Recensioni per
Spazi bianchi
di Karyon

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
25/05/18, ore 19:44

Ciao, Karyon!
Come ti ho scritto in privato, spero che questo parere ripaghi in parte il tuo impegno, seppure sia ben lontano dall'essere una valutazione in perfetto stile contest. Ne approfitto per ringraziarti di aver preso parte al concorso, scegliendo anche una delle coppie bonus (che, tra l'altro, è una di quelle che mi incuriosiscono di più in generale). Ho molto da dire su questa storia, da un lato mi è piaciuta, dall'altro ci sono stati alcuni fattori che mi hanno impedita di apprezzarla pienamente. Inizierò da due elementi che ho apprezzato molto, e che erano quelli che avevo già valutato.

Uno è il titolo, per il quale a questo punto ti riporto ciò che avrei scritto in fase di valutazione: “Spazi bianchi” è un titolo molto interessante. È enigmatico: evocativo da un lato, addirittura asettico dall’altro – gli spazi bianchi, d’altronde, sono quelli senza colori, sfumature, forme, sono bianchi e basta. È di conseguenza un titolo che credo possa attrarre lettori e invogliarli a leggere la storia, così da capire cosa o chi siano gli spazi bianchi, dove si trovino, quale significato abbiano. Inoltre, è un titolo interessante anche dal punto di vista stilistico: in apparenza è solo una semplice coppia “sostantivo+aggettivo”, in realtà la sfera semantica di questi due termini dà origine a una vasta gamma di significati possibili per la tua espressione, dove la scelta del plurale e quella di “spazi” (in alternativa a sinonimi come “area”, “zona” e simili) risulta decisamente evocativa e induce a interrogarsi, come detto in precedenza, sulla natura di questi “spazi bianchi”. Tuttavia, al di là di quanto detto sino ad ora, il tuo titolo risulta estremamente giusto a fine lettura: arrivati all’ultima parola della storia, da un lato si ha la sensazione di aver riempito tutti i spazi bianchi, mentre dall’altro si teme che essi siano ancora in agguato, al riparo dallo sguardo dei tuoi protagonisti e da quello di noi lettori. Gli spazi bianchi sono il “filo rosso” – citando la tua Hermione! – della tua storia, sono l’angoscia di Blaise e contemporaneamente sono anche la sua salvezza, perché è proprio grazie a quel riflesso negli occhi altrui che lui si avvicina a Hermione e la scopre simile a sé.

L'altro elemento che pure ho apprezzato è stato l'utilizzo del pacchetto, anche qui ti riporto ciò che ti avrei scritto: il tuo pacchetto era “il personaggio protagonista, per un motivo a scelta dell’autore, si convince di aver combattuto dalla parte sbagliata e per questo motivo si allontana da tutti gli affetti e va in crisi con se stesso”. Nello spazio del racconto, il protagonista cui addossi questa condizione è Blaise, costretto a fare i conti con degli errori che ritiene di aver commesso e con le loro conseguenze. Il tuo Blaise, coerentemente all’indicazione del pacchetto, attraversa una vera e propria crisi interiore: è imputato e giudice contemporaneamente, e non si assolve, non cerca scusanti, non sembra essere in grado di perdonarsi. L’intera storia – a eccezione della conclusione – inscena i tormenti di Blaise, che vengono esternati sottoforma di sensi di colpa e di masochismo – emblematico, a tale proposito, che trovi la salvezza nel momento in cui era (forse) deciso a farsi del male. L’introspezione che accompagna lo sviluppo del pacchetto è davvero molto buona: il malessere di Blaise è comunicato in maniera efficace e in alcuni punti prende il sopravvento persino sulla coppia e sull’alchimia che lo lega a Hermione. L’unico aspetto che mi ha convinta meno è il fatto che un elemento del pacchetto è stato ignorato: il tuo Blaise non “si convince di aver combattuto dalla parte sbagliata”, perché è sempre stato certo che i Mangiamorte fossero la parte sbagliata – lo spieghi molto chiaramente a inizio storia –, ma non ha mai avuto coraggio a sufficienza per schierarsi apertamente e scegliere ciò che riteneva giusto. È una sfumatura sottile, ma la differenza tra chi si ricrede e chi è consapevole ma non riesce a scegliere c’è, e il pacchetto chiamava in causa la prima categoria: un personaggio che si ricrede.

