Denoto una vaga impressione kafkiana e quell'aria surreale ma irresistibile tipica di Roald Dahl... In particolare mi torna alla mente il suo "James e la pesca gigante" e "La metamorfosi" di Kafka. Direi quindi che vengono richiamati i grandi maestri del surreale, e la cosa viene fatta in maniera audace e per questo brillante.
Ok, lasciamo stare i toni da espertoni gonfi di sé (gonfi, he he). L'inizio è un po' trascinato, ci vorrebbe anche lì quella nota di surreale disinteressato che emerge nel proseguire, suppongo tu sia partita con un'idea in testa che ha preso le briglie man mano, per questo prima strascica un po' i piedi ed é un po' confusa, specie quando descrivi il pregresso e le vicende dell'amico bassista, ma cresce in efficacia verso la fine.
Dovresti anche un po' descrivere l'ambiente, anche solo in un contesto di toni di colore (tipo toni tenui, toni scuri, anticati ecc) per dare al lettore una vaga idea del tipo di ambiente in cui si trova (un'impressione a fior di pelle, diciamo), che magari rifletta la psiche del personaggio o l'atmosfera che vuoi dare alla storia.
Ho recensito il primo capitolo senza leggere gli altri, in quanto ritengo che esso sia la prima impressione di tutta la storia e vada considerato quasi a sé stante, ma mi hai incuriosito alla grande perciò andrò avanti. Chapeau, in ogni caso, perché il surreale è una bella sfida e ti ci stai confrontando alla grande finora. |