Grammatica e stile: 8/10
“non era un’azione razionale e sarebbe stata troppo ance per lui”: errore di battitura – “anche”
Fondamentalmente non ho trovato errori, non gravi perlomeno: in alcuni punti avrei avuto da ridire sulla punteggiatura, mi rendo conto tuttavia che sia una cosa talmente soggettiva che segnalartela sarebbe stupido.
Devo dire che sono piacevolmente sorpresa: mi ricordo di aver trovato un sacco di errori, l’ultima volta che ho letto una tua storia. Questa volta, invece, complice forse la brevità generale del racconto, non mi è parso di trovare nulla che non andasse.
Per quanto riguarda lo stile, invece, diciamo che non mi trovi ancora del tutto entusiasta: sicuramente ci sono stati dei miglioramenti, non è elementare ma hai cercato invece di renderlo più “professionale”. Tuttavia, a mio avviso, manca ancora uno step da compiere, ossia quello di rendere il tutto ancora più amalgamato: mi piace che le frasi siano diventate più brevi, rispetto all’altra storia – ho notato ancora la presenza di frasi più lunghe, il che non è un male, assolutamente, visto che sono io stessa la prima ad amarle; il problema nasce nel momento in cui, quando mi sono ritrovata a leggere alcune di queste ultime, ho avuto dei problemi nel raccapezzarmi, nel senso che in alcuni tratti mi sono confusa e ho avuto, perlomeno in un primo momento, difficoltà a comprendere chi fosse il soggetto della frase. Magari è un problema che è capitato solo a me, comunque, quindi può darsi che mi sia sbagliata, non darci troppo peso! – tuttavia secondo me manca ancora qualcosa, l’anello di congiunzione che “leghi” le varie proposizioni. Ad ogni modo, hai comunque fatto dei passi da gigante, perciò continua così!
Caratterizzazione: 8/10
Storie che parlano di Sherlock e John ce ne sono a bizzeffe; il rischio di cadere nel banale è sempre alto, inoltre è altrettanto vero che la caratterizzazione – soprattutto di Sherlock – è talmente sfaccettata che perdere qualche frammento per strada è davvero all’ordine del giorno. Ti dico subito quello che mi ha lasciata un po’ perplessa, ossia, se vuoi, un po’ il concept generale della storia. Non che sia malaccio in sé, in fondo è un normalissimo missing moment; il problema nasce nel momento in cui mi vado a domandare la credibilità della situazione. Come hai detto tu stessa, Sherlock è un anaffettivo; dice di non avere un cuore, ma tutti noi sappiamo che non è affatto così. Ora, e qui sta il mio dubbio: è credibile immaginarselo, seduto su quel cornicione, mentre riflette su ciò che John prova? Nel senso, dedicherebbe un momento tanto lungo a questa riflessione? In realtà, per quanto mi riguarda, m’immagino piuttosto che avrebbe potuto farla in un momento di noia, seduto nel suo studio a Baker Street, mentre scaccia quella riflessione passandosi una mano davanti al volto, come a voler allontanare un moscerino fastidioso. Sherlock Holmes è l’uomo dei grandi ragionamenti, ma mai e poi mai in caso di sentimenti. Potrebbe sorgergli un dubbio, certamente, ma da qui a supporre che possa preoccuparsi a mio avviso in maniera fin troppo eccessiva per ciò che John potrebbe aver provato e provare tutt’ora mi pare che stia facendo un passo più lungo della gamba. Non ti contesto il cosa, ma il come, insomma. Per il resto, non mi pare da avere altro da obiettare: mi è piaciuto l’accenno al pragmatismo e alle strutture mentali che hanno fatto di lui il più grande investigatore di tutti i tempi; per il resto, tuttavia, ho trovato la caratterizzazione piuttosto lineare, senza purtroppo grandi note di brio o lampi di genio che potessero risollevare i personaggi, giacché questi ultimi, in effetti, finiscono per risultare, nel momento in cui si tirano le fila della storia, forse, sfortunatamente, anche un po’ piatti, rispetto alla visione piena e tridimensionale che prima Conan Doyle nei libri e poi nei telefilm possiedono. Peccato.
Rimpianto (o rimorso): 8/10
Di nuovo, anche qui, non posso darti un punteggio più alto perché, di fatto, il mio dubbio sta nella credibilità con cui viene espresso il rimpianto di Sherlock. Come ho già spiegato all’interno del paragrafo della caratterizzazione, purtroppo dubito che un momento del genere si sarebbe potuto mai verificare nel canon, per cui nel momento in cui si va a mettere nero su bianco la resa di tale momento, più di un’incertezza sorge nel lettore. Sicuramente il rimpianto è presente, ecco perché il punteggio nel complesso è comunque piuttosto alto, purtroppo però se devo andarne a valutare la veridicità allora è ovvio che si abbassi sensibilmente, mi dispiace.
Gradimento personale: 8/10
Di storie su Sherlock e John ne esistono una marea, per cui è piuttosto facile peccare di originalità. Purtroppo, in un contest le pretese sono molto alte, per cui non sempre è facile accontentarle. In questo caso, per quanto mi riguarda, mi devo dire ahimé piuttosto insoddisfatta di quanto ho letto. Il missing moment non è il massimo della credibilità, così come la resa del personaggio di Sherlock. C’è da dire tuttavia che questa storia ha anche dei lati positivi, ossia una grammatica piuttosto buona e un notabile desiderio da parte dell’autrice di migliorarsi e di mettersi alla prova con qualcosa di nuovo, per cui non me la sento di bocciarla a prescindere.
Titolo e impaginazione: 2/5
Devo essere sincera, il titolo non colpisce certo per originalità. Sicuramente riassume bene la storia, così come ci si ricollega direttamente nelle ultime righe del racconto, il titolo tuttavia sa un po’ di “visto e rivisto”, forse avrei preferito qualcosa di un tantino più originale. Per quanto riguarda l’impaginazione, infine, temo di dover ammettere che nemmeno questa mi abbia colpito, e che anzi mi abbia quasi trasmesso un certo senso di trascuratezza.
Totale: 34/45 |