Seconda Classificata
L’ultima notte
di aware_
Grammatica: 9.1/10
La storia è corretta da un punto di vista ortografico e morfologico, e molto curata da quello sintattico. Ho solo riscontrato un uso frequente della “d” eufonica, che io consiglio sempre di limitare davanti a vocali uguali, tranne in eccezioni ormai divenute di uso comune, come “ad esempio”. Le altre sono sviste che possono capitare. Quindi, complimenti per la cura del testo: è lodevole!
Di seguito, gli errori che ho trovato con le rispettive penalità.
E la città era livida, salma ancor prima di morire, interamente ricoperta dallo strato sottile di polvere che i cannoni e un vento arido avevano portato con sé in quegli ultimi giorni. → -0.2 (avevano portato con loro.)
ed ancora → -0.5 (penalità generica, per uso inusuale della d eufonica.)
ad una forza (togli la d)
ed immergersi (togli la d)
In quei palazzi, in quei vicoli riconobbe → -0.2 (“in quei vicoli” funge come rinforzante del complemento che lo precede, quindi va trattato come un inciso. Aggiungi una virgola dopo di esso.)
Stile: 9.5/10
Lo stile l’ho trovato adatto alla narrazione, focalizzato molto sull’introspezione di un soldato generico, che mostra, attraverso accenni mirati e piccoli indizi, quello che è stato l’assedio a Costantinopoli e di quali eventi abbiano preceduto la sua disfatta. Una cosa che ho apprezzato e che voglio lodare, perché non la do più per scontato, è l’uso della punteggiatura. A parte l’utilizzo iniziale dei due punti su cui ho qualche riserva, ho notato che non hai sfruttato in modo esagerato la punteggiatura e che hai rispettato ogni legame sintattico della frase. I periodi sono ben bilanciati: ci sono frasi più lunghe e prive di punteggiatura che danno il senso del flusso dei pensieri del soldato; e altre frammezzate da molte virgole, quasi a darne un’impronta pesante e ricca d’ansia e turbamento. Ho visto anche che prediligi l’uso dell’asindeto alla congiunzione, e l’ho trovato un ottimo espediente per un testo di stampo storico e che narra della vigilia di un assedio: ha saputo rendere il calzare degli eventi e il susseguirsi malinconico e in un certo qual modo pacato del protagonista.
Questo scambio continuo tra frasi corte e brevi, punteggiatura serrata o più scarsa, rende scorrevole e vario il testo, aumentando anche la capacità narrativa della lettura, la quale scorre piacevole e senza intoppi. Complimenti!
Il lessico di fondo è semplice, a volte si ripete un po’ o si ingarbuglia in frasi poco armoniche; ma lungo la narrazione ho visto termini più forbiti, mirati, che hanno tenuto alto e dato profondità ad alcuni passaggi, soprattutto quando hai utilizzato gli antichi epiteti di Costantinopoli. Bellissima, invece, è la metafora che hai usato per descrivere la passerella di legno costruita dal Sultano per superare la striscia di terra e giungere al mare dall’altra parte. L’ho trovata ben creata e soprattutto di una poeticità antica, che ben si collocava nel periodo storico in cui è ambientata la storia, creando, e collegandosi perfettamente, alla leggenda che a cui accennavi nel rigo precedente, mantenendone i connotati. Un’immagine che non dimenticherò, davvero.
Una cosa che ho adorato e che hai gestito in maniera magistrale è l’anonimato, e quindi la generalità, del protagonista: non ha nome, non ha passato né background; può essere chiunque tra gli uomini all’interno della città. Eppure, nonostante tutto questo, hai saputo crearne un’introspezione che ha sa rendere partecipe e coinvolto il lettore nelle vicende e nelle emozioni che lui per primo prova e che tu descrivi in maniera travolgente lungo il testo.
Non sono presenti dialoghi, ma per il tipo di testo che hai messo in atto va bene anche così. Un’altra cosa che ho notato è l’uso che hai fatto dell’introspezione del personaggio: non la utilizzi solo per far immedesimare il lettore in lui, ma la adoperi anche per creare lo sfondo, dare definizione alle descrizioni in modo da renderle ben amalgamate con il testo. Le atmosfere sono tridimensionali, l’ambientazione è viva e partecipe, rispecchia l’animo del protagonista, la sorte della città e non si limita a essere un semplice scenario. Davvero complimenti!
Originalità e trama: 7.5/10
Mi è piaciuta molto la realizzazione di questa storia, come hai gestito gli elementi storici senza entrare nei particolari. Hai preso un momento realmente accaduto e vi hai collocato il tuo personaggio, dandone i tratti salienti e rendendolo il simbolo emotivo di un intero popolo. Quello che voglio dire è che tu hai mostrato la vigilia dello scontro attraverso un uomo specifico, ma che hai dato di lui solo l’aspetto sensoriale; questo lo rende allo stesso tempo uno e tutti. È vero che ognuno reagisce in modo diverso ai vari eventi della vita: a Costantinopoli ci saranno stati gli intrepidi, quelli che tremavano dalla paura, quelli che invocavano l’aiuto divino, quelli che avrebbero tanto voluto scappare. Ma ciò che nella tua storia viene esaltato è la simbologia di questo uomo con ciò che incarnava la città: lui, le sue emozioni, rappresentano la città e il suo essere più profondo.
Attraverso lui, quindi, tu narri i sentimenti della città, la sua austera e melanconica fatalità davanti al destino del Creatore. Se da un lato, la trama si lega solo e solamente a fatti ineluttabili e già esistenti, dall’altro lato tu ne hai creato una resa davvero molto ben gestita.
