Ciao cara, questo secondo capitolo, I swear -
Vedere Monroe lasciarsi andare del tutto, finalmente, è stato bellissimo. Mi piace che sei riuscita a rendere la lentezza dello svolgimento (e l'esasperazione di Jake, poor thing) senza rendere necessariamente lento ed estenuante il ritmo della trama stessa, anche se probabilmente riuscirei ad andare a nozze anche con trenta pagine Word di pipponi mentali di Jake, se scritti così bene.
A proposito di Jake, mi sono piaciuti i riferimenti alla sua vita fuori da questa stanza d'hotel, il suo lavoro, la sua infanzia, la vita da pugile (in particolare, quando ho letto del bagno nel catino, in contrasto con la doccia di lusso, stavo sorridendo stupidamente da sola) che ampliano gli orizzonti della storia ipoteticamente all'infinito. E quale città migliore della New York degli anni Trenta per sentirsi "molto piccolo e solo al mondo": quest'ultima immagine l'ho sentita molto. Forse influenzata dal mio poter conoscere quello che di lì a pochi anni accadrà (e che già sta accadendo in Europa), la solitudine di Jake ha acquistato un significato totalmente nuovo, di fronte alla grandezza e all'orrore degli eventi futuri. Mi fa lo stesso effetto di quella magistrale descrizione di un soffitto affrescato ne Il Gattopardo, che, il narratore precisa, nel 1945 verrà distrutto da una bomba prodotta a Pittsburgh, Pennsylvania.
Di questo secondo capitolo mi colpisce anche l'evoluzione del rapporto tra i due, anche se circoscritta a poche ore. La tenerezza che si mischia alla passione, nelle loro azioni, che poi trova riscontro nel finale: sì, anche Monroe è stato colpito da Jake tanto quanto questi da lui. E a tal proposito, mi aspettavo che la seconda parte fosse vista attraverso la focalizzazione di Monroe, mentre invece così non è stato. Pensandoci, ha molto più senso e giustifica il titolo: Monroe è il motore della storia, è fotografato attraverso gli occhi di Jake, ma non è possibile percepire i suoi pensieri, il suo nome nemmeno viene ripetuto tante volte, nel corso della storia, eppure è così importante da esserne il titolo, perché per Jake è importante.
Poi nulla, mi hai messo dentro As time goes by e tutto ciò è dolcissimo e perfetto. ("God bless you.") La reazione di Jake, che vuole sentirsi normale, uguale agli altri, mi scalda il cuore, soprattutto se si compara il suo iniziale istinto di allontanare Monroe, con il finale in cui già si vede a passeggiare con lui a Los Angeles.
Sono così contenta di aver trovato questa storia, adoro il tuo stile e spero di aver presto un po' più di tempo per leggere altro di tuo, magari di più lungo. Grazie per ristorare la mia fiducia nell'umanità con storie di uomini gay vissuti negli anni Trenta, stai probabilmente facendo un lavoro per conto di dio. Alla prossima,
Nina :) |