Ehi, carissimo! ^^
All’inizio del capitolo hai detto che non ti stavi inventano nulla, e alla fine del suddetto la mia reazione è stata circa “Ommiodio”. Perché, certo, già sospettavo che fossero accadimenti che hai visto o, almeno, dei quali hai sentito parlare da qualcuno che lavora nel settore, ma sentirselo dire… beh, è tutta un’altra storia.
La cosa che colpisce di questa storia è una (ce ne sarebbero anche altre, ma finirei per starci fino a ferragosto): il realismo. Te l’avevo già detto, mi sa, ma lo ripeto. Le psicologie del personaggi sono assolutamente perfette, non fatico ad immaginarmeli come persone reali. E una cosa che, decisamente, contribuisce a rendere l’atmosfera, è l’ambientazione in Italia; finché si legge di anonimi signor “Jones”, non si riesce proprio ad empatizzare come quando leggi nomi che, magari, è facile sentire quando cammini per strada.
Nella risposta all’ultima recensione hai nominato la legge 180 e mi sono andata ad informare. Che dire, avevi ragione.
Comunque, io ho sempre avuto un rapporto amore-odio con la categoria degli psichiatri: da una parte li ammiro, dall’altra ho sempre l’impressione che possano dedurre i tuoi pensieri dal tuo comportamento, come se leggessero nella mente. Ma, leggendo questa storia, posso solo dire “evviva la categoria degli psichiatri”.
Poi arriva anche la sorella del povero Vanelli. Nel primo capitolo si dice che “un matto non esce da una famiglia di normali”, e credo che mai parole più vere siano state pronunciate. Intanto già l’esistenza di persone così mi dà fastidio, persone che non solo ti vogliono spiegare come gira la terra, ma anche alla terra come deve girare (e giustamente la terra si rompe il cazzo?).
Ma alla fine il nostro Boschi ha un aplomb da monarca britannico e riesce a non sputare in faccia alla donna, cosa che io al posto suo avrei fatto con decisione già nel primo mezzo secondo (ma poi cosa pensava? Che l’unico scopo della categoria dei medici sia fare del male ai loro pazienti? Secondo me uno studia medicina –o psichiatria, in questo caso- per aiutarle, le persone).
Altro personaggio che mi fa salire un certo istinto omicida è la psicologa (categoria che mi sta sommamente sulle balle. Una volta avevo un problema, serio, e l’unica cosa che sono stati in grado di consigliarmi è stata “l’introspezione interiore” e la “respirazione”). Ma questa donna non lo capisce che Vanelli non può risolvere niente con i suoi metodi?
“Le affermazioni xenofobe sono fuori luogo,” protestò piccata la Zandi.
“Se quei tizi sono rumeni, non posso dire che sono svedesi per fare un piacere a te.”
Io 'sta frase me la tatuo.
Diciamo che sul razzismo ci si potrebbe, poi, avviare un dibattito, ma di una cosa sono certa: spesso il politically correct è, in sé, forse ancor più razzista e discriminatorio (giusto perché ho voglia di divagare: conosco un anime giapponese ambientato durante la seconda guerra mondiale che è stato etichettato come “razzista e antisemita” perché un personaggio tedesco era biondo e con gli occhi azzurri. E vabbè.)
Ecco, siccome tre quarti dei personaggi di questa storia mi stanno antipatici, direi che il racconto, in sè, è perfetto.
Adesso io non so se ce la faccio ad aspettare per leggere l’ultima parte (sarà un casino, me lo sento. Edit: ho visto che la storia è nella sezione drammatica. Il destino delle mie ghiandole lacrimali è segnato. Amen).
Voglio proprio sapere come continua la storia!!
Alla prossima, carissimo!^^ (Recensione modificata il 30/06/2020 - 09:34 pm) |