Okay, allora, io non so davvero da dove cominciare.
So che questa fanfiction è di qualche anno fa, ma è tra le mie preferite da tipo un'era glaciale, oggi l'ho riletta perché mi ricordavo quanto mi fosse piaciuta e DOVEVO recensire nonostante non sia recente, spero tanto di riuscire a trasmetterti quanto l'abbia letteralmente adorata.
È un capolavoro. A cominciare dal titolo, che da una parte riprende la Serenade of Water del gioco, la melodia del tempio dell’acqua, per l’appunto, dall’altra questa sete che pervade profondamente in Link sin dall’inizio della storia. Ritengo che tu sia riuscita a far tuo in maniera magistrale il prompt riguardante la dualità di Stevenson, utilizzandolo in maniera molto inedita come ispirazione e ti faccio davvero i miei complimenti perché spesso in contesti del genere c’è il rischio di riprendere l’opera originale in maniera troppo stretta e fare un po’ un “mappazzone”, ma questo non è assolutamente il tuo caso: sei stata veramente bravissima ed ho anche apprezzato i richiami a Dark Link, la sua vera controparte malvagia.
Ho adorato la fic già dalle prime righe, dove citi l’Aiace: in questo contesto sembra davvero Link a parlare, un Link che riconosce di essere come un burattino buttato lì che nessuno considera veramente se non in seno al suo dovere, un Link che ha tradito se stesso perché ha sempre messo davanti a sé gli altri, sacrificando qualsiasi cosa avesse e sopprimendo qualsiasi emozione per un “loro” generico che lui nemmeno conosce, e nonostante tutto ciò viene etichettato e sfruttato e trattato come spazzatura da quelli stessi che gli hanno strappato l’esistenza.
L’uso che fai del lessico è sublime: in particolar modo ho apprezzato tantissimo la descrizione che hai fatto delle vetrate e dei giochi di luce/bagliori che stordiscono Link, ferendogli gli occhi. Del tuo stile non ho niente da dire se non che lo adoro, la scrittura è fantastica e alterni descrizioni/dialoghi ed introspezione in maniera perfetta, me l’hai fatta divorare tutta d’un fiato questa fanfiction; ti sei soffermata su ogni elemento possibile per rendere al meglio tutta l’atmosfera della prigionia di Link, a partire dalla stanza in cui viene rinchiuso, per poi passare al deserto e al castello e devo dire che per me è stato super d’impatto.
Ma veniamo a Link.
Il modo in cui hai “estratto” la sua parte oscura in questa situazione di svantaggio (catturato dal re del male) fino a far sì che lo travolgesse del tutto è sublime: Link si sente abbandonato da tutti (noi non sappiamo se lo sia realmente ma lui si sente così), persino dalla fedele Navi (straziante il pezzo “Se Navi è viva e volontariamente se n'è andata, allora la vita non è finita, ma lui è stato abbandonato.”) anche perché Ganondorf piano piano gli lancia qualche pulce nell’orecchio fino a fare aumentare a dismisura i suoi dubbi, e Link a poco a poco (anche stremato e sfinito dalla prigionia ma soprattutto da questo senso di abbandono che dilaga nella sua anima) si lascia divorare dal rancore, da un rancore che effettivamente ha anche delle giuste basi perché nonostante Ganondorf voglia sfruttare Link per i suoi scopi è vero che nessuno da quando è iniziato il suo viaggio gli ha mai dato alcuna scelta, è vero che è stato sacrificato lui sin dall’inizio, è vero che i suoi sentimenti non sono mai stati presi in conto.
Forse mi sbaglio ma ho anche notato come questa “climax” che avviene all’interno di Link possa essere proiettata anche all’esterno con i vari colori delle tuniche che gli vengono portate (molto carina l’idea dei servitori come ombre mute che arrivano e se ne vanno senza rumore): prima verde scuro, poi bruna e infine completamente nera (come quella di Dark Link), quando si lascia andare del tutto all’oscurità.
