Recensioni per
I passi dell'Ombra
di Nirvana_04

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
10/05/18, ore 19:25

Ciao :)
Eccomi per lo Scambio a Catena.
Interessante questo mondo. Inizialmente ho trovato delle somiglianze con "La Chiamata del Monte Canuto" (la casa ai margini, presenza misteriose che, forse, non tutti vedono), ma poi la storia va da ben altra parte.
La tragicità c'è sempre, comunque; povero Ruadh, ha pagato cara l'avventatezza del figlio. Si ricongiungerà alla sua Ygerna, magari.
Mi ha stupita il legame di parentela tra il sauin, Vaunagh, e Ruadh - nonché con Hywel, ovviamente. Sono curiosa di vedere cosa comporta il suo prendere il ragazzo con sé. Come cambierà la vita di Hywel? Lo scoprirò nel prossimo capitolo, immagino.
Ho trovato, credo, un solo errore: "Sotto di lui le [rapidi] del Teif grugnivano" -> dovrebbe essere [rapide].
Il concetto dell'Ombra mi affascina molto. Qui è opposto al Fuoco dei sauin, chissà cosa ne deriverà.
Alla prossima,

Mari

Recensore Master
19/01/18, ore 23:38
Cap. 2:

Inizierò questa recensione sottoponendoti alcune perplessità che ho trovato sia nel capitolo precedente, che in questo.
Se i nostri amici Celti possono portare avanti la loro vita fatta di continui cambiamenti, assecondando l'eterno ciclo di alternanza delle stagioni, come fanno a conoscere i pomodori?
I pomodori non sono un frutto della Vecchia Europa; sai bene che sono arrivati dal Nuovo Mondo (e che, assieme alle patate, hanno salvato Napoli dalla carestia, mentre il mais e la polenta han salvato il nord); mi si potrà obbiettare che una certa elasticità mentale non guasta. Vero. Verissimo, anzi; tuttavia, avrei chiuso un occhio se si fosse trattato di un'altra persona. Vederli qui da te, che sei sempre così precisa, genera in me una perplessità che deve trovare sfogo. Insomma, dovevo parlartene, così da sentire la tua opinione. Se nel capitolo precedente il nostro protagonista affronta una bestia dal manto caramellato (e come fanno a conoscere il colore del caramello, dato che si ottiene dallo zucchero, e la canna da zucchero, vedi sopra, sempre dalle colonie spagnole arriva?), posso considerare quell'aggettivo come una buona scelta musicale. Ma le piantine di pomodori nell'orto mi suonano fuori contesto, scusami. Era giusto fartelo notare, così come è giusto farti notare che apprezzo moltissimo la scelta della lanterna verde come luce guida che i due capi tribù si passano ad ogni cambio di stagione.
Ora, questa sarà la classica sincronicità che colpisce quando lo dice lei, ma esiste un supereroe che si chiama, appunto, Lanterna Verde, il cui potere si basa sulla forza di volontà e il cui scopo è quello di essere luce nelle tenebre (in brightest day, in blackest night, no evil shall escape my sight). Mi ha colpito davvero molto; magari è frutto di un caso, così come molte sono le occorrenze che a volte fanno scopa tra loro, in maniera del tutto inaspettata.

«Samhain non è solo una festa: è la celebrazione della morte e della vita, le quali solo in una notte, al di fuori del tempo, si incontrano» gli aveva spiegato Vaughan. «E anche il momento in cui l’Ombra è più libera di prendere il sopravvento, ed è compito nostro darle solo quanto basta per saziarla. Solo quanto basta» aveva ripetuto. «Sei troppo giovane, e devi ancora imparare a camminare tra le ombre dell’anima. Quelle del mondo lasciale a me, per ora.»

E io non credo che il nostro Hywel abbia visto per caso l'Ombra proprio a Samhain, quando i mondi si toccano e il confine tra le realtà si assottiglia fino a fondersi l'uno nell'altro.
Questa è una storia che parla di equilibrio, dell'importanza che l'equilibrio (tra luce e ombra, bene e male) riveste nella vita di tutti noi. È proprio la mancanza di equilibrio in Hywel che determinerà il suo destino, il suo non saper governare l'Ombra. È come se tutti noi avessimo un'Ombra personale (chi ha il rimorso per aver generato la morte del proprio padre, chi - in absentia - per aver tagliato il proprio ceppo pur di sposare una donna al di fuori del gruppo,), una visione manichea, forse, ma che assume diverse sfumature tante quante sono quelle del grigio. Ma, alla fine, è tutto riconducibile ad una sola distinzione: dolcetto o scherzetto, potremmo dire, prendendo a prestito la frase che è arrivata sino a noi tramite tradizioni che cambiano pelle, ma, sotto sotto, restano semre le stesse, un po' come le stelle che se ne restano alssù ad osservare uno spettacolo che sembrerebbe lasciarle indifferenti.

