Ciao, questa fiction mi è piaciuta moltissimo: né lacrimevole, né zuccherosa, scorrevole, breve ma efficace. La descrizione del Cafè Musain è simile a un quadro impressionista che coinvolge anche altri sensi, l'udito e il tatto. L'entrata in scena di Enjolras poi introduce il lettore nella mente ubriaca di Grantaire, che come al solito osserva la scena da distanza. Ho percepito una sorta di quadro dentro al quadro: nei pensieri di R si forma un'altra tela, in cui la figura di Apollo sembra immersa in un oscurità, essenzialmente spirituale e morale, e viene investita dai due fasci di luce della finestra e della porta.
La frase conclusiva poi è azzeccatissima, semplice ma eloquente, che vedo bene in bocca al Grantaire di Hugo.
BeingBeauteaus

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Saalve!
Allora, che dire... storia molto, molto carina. Mi è piaciuto molto il rimando alla versione originale di Do you hear the people sing, mi è piaciuta la rappresentazione dei giovani rivoluzionari frementi in attesa del giorno seguente, un giorno che dovrebbe portare loro libertà e invece li condurrà tutti alla morte, e la loro anticipazione fa vibrare tutto il testo di vita. Mi piace molto l'ingresso posticipato di Grantaire nel locale, che sottolinea in qualche modo la sua lontananza dal resto del gruppo, e come poi Grantaire sia per un momento coinvolto nell'entusiasmo degli altri. Molto bella la frase finale, e anche lo stile è limpido ed efficace.
Catcher