Zelda e Navi (anche se non è il punto focale della storia mi chiedo dove sia finita la fatina), anzi, nessuno arriva a salvarlo, e a Link non resta che la cara Epona, la quale si lascerebbe morire dal dolore senza di lui. Mi sono venuti i brividi quando l’Hylian inizia a suonare per lei l’ocarina, si mette a creare musica, cosa che non aveva mai fatto prima, per poi essere seguito da Ganondorf con l’organo, ho adorato quella parte (anche qua, la musica gli è sempre stata insegnata da altri perché l’ocarina per lui non è mai stato un mezzo espressivo, ma uno strumento con cui poter riuscire a svolgere il suo dovere, quindi il fatto che lui adesso crei, che canti attraverso essa ciò che prova dentro di sé, è fortemente indicativo e ancora una volta ci mostra quando Link stia cambiando).
La sete. Questa profonda sete che lo attanaglia fin dall’inizio si sente ad ogni riga, in ogni pensiero confuso di Link e devo ammettere che sono abbastanza convinta che l’acqua sia stata drogata, il che spiegherebbe anche lo stato molto instabile di Link dal punto di vista fisico (come quando la vista sembra cedergli o l’udito che fa un po’ i capricci), o la sua dipendenza estrema da essa, ma come poi vediamo alla fine il punto non è se l’acqua sia o no drogata, ma il fatto che a Link stesso questo dettaglio non interessi minimamente. La “sete” è qua sia fisica che mentale, diventa allo stesso tempo sia reale che una metafora e santo Graal se sei stata brava a farlo sentire.
Un’altra cosa che ho adorato è come hai caratterizzato Ganondorf.
In questa storia abbiamo un Ganondorf estremamente razionale, manipolatore, che fa leva sui sentimenti più profondi e reconditi dell’eroe e da questo punto di vista molto malsano diventa quasi più umano lui che Zelda o la famiglia reale, perché è il primo che mette Link di fronte ad una scelta (cosa avrebbe fatto se Link non fosse stato dalla sua parte fino alla fine non lo sappiamo, ma lui è sicuro al cento per cento che cederà): non fa del male al suo cavallo, lo tratta “bene” dandogli il cibo e quell’acqua della quale Link sembra non avere mai abbastanza, lo copre e gli restituisce persino l’ocarina di Saria. E Link giustamente è confuso da questo suo comportamento, si chiede perché l’abbia lasciato in vita, perché sembri così paziente nel suoi confronti.
Ma il fatto è che questo Ganondorf agisce in un modo mille volte più subdolo e intelligente di un Ganondorf che semplicemente potrebbe uccidere e basta l’eroe, lui lo plagia pian piano ma sempre offrendogli questa sorta di “scelta”, senza obbligare Link a far nulla perché vuole che sia Link stesso con la sua stessa mente ad andare dalla sua parte, in modo da vincere nella maniera più schiacciante di tutte e guarda, credimi, è geniale.
La sete di Link, la sete stessa del re del male nato e cresciuto nel deserto (a proposito, la parte in cui parla dell’”ingratitudine” delle Gerudo è da brividi) sono la chive tematica su cui ruota tutta la storia e io la. Amo.
Il finale è fenomenale.
Come dicevo prima, in fondo a Link non importa neanche se l’acqua è davvero drogata oppure no, quel dubbio è un po’ la scusa della sua coscienza per lasciarsi abbandonare a quel rancore che ha scoperto essere tanto dolce, e il fatto che beva tutto d’un fiato dalla coppa è l’ultimo schiaffo che Link rivolge a tutti quelli che l’hanno usato fino a quel momento nella sua vita.
Mi sono sempre immaginata che nel profondo (tanto a fondo) davvero Link pensasse che non è giusto tutto quello che gli capita, che non è giusto che gli siano stati strappati così ben sette anni della sua vita, ed il modo in cui tu hai tirato fuori questo aspetto è bellissimo (non si capisce quanto mi sia piaciuta la fic, nooo xD).
So che ho scritto tipo un poema, ma quando mi piace qualcosa tendo a diventare un po’ prolissa, quindi perdonami ma volevo soffermarmi su tutti i dettagli principali perché questa storia merita molto.
Spero davvero tanto che scriverai qualcos’altro su Zelda, nel frattempo ancora complimenti e alla prossima!
LostRequiem |