Sei stata molto brava a inserire senza pesantezza o richiedeva chissà quale conoscenza storica molti elementi di quell’evento, ne hai creato una cronologia molto dettagliata, purtroppo però superficiale. Gli elementi utilizzati in questa maniera ti sono serviti per dare spessore e una base alle sensazioni del personaggio, ma non hanno saputo intrecciare una narrazione varia.
Una cosa che ti ha penalizzato è stato infatti la tecnica degli accenni: hai nominato molti elementi avvenuti in quella notte – gli aiuto giunti da Genova, il cielo plumbeo, le leggende, gli epiteti, la Vergine e il sultano - eppure non ti sei soffermata mai su nessuno di essi. Tanto che, alla fine, la trama si è un po’ persa. Molti elementi che fanno da sfondo, ma nessuno principale, se non l’introspezione del personaggio unico protagonista.
In definitiva manca un po’ di approfondimento narrativo e d’intreccio.
Titolo e impaginazione: 4.5/5
Il testo è giustificato, anche se appare con un’impaginazione molto semplice e basilare. Però va bene, la pagina si mostra pulita e ordinata.
Il titolo l’ho trovato un po’ neutro. Voglio dire, è idoneo al testo, chiarisce perfettamente il senso ineluttabile della fine, dà la sensazione di fatale destino funesto; inoltre si mantiene su tonalità generiche, senza tante specificazione, e questo è un tratto che ho visto legato molto bene allo stile utilizzato con il personaggio. Però è un titolo comune, senza attrattive particolari. In mezzo a un elenco di altri titoli si perderebbe un po’, ed è un peccato visto il contenuto.
Tolta questa penalità attrattiva, “l’ultima notte” è un ottimo richiamo alla disperazione e alla rassegnazione che permea la storia. Richiama la fine di Costantinopoli e la vigilia in cui ogni cosa assume connotati incerti seppur già scritti.
Caratterizzazione dei personaggi: 9.75/10
Qui hai fatto un ottimo lavoro!
Lo descrivi in maniera molto generale, senza dargli veramente corpo, eppure qualcosa di lui si può lo stesso evincere dalla narrazione, ricca di dettagli e piccoli indizi.
Ciò che ho trovato geniale e costruito alla perfezione è la calma che, al contrario di come hai fatto con la trama, ti sei presa per definire lo spessore di quest’unico personaggio. Hai saputo dosare ogni elemento, senza sviscerarlo né compattarlo in un unico blocco, ma hai disseminato introspezione e caratterizzazione lungo tutta la narrazione.
All’inizio, è stato un colpo di genio aprire il suo punto di vista come se il lettore sapesse già chi fosse, senza introdurre un soggetto o un nome identificativo. È un’incognita che prestava i suoi occhi al narratore. Poi, ecco lì gli indizi. Ne hai descritto i movimenti, dicendo che camminava sopra le mura, e così hai fatto capire che è un soldato; ne hai mostrato la confusione e l’onore, il suo legame con la città e la sua fedeltà profonda, e poi ne hai calcato anche lo spirito di credente, quando egli rimette il suo destino nelle mani del Creatore. Questo mi ha dato l’idea di un uomo votato al suo ruolo e alla sua fede, pieno di timore per ciò che sarebbe accaduto, colmo di dubbi che minacciavano di smontare la sua esistenza, ma fermo nel suo onore di soldato e credente.
Un’altra cosa che, seppure hai poco approfondito e di cui avresti potuto approfittare per dare più informazioni sull’epoca e su di lui, sei stata capace di inserire sono stati alcuni elementi del suo vestiario, tipici della città e dell’epoca, come i calzari aperti che si ricoprono di terra insieme a i piedi. Può sembrare un po’ una ripicca la penalità a questo voto(non lo è, ovviamente), quindi ci tengo a spiegarti perché manca 0.25 di punteggio: ho visto quello che sai fare – inserire elementi del vestiario – e ho visto che non lo hai sfruttato; è come dire so farlo e poi non farlo comunque. Quello che voglio dire è che avresti potuto ampliare ancora di più gli elementi, tanto da arricchire anche il contesto.
A livello introspettivo, comunque, sei stata capace di non far sentire la mancanza di un descrizione fisica, dando rilievo e sostanza a questo uomo simbolo della città.
Un’altra cosa che ho ammirato è stata la capacità con cui hai saputo, attraverso la sua descrizione emotiva, dare caratterizzazione alla città, rendendo Costantinopoli stessa un protagonista vivo e partecipe della narrazione. Questo non solo mi ha sorpreso, poiché è un elemento che io noto e apprezzo e che non riscontro molto spesso nelle storie che leggo, ma mi ha entusiasmato. Complimenti, davvero!
Gradimento personale: 4/5
Vuoi sapere perché manca un punto? Troppo corta! La storia è finita troppo presto, ne avrei voluto ancora e ancora. Avrei tanto voluto entrare nel vivo, vedere e non solo sentire. Hai lavorato molto con l’introspezione, ma lo hai fatto talmente bene che ho sentito il bisogno di approfondire, di ampliare l’effetto sensoriale tanto da includere anche la vista, i movimenti, la moltitudine. In altre parole, vorrei una mini long o che so io basato su questo racconto.
Può sembrare stupida come motivazione, ma avevi a disposizione altre 7.000 e più parole e avrei tanto voluto che le sfruttassi.
Il legame quasi simbiotico tra protagonista e città mi ha avvinto nelle sue vicende. Sei riuscita a calarmi con molta semplicità e neanche tanti elementi visivi in quel momento, all’interno dei quei fatti. Ho amato tantissimo la tua storia, le atmosfere, il personaggio, il contesto e soprattutto la realizzazione di una narrazione fluida e accattivante; e ne voglio ancora!
Punteggio: 44.35/50 |