All'inizio siamo accolti da un'accurata ricostruzione ambientale del luogo in cui sta Sh e l'elemento forte di questo è il fatto che tu ne "hai preso coscienza", e noi con te, attraverso le formidabili capacità deduttive del consulting.
Evidentemente si tratta dell'ospedale, c'é John accanto a lui, un John che non ha mangiato, dunque ci fai capire che stiamo entrando in un accadimento particolarmente impegnativo, manifestato da uno stato fisico che evidenzia un grave trauma.
Sicuramente IC il "viaggio" che Sh compie all'interno del suo Mind Palace alla ricerca di risposte.
E, quello che colpisce allo stomaco anche noi , è la scoperta drammatica della lesione che gli ha fatto perdere la vista.
Mi sorprendi sempre per la tua puntuale capacità analitica che si estende non solo alle descrizioni, che diventano vere e proprie sessioni fotografiche, ma anche al campo linguistico; infatti mi ha proprio colpito la distinzione che hai fatto fare a John, nella differenza tra "dare un'occhiata" ed "ispezionare", in cui già percepiamo l'entità del dramma che ha colpito Holmes.
Un elemento particolare da filo conduttore qui e, sicuramente, rivela quale sarà l'arma vincente di Sh durante le indagini che lui vuole cocciutamente proseguire e cioè il fatto che, in seguito alla perdita della vista, gli altri sensi si siano acuiti.
Condizione questa che risponde alla realtà perché, chi non può più vedere, sviluppa, per esempio, un senso dell'orientamento che noi vedenti nemmeno immaginiamo o un istinto musicale fantastico.
Perciò, in questo modo, tu connoti il tuo racconto di un confortante realismo.
Un fluire di sensazioni, di emozioni lasciate in libertà, una continua scoperta di quello che è in realtà per lui John...
Questa è la prima impressione che ricevo dalla lettura di questo primo capitolo.
Di pari passo con il prendere coscienza, da parte di Sh, della drammaticità della sua condizione, introduci anche la storia “gialla”, cioè il “caso” di un misterioso, quanto pericoloso, dinamitardo.
Uno dei protagonisti di questo capitolo è la presenza di John, come viene percepita da Holmes, disorientato e bisognoso di certezze.
Sono il “respiro regolare”, il “profumo”, il” respiro caldo”, il tocco della “mano piccola e gentile”, la stretta rassicurante con cui argina il panico che minaccia la lucidità di Sh, il “calore rassicurante” che delineano la concretezza del “suo” medico.
Non può vederlo ma lo sente vicino a sé e ciò costituisce, per lui, un motivo per non perdersi completamente nella disperazione.
Mi è piaciuto molto il fluire di sensazioni attraverso le quali Sh ricostruisce, non potendola vedere, la realtà accanto a sé: rumori, odori, informazioni tattili…
Sei stata veramente in gamba a tradurre così l’ambiente ospedaliero che percepisce il consulting, privato della vista, in cui ci troviamo con lui ed il “suo” dottore.
Efficace la descrizione del momento della visita oculistica e di quella neurologica in cui il calore delle mani di John continua a tranquillizzarlo ed a mantenerlo collaborativo durante l’esame specialistico. Ma, soprattutto, è fondamentale per infondergli la speranza che c’è concretamente la possibilità di un esito positivo al suo dramma.
Il ritorno a casa ha delle sfumature di commovente realismo, in cui metti in evidenza la fatica con cui Sh cerca di non lasciarsi prostrare dalla situazione, come, ad esempio, quando scivola, per la condensa, sulle piastrelle del pavimento del bagno in cui ha cercato di lavarsi senza coinvolgere John. Davvero toccante quel suo abbandonarsi ad un pianto sconsolato tra le braccia accoglienti dell’altro e quell’affidarsi completamente a lui, senza più arroganza.
Il capitolo si chiude con la scena confortante di loro due che sono vicini, nello stesso letto, con naturalezza, senza malizia, insieme contro il buio.
Dal punto di vista della collocazione temporale dei fatti che racconti, se non erro, fai riferimento al loro essere coinquilini da circa sei mesi. Quindi ci fai tornare, e lo faccio volentieri, ai tempi mitici delle prime due stagioni, in cui davvero il 221b era la “casa”, nel senso più accogliente del termine.
In questa storia, addirittura, Sh trova rifugio in essa e, soprattutto in John. Qui c’è sì una grande angoscia, ma non come quella che ci prende dopo la visione di TRF, che segna la fine di un’epoca splendida.
Una storia che si annuncia davvero coinvolgente e che mi fa pensare a sviluppi veramente interessanti. |