, ho interpretato la sua entrata in scena. Quel “povero, povero, figliolo”, l’ho letto come estrema compassione, tanto più che il gesto che compie subito dopo è liberare Melkor dal corpo che gli è fonte di dolore, come se non potesse sopportare un istante di più la sofferenza del figlio. E in risposta, ecco il riconoscimento immediato del ruolo di Eru da parte di Melkor: la prima parola con cui si rivolge a lui è “padre” e solo dopo arriva la provocazione.

(Metto qui un inciso stilistico, perché poi so che me lo dimenticherei. Hai fatto un lavoro egregio con le descrizioni! Considerato che è un dialogo tra due esseri immateriali, sono riuscita a immaginarmi la scena in modo sorprendentemente chiaro, grazie alle sensazioni che “rimangono attaccate” a Melkor anche dopo aver perso il suo corpo. - “Melkor si guarda intorno, ma sa che è un gesto inutile.” oppure “Melkor digrignerebbe i denti se li avesse…” e così via.)

Tornando a noi, dicevo che all’inizio pensavo di essermi fatta un’idea del taglio che volevi dare alla storia, ma, andando avanti, ho cominciato a sentire uno sfasamento tra ciò che mi aspettavo e ciò che stavo leggendo.
Eru ha assunto un atteggiamento non più di comprensione, ma di ostentata superiorità nei confronti di Melkor. È vero, siamo nella testa di quest’ultimo ed è quindi attraverso il filtro delle sue percezioni che interpretiamo il comportamento del Padre (è Melkor che definisce “paternalistica” la voce di Eru, che si sente messo in ridicolo, che si sente trattato come un bambino capriccioso…), e sicuramente Melkor è quanto di più distante ci possa essere dall’obiettività, ma mi restava comunque il dubbio che non ci fosse qualcosa di vero in questo suo sentire.
Il che non ha fatto che rendere le cose ancora più interessanti! Mi intriga l’ambiguità, e il senso di incertezza che provoca stimola la mia curiosità.

Ma non è finita qui. Perché mentre mi stavo chiedendo quanto di vero ci fosse nel “sentirsi perseguitato” di Melkor, ecco che tu te ne vieni fuori col concetto del principio femminile come unico in grado di generare la vita! (Grida di giubilo in sottofondo per il riconoscimento di questa verità troppo spesso dimenticata quando si parla di dei e di creazione). Concetto che uno non si aspetterebbe nella cosmogonia Tolkieniana, dove esiste, per l’appunto, un Padre di Tutto, ma che trova una sua giustificazione poco dopo, quando Eru rivela di essere l’unione di entrambi i principi, il femminile e il maschile, quello che crea e quello che trasforma.

E di nuovo la mia mente ha cominciato a correre dietro a questa idea affascinante, e a chiedersi se effettivamente ci fosse qualche appiglio nel legendarium che potesse essere interpretato a favore di questa ipotesi (e qui ti ringrazio per le note)… quando ecco arrivare la rivelazione finale! Ossia che Eru, di proposito, ha dato in mano al principio femminile il potere di scegliere quale principio maschile avere al suo fianco. Cioè, ha fatto decidere a Varda con chi condividere il potere della creazione, lasciandole la possibilità di scegliere persino il distruttore. Certo, detta così, sembra scontato che lei non avrebbe potuto scegliere diversamente da come ha fatto, ma invece Eru stesso ci dice che avrebbe potuto! (“Come non posso forzare te a seguire i miei disegni iniziali, non ho mai potuto comandare lei o tuo fratello, né gli altri”).
Ma allora mi domando: Varda non ha scelto Melkor come “Re” perché ne ha intuito il potere distruttivo, o Melkor è diventato distruttore perché Varda gli ha negato il potere della creazione? C’è da riflettere!

