Grammatica:
Ortografia 10/10
Un consiglio che non c’entra nulla con l’ortografia (perfetta e priva di errori e refusi): hai mai pensato di giustificare il testo in modo da renderlo più godibile alla vista?
Non so se sia questo particolare testo e il documento che mi è stato inviato ad avere questa formattazione, ma nel caso in cui tu non abbia mai applicato la giustificazione a nessun tuo lavoro, ti consiglio di farlo, in modo da renderlo più gradevole alla vista.
Lessico 7/10
All’inizio ho riscontrato un lessico molto semplice, costituito da parole poco ricercate e parecchie ripetizioni, non so se sia stata una scelta voluta e il vocabolario si sia adeguato all’età del protagonista e voce narrate, ma è stato, a mio avviso, un azzardo, soprattutto perché stona con il lessico usato successivamente: più curato, ricercato e raffinato, come se si fosse elevato e cresciuto assieme al personaggio. È una scelta apprezzabile, ma che in una OS tende a dare l’impressione di un racconto disomogeneo e non continuo. Il mio consiglio è di separare la prima parte, in cui si racconta l’infanzia del personaggio, e di trasformarla in un prologo, per poi lasciare il resto della storia come un racconto fatto successivamente, quando la cultura e l’istruzione hanno permesso al protagonista di assumere un lessico più forbito, vario e raffinato.
Sintassi 7/10
Anche in questo caso, ho riscontrato una differenza tra la prima parte, in cui i punti fermi sono i padroni, spezzando fin troppo il testo e rendendola una parte molto singhiozzata e non molto piacevole da leggere, e la seconda parte, molto più fluida e scorrevole, in cui le frasi hanno assunto una struttura più articolata e complessa.
Quanto detto per il lessico vale anche qui: o scegli di dividere le due parti (rivedendo comunque la prima e cercando di legare maggiormente le frasi tra loro) oppure utilizzi un unico tipo di sintassi per tutto il testo.
Stile: 7/10
È uno stile piuttosto semplice, ma pulito e fluido, che non ha particolari pretese, e forse, per questo, rimane un po’ anonimo e poco impresso. Non ha una caratteristica particolare che gli permetta di distinguersi da altri e rimane nella canonicità. Nonostante questo, ho apprezzato la sua linearità e il suo nitore, molto piacevoli pur nella loro essenzialità.
Trama:
Originalità:7/10
La trama non spicca per originalità: viene narrata la vita, o un frammento di essa, di un ragazzo percorrendo la sua infanzia e la sua prima giovinezza, periodo in cui si colloca la sua prima storia d’amore (che si rivela essere fallimentare); questi elementi sono ormai canonici e consolidati, visti e letti molte volte a tal punto da non rappresentare una novità. Così come le storie d’amore con protagonisti mostri o presunti tali sono estremamente diffuse e spesso tutte uguali tra loro, per questo, mi aspetto qualcosa di innovativo e inedito, anche ardito se necessario. Nel tuo caso, l’unico elemento abbastanza inusuale in una storia tanto canonica, anonima e prevedibile, è il suicidio della ragazza che mai mi sarei aspettata e che mi ha lasciata sorpresa. Solitamente è il “mostro” a uccidere in maniera diretta e, nonostante sia lui il colpevole o considerato tale, il fatto che sia stata una scelta della ragazza (per quanto indotta) conferisce alla storia una piega particolare e rinnovativa che mi ha colpita in positivo. Quindi buona questa scelta, ma non bastante per riscattare una trama, che, purtroppo è stata vista troppe volte e non produce nulla di davvero nuovo e mai visto.
Coerenza: 8/10
Per coerenza intendo tanto la coerenza dei personaggi e della trama (nel senso che non spunti fuori all’improvviso un tirannosauro sputafuoco e rada al suolo l’intero pianeta Pork quando si sta parlando di matrimonio, per intenderci), quanto la pertinenza con il tema richiesto e l’attinenza con le mie richieste.
Per quanto riguarda la prima istanza non ho nulla da ridire: il personaggio, pur nella sua follia, è coerente con se stesso e non commette azioni assurde o prive di una motivazione profonda.
Nel primo caso non ho nulla da ridire, per quanto le decisioni e le azioni del protagonista somiglino a quelle appassionate e avventate di un romanzo dell’Ottocento (come “Cime Tempestose”) sono comunque coerenti con la persona e il contesto.
