Recensioni per
Disappear.
di PathosforaBeast

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
14/10/18, ore 23:23
Cap. 1:

Ciao :)
È da parecchio che non commento qualcosa di tuo, ma stasera entrando nella pagina di Sherlock non ho potuto fare a meno di notare la OS.
Non è molto allegra per noi fan della Johnlock, e quando leggo di questi due personaggi preferisco di gran lunga i lieti fine, ma anche se molto amara la tua OS mi è piaciuta, esprime quell’amarezza, la delusione e la tristezza di Sherlock che non abbiamo visto - a mio parere - nella serie. I Mofftiss sono sceneggiatori eccezionali, ma dal punto di vista dell’introspezione lasciano abbastanza a desiderare, specie in certi momenti critici, lasciando che sia tu ad immaginare ed interpretare.
La OS è ambientata in una puntata che non apprezzo particolarmente, causa la mia forte passione per i Johnlock, ma il tuo lavoro mi è piaciuto molto, scrivi sempre cose brevi ma molto d’effetto.
A presto spero!
Signorina Granger

Recensore Master
11/10/18, ore 19:59
Cap. 1:

Intensa e bellissima. Mi sento di descrivere questa tua storia con queste parole, perché è la prima impressione che ho avuto leggendo (appena se n'è andata l'angoscia ovviamente!). Mi fa sempre molto piacere quando ti metti a scrivere Johnlock, anche se sono così tristi e angosciose. Perché, come ti dico spessissimo (e non mi stancherò mai di ripetermi), il tuo stile è qualcosa di meraviglioso. Rende i contenuti ancora più intensi, le emozioni arrivano fortissime al lettore. Io guardo molto anche a queste cose, sembrano dettagli ma è ciò che distingue un bravo scrittore da uno mediocre. E questa storia è bellissima. Quindi non smettere assolutamente con le Mystrade, ma è stupendo anche trovarti su cose del genere.

Personalmente ho sempre trovato il post matrimonio di John, molto più angst che le storie incentrate sulla caduta dal Barts, dopo la seconda stagione. Questo perché quelle storie, per quanto raccontino di dolore e sofferenza, hanno sempre un fondo di ottimismo. Sherlock non è morto, ma ha finto di esserlo e John si sa che si riprenderà, prima o poi. Ma queste sono terrificanti. Qui per Sherlock non c'è nessuna speranza, lui ama un uomo che ha sposato un'altra persona e che non lo amerà mai in quella maniera. Sherlock crede che tutto sia finito qui e adesso, in questa giornata nella quale lui ha dovuto fingere che tutto quanto andasse bene. Lo ha fatto per la persona che ama, perché la sua felicità era più importante di soddisfare il bisogno di dire tutta la verità a John o quello di essere ricambiato. Probabilmente questo tuo Sherlock crede che, confessare tutto a John sia un atto di egoismo. E infatti si ritrova, una volta arrivato a casa, a dover sopportare il peso di quanto successo. Si dice che dovrà tenere duro e fingere che vada tutto bene. Anche se non è vero. Sappiamo cosa succederà: Sherlock finirà nel tunnel della droga. Anche se credo che non sia dipendente e anche se, è vero, aveva una scusa (il caso Magnussen), di fatto lui finisce per drogarsi dopo il matrimonio di John. Questo perché, ed è una cosa nella quale io credo tantissimo, non è mai la sua presenza a ridurlo in quello stato, ma la sua assenza o l'idea che non ci sia più o di aver rovinato tutto. Qui ho ritrovato tutto questo, scritto benissimo come sempre. Si percepiscono i sentimenti di Sherlock dalle piccole azioni che fa, significativa soprattutto quella scena in cui sfiora il violino con le dita. Sembra quasi voler suonare, ma alla fine rinuncia. Anzi, chiude la custodia come se fosse più che altro irritato e non è la musica il problema, ma se stesso e quella che lui ritiene essere la propria stupidità, che tu concentri in un bigliettino con una citazione, ma che riguarda più che altro l'essersi innamorato di John, il non essere riuscito a trattenersi, ma l'aver fatto fruire i sentimenti. Sherlock incolpa se stesso di quanto successo e tu ce lo descrivi come un male inevitabile. Un qualcosa che lui aveva capito fin dal primo incontro al Barts. Sherlock lo sapeva che sarebbe finita così e non soltanto perché è convinto che John non lo amerebbe mai in quel senso, ma io credo che il ragionamento sia più complesso. Penso che non creda che qualcuno possa mai amarlo come lui ama John. E i sentimenti sono esasperati, perché Sherlock è un introverso, ovviamente. Si percepisce la solitudine, il peso di una vita trascorsa senza nessuno che lo amasse in quella maniera, senza essere riuscito lui per primo a confessare di amare. Uno Sherlock stupendamente IC, che vive un amore struggente ma sfortunato.