Recensore Veterano
17/01/18, ore 13:27

Buonsalve! Eccomi qua a commentare questo tuo primo capitolo, dunque partiamo dal fatto che mi piacciono moltissimo le ambientazioni che hai descritto e mi piace molto il climax che si respira al suo interno.
Ho molto apprezzato il rapporto con il padre e il vecchio, sono stati intensi e pieni di sfaccettature, anche il voler creare un ambientazioni così mistica e al tempostesso concreta mi ha lasciato piacevolmente coinvolta.
Vertirò però il mio commento su quanto letto di una tua richiesta di voler "capire cosa migliorare", quindi farò un paio di annotazioni del tutto personali che forse in futuro, per la stesura dei prossimi capitoli, potrebbero ritornarti utili.
La cosa che salta prepotentemente agli occhi è il format scelto: diciamo che scrivere un "blocco" unico iniziale di descrizioni, Bg della lore, etc... un po' rende ostico il testo a un lettore. Per esempio, quando leggo uso una tecnica di lettura veloce e avere un grosso blocco di scritto davanti favorisce questa cosa, ma una persona "normale" senza alcuni strumenti troverebbe difficoltoso seguire un insieme così generoso di dettagli e descrizioni. Quindi, a mio avviso, potresti ridurre l'overprocessing e dare più adito a dei dialoghi introduttivi che, in modo più diretto, immergano il lettor fin dalle prime righe del testo.
Ti ripeto, questo è solamente un mio gusto personale, andare punto e a capo è un mio vizio XD, quindi se questo che ho letto è il tuo stile, ben venga! Però mi sentivo solo di fare questa piccola annotazione v.v tutto qua!
Tienimi aggiornata sull'avanzamento della storia e se ti sono sembrati utili i miei consigli~
beso!

Recensore Master
16/01/18, ore 17:27

Il cuore di una storia varia da vicenda a vicenda, ché le avventure di un marinaio saranno di necessità differenti da quelle di una principessa indomita o di un carovaniere che attraversa il deserto, o quelle di una ladra alla ricerca del gioiello di famiglia con cui potrà reclamare i propri diritti. Il cuore di una storia varia, ma non il suo innesco. L'innesco, l'interruttore, chiamalo come vuoi, è sempre uno: ignorare un divieto. Tutto ciò che avviene prima, è un preludio, è qualcosa che ci accompagna a questa proibizione ignorata mostrandoci il paesaggio (in questo caso, l'ambientazione).
Qui, la proibizione violata è il monito di Ruadh a suo figlio, il classico «Non uscire di casa» che, grazie all'accoppiata non + infinito, è visto dagli adolescenti come un invito a fare l'esatto opposto. A volte, per sfida; altre per distrazione, altre ancora, per necessità, e il voler soddisfare la propria curiosità è la necessità più impellente che l'essere umano conosca. Avere un tarlo dentro, che gira e rigira scavando nello stesso punto, è qualcosa che si risolve solo cedendo e andando a vedere coi propri occhi.
Fino a tre quarti di questo capitolo, Hywel è uno spensierato adolescente che si permette il lusso di sognare di mollare baracca e burattini e partire per la vastità sconfinata del mare. Seguire le orme paterne? Sia mai! Così sogna, un sogno dai contorni indefiniti e sfocati, ignorando che, invece, il Destino ha ins erbo ben altri piani, per lui. Si può rinnegare un ceppo, senza dubbio, e alle volte si è costretti a farlo; ma non si può pretendere che una piccola mela cada lontano dall'albero che l'ha generata. Ruadh ci ha provato, portando con sé il proprio germoglio, il quale, paradossalmente, lo ha ricongiunto alla sua gente.
Ho dato un'occhiata anche al capitolo successivo (niente spoiler!), per cui so già dove andrà a parare questa storia (pure se si intuisce). Quello che mi piace della tua penna, adesso che ho avuto modo di leggere qualcosa della tua produzione in numero sufficiente per tirare le somme, è che hai alcuni temi cari (il momento di passaggio all'età adulta, il rapporto genitoriale, l'infelice e sempiterna lotta dell'essere umano per cambiare un Destino che è stato scritto - e che è impossibile cambiare - l'adolescenza come caleidoscopio di mille possibilità che s'andranno ad assottigliare in un'unica retta passante per due punti: Vita e Morte) che riesci a svolgere, di storia in storia, declinandoli a partire da diversi punti di vista.
Esistono storie che sono character driven e altre che sono plot driven: io sono propensa a pensare che le tue appartengano alla seconda categoria, ma sei un'abile prestigiatrice e ci illudi che siano le azioni dei personaggi a portarli lì dove arriveranno. Vero, verissimo; e ci crederei anche io, se non fosse per quella nota fatalista che si respira tra le righe. È come se tu dicessi a noi Lettori «Tranquilli, tranquilli. lasciate che scappi...», mostrandoci il guinzaglio con cui conduci i tuoi Personaggi.
Mi rendo conto che messa così, quest'affermazione suoni malissimo; quello che voglio dire è che, come nella canzone Samarcanda di Vecchioni, i tuoi personaggi agiscono come il protagonista, quel Soldato che ha cavalcato per tutta la notte pur di arrivare a Samarcanda e togliersi la Morte di dosso, salvo poi scoprire che è proprio lì che la Morte lo stava attendendo. A braccia aperte
L'intreccio è un altro punto di forza dei tuoi scritti, e di questa storia. Semini le informazioni qua e là, senza ammorbare il lettore con noiosissimi infodump che lui, poverino, salta a priori (ed è anche giustificato, aggiungo io), perdendosi così la chiave di volta, l'indizio necessario per capire tutto, o quasi. Tu centellini, piano piano, come si fa con un vino pregiato, dandoci tutte le tessere del puzzle - o quasi - e poi tirandole assieme alla fine, come se fossero i fili di un arazzo o di un qualche gioco di prestigio. Ed è una qualità che apprezzo davvero tanto. È difficile, da scrittore, vincere la voglia di spiattellare tutto e subito, oppure per te è più facile cedere alle lusinghe della forza di volontà?
Mi incuriosisce sapere come si comportano i miei colleghi in determinate circostanze: è illuminante, alle volte, condividere le proprie impressioni, è un modo per apprendere qualcosa e confrontarsi con gli altri.
La scrittura, anche in questa storia, è scorrevole, fluida, musicale, con un registro lessicale curatissimo (eccetto in un paio di occasioni, ma suppongo ci sia stato un pasticcio con il correttore automatico). C'è un grande studio dietro, a partire dalla leggenda celtica secondo cui, a Samhain, le donne-cigno svestono i loro abiti e tornano fanciulle, alle tradizioni legate all'agricoltura. Mi sono stupita, tuttavia, di non aver trovato alcun riferimento al concetto della Ruota del Tempo, ossia della concezione che i Celti avevano dell'anno, con quattro Stagioni, aperte cadauna da una Festa (Samhain, Imbolc, Beltaine e Lughnasadh), ma inizio a sospettare che questa suddivisione sia propria del neopaganesimo, più che della cultura Celta in quanto tale.

