Comincio dalla scena di vita quotidiana, dallo slice of life in cui Elijah esce a cena con Hayley e Hope. Se non sbaglio è dai tempi dell’Abby’s Supernatural che mi piace sottolineare questa cosa: quanto amo i tuoi slices of life! Sono teneri e giusti, mi danno un vero senso di gioia e di appartenenza. Gli slices of life sono proprio quelli che mancano al TO canon, sempre troppo preso dal dramma per fermarsi a guardare le cose. Ma la bellezza sta nei particolari. E io questi particolari li amo. Al punto da dimenticare che Elijah esce con la nostra rivale, la temibile Hayley… Ma quello che conta è che Elijah ritrovi Hope. Elijah è un uomo paterno in modo istintivo, naturale, e la punizione più atroce a cui lo sottopongono gli autori è proprio la negazione di questa sua natura di patriarca. Con Marcel, con Hope, con la sua discendenza vampirica. E perciò è un vero sollievo vederlo così felice e rilassato con la nipote.
Ma poi…
“In un istante il vampiro Originale rivisse lo strazio, l’angoscia, il senso di vuoto e solitudine provati nel lunghissimo, interminabile anno e mezzo durante il quale aveva cercato Tristan per tutto il mondo, arrivando sempre troppo tardi, temendo di averlo perduto per sempre.”
Ecco, tu mi dici sempre “avrei voluto vedere nel canon questa tua scena”. Ecco, io avrei voluto vedere questa tua! Elijah che, per una volta, fa quello che insegue. A pensarci bene, è uno degli elementi innovativi delle tue storie: la dolce vendetta è vedere Elijah che cerca Tristan, e non viceversa (come invece faccio spesso nelle mie). “Ho viaggiato per tutta la notte, ho preso il primo aereo disponibile per tornare da te” sussurrò Elijah, mentre continuava a coprire di baci ogni centimetro del suo adorato viso. “Non potevo trascorrere nemmeno una notte senza averti con me… tu sei mio e io ti voglio con me, sempre e per sempre.”
Ho viaggiato per tutta la notte… Ho viaggiato per mille anni, dovrebbe dire. E ora non potrò più dimenticare questa canzone, questo colpo di scena che cambia la storia e ci regala il meritato lieto fine. T dici che i tuoi Trilijah non dicono Ti amo… Ma questo è un TI AMO in piena regola!
Ho adorato tutti i film mentali del piccolo Conte (è un sognatore come noi) le sue illusioni e i suoi progetti. E nel frattempo quei piccoli gesti quotidiani che lo descrivono così bene: le occhiate gelide, la cura nel riporre i vestiti.
Sai, leggendo la tua storia mi sono accorta di un particolare. Una delle cose che mi hai ispirato è la breve permanenza di Tristan a Palazzo Mikaelson. Nella mia storia è una conseguenza della sua missione per salvare Elijah. Ma anche per me Tristan è insieme imbarazzato e smarrito, è come se in quella dimora si respirasse il potere dei Mikaelson, ed egli ne è insieme geloso e soggiogato. Ed è vero, le sensazioni si intrecciano nei ricordi, e questi paralleli le rendono più reali.
“Hayley, Antoinette… erano solo nomi che si perdevano nelle ombre della notte. Tristan era l’unica realtà concreta e preziosa per Elijah, era solo lui che voleva con sé e non importava quanto ancora avrebbero dovuto lottare, quanto sarebbe stato difficile sopportarsi e superare gli ostacoli. Essere uniti era il loro destino, essere insieme era la loro dolcissima maledizione.”
Ecco, ancora una volta sotto il romantico finale si nasconde un vero e proprio manifesto Trilijah. Lottare e sopportarsi. Un destino e una maledizione. Sono parole chiavi. E io sono fiera del nostro piccolo fandom, e di quello che abbiamo costruito.
Bravissima come sempre. E aspetto la tua long medievale, i sogni di Tristan diventeranno anche i nostri, in un’atmosfera che è proprio la tua. |