Eppure, nonostante tutti questi interessantissimi ragionamenti, ciò che mi rimane di questa storia, alla fine, è una profonda tristezza.
Questo Melkor, costretto a rivivere i suoi errori in eterno, senza neppure più la misera consolazione di aver provato e di aver fallito, ma consapevole che non avrebbe mai potuto vincere… questo Melkor che viene schiacciato dal Padre con parole che non hanno nulla di comprensivo (sai quante volte l’ho letto il pezzo che va da: “Ancora mi chiami padre e sbagli?” a “Tu sei solo una discordanza nel mezzo.”? È crudele, è una lama di ghiaccio che trafigge il cuore. È bellissimo.)… questo Melkor, dicevo, mi ha messo addosso un grande sconforto.

Alla fine, Melkor ha sbagliato non perché ha scelto di non seguire le regole e si è opposto ad esse (cosa che gli conferirebbe una certa dignità), e nemmeno perché è stato creato appositamente per “sbagliare” (cosa che annullerebbe la responsabilità delle sue azioni). Il suo errore sta ancora più alla base, ed è stato quello di non capire quali fossero le regole, e che non c’era modo di opporvisi - almeno non nel modo tentato da lui.
È terribile.
(ed è anche un’idea grandiosa, che non avevo mai sentito, a differenza delle prime due… ma perché ancora mi stupisco della tua originalità??)

Bene, non so se fosse nelle tue intenzioni, ma in questo racconto, soprattutto in questo finale tragico, non ho potuto fare a meno di provare una grande pena per il distruttore.

Giunta alla conclusione, spero di essere riuscita a esprimere quanto mi abbia coinvolto questa storia, a livello emotivo, e a livello intellettuale. Un lavoro notevole, ricchissimo di spunti sui quali riflettere, che tornerò sicuramente a rileggere.

Ti lascio con un enorme grazie e un forte abbraccio.
A prestissimo!
Los

Recensore Master
03/08/17, ore 11:29
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Non credo di avere le parole giuste per segnalare questa storia a dovere, ma ritengo sia quanto mai giusto farlo.
In un dialogo serrato tra Eru, il Padre di Tutto e Melkor, il Vala "caduto, vengono sviscerati temi di grande portata per l'intero legendarium tolkieniano quali il libero arbitrio, ma ancor più la facoltà stessa di creare, la differenza tra creare e "trasformare", fino ad arrivare all'essenza del creatore stesso, con una conclusione assolutamente innovativa e non per questo lontana dal canon tolkieniano.
Con uno stile chiaro e immediato l'autrice dà luogo a una speculazione profonda, ben gestita e assolutamente costruttiva, a mio parere molto preziosa per questo fandom.
Il tutto poi in un'ambientazione estremamente complessa (i personaggi sono puri spiriti, e si muovono e agiscono all'interno del "vuoto atemporale") ma nonostante nessun riferimento fisico, nessuna corporeità, l'autrice riesce a mostrare un'ambientazione vivida e assolutamente credibile.
Un racconto di grande impatto sotto ogni aspetto (a livello speculativo, stilistico, di caratterizzazione dei personaggi e ambientazione) e che per questo, io credo, non può che meritare di essere valorizzato al meglio.

Melianar

Recensore Master
03/08/17, ore 11:01
Cap. 1:

