Un “bentornata” in questa Sezione. Sono stata attirata qui dal tuo nome che avevo annotato nella categoria ”Autori preferiti”, ho letto un paio di volte ma ho richiuso la schermata perché volevo capire bene ciò che avevo davanti. Spesso, se non riesco a cogliere subito il significato del testo, non lascio immediatamente osservazioni mie, sono molto “hiatus”in questo, anche perché temo di fraintendere quello che è stato espresso dall’Autore. Se quest’ultimo, com’è nel tuo caso, fa parte dei miei “preferiti”, allora ci ritorno su, anche a distanza di tempo, per tentare di capire bene il messaggio.
Comunque, prima di addentrarmi nuovamente nel vivo della storia, ho fatto, permettimi la similitudine, un “giretto in giardino”: ho letto, senza interrompermi, la ff per gustarne intanto lo stile. Indubbiamente, come già avevo notato in precedenza, sai usare con scioltezza la lingua italiana, servendoti di termini precisi. Qui, in particolare, le frasi si sono fatte più brevi, rapide, quasi a voler lasciar spazio allo scorrere delle immagini e delle emozioni.
Entriamo subito, fin dall’inizio, nell’azione, ci sentiamo lì a seguire il passo svelto e rabbioso di Sh che torna, dopo la “caduta”, al 221b per ritrovare John.
Gli altri personaggi si fanno da parte, timorosi e consapevoli della sua collera contro chi non ha saputo tenere Watson al sicuro. E qui mi sono chiesta da chi, quest’ultimo, avrebbe dovuto essere protetto e cosa sia successo. La prima, superficiale lettura mi ha fatto subito venire in mente un atto criminale di qualche serial killer contro John, ma poi ho capito, e spero di aver visto giusto, che siamo sul piano della surrealtà, dei significati, di ciò che viviamo, ripuliti dalle impurità del contingente. Sh se n’è andato senza avvertire il suo blogger del suo piano, John l’ha creduto morto davvero e non è riuscito a continuare a vivere una vita normale senza di lui.
“…Sembra che abbiano usato una pinza e abbiano provato ad estirpargli il cuore dal petto…”: gli altri, che gli stavano accanto, non hanno saputo aiutarlo, così egli è “finito in pezzi”, incapace di dare un senso al suo lutto.
Sh è perfettamente consapevole di essere la causa della “distruzione” del John che conosceva, del suo “conduttore di luce”. Pertanto, sapendo di dover lottare contro una situazione difficile di malintesi e d’incomprensione, tenta di “ricucire” il suo John. Non è un lavoro veloce, richiede tempo e pazienza (“… Rimani immobile al suo fianco, cristallizzato nel tempo. Lasci che la polvere ti copra…”). È un lungo percorso quello che il consulting dovrà percorrere, prima di ritrovare intatto chi gli ha insegnato il valore dei sentimenti e prima di poter recuperare la sua fiducia. Il finale è bellissimo, dolce e struggente. Spero di non aver capito fischi per fiaschi, ma la tua ff mi è piaciuta molto, anche correndo il rischio di travisare tutto quanto. |