Passando alla trama, mi è piaciuto che fosse tanto introspettiva e che si desse spazio alle sensazioni vissute dai due protagonisti, che nella gran parte dei casi non sono altro che tormenti – i graffi dei sopravvissuti! Sicuramente, hai centrato in pieno lo spirito del contest. Tuttavia, ci sono alcuni elementi di questa trama che ho trovato un po' deboli: il fatto che ben tre ragazzi scegliessero di riprendere gli studi a distanza di due anni (Hermione, Blaise e Neville); lo spazio dedicato ai Malfoy; la gestione dei momenti.
Andando nel dettaglio dei tre aspetti, per quanto riguarda il primo, il problema a mio avviso è che si tratta di una scelta molto singolare quella di riprendere a distanza di due anni, quindi risulta forzato che siano in tre a fare la stessa scelta, con un Neville che sembra essere stato messo lì solo perché serviva un volto amico a parte Ginny. Per quanto riguarda il secondo punto, invece, ho trovato che le digressioni sul futuro dei Malfoy e l'ossessione di Blaise nei riguardi dello sguardo di Draco siano stati un po' eccessivi: i protagonisti della storia sono Hermione e Blaise, quindi stranisce che sia utile soffermarsi così tanto su personaggi meno che secondari (ad esempio, il dettaglio della McGranitt che testimonia a favore dei Malfoy è poco utile ai fini della tua trama, e a mio avviso anche poco coerente con il canon: la McGranitt in che modo avrebbe potuto essere una testimone a riguardo, sia in positivo che in negativo? Lei non sapeva nulla dei Malfoy, contrariamente a Harry che ha potuto testimoniare perché ha vissuto e condiviso delle situazioni con ognuno di loro); riguardo agli occhi di Draco, invece, sebbene abbia compreso l'impatto che hanno su Blaise, ho trovato questa ossessione comunque eccessiva – il fatto che Blaise pensi a Draco anche durante l'amplesso con Hermione disorienta del tutto, perché, in tutta onestà, a me Blaise è parso molto più preso (forse innamorato) da Draco che da Hermione; non c'è un vero momento Blaise/Hermione, perché quando dovrebbe esserci, quando loro dovrebbero essere vicini, spunta Draco, che è una presenza a dir poco ingombrante. Per quanto riguarda la gestione dei momenti, invece, credo che non ci sia stato molto equilibrio tra introduzione, sviluppo e conclusione della storia: a fronte di un'introduzione molto corposa (dove Hermione non è ancora a Hogwarts, ad esempio, e ti soffermi su Fleur, Teddy eccetera) la conclusione è abbastanza scarna: il momento di maggiore tensione tra i due protagonisti (l'amplesso) viene sintetizzato in poche righe, e in altrettante poche righe viene sintetizzato un epilogo che vede Hermione sposarsi e andare avanti serbando per sempre il ricordo di una notte. È un'evoluzione un po' frettolosa a mio avviso, per questo trovo che la gestione dei momenti abbia peccato un po' in equilibrio.
Al di là di questo, comunque, è una trama che si snoda in maniera piuttosto coerente e che, come detto, dà molto spazio all'introspezione, il che rende palpabili le sensazioni vissute dai protagonisti. Inoltre, il fatto che tu abbia in qualche modo ripreso la storia del filo rosso mi è piaciuto molto, perché trovo sia una di quelle suggestioni più belle da inserire all'interno di una narrazione – il fatto che i sopravvissuti a una guerra siano intimamente legati, sia pure nei tormenti, è verosimile oltre che suggestivo. In più, credo che tu abbia caratterizzato molto bene il contesto post-guerra, non hai enfatizzato in negativo né hai idealizzato, sei stata anzi molto verosimile e realistica, strutturando un contesto che desse spazio a gioie e dolori e soprattutto alla difficoltà di ricostruire. Riguardo alla scelta di abolire le Case, sia pure solo in un primo periodo, l'ho trovata singolare! Io immagino che le Case non siano mai state abolite (come d'altra parte ci conferma Harry Potter e la maledizione dell'erede, che non ho apprezzato ma purtroppo porta anche la firma della Rowling), però ho trovato interessante la tua versione, inoltre sei stata brava a contestualizzarla e non farla apparire come una scelta forzata!