Per quanto riguarda il secondo punto, sono rimasta piacevolmente sorpresa di come tu sia riuscita a comprendere e a esprimere, almeno in un accenno embrionale, quanto io richiedessi: tutta la storia verte, infatti, su cosa possa essere considerato “mostruoso” e cosa “normale”; in questo caso l’eterocromia del ragazzo è considerata una mostruosità, una diversità fatale e assurda. L’esagerazione e l’esasperazione delle reazioni dei personaggi (che mantengono il segreto, cercano in tutti i modi di curarla e ricercano addirittura la morte) hanno sottolineato maggiormente quanto fosse assurdo il fatto che considerassero un mostro il ragazzo, evidenziando come la definizione possa cambiare la stessa a seconda della provenienza: il padre, i medici, Virginia, gli amici e chiunque altro la considera un abominio, mentre per la sorella (e noi lettori) è un aspetto che lascia basiti e sorpresi ma non a tal punto da considerarlo una mostruosità terrificante. Date le premesse ci si aspetterebbe chissà quale malformazione grottesca e terrificante, mentre, nella realtà, si tratta semplicemente di un paio d’occhi di colore diverso. Calandoci nella realtà della storia possiamo capire come anche questa diversità insignificante possa essere stata considerata, ma rimane comunque una punta di incomprensione di fronte alle manifestazioni tanto teatrali e melodrammatiche, che non riusciamo a condividere appieno.
Il problema viene posto nuovamente alla fine, in cui il ragazzo ci pone di fronte al quesito fondamentale: chi davvero può essere considerato un mostro? Chi ha un aspetto esteriore mostruoso o chi è un mostro internamente?
Mi aspettavo un approfondimento di tale questione, soprattutto perché l’hai introdotta in maniera molto bella, utilizzando ad hoc la citazione, e invece mi sono scontrata con una pagina bianca.
Per questo, non riesco a darti un punteggio più alto: hai introdotto il problema, iniziando a discuterlo ma senza un approfondimento e una conclusione veri e propri e lascandolo in sospeso, non nel senso che hai mostrato come non ci possa essere una soluzione, ma troncandolo proprio sul nascere, ed è un vero peccato perché ne sarebbe risultato qualcosa di estremamente interessante che merita di essere indagato più a fondo.
Scorrevolezza:7/10
Nonostante l’evidente diversità tra le due parti, la storia procede senza intoppi, dipanandosi in maniera scorrevole e fluida Ho trovato, forse, un po’ stonato e affrettato il passaggio tra i vari anni, che avviene in maniera, a mio avviso brusca e improvvisa, catapultando il lettore da uno all’altro, rendendogli più difficile la comprensione e confondendolo. In netto contrasto con questa tendenza è quella della seconda parte, in cui gli avvenimenti si dipanano con maggiore tranquillità e lentezza, diluendo pochi giorni in molte pagine. Il mio consiglio è sempre quello di separare le due parti o di renderle omogenee limitando al minimo la differenza tra i due ritmi: più serrato e pressante il primo, maggiormente sciolto e fluido il secondo.
Personaggi:
Caratterizzazione: 7/10
I personaggi sono ben caratterizzati, soprattutto grazie ai loro gesti, ai loro parole e alle loro espressioni che esternano perfettamente la loro indole: il padre severo e attento a mantenere le apparenze, la sorella comprensiva e aperta, dolce e gentile (che, forse, meriterebbe uno spazio maggiore e un ruolo più importante), la timida e fedele Virginia che poi si rivela essere uguale a tutti gli altri e un enorme delusione da questo punto di vista, e il protagonista che credo incarni l’idea di uomo romantico (come lo erano Foscolo e Goethe, per quanto la storia sia ambientata un paio di secoli prima): è appassionato, avventato, travolto dai sentimenti e incapace di riflettere quando questi prendono il sopravvento, è anche molto ingenuo e puro e questo non fa altro che rendere ancora più straziante il trattamento che gli viene riservato. Possiede anche aspetti tipici dei signori di buona famiglia: è sicuro di sé, avvenente, un tantino arrogante e goliardico, ama ancora i divertimenti e l’amore è un sentimento turbolento ma ancora acerbo.
