Quarta classificata al contest Sfida alle 100 parole – IV edizione
Grammatica: 10/10
Perfetta!
Stile e lessico: 7/10
Sono stata molto indecisa sul punteggio d’assegnarti, perché le tue drabble sono scritte bene, ma ci sono alcune situazioni che convincono poco e di cui ti parlerò in seguito.
Parto dal lessico e ne lodo assolutamente la ricercatezza e la pienezza: i termini che scegli sono pieni di significato, sono caratterizzanti e per tale ragione sono indicatissimi per una storia che, nella sua totalità, deve esprimere tutto in sole trecento parole. Ho avuto modo di leggerti altre volte e credo che tu abbia fatto un uso più frequente dell’apostrofo (“t’accarezza”, “t’ho”, “s’un”) per ovviare al problema del conta parole, tuttavia queste elisioni si adattano alla ricercatezza lessicale (e stilistica) del tuo racconto, ragion per cui la loro massiccia presenza non ha intaccato la scorrevolezza del testo, lo ha anzi impreziosito grazie ad un tratto così marcato. Lessicalmente parlando, ho trovato evocativi e ben scelti i verbi che reggono di volta in volta i discorsi diretti: “ride”, “avverti”, “ringhia”, “intimi” e via dicendo sono in grado di mostrare al lettore tono, movenze e stati d’animo del personaggio che in quel punto parla ed agisce. Un ottimo lavoro!
Passando allo stile, hai scelto il presente e la seconda persona singolare rivolta a Evan, una scelta che ti ha concesso di narrare con un certo distacco la decadenza di Dorcas, la stella della storia, creando un effetto di straniamento abbastanza singolare, perché per tutta la durata della storia si attende un qualcosa che poi non arriva: la morte di Dorcas, che il lettore di fatto non vede, vincolato com’è al punto di vista di Evan.
Un tratto caratterizzante dell’impostazione stilistica sono le frasi concise, quasi sentenze, e l’uso abbondante della lineetta (abbondante in relazione alle trecento parole totali, ovviamente), un insieme che ha conferito alla tua narrazione un ritmo molto serrato, che in alcuni punti sembra procedere a scatti: un passo, una scoperta, un cambio di prospettiva. Anche i capoversi collaborano a questa particolare impalcatura, perché sono tutti piuttosto brevi e quasi tutti efficaci, perché isolano micro-unità narrative che racchiudono ognuna un pezzo di storia.
Le situazioni che mi hanno convinta meno riguardano diversi aspetti dello stile, non ho ritenuto di segnalarle in grammatica perché le ho considerate scelte, appunto, stilistiche. Ecco:
“Scagli la prima maledizione che lei ha già abbattuto due tuoi compagni”: questa frase, che è poi quella di apertura, non è chiarissima, credo che difetti in punteggiatura (assente) o in congiunzioni coordinanti. Rileggendola il significato risulta comprensibile, ma ad una prima lettura la comprensione è ostica. È un problema perché inficia la scorrevolezza del testo e l’approccio del lettore alla storia; se avessi inserito un “quando” anziché un “che”, ad esempio, la frase sarebbe risultata più immediata: Scagli la prima maledizione quando lei ha già abbattuto due tuoi compagni.
“imbevuti d'argento nella luce dell'aurora – «Meadowes». // «Se stai per uccidermi, concedimi almeno un bacio»”: in questo punto trovo che i due capoversi non siano gestiti al meglio. Così come sono strutturati, sembra che quel «Meadowes» in corsivo sia un pensiero di Evan, perché lo isoli rispetto al discorso diretto (che è al capoverso successivo), ma le virgolette basse indicano invece la sua appartenenza al discorso diretto. Onde evitare confusione, il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di inserire il discorso diretto in un unico capoverso – dato che a parlare è sempre lo stesso personaggio, per giunta nello stesso momento narrativo –, mentre se l’hai segnalato in corsivo e isolato rispetto al discorso diretto per far capire che si tratta di un pensiero, sarebbe utile sostituire le virgolette basse con le alte, dato che utilizzi le basse per il discorso diretto.
“La trovi che cammina sola, quando il suo nome bacia labbra sbagliate”: trovo che questa frase sia troppo criptica, non è chiaro a cosa o a chi si riferisca. Il nome è quello di Dorcas, le labbra sbagliate sono quelle di Voldemort che pronuncia il suo nome per ucciderla? Oppure sono quelle dello stesso Evan, dato che l’inciso che segue allude al loro “debito”? Non so, ho il dubbio, e lo esterno perché questa frase apre la terza drabble e introduce l’ultimo incontro tra i protagonisti, ha quindi un ruolo di primo piano nella storia. Ti consiglio di rivederla in maniera tale da renderne più intuibile il significato.
“mera suggestione – ma la stella più luminosa”: sono stata indecisa se segnalarti questa situazione in “grammatica”, ma dato l’utilizzo ricorrente della lineetta come tratto stilistico ho reputato più corretto parlartene qui. Il problema è che in questo caso, complice anche la congiunzione avversativa, la lineetta non è il segno grafico più indicato, avresti dovuto inserire una virgola. Immagino che tu volessi sottolineare la frase “ma la stella più luminosa eccetera”, ma per farlo con la lineetta avresti dovuto strutturare sintatticamente la frase in maniera diversa. La lineetta isola un inciso, ha lo stesso ruolo della parentesi, quindi in questo caso è utilizzata in maniera sbagliata, anche perché introducendola hai reso “indipendente” la frase tronca “E forse è un caso, probabilmente mera suggestione”.