In conclusione, ogni storia scritta da te in cui ho il piacere di incappare è una piacevole passeggiata lungo sentieri ben curati e siepi che rinfrancano la vista e lo spirito. È come se, sin dalle prime righe, io potessi dire "Ah, è una storia scritta da Nirvana-kun" e mettermi comoda, come quando incontri un amico che non vedevi da diverso tempo.

P.S.
Non mi sono dimenticata di segnalarti eventuali refusi che ho trovato nel testo. Solo, nel corpo della recensione c'entravano come i cavoli a merenda. Nella speranza di darti una mano, ho scovato questi:

I pargoli dei sauin erano a letto, tutti accampati in un villaggio lì vicino. Non li era permesso partecipare ai riti del Raccolto.
--> Non era permesso loro

si avvicinarono al saggio Aengus e li si avvinghiarono
--> gli si avvinghiarono.

una terza lo fece boccheggiare, calandoli nella gola il contenuto di un’intera botte di vino.
--> calandogli

una fiera dei boschi, dal malto caramellato
-->manto

i suoi artigli retrattigli
--> retrattili

Recensore Veterano
10/01/18, ore 22:44

Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di ortografia, né refusi, né errori di battitura o distrazione, denotando una grande cura anche nella parte di revisione e un lavoro di limatura finale, così che il testo non presenti imperfezioni.
 
Lessico 9/10
Ancora una volta hai dato prova di possedere un lessico molto ampio e variegato, che mi ha lasciata costantemente senza parole e mi ha conquistata. La quantità di vocaboli che utilizzi è sempre molto varia e soprattutto corretta (non infili una sfilza di vocaboli ricercati senza alcun costrutto con il mero scopo di impressionare), permettendo di esprimere i concetti in maniera semplice e immediata, oltre che dandoti la possibilità di giocare con le parole, creando attraverso di esse effetti molto suggestivi ed evocative, utilizzando ogni sfumatura del loro significata e piegandola al contesto in cui sono inserite. Mi sorprende sempre di come, nonostante sia ricco, ricercato e multicolore rimanga comunque semplice, sobrio e senza alcun tipo di pretesa o volontà di sorprendere. Sembra che le parole fluiscano con facilità dalla tua penna ed elevano il tuo stile senza appesantirlo o renderlo troppo sfarzoso e arzigogolato. Unisci semplicità a ricchezza e l’effetto è molto elegante e piacevole.
 
Sintassi 9/10
Frasi lunghe e complesse, ma gestite con maestria e abilità così che non risultino pesanti e scorrano snelle e fluide, in maniera naturale e piacevole, legate l’una all’altra senza alcuna forzatura, grazie al sapiente uso della punteggiatura. Alternante, in maniera lungimirante a frasi più brevi, ma ugualmente articolate, senza mai far scadere la struttura in proposizioni troppo stringate e basilari.
 
Stile: 9/10
È uno stile che mi piace molto e mi ha conquistata svariate volte, perché pur essendo semplice e privo di particolari pretese, è capace di ammaliarti e soggiogarti per la sua eleganza e la sua fluidità. Nonostante utilizzi frasi molto lunghe e articolate e un lessico ampio, ricercato e ricco rimane uno stile modesto e sobrio, che non punta a colpire il lettore o a impressionarlo, ma che provoca comunque l’effetto per la grazia e la naturalezza che sprigiona. Le frasi si susseguono in armonia una dietro l’altra, la prosa è scorrevole e il significato delle frasi, così come la loro struttura è facile da comprendere nonostante le numerose subordinate. Sei capace di rendere qualcosa di articolato e particolareggiato immediato ed efficace, prestando attenzione tanto ai dettagli quanto alla resa complessiva e non lasciando nessuno dei due al caso. Complimenti!
 