Una nota positiva, se si può dire così, mentre leggevo mi dicevo che un giorno Mary sarebbe morta e che Sherlock e John sarebbero tornati insieme a Baker Street. Ma è tutto tranne che un fatto positivo, considerato The Lying Detective.

Insomma, un'altra storia stupenda. Complimenti davvero.
Koa

Recensore Junior
10/10/18, ore 23:13
Cap. 1:

Wow. Sì, sì, lo so che non è un commento intelligente. Ma avevo bisogno di qualche attimo per raccogliere le idee, prima di scrivere. Oh mamma. Mi hai tolto il fiato! Che sia ben scritta è evidente, non hai bisogno di sentirlo da me. Quello che mi ha colpito non è lo stile impeccabile, l'eleganza innegabile, davvero tutto stupendo. Quello che mi ha fatto battere il cuore è stato il livello emozionale, l'intensità di ciò che hai descritto e l'aderenza col personaggio. Impressionante. Bellissimo. Grazie.

Recensore Master
10/10/18, ore 00:28
Cap. 1:

Comincio occupandomi della foto che hai scelto per accompagnare la tua storia: è una tra le più significative nell’universo, cui appartengo anch’io, di chi è “sherlocked”.
Infatti essa ritrae uno degli atteggiamenti di Sh che più lo caratterizzano, rendendolo inconfondibile, quel suo appoggiare le labbra sulle dita tese, nell’attitudine di riflettere su qualcosa d’importante.
Il titolo, poi, è molto significativo anche perché penso proprio che ciascuno di noi abbia desiderato, qualche volta, di poter scomparire per non affrontare qualche situazione che ci attendeva.
E Sh, l’ostacolo insormontabile che ha scatenato in lui la voglia irrefrenabile di sparire, l’ha incontrato nel ricevimento di nozze di John e Mary.
Ci fai quindi rientrare nell’atmosfera avvilente e quasi grottesca della S3 in generale ma soprattutto di TSOT, in cui abbiamo dovuto assistere alla triste sceneggiata di Holmes che si sforza di partecipare all’evento senza lasciar trapelare nulla del suo reale stato d’animo. Una visione veloce e significativa l’abbiamo avuta solo alla fine dell’episodio in questione, quando lui si allontana dal luogo della festa infilando nervosamente il cappotto e deponendo il sorriso di circostanza da bravo “best man”.
In questo tuo pezzo descrivi il “dopo”, ciò che i Mofftiss non ci hanno fatto vedere e che tu, invece, ricostruisci con credibilità ed efficacia.
Nello scenario triste del rientro a casa di Sh, inserisci due personaggi importanti. Uno è Mycroft, non è concretamente lì, ma, come il fratello, ne percepiamo la costante presenza. Una presenza irritante che occupa spesso i pensieri di Sh che, in quella maledetta sera, è sopraffatto dall’amara evidenza della sua solitudine resa ancora più dolorosa dall’atteggiamento scostante di chi, almeno come familiare, potrebbe e dovrebbe stargli vicino in quei momenti così desolanti.
Sappiamo perfettamente che Mycroft sente, tutto sommato, il vincolo affettivo con il fratello minore e si preoccupa per lui, almeno a suo modo. Però il suo carattere, connotato da un glaciale autocontrollo, e la logica del potere che gli fa compiere scelte drastiche anche nei confronti di se stesso e delle sue più naturali pulsioni emotive, gli fanno assumere un atteggiamento di controllo distaccato e assolutamente lontano da una qualsiasi forma di condivisione ed espressione d’affetto verso suo fratello. Ciò non fa che rendere, per Sh, ancora più doloroso il momento del ritorno nella casa vuota, senza John.
Rendi efficacemente la sua rabbia, il suo dolore, la consapevolezza che davvero un’era si è chiusa ed il suo cuore sta sanguinando irreparabilmente.
L’altro personaggio che fai intervenire accanto, o meglio, intorno a Sh, non è umano ma è come se lo fosse: Londra, l’amata città che lo accoglie sempre e disperde i suoi pensieri più negativi. Infatti tu usi termini positivi per farci sentire quella presenza così viva e rassicurante per lui (“…accoglienza…benvenuto…così bella da spezzarti il cuore. Così grande da non farti sentire solo…”).
Hai scritto con uno stile fluido, scorrevole, rispettoso del dramma che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Non c’è consolazione per Sh, ma tu hai raccontato del suo dolore quasi come gli stessi tenendo una mano sulla spalla per rassicurarlo, anche se per lui la speranza è finita.
Una ff di qualità, in cui ti rivolgi al consulting quasi a volerlo far sentire meno solo. Brava.