Con questo ho concluso! Come credo risulti chiaro dal commento, ho trovato stile e lessico ottimi, tanto che, nonostante le situazioni riportate, non ho reputato di doverti assegnare un punteggio inferiore a 7/10. La raccolta è validissima da questo punto di vista e sono certa che se non fosse stato per il limite così rigido di parole non vi sarebbero state neanche le incertezze evidenziate.
Titolo: 5/5
Il tuo è un titolo molto evocativo e molto coerente allo stile del racconto. Nel cielo più buio non è un’espressione banale né abusata, e più che un’espressione è un’immagine. Perché di fatto cerchi di immaginarlo, questo cielo più buio, e la preposizione che lo introduce crea curiosità circa i personaggi del racconto – chi sarà a brancolare in questo cielo?. Ottima anche la scelta dell’avverbio più, che acuisce l’idea di oscurità: il cielo del tuo racconto non è semplicemente buio, è più buio – una sorta di iperbole dato che il buio, per definizione, è buio e quindi non può esserlo “di più”; un po’ come il nero che non può essere più nero! Quanto al legame con il contenuto della storia, credo che sia in grado di riprenderne gli aspetti salienti: un incontro che avviene nel buio (la guerra), che si alimenta malgrado il buio (lui aiuta lei, lei aiuta lui) e che alla fine perisce proprio lì, nel cielo più buio (la stella più luminosa, Dorcas che vive per e nella luce, muore e brilla un’ultima volta, facendo apparire ancora più nero tutto ciò che le è intorno). Un bellissimo titolo, 5/5 assolutamente!
Utilizzo (e originalità) del prompt: 6/10
Ho riletto più volte la tua raccolta, sono stata molto indecisa sul punteggio da assegnare in questo parametro: da un lato gli elementi del prompt ci sono, dall’altro ciò che manca è il prompt nella sua interezza. Il tuo titolo era Quando una stella muore, concetto che avrebbe dovuto essere il filo conduttore della raccolta, tuttavia ciò che manca è proprio la morte della stella, accennata in conclusione con una pennellata struggente e di forte impatto emotivo – “ma la stella più luminosa, questa sera, è stata sbranata dall'oscurità” – che ho apprezzato molto, perché oggettivamente molto bella, ma che resta un’unica espressione. A fare da filo conduttore alla raccolta sembra essere il solo concetto di “stella”, una stella che è sì destinata a spegnersi, ma che viene mostrata quando è ancora brillante, viva, tanto che la vediamo un’ultima volta ancora in vita, così come la vede Evan. Il motivo per cui il punteggio non è inferiore a 6/10 malgrado il discorso fatto è sia la frase conclusiva che l’atmosfera sinistra che aleggia lungo tutta la storia: è chiaro che questa stella sia destinata a spegnersi e questo è naturalmente un richiamo al prompt. Ho anche valutato l’ipotesi di un ribaltamento del prompt (dal negativo al positivo), ma non ho reputato fosse il tuo intento. È come se avessi strutturato la raccolta sul “pre-prompt”, giusto per inventare termini!, lasciando il concetto vero e proprio del prompt sullo sfondo, motivo per cui non ho potuto assegnarti un punteggio superiore a 6/10.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Era quasi impossibile, eppure sei riuscita a caratterizzare in maniera efficace due personaggi più che secondari in sole trecento parole.
Inizio da Dorcas, la tua stella, della quale riusciamo a percepire la forza emotiva e combattiva, la paura, il coraggio, la bontà d’animo e un’attrazione sibillina che la spinge nella morsa di un serpente vestito da buona stella. Nel ricambiare la “cortesia” di Evan si dimostra leale e giusta come conviene a una Fenice di Silente, ma il suo indugiare sulle labbra di lui, il fatto che nell’ultimo loro incontro non lo uccida né ferisca lascia intendere quanto sia attratta, suo malgrado, da un uomo che dovrebbe invece disprezzare. Forse lo rispetta come avversario, o forse tenta di illudersi che sia diverso dagli altri, che finché si ritroveranno l’una contro l’altro nessuno dovrà perire. È una Dorcas sia guerriera che donna, un astro che inevitabilmente è destinato a spegnersi, perché brilla troppo, brilla così tanto da schiarire persino il buio in cui brancola Evan. Una caratterizzazione veramente riuscitissima considerando le parole a disposizione!
Evan. Non so se lo sai, ma io amoquesto personaggio, e tu gli hai reso giustizia. Hai usato le pochissime informazioni che abbiamo su di lui e le hai messe in scena: potente, pericoloso e orgoglioso. Il tuo Evan è un guerriero come lo è stato quello della Rowling, un guerriero che si mostra leale nei riguardi di un avversario che rispetta; inoltre, malgrado l’alchimia che può aver provato, non smette mai di ricordare a Dorcas che è la propria nemica – «Uccidimi, la prossima volta» le intimi. «Nessuna misericordia, nessuna buona stella» –, il che sposa alla perfezione con la condizione bellica in cui versano i due protagonisti. Anche di lui, come di Dorcas, emerge una debolezza: lei. Hai caratterizzato bene l’attrazione di Evan nei riguardi di Dorcas, perché lui più di lei sembra tentare di convincersi che veda in lei solo una nemica, non una donna da stringere a sé e proteggere, eppure la “ghermisce” e “schianta” chi l’ha ferita – e vuole un bacio, anche se dissimula il desiderio con derisione e scherno. È in lotta con se stesso Evan, ma alla fine sceglie di sacrificare il desiderio e l’alchimia, lasciando andare Dorcas e restando fedele ai propri ideali, quelli che pulsano sull’avambraccio. Molto IC, bravissima!
Totale: 38/45 |