Trama:
Originalità: 9/10
Per quanto il concetto di “demone interiore” non sia una novità, tu sei stata capace di conferirgli un taglio nuovo, inedito e interessante, trasformando il famigerato in un Ombra di noi stessi, una propagazione della nostra volontà soppressa e del nostro lato più oscuro e nascosto. Un’incarnazione del nostro subconscio, che deve essere curata e controllata o rischia di prendere il sopravvento.
L’intero contesto è davvero originale e immaginifico, introducendo creature davvero interessanti e sorprendenti: i sauin, simili a un popolo di druidi, che vive immerso nella natura, e paiono essere sciamani e stregoni che hanno contatti con i morti, ma in verità sono custodi dell’equilibrio della natura stessa e i guardiani che controllano che esso non venga spezzato.
Lo scenario in cui si svolgono le vicende è davvero originale e meraviglioso e denota un enorme ricerca di fondo (a tal proposito, le note finali sono state illuminanti per comprendere ancora più profondamente i significati nascosti di un tale racconto molto suggestivo e ricco di misteri e accenni). È come se l’isola fosse la concretizzazione della psiche umana: il lato luminoso e allegro che mostriamo al mondo (ed è quello, infatti, che mi pare, in comunicazione con l’esterno) e la parte più buia, raccolta, che non vorremmo possedere e che siamo tenuti a tenere sotto controllo per evitare che prenda il sopravvento e spenga anche quella luminosa.
Da una parte la logica, la ragione e la misura; dall’altra l’istinto, la passione incontrollata e l’eccesso.
Il finale mi ha lasciata amareggiata, ma non del tutto sorpresa: alla fine Hywel rappresentava un pericolo per la comunità e il resto della popolazione dell’isola e anche se l’Ombra non l’avrebbe sopraffatto, non sarebbe stato in grado di domarla e controllarla, troppo propenso a seguire le proprie emozioni e i propri istinti.
È un finale in linea con l’intera storia e coerente con essa, non puoi che condividere la scelta e questo, forse, rende il tutto ancor più tragico e scoraggiante.
Ho trovato molto originale l’interpretazione che hai dato della festa di Halloween, o meglio, il recupero del suo significato originario, come festa in cui i morti ritornano dall’Oltretomba e il Velo è squarciato, mostri e ombre prendono il sopravvento e bisogna porre un’attenzione ancora maggiore; hai mischiato la tradizionale festa dei morti con un concetto più ampio in cui le anime dei defunti diventano le Ombre dell’animo umano.
 
Coerenza: 8/10
Per coerenza intendo tanto la coerenza dei personaggi e della trama (nel senso che non spunti fuori all’improvviso un tirannosauro sputafuoco e rada al suolo l’intero pianeta Pork quando si sta parlando di matrimonio, per intenderci), quanto la pertinenza con il tema richiesto e l’attinenza con le mie richieste.
Per quanto riguarda il primo, non ho nulla da ridire: ogni avvenimento ha una causa verosimile, è collegato agli altri e giustificato.
Per quanto riguarda il secondo punto, il tema è trattato in maniera molto sottesa, al punto che solo alla fine ho compreso in che modo avessi deciso di affrontarlo. Il mostro, infatti, rimane occulto e strisciante fino alla fine, in cui prende il sopravvento sul ragazzo, ma è una presenza costante che aleggia e impregna l’intera storia, è effettivamente un’ombra, di cui ti accorgi solo alla fine.
Mi è piaciuta l’impostazione che hai dato al tema, interpretando i mostri come noi stessi, la nostra parte più oscura e incontrollabile che cerchiamo di controllare e rabbonire, e che a volte prende il sopravvento.
Ricorda moltissimo la frase di King: “Monsters are real and ghosts are real too. They live inside us, and sometimes, they win” e la rispecchia in ogni punto, dal momento che il mostro viveva all’ombra del ragazzo (perdona le parole), al suo interno ma concretizzato nella sua ombra, mostrando come effettivamente siamo noi i veri mostri. Nel tuo caso, non ti sei soffermata sul binomio uomo-mostro descrivendoli separatamente, ma come un’unica realtà che convive dentro di noi: come l’isola, come la luna da cui prende ispirazione, anche noi abbiamo un volto luminoso che ostentiamo agli altri e una dark side, sempre celata e buia, che cerchiamo di reprimere e contenere. Siamo sia luce che ombra, mostro e uomo, impulso e ragione, istinto e logica. Purtroppo, questa dicotomia e tutta la questione che reca con sé, la si comprende solo verso la fine (o almeno, io l’ho compresa solo nell’ultima parte, quando ormai l’Ombra aveva preso il sopravvento sul ragazzo) e la tua spiegazione finale ha confermato i miei sospetti. Forse avrei cercato di rendere più palese questo tema, molto interessante e accattivante, che affronta il problema dell’uomo e del mostro in una maniera molto originale e creativa: non ti sei limitata a nominare un demone interiore, ma hai costruito un’intera storia attorno a esso, concretizzandolo in maniera più palese e particolare nell’Ombra, e in maniera più generale, nascosta e allegorica nell’intera isola e la sua parte Calante.
Un’ulteriore complessità è data dalla convinzione di Hywel che il mostro da stanare sia la belva, quando invece si tratta di lui (e la caccia all’animale diviene parte della causa della vittoria del mostro sull’uomo)
 
Scorrevolezza:8/10
Nonostante la lunga introduzione e le numerose digressioni, è una storia che procede molto fluida e senza intoppi; la trama si delinea in maniera lineare ma non affrettata, lasciando il tempo al lettore di scoprirla pian piano, assieme ai dettagli che man mano emergono rendendo il tutto più misterioso ed evocativo.
Non ci sono salti temporali bruschi o parti più veloci o più lente rispetto al resto, ma tutto scorre armoniosamente e pur non essendo un ritmo incalzante, invoglia il lettore a proseguire.
 