Mi sono piaciute molto la sua confusione e la sua incomprensione del protagonista bambino, le ho trovate genuine e verosimili, e mi piace anche il fatto che queste stesse siano, in parte, rimaste nel giovane uomo che crede di potersi fidare della bella Virginia, accecato dal suo aspetto puro e angelico, ma viene dolorosamente deluso, non capendo come abbia potuto compiere un gesto simile per un motivo tanto futile di cui non riesce a comprendere la gravità che rappresenta per gli altri. Questo carattere così candido e puro non fa altro che acuire il senso di insensatezza (perdona il gioco di parole) con cui viene trattato e considerato, sottolineando la sua inesistente mostruosità.
Purtroppo, la descrizione non va oltre questi elementi e il personaggio principale come i secondari risultano appiattiti su queste caratteristiche e perdono un poco di spessore, diventando figure tipiche della letteratura che hai provato a ricreare e che richiama i romanzi sentimentali dell’Ottocento e la letteratura romantica.
Originalità: 6/10
Purtroppo, il signorotto ricco, affascinante, avventato e appassionato è un personaggio usato e abusato nella letteratura di qualsiasi epoca e nazione; l’aggiunta del particolare mostruoso è ugualmente diffusa e prevedibile; lo stesso si può dire dei personaggi secondari e delle loro caratteristiche: il padre severo e legato strettamente alla reputazione e alla facciata, la giovane donna fedele e timida, descritta nel modo canonico e tipico dei romanzi sentimentali e il giovane avversario, antipatico e altezzoso, arrogante e pronto a misurarsi.
Sono personaggi fin troppo diffusi, visti più volte e che nel tuo caso rispettano le loro caratteristiche tipiche senza nulla che sia in grado di farmi affermare: questo è qualcosa che non avevo mai visto, davvero originale e sorprendente.
Gradimento personale:3/5
La storia non mi ha convolta particolarmente, per quanto, in realtà, proponga una tematica interessante che sei stata capace di affrontare anche se non in maniera completa ed esaustiva, almeno per le mie aspettative.
L’inizio si è rivelato piuttosto accattivante, soprattutto per il fatto che il misterioso motivo della mostruosità del protagonista sia stato rimandato più volte, lasciando fino all’ultimo il lettore con il fiato sospeso; purtroppo, è stato, a mio avviso, sporcato dallo stile fin troppo elementare e dal lessico molto povero e banale.
La seconda parte, invece, non è riuscita a sollecitare la mia partecipazione; ho trovato la trama un po’ scontata e forse, l’unica cosa che mi abbia un poco sorpresa è stato il suicidio della ragazza, che mai mi sarei aspettata: una trovata geniale da questo punto di vista, ma non bastante per farmi affermare con sicurezza che questa storia mi abbia conquistata. È stata una lettura piacevole, che accenna e introduce tematiche interessanti che purtroppo vengono interrotte non appena sbocciano. Credo che valga la pena di riprendere, ampliare e sistemare questa storia, dando maggiore rilevanza ad alcuni personaggi (come la sorella, che per quanto sembri fondamentale, dal momento che è l’unica voce fuori dal coro, rimane sempre un po’ in ombra), rendendola omogenea nelle due parti e approfondendo le tematiche accennate.
Ci sono rimasta davvero male nel momento in cui la storia iniziava a mostrare sviluppi interessanti ed è stata bruscamente interrotta, lasciandomi intravedere possibilità che sono state troncate sul nascere.
Punti bonus: 3/5
Mi è piaciuta molto la naturalezza con cui è stata inserita la citazione, incastrandola perfettamente nel flusso della storia, senza che stonasse o sembrasse una parte a sé stante; azzeccato anche il contesto e il momento. Mi è dispiaciuto, però, che sia stata solamente citata e che la stessa non sia stata approfondita e argomentata, lasciando l’affermazione un po’ a sé e la questione sospesa e incompleta. Mi sono sorpresa, infatti, che la storia sia terminata in questo modo e mi sarei aspettata un’evoluzione di qualche tipo che confermasse e ampliasse l’affermazione.
Totali: 72/100
Recensione abbinata all'iniziativa "10.000 RECENSIONI IN UN ANNO!" proposta dal gruppo Facebook "Il giardino di EFP" |