Eccomiiiiiiiii! Finalmente, con uno dei miei più clamorosi ritardi, arrivo!
Ok, al di là del caldo che mi ha lasciata totalmente senza forze, al di là del cuginetto di cui sai già fin troppo, per questa storia mi sono deliberatamente presa del tempo.
Volevo rifletterci su con calma, e non piombarti addosso urlando e squittendo senza nessun ritegno. E quindi ho scritto tante cose carine che poi speravo di mettere insieme in una recensione decente, salvo poi rileggere tutto e rendermi conto che no, qui c'è bisogno di tutto il mio fangirling sfrenato, per cui si aprano le danze!
Innanzitutto, la tematica e il modo in cui l'hai affrontata. Io dico la tematica, ma in realtà questa storia apre così tanti spunti di riflessione che forse ne toccherò la metà, per cui tant'è XD. Ma comunque, quello che davero amo di questa storia e che secondo me la rende assolutamente preziosa per il fandom è il suo trattare alcuni dei temi fondamentali del legendarium con una leggerezza meravigliosa. E leggerezza non significa mancanza di spessore, non per me. Né significa mancanza di solennità, perché in questa storia si coglie tutta la tremenda grandiosità del vuoto, la potenza infinita di Eru, e soprattutto il dolore della potenza decaduta di Melkor, Melkor che, più ancora che con l'amputazione delle gambe, crolla a ogni parola del Padre. O meglio, in realtà dovrei dire capisce, ma io ero nella sua testa e lo percepivo come un crollo di ogni certezzza e mi sentivo male per lui XD ma comunque, tentiamo di riprendere il filo.
Dicevo, per me leggerezza, in questo caso, è la totalme mancanza di pedanteria. Questo è un dialogo tra due personaggi da cui emerge molto di ciò su cui si fonda il legendarium: la creazione, la Musica, l'eventuale libero arbitrio, e soprattutto, chi detiene il potere della creazione e la fortissima differenza tra creazione e trasformazione (adoro che Eru non parli di corruzione e resti super partes, a proposito, ma di nuovo divago XD ci tornerò). Dicevo, tutti questi temi emergono e sono analizzati a dovere dai personaggi e io adoro davvero il tono speculativo di questo dialogo, adoro le considerazioni che ne emergono... Considerazioni che ok, mi aspettavo viste le nostre chiacchierate, ma sei riuscita lo steso a sorprendermi, a farmi dire una volta di più (l'avevo già detto leggendo il saggio ispiratore XD) "è tutto giusto, ha tutto così senso" e questo senso di giustizia mi ha dato... Speranza. Perché l'idea del "Padremadre" forse non l'avrà direttamente espressa Tolkien, ma certamente non ha in sé nulla che non sia canon. Ed è questo che amo di questa storia forse più di tutto: la speculazione libera e assolutamente IC. Insomma, non è necessario ribaltare tutte le regole del legendarium per avere in mano quel che ci piace!
Ah, e lasciami fare un piccolo rant (piccolissimo, giuro XD) ma trovo che davvero ci sia più bisogno di fic "speculative" come questa. La fanfiction, specie in un fandom come questo, viene svilita troppo spesso e relegata a roba di serie B a dir bene e, al di là dell'ingiustizia assurda della cosa in sé, ma una storia del genere è forse più immediata e altrettanto interessante a livello speculativo/filosofico di tanti saggi sull'argomento. E qui mi fermo, tanto sappiamo entrambe come la pensiamo.
E direi che dopo tutta questa tremenda filippica posso anche partire a commentare la storia, finalmente XD.
Oddio, Kan, io non so come fai. A parte il fatto che qui hai trattato due delle più grandi Potenze di Arda (sì, Melkor, pure tu sei grande, dai) e già una cosa del genere mi riuscirebbe inconcepibile da immaginare. Ma poi... Beh, per ragioni ovvie qui la corporeità è praticamente assente, se non nel dolore e nelle abitudini così radicate di Melkor (oddio, fa malissimo anche solo l'idea che voglia guardare in faccia un interlocutore... È così giusto e così doloroso) ma comunque, l'idea dei soli spiriti è qualcosa che io fatico da matti a immaginare, figuriamoci a scrivere. E invece qui tutto mi è risultato chiarissimo, chiarissimo e spaventosamente straniante.
Provo a spiegarmi meglio: ogni volta che leggo (e l'ho riletta più e più volte, questa storia, roba che non mi stancherei mai di farlo, ho percepito nitidamente la sensazione del vuoto, di soffocamento da parte di Melkor (l'impossibilità di urlare quanta angoscia che mi mette!) e soprattutto, il dolore terribile delle gambe tagliate.