Personaggi:
Caratterizzazione: 8/10
La caratterizzazione fisica dei personaggi principali è precisa e minuta, soprattutto per quanto riguarda Hywel e Vaughan, mentre per i restanti personaggi secondati ne hai tratteggiati le linee essenziali, permettendo comunque di immaginarli perfettamente.
Per quanto riguarda il carattere, esso, pur non essendo esplicitato, emerge attraverso le azioni e le parole dei personaggi (più, a volte qualche breve accenno, almeno per quanto concerne il padre di Hywel): Hywel è un ragazzo curioso, ma avventato e spavaldo, e la sua arroganza e la sua impulsività determineranno la sua rovina; completamente all’opposto sono il nonno e il padre del ragazzo, entrambi taciturni, di poche parole, più riflessivi e saggi, ammaestrati dall’esperienza. Il padre si dimostra essere ardito e impulsivo quando preferisce abbandonare il suo ceppo per amore di una donna, e questo tratto lo avvicina al figlio.
Alcuni personaggi che compaiono per pochi istanti, come il droghiere o l’altro saggio, vengono solo abbozzati nella loro indole, ma anche quelle poche indicazioni sono utili e permettono di crearne un’immagine più completa.
Pertanto, un’ottima caratterizzazione fisica e una caratterizzazione caratteriale (perdona il gioco di parole) degna di nota, in cui forse avrei preferito qualche elemento in più per aumentare la complessità dei personaggi (per quanto capisca che con un limite imposto di parole sia difficile articolare un personaggio, e tu, nella tua limitatezza sei riuscita a crearne di interessanti e con tratti ben precisi e limpidi).
 
Originalità: 8.5/10
L’originalità proviene sicuramente dai sauin e dal loro saggio. Nonostante la base non sia del tutto innovativa, si tratta pur sempre di un popolo vicino alle popolazioni primitive o indigene sia per le loro tradizioni sia per le abitudini sia per gli ideali su cui fondano la loro comunità, sei riuscita a creare un popolo nuovo e interessante, che fonda la propria vita sull’unico scopo di preservarne l’equilibrio.
In questo aspetto, che si concretizza soprattutto nella figura del saggio, ricordano molto sciamani e druidi di tribù primitive (e la somiglianza con i druidi non può che richiamare alla cultura e alle tradizioni gaeliche da cui il testo prende ispirazione). Sei riuscita, quindi, nell’impresa di dare un’accezione e una sfumatura originali a queste figure canoniche: essi, infatti, non si limitano a mantenere l’equilibrio della natura, ma anche il loro equilibrio interiore e quello della psiche umana, moderando e controllando la loro parte meno razionale, le ombre dell’animo umano, e con i loro quello di chiunque abiti su quell’isola, così da preservarli dalla furia di un istinto incontrollato e pericoloso.
Mi è piaciuta molto questa commistione di folklore gaelico frammisto ad aspetti originali; è stata un’ottima interpretazione e un’interessante rivisitazione. Inoltre, l’intera popolazione dell’isola è particolare e innovativa si tratta di un mondo nitidamente diviso in due, tra luci e ombre, in cui una parte della popolazione vive nella luce mentre l’altra nell’ombra…Era un’idea che non avevo mai visto prima, quantomeno non applicata a uno stesso contesto (solitamente i due popoli vivono molto lontani, nel tuo caso, invece sono vicini di casa).
Infine, la cura nella scelta di nomi per luoghi e personaggi denota una grande ricerca di base che ho molto apprezzato.
 
Gradimento personale:4/5
Ho trovato la storia un po’ farraginosa da comprendere appieno, ha molti significati nascosti ma è stato difficile per me riuscire a comprenderli tutti durante la lettura. Ed è un peccato perché è una storia molto interessante dal momento che pone in chiave allegorica la nostra continua lotta interiore, tra i nostri istinti e la ragione, le convenzioni sociali e i desideri più sfrenati, e in senso lato la nostra parte più umana e quella più mostruosa.
Una volta, però, scovati tutti questi significati e interpretazioni, ho guardato la storia con occhi diversi, complimentandomi per l’idea davvero suggestiva e la capacità di unire un’allegoria tanto complessa e articolata, a una trama avvincente e ugualmente emblematica, inserendo una storia in una storia: il contesto e l’ambientazione potevano già costituire una storia , insistendo su questa dualità e il suo legame con la dualità dell’uomo, ma invece che renderla un saggio di dubbio gusto, hai preferito che la storia rimanesse tale e rafforzando, con essa, le connessioni già accennate dallo sfondo.
Una parte di me ha apprezzato il fatto che tutti questi significati non siano palesi e invadenti, impedendo di godersi appieno la storia; d’altro canto, i lettori potrebbero facilmente soffermarsi solo sul primo strato della storia e limitarsi alle vicende di cui essa narra, senza spingersi nei livelli inferiori e comprende appieno tutti i significati che essa implica. In un primo momento ho avuto difficoltà anch’io e mi aveva dato l’impressione di una storia molto suggestiva ma a tratti incomprensibile e confusa; dopo aver letto la tua nota finale ogni cosa ha assunto un significato più nitido e chiaro, permettendo ai miei sospetti e ai tuoi accenni di prendere consistenza e senso. Non saprei se consigliarti di rendere questi suggerimenti e questi spunti più espliciti, rischieresti di concentrarti solo su di essi e di appesantire la storia; d’altro canto, senza la tua spiegazione finale rimarrebbe tutto molto nebuloso e indistinto. Per questo, nonostante sia una storia davvero incredibile, non sono riuscita ad apprezzarla appieno e mi ha lasciato perplessa (soprattutto all’inizio).
 
