Buonasera,
ammetto di sentirmi un po’ in imbarazzo nel scrivere questa recensione; un po’ perché non scrivo un commento da mesi e temo di avere perso la capacità di mettere insieme due parole per formare frasi di senso compiuto, un po’ perché un giudizio a questa fanfiction già l’avevo elaborato, ma avendo dovuto abbandonare il contest per cause di forza maggiore, mi pareva troppo arrogante arrogarsi anche il diritto di usare quelle parole, quella specifica strutturazione del giudizio con conseguente suddivisione dei parametri valutati. Ed infine mi sento ancora terribilmente in colpa per non avere portato a termine questo impegno; gomen’nasai.
Ordunque, l’unico aspetto che mi sono sentita di riprendere dal giudizio antecedente è quello inerente l’aspetto grammaticale: « padroneggi la sintassi, i verbi ed i segni d’interpunzione. L’unica pecca, se così vogliamo chiamarla, che non mi ha permesso di assegnarti il punteggio pieno è da ricercarsi in alcuni piccoli e tutto sommato superflui refusi dovuti, a parer mio, ad una digitazione frettolosa, un momento di distrazione, alla stanchezza e/o imputabili alla fretta nel consegnare lo scritto. ». Di seguito ti elencherò le sviste che ho riscontrato, ma ci tengo a precisare che NON sono una maestra (non è mia intenzione fare la maestrina), o una correttrice di bozze, e che non mi reputo un’esperta: tutte le annotazioni che ho fatto sono da prendere con le pinze e da non ritenersi dogmatiche.
• Lui era sempre stato un disastro nel prendere delle decisioni: che fossero importanti o meno, aveva sempre avuto la sensazione che avrebbe finito per fare la scelta di sbagliato. → […] per fare la scelta sbagliata.
• In fondo, alla fine, buona parte della sicurezza che Obito mostrava non era altro che […]. → In questo caso si tratta di una ripetizione; alla fine, infine, in fondo sono tutti sinonimi.
• Perché alla fine, per quanto ci provasse, una parte di sé non faceva altro che dirgli che, probabilmente, non avrebbe mai attivato lo sharingan per la prima volta, né tantomeno sarebbe diventato Hokage, semplicemente perché era convinto che bisognava essere dei talenti naturali per poter raggiungere e, per quanto non mostrasse mai la sua insicurezza in pubblico, sapeva che c’erano buone probabilità che lui non facesse parte di quella categoria. → In questo caso la frase è costruita un po’ male. La prima domanda che ci si pone è: bisognava essere dei talenti naturali per potere raggiungere che cosa? Personalmente ho inteso che ti riferissi sia al raggiungimento della carica di Hokage, sia all’acquisizione dello Sharingan, quindi – se l’interpretazione è corretta – ti consiglio di aggiungere qualcosa che lo specifichi, per esempio “per potere raggiungere tali obbiettivi”. Un’annotazione che, invece, non ha portato alla decurtazione dei punti attinenti la grammatica è che, in questo caso, sarebbe meglio usare bisognasse invece di bisognava, ma come già detto bisognava non risulta grammaticalmente scorretto.
• […], eppure si era reso conto di non essere in grado di mandarla via, e il motivo non era solo la cotta che aveva per lei. → La virgola che precede la congiunzione e appesantisce il periodo, già di per sé ricco. Personalmente di consiglio di rimuoverla o, qualora volessi rimanere in linea con lo stile adoperato, ti consiglio di spostarla creando l’inciso “e, il motivo, non era” in modo tale da porre l’attenzione del lettore sul perché Obito non riesca a mandarla via.
• C’erano momenti dove si sentiva intrappolato senza vie d’uscita, dove aveva avuto quasi paura a camminare senza una guida, senza di lei, all’inizio. → In questo caso non riesco a comprendere se la seconda parte del periodo sia riferita allo stesso momento della prima parte o, invece, si riferisca a tutt’altro periodo. Se i due momenti sono gli stessi, ti consiglio di modificare in “c’erano momenti dove si sentiva intrappolato senza vie d’uscita, dove aveva quasi paura”, in caso contrario preferirei – a gusto personale – che ripetessi il termine ‘momenti’ (“c’erano momenti dove si sentiva intrappolato senza vie d’uscita, momenti ove aveva avuto quasi paura”).
• […], in un nuovo mondo dove guerre e inutili carneficine non sarebbero mai più esistiti. → Esistite.
Uhm, cosa posso dire? Ho apprezzato lo stile, semplice ed incisivo al tempo stesso, e ho apprezzato ancora di più il fatto che tu sia riuscita a mantenere intatti i caratteri dei personaggi adoperati; il team Minato è la perfezione in persona (♥). Ho adorato come hai trattato l’introspezione di Obito; hai mantenuto quell’aspetto in perenne conflitto con il mio adorato Kakashi, ma al contempo hai fatto capire al lettore che ci tiene a lui. Ho veramente adorato come per il piccolo Uchiha, Rin rappresenti la luce di una lanterna nel buio di un tunnel e di come sia riuscito a gestire la sua gelosia: nonostante la sua amata abbia gli occhi rivolti verso l’argenteo (pazza, comprendo che Kakashi è pur sempre Kakashi, ma come si può guardarlo quando accanto si ha un ragazzo d’oro come Obito?), si rallegra del tempo che riescono a passare insieme, surclassando persino – e quindi gioendo – quello che la ragazza passa con il rivale. E niente, sei riuscita a riaprire quella piccola ferita che si era finalmente chiusa, sappi che per colpa tua andrò a riguardarmi gli episodi di Naruto solo per vedere il mio Uchiha preferito — ugh, sì, sono un tantino masochista.
Il titolo, a parer mio, racchiude perfettamente il significato del testo, d’altronde la Nohara sarà sempre l’unica per Obicchan(?), l’unica che lo spingerà sempre a migliorarsi e a cercare il meglio di sé.
Mi ha fatto piacere (ri)leggere questo breve scritto e spero di riuscire, quando avrò un po’ di tempo, a passare dal tuo account a sbirciare qualche altra fanfiction.
Grazie ancora per esserti prestata a questo contest, che alla fine si è concluso diversamente da quanto avevo immaginato, eheh. ♡
Himeko |