Per quanto riguarda le caratterizzazioni, le ho trovate piuttosto convincenti. In particolare mi è piaciuto Blaise, così a pezzi, che proprio non riesce ad andare avanti, a perdonarsi per le proprie scelte sbagliate – riesce ad assere affascinante anche se sull'orlo del baratro. Facendo riferimento al canon, ho trovato forse un po' forzata la sua condizione, sia perché lui non è affatto amico di Draco (la Rowling ha dichiarato che l'unico a essere considerato un pari, e quindi quasi un amico, da Draco è Theodore Nott), sia perché la famiglia Zabini non era in nessun modo legata ai Mangiamorte (contrariamente ai Nott, ad esempio); però immagino ti occorresse questa licenza per strutturare il personaggio. Tuttavia, l'elemento che mi ha convinta meno della caratterizzazione di Blaise è stato proprio questo legame ossessivo con Draco. Per quanto il tuo intento, credo, fosse quello di usare Draco come un "qualisasi coetaneo a cui la guerra annienta l'anima", il significato più evidente restituito dalla storia è che Blaise è così colpito e tormentato da questa cosa proprio perché riguarda Draco, un suo amico. In più di un passaggio, Blaise mi è parso quasi innamorato di Draco, il che mi ha impedito di godermi pienamente l'interazione con Hermione, perché lei mi sembrava in più, l'elemento estraneo.
Riguardo a Hermione, invece, l'ho trovata decisamente coerente alla controparte cartacea, e mi sono piaciuti i suoi dubbi, i suoi tormenti, il suo non riuscire a vivere da vincitrice – come le ricorda Blaise senza alcuna pietà. Coerente al suo personaggio anche il fatto che tenti in tutti i modi di salvare Blaise. Su di lei, a mio avviso, pesa un po' di più il rapido evolversi della coppia, perché non ho compreso pienamente il motivo per cui va avanti con la sua vita nonostante Blaise, né credo di essere riuscita a capire il motivo per cui si concede a lui – se il motivo è il dolore in sé, allora avrebbe dovuto cercarlo anche dopo. Credo quindi che andasse approfondito un po' di più questa evoluzione del personaggio, perché una maggiore introspezione di questi momenti l'avrebbe resa davvero perfetta.

Arrivando all'aspetto stilistico e grammaticale, mi dispiace dire che sia forse l'aspetto più debole del racconto e riguardo al quale ti consiglio una revisione. Lo stile della storia è molto buono, non frainterdermi!, è sufficientemente descrittivo, lascia spazio all'introspezione, inoltre è una narrazione che riesce a coinvolgere e a essere scorrevole (anche i dialoghi mi sono piaciuti molto, perché sono caratterizzanti), il problema è la grammatica e in particolare la gestione dei tempi verbali.
A riguardo ti riporto la parte di valutazione che avevo iniziato a scrivere: il passato remoto e l'imperfetto/trapassato prossimo si alternano in maniera impropria, confondendo anche i piani temporali della storia – che sono il passato del racconto (quando i protagonisti ricordano fatti accaduti nel loro passato) e il presente del racconto (ciò che i protagonisti vivono nel momento in cui la storia si svolge). Incontriamo questa situazione sin dall’inizio, dato che la storia si apre con i tormenti di Blaise e il lettore, arrivato al secondo capoverso, viene già catapultato nel passato del personaggio. Per chiarezza, ti riporto un estratto del racconto, in grassetto il tempo verbale errato e tra parentesi quadre quello giusto:

Blaise, un po’ in disparte, osservò [aveva osservato] quella muraglia di cravatte verde-argento e di occhi freddi come il ghiaccio e decise [aveva deciso] all’istante di non essere pronto.”

In questo caso, visto che siamo nel passato del racconto, il tempo verbale giusto non è il passato remoto (che va invece utilizzato per il presente del racconto), ma il trapassato remoto. Senza questa distinzione, sembra che tutto si svolga nello stesso momento e per il lettore diventa difficile capire i due piani temporali su cui si articola la storia, il che rende meno fruibile il testo. Ci sono poi alcuni refusi (intesi anche come parole mancanti, spazi in più o meno tra una parola e l’altra) che infastidiscono la lettura (ad esempio: “accumunava”, “nessun’altro”, “eppure si sempre”: rispettivamente “accomunava”, “nessun altro” “eppure si [verbo essere] sempre”), che possono essere facilmente rivisti con una rilettura!
Insomma, credo che una revisione in più possa essere utile a questa storia e possa migliorarla. Ho avuto la sensazione che tu l'abbia scritta di getto, lasciandoti ispirare dalla trama, senza però concederti il tempo necessario a revisionare il tutto (sia forma che trama, quindi).

Credo di averti detto tutto e, come detto inizialmente, spero che questa recensione ripaghi in minima parte il fatto che non c'è stata alcuna valutazione a causa del mio abbandono del contest. La storia nel complesso mi è piaciuta, ma credo che la tua idea (che è bella! Io stessa ho scritto qualcosa che si avvicina a questo tipo di schema, quindi immaginerai quanto mi piaccia!) abbia anche più potenziale di quello che appare.
In conclusione, ad ogni modo, complimenti per aver accettato una sfida così ardua – né il tema né la coppia erano semplici – e grazie di aver scritto questo racconto! Alla prossima (e scusami per eventuali refusi, non faccio in tempo a rileggere)!

Un abbraccio,
Rosmary