Punti bonus 3/5
Non ho compreso subito l’uso che hai fatto della citazione, anche in questo caso è stato molto sottile e nascosto, e solo dopo le parole dell’anziano Vaughan ho compreso anche se solo in parte. Infatti, ho avuto l’impressione di un uso forzato e che non fosse così armonioso e naturale: non ho ben compreso in che modo Hywel abbia scrutato nell’abisso e di come l’abisso abbia scrutato in lui, in che cosa consistesse effettivamente questo abisso. Forse lo hai spiegato, ma mi deve essere sfuggita o non deve essere stata così chiara e palese, o anche intuibile come avevi supposto. Per questo il suo uso mi è sembrato incompleto e frammentato, dal momento che la prima parte è perfettamente comprensibile e ravvisabile nel tuo testo (Hywel cercando di combattere la sua parte più mostruosa, diventa egli stesso quella parte) ma la seconda, pur essendo citata dai due saggi, non sono riuscita a rivederla nel testo in maniera chiara e limpida come la prima.
 
Totali: 85.5/100

Recensione abbinata all'iniziativa "10.000 RECENSIONI IN UN ANNO!" proposta dal gruppo Facebook "Il giardino di EFP"

Recensore Master
20/11/17, ore 13:25
Cap. 2:

Oh ... ma ma ... un bad ending così non me l'aspettavo ! Accidenti ... davvero un bel colpo di scena, non posso che complimentarmi con te Nirvana. Oltre ad aver mischiato al meglio parti inventate con la mitologia Celtica/Scozzese, hai dato una bella e al tempo stesso cruda morale. Hywel ha peccato di ira orgoglio, non ha compreso le tradizioni del suo popolo né quanto pericolosa era l'Ombra. Un'Ombra che alla fine ne ha preso possesso portandolo alla morte. Un bad ending davvero bello, ancora complementi ! La storia andrà dritta nelle ricordate ( mia selezione per le storie fantasy ! ). Un Saluto e alla prossima, Elgas

Recensore Master
12/11/17, ore 21:35

Ciao Nirvana,
Come promesso eccomi qui a recensire il primo Capitolo di questo tuo piccolo ma prezioso progetto. Da quanto mi avevi già annunciato si tratta di un progetto legato ad Halloween e alla mitologia celtica mi pare di ricordare ... quindi si ! fossi stata più informata sui vari termini ci avrei capito qualcosina in più, comunque l'insieme generale è comprensibilissimo. La storia è gradevole, i luoghi descritti al punto giusto, i dialoghi della giusta lunghezza, la lettura è stata scorrevole.
Gli eventi in sé mi ricordano vagamente l'inizio di Il Mago di Ursola Le Guin. Il protagonista è un ragazzino che vuole dimostrare la propria forza, ma che alla fine questo causa dolore e sofferenza a chi gli sta attorno e un'Ombra, una Nemisi, lo marchia in maniera indelebile. Hywel non ascolta il padre e va ad osservare i sacri rituali, questo attira l'Ombra e la fiera a cui il padre sta dando la caccia ... il tutto si conclude in un triste epilogo.
Ora starà al nostro protagonista trovare la forza per rimediare ai propri errori.
Piccolo consiglio ; rileggerlo il testo un paio di volte, ho notato qualche errore tipo di battitura.

Un saluto e ci vediamo al secondo Capitolo

Elgas
(Recensione modificata il 12/11/2017 - 09:41 pm)

Recensore Master
17/10/17, ore 23:24

I posto con “I passi dell’Ombra” nel contest "Magiche Feste" indetto da Daollarbaby e valutato da E.Comper sul forum


Grammatica e stile: 9.5 /10 
Eccomi qui. 
Come sempre, inizierò a valutare questo punto suddividendolo in due parti: nella prima, mi occuperò di segnalare eventuali errori e/o refusi di grammatica riscontrati all’interno del testo, mentre nella seconda mi dedicherò a un giudizio più vasto e generico. 
I suoi artigli retrattigli (retrattili) accarezzavano il terreno, la lingua penzolava, affannata. (pag. 14) 
Mosse un passo verso la musica del villaggio, soffusa quanto luci e ombre intorno a loro; poi si volto (voltò) di nuovo verso di lui. (pag. 25) 
Ebbene, come avrai certamente capito, dal punto di vista grammaticale e sintattico, fatta eccezione per queste due piccole sviste, non ho riscontrato assolutamente alcun tipo di errore. Sebbene il racconto sia abbastanza breve, ritengo che si tratti comunque di un dettaglio non trascurabile, di cui certamente terrò conto. 
Passando invece al lessico e allo stile utilizzati all’interno del testo, devo confessare che non potrei esserne più soddisfatta. Hai assunto un tono perfettamente adatto al tema trattato, ricreando alla perfezione delle ambientazioni a tratti talmente realistiche da parere quasi in grado di trasportarvi il lettore all’interno. Anche la narrazione e i dialoghi sono ben costruiti, in un equilibrio non da poco che consente al lettore di divorare la storia prima ancora di rendersene conto. 
Quindi, complimenti! 

