Ma buon lunedì, cara Npc!
Nonostante i miei gloriosi propositi, solamente oggi sono riuscita a passare, me tapina. E come sempre mi trovo in difficoltà a iniziare, perché c’è molto da dire su questa relazione, certo, ma anche sul rapporto tra Amyll e le sue amiche. Una cosa bella di questi tè che si susseguono è che la locandiera Amyll non è un personaggio di spicco, anzi. La sua utilità all’interno della comunità è indubbia, ma non è nobile, né maga, né bellissima, né forte. Questo la colloca in una posizione di inferiorità rispetto alle amiche che spesso non hanno la necessaria delicatezza per trattare con lei, come quando si rassicurano perché ritengono che la troppa bellezza sia per Daren un deterrente. La vanità viene preservata, ma a discapito di quella di Amyll. E queste dinamiche esistono e sono una componente dei rapporti femminili (io ho avuto la sventura di frequentare il liceo in una classe di sole donne e pur facendo il tifo per le donne, sempre, ne riconosco anche le crudeli dinamiche interne: no, il mondo in mano alle donne non sarebbe pacifico. Tuttavia il pettegolezzo e le confidenze sono ciò che cementifica un rapporto e permette anche il confronto, che può consolarci o darci una visione più ampia del mondo e, banalmente, arricchirci. È quello che fa Amyll quando giunge a confidarsi, previa autorizzazione dell’amante, con le amiche e ad esternare il problema.
Anche qui, è ben scritto il modo in cui Amyll cerca di spiegarsi: il dialogo è costruito naturalmente e non ha nulla di artificioso.
E le chiacchiere tra le elfe hanno lo scopo di chiarire come Daren sia ancora legato ad alcune delle dinamiche drow. Nell’amplesso volto alla soddisfazione dell’amata c’è sicuramente una componente d’amore e di generosità che Amyll non riesce ad accettare perché le appare come sbilanciata – perché anche lei vorrebbe dare piacere e trarre, da questo, una soddisfazione e il fatto che si crei il problema di questa relazione nuova e per certi versi fragile è sintomo di quanto anche lei sia coinvolta da Daren. Poi, entrambi l’affrontano in maniera molto matura, dandosi tempo, rispettando gli spazi e andando avanti con una cautela incredibile. Gli sforzi di Daren sono evidenti quando cerca di spiegare la sua stranezza e la sua necessità di rimanere comunque “altro” rispetto alla comunità della quale si sente ospite e non vuole diventare parte.
Per concludere, si tratta di un altro capitolo che unisce momenti leggeri (lo stupido biondino, le chiacchiere) con riflessioni sulle differenze culturali e i rapporti personali che trovo pregevoli, belle e ben scritte. Un abbraccio forte, mi auguro che sia una settimana serena,
Shilyss |