E ora mi chiedo: Melkor è puro spirito, nel vuoto, e avverte il dolore inflitto al suo corpo perché troppo legato alla corporeità. Quindi Eru lo libera dal legame corporeo? O ho inteso male?
Comunque, prima ti ho detto che ho passato tutta la storia nella testa di Melkor e in effetti, per le primissime letture è stato così. Ho sentito tutta la sua impotenza, la sua rabbia di fronte al Padre, alla sua calma, la sua gentilezza, la compostezza che non perde mai. Ho sentito la compassione dell'Uno, e l'ho odiata. Ho odiato ogni sua singola parola. E non glielo dire che non può creare, povero figlio tuo, non ha più niente in mano! Anzi, dai, prenditi anche un po' di colpa... Due re e una sola regina, ti sembra cosa?
Più rileggevo, però, più analizzavo le cose da un'altra prospettiva. Due re e una sola regina. E anche qualora fossero state due, Melkor, chi ti dice che una ti avrebbe voluto? Dopotutto, come dice lui stesso, non voleva veramente Varda. E Varda, questo, lo sapeva fin troppo bene (oltre a un'infinità di altre cose... Amo il suo aver respinto Melkor, la amo per questo e un giorno ne scriverò) ma a parte questo, mi rifiuto di credere che fosse tutto prestabilito e che Melkor non abbia agito di sua iniziativa nel creare la dissonanza e tutto ciò che ne consegue. Mi rifiuto, o tutto sarebbe.... Beh, triste. E il fatto che Eru me lo confermi... Si può abbracciare Eru? *spalanca le braccia in aria*.
Ecco, a proposito di Eru: ho amato la resa che ne hai fatto. Puro spirito, spirito che pervade, accarezza, riempie, a seconda dei casi. E la sua risata... Potevo sentirla, leggendo. È tutto così vivideo, davvero... Non sarà il fulcro del racconto, magari, ma è di una potenza impressionante e io lo adoro e ti adoro per questo.
E poi ovviamente ho fangirlato da matti nel momento in cui Melkor scopre la dura verità: lui non crea. Non può creare e non ha mai creato. Che poi mi sono chiesta: lo ha sempre saputo e per lui è sempre stato motivo di frustrazione? O credeva davvero che la sua fosse creazione nel vero senso del termine?
Insomma, sta di fatto che la risposta di Eru è stata... Beh, è stata quello che volevo sentire. E l'idea di un Eru che ha in sé maschile e femminile, oltre a essere la degna chiusura del racconto, me lo fa amare molto di più (eio non è che provi molta simpatia per le divinità, lo sai XD).
E ora mi piacerebbe pensare che Melkor, almeno un pochino, rifletterà sulle parole del padre prima del Dagor Dagorath, ma chissà perché ne dubito fortemente XD o dici che sono troppo pessimista?
Comunque, avevo detto che sarei tornata su Eru, e infatti ci torno. All'inizio avevo scambiato il suo atteggiamento per compassione paternalistica e mi aveva dato sui nervi, ma c'è di più, molto di più. Certo, Eru è paternalistico, non potrebbe non esserlo. Ma c'è rispetto autentico, nel modo in cui si approccia a Melkor. E soprattutto c'è vero dolore, dolore per ciò che il figlio ha compiuto, per ciò che non comprende e per la condizione in cui versa ora. Almeno, è qusto che ho colto e beh, non può che commuovermi.
E detto questo cerco di concludere, anche se temo di non aver detto la metà di quello che volevo dire, né di essermi soffermata a dovere su quello che volevo. In ogni caso, possiamo sempre parlarne altrove XD.
Grazie davvero per aver scritto questa storia che, lo ripeto a costo di sembrare un'adulatrice schifosa e smaccata, è davvero preziosa.
Ti abbraccio e daaaaaai, torna a settembre, non mi far aspettare troppo, neh?

Mel
P.S.: considera che questo racconto ha fatto fangirlare come una matta la mia parte ffilosofica. E quindi sì, ho una parte filosofica. Direi che rendermene conto in questo momento è abbastanza importante per me, e non posso che ringraziarti doppiamente per questo.
(Recensione modificata il 03/08/2017 - 11:50 am)

Nuovo recensore
24/07/17, ore 16:47
Cap. 1:

Fiction davvero particolare e interessante. Credo che andrò a cercarmi il brano che ti ha dato l'ispirazione, m'interessano queste idee.
Concordo sul fatto che ciò che volesse in realtà Melkor fosse sostituirsi a Iluvatar.
Non è facile immaginarsi un dialogo tra due esseri superiori e divini, di cui uno è addirittura il creatore, perciò meriti tantissimi complimenti :-)