Caratterizzazione dei personaggi: 10 /10 
Parlando della caratterizzazione dei singoli personaggi, confesso che sono rimasta piacevolmente sorpresa. 
Sebbene non ve ne siano moltissimi, quelli che sono presenti all’interno del racconto presentano una profondissima e a dir poco oculata caratterizzazione. 
Ognuno di essi presenta dei tratti tipici, un proprio modo di fare, che gli permette di essere distinto dagli altri e rendersi riconoscibile al lettore per quella caratteristica che lo differenzia dagli altri personaggi. Hywel, per esempio, è giovane e temerario, sicuro di sé e desideroso di mettersi alla prova, Ruadh taciturno e misterioso, Vaughan pacato e saggio. Ognuno possiede delle doti, che vengono rispettate fino alla fine del racconto, con una notevole coerenza che, purtroppo, non sempre è riscontrabile nei racconti. 
La cosa che, però, ho apprezzato maggiormente, è la fortissima introspezione presente all’interno della storia. 
I pensieri, i sentimenti e le emozioni dei personaggi sono resi con un realismo tale da colpire il lettore, il quale non può non sentirsene coinvolto, invogliandolo quindi a proseguire ulteriormente la storia. 
Il caso più emblematico è, in particolar modo, quello di Hywel, le cui ombre vengono descritte con non poco realismo, cosa d’altro canto necessaria visto il messaggio intrinseco e profondo del tuo racconto. 

Utilizzo del pacchetto: 10/10 
Obbligo: Il protagonista avrà a che fare con un evento sovrannaturale 
Luogo: Cimitero 
Bonus: Character Death 
Oggetto: Lanterna 
Citazione: “Il fascino dell’ignoto domina tutto. “(Omero) 

Beh, che devo dire? 
Ogni singolo elemento di quest’altrettanto bel pacchetto è perfettamente inserito, e chiaramente distinguibile, tra l’altro, nel racconto. 
Comunque, tra i cinque elementi proposti, devo complimentarmi, in particolar modo, per l’utilizzo della citazione. Essa funge da motore integrante del racconto, e ne è l’innegabile ispirazione … Hywel è attratto dalle sue stesse Ombre, sebbene non se ne renda perfettamente conto, ma alla fine quest’attrazione sarà la sua condanna. 
Anche l’utilizzo della Lanterna e del Cimitero sono azzeccati, in particolare la prima (a mio parere non semplice da inserire) è veramente ben utilizzata. 

Originalità e Trama: 10/10 
Questo punto è tra tutti, forse, il vero cavallo di battaglia della tua storia. 
La trama, sebbene non eccessivamente complessa, si dimostra comunque capace di coinvolgere e suggestionare, soprattutto grazie agli innumerevoli messaggi nascosti all’interno del racconto. 
Il tema dell’Ombra, del Subconscio e del Alter Ego Oscuro, che ognuno di noi nasconde, bene o male, nel proprio animo, è un tema veramente forte, trattato sia in filosofia che in psicologia in mille mila modi diversi ma che, nonostante tutto, non perde mai realmente il proprio fascino. 
Basta pensare alla citazione d’apertura del secondo capitolo: “Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.”, di Nietzsche. 
Un messaggio chiaro, in grado di colpire nel profondo. 
E il modo in cui i saiun lo interpretano fa comprendere come, in realtà, sia impossibile controllare le proprie Ombre. Esse sono parte di noi, più cerchiamo di imbrigliarle e più loro si accumulano, fino a sormontarci … la sola soluzione è quella di accettarle, di comprenderle e fare della loro conoscenza l’arma con cui abbatterle. 
Tuttavia, Hywen è troppo giovane e superbo per poter comprendere un simile messaggio, e quindi ne viene distrutto. 
Questo tema, che colpisce nel cuore la società carica di veti e tabù in cui viviamo, è un monito a non scordarsi mai che si … alla fine non siamo altro che animali. Potremmo costruire grandi opere architettoniche, codificare linguaggi e redire leggi, ma nel nostro animo ci sarà sempre un Io selvaggio, impossibile da imbrigliare. 
Il modo in cui hai riproposto questo tema è veramente originale, e da una spiegazione interessante del Rito dei Morti degli antichi … non posso quindi che complimentarmi e dire che il punteggio pieno è a dir poco meritato. 

Gradimento personale: 8/10 
Riguardo al gradimento personale, come avrai certamente compreso, questa storia mi ha veramente sorpresa. 
Lo stile, impeccabile e in grado di trasportare il lettore in un atmosfera quasi mitologica, e la trama, con le sue tematiche così profondamente coinvolgenti, mi hanno a dir poco impressionata. 
Personalmente, non ho una grandissima simpatia per i miti d’origine gaelica, e confesso quindi che l’ambientazione non ha presa moltissimo. 
Comunque resta il fatto che, parere o meno, se una storia è bella e scritta bene, per quanto magari possano subentrare gusti personali, non si può fare a meno di apprezzarla. 
E quindi si, mi è decisamente piaciuta. 


Totale: 50, 5 /53

Recensore Master
06/10/17, ore 10:03
Cap. 2:

Ciao carissima,
si respira un ritmo profondo e antico in questa vicenda, che procede inesorabile verso la sua conclusione.
Tutto è incentrato, mi sembra, sull'Ombra che segue ognuno di noi, e inevitabilmente si fa tanto più forte, quanto più e forte la luce che ci precede. L'ombra va curata, va sfamata, ma non troppo, altrimenti prenderà il sopravvento e sarà lei a divorare noi.
Chi pensa di poterla gestire, chi crede di essere più forte, in realtà non fa altro che compiacerla, non fa altro che darle nutrimento e fortificarla.
Questa cosa è ben risaputa dal saggio, portatore di conoscenza della Comunità e arbitro del tramite fra vivi e morti, sciamano nel vero senso del termine, ed è irrisa dal più giovane, che certo della propria forza, non crede al potere immanente dell'Ombra e quindi, inconsapevolmente, vi si abbandona.
Una storia molto bella e molto evocativa, complimenti!^^

Recensore Junior
05/10/17, ore 20:30
Cap. 2:

Era da un po' che non mi facevo viva ma finalmente sono tornata...che dire? Questa storia si è conclusa troppo in fretta ed è un peccato, comunque è stata una piacevole lettura ma forse avrei preferito un po' più di azione...immagino tu l'abbia fatto per rispettare le regole del contest. Beh, comunque, complimenti per la tua dote, le tue storie non sono mai banali così come il mondo in cui le ambienti. ^^
(Recensione modificata il 05/10/2017 - 08:38 pm)

Recensore Junior
26/09/17, ore 19:25

Una storia che si dimostra da subito intrigante e ben scritta ma...i sauin, dato che sono un popolo, o comunque una razza diversa, non sarebbe meglio scrivere "Sauin" con la s maiuscola? L'apparizione dell'Ombra andrebbe rivista, magari aggiungendo qualche carattere grottesco, ti consiglio di leggere qualche descrizione di Lovecraft o Poe e poi provare a riscrivere la parte (è un consiglio, potrebbe pure essere stupido, a te la scelta di seguirlo o meno).
Le descrizioni sono bellissime e per niente noiose. Sono curiosa, la lingua dei sauin l'hai creata tu? Se sì come hai fatto? Io nel creare lingue sono negata...
(Recensione modificata il 26/09/2017 - 07:28 pm)
(Recensione modificata il 26/09/2017 - 09:24 pm)

Recensore Master
26/09/17, ore 10:06

Ciao carissima,
Innanzitutto permettimi di farti i complimenti per la tua bellissima prosa, ricca di immagini e suggestioni. Hai dato a questa tua storia un tono remoto, antico, da leggenda che lascia il lettore a chiedersi dove sia il confine tra fatti realmente accaduto e costruzioni del mito, come accade nelle storie alla base dei Popoli antichi, che affondano le loro radici nel mito e si confondono con esso.
Il tema che affronti è quello dell'ombra, del doppio, della parte oscura che convive in ognuno di noi con la parte chiara e visibile a tutti.
Hywel è un ragazzo, al tempo stesso uomo nei compiti e bambino nella mente, abituato a spaccare la legna con le mani sporche di terra, ma al tempo stesso curioso, ricco di un' immaginazione fervida e ingenua, poco consapevole degli aspetti oscuri dall'esistenza, che invece il padre sembra conosce molto bene.
È il ragazzo che viene in contatto con le ombre, e ne rimane segnato. Nel corpo, con la ferita dell'accetta, ma soprattutto nell'anima, che non riesce più a liberarsi di quell'influenza oscura.
Hyvel è attratto in realtà dalle ombre, le ricerca pieno di curiosità anche se al tempo stesso le teme.
Bellissima la parte relativa all'orgia pagana, per così dire, nella quale si lacera il velo fra i due mondi, ma al tempo stesso sembra lacerarsi ogni freno, ogni legame, lasciando solo una brama primordiale, che sembra poi essere ciò di cui si nutrono le ombre, che sono affamate di vita e sangue.
Hyvel va a cercare le ombre, salvo poi fuggire spaventato. Ma le ombre lo riconoscono, hanno già avuto un contatto con lui e colgono la sua fascinazione nei loro confronti. Lo scontro finale è esemplificato dalla lotta contro la belva, nella quale Hyvel si salva la vita, ma al prezzo del sacrificio della sua parte chiara e concreta, ovvero l'erculeo padre, che muore per difenderlo.
Ora Hyvel si trova a dover accettare le ombre, a vivere da quel momento in poi sotto la loro egida.
Sono molto curioso di leggere il seguito. Per il momento ti faccio i complimenti e mi scuso per i miei deliri^^