Recensioni per
San Martino di Livonia
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 63 recensioni.
Positive : 63
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
10/09/21, ore 13:53
Cap. 1:

Ciao Old Fashioned,
faccio fatica a trovar parole per commentare adeguatamente questa tua opera. In primo luogo per me è una rivelazione dal punto di vista storico, in quanto, mea culpa, non ho mai avuto le idee chiare su come fosse stato il medioevo nel nordest europeo, e il nome e la collocazione dei samogizi mi erano del tutto incogniti.
Dopo questa ammissione di ignoranza, devo dire che la qualità della scrittura e delle descrizioni è sontuosa, con l'utilizzo di termini ricercati come 'barbaglii' e atmosfere che potrebbero ispirare più di un pittore.
La storia ha riferimenti storici e geografici di alto interesse, e la resa della mentalità di un cavaliere teutonico e del suo sistema di valori mi sembra ineccepibile. Lo dico senza l'intenzione di sottoscriverla perchè questi pagani samogizi, in quanto originali padroni di una terra sotto un giogo straniero, hanno le mie simpatie per la loro ostinata resistenza. Poi, magari, faranno certamente del loro per alienarsele prima del terzo capitolo della storia.
Alla prossima
MaxT :)

Recensore Veterano
07/06/21, ore 18:06
Cap. 1:

Di questa storia mi ha attirato subito il contesto storico molto “originale”, nel senso che si distacca dalle solite vicende storiche proposte in questa sezione. La novità mi piace, così come imparare nuove nozioni e decisamente le Crociate del Nord è un argomento di cui si è sentito davvero poco. Le poche imprese belliche nordiche che conosco, lo ammetto, si limitano a quelle di Aleksandr Nevski. Una piccola domanda: esattamente in che anno è ambientato questo racconto?

I personaggi sono davvero ben delineati, calati perfettamente nel contesto storico, esenti dalla pericolosa insidia di modernizzarli per suscitare maggior empatia nel lettore. Ci presenti la Livonia in tutto il suo splendore selvaggio, un luogo pieno di tensioni tra due mentalità totalmente opposte. Ci credo che il povero protagonista fosse spaesato! Giustamente, non c’è amore tra i Samogizi e i Cavalieri Teutonici – ognuno per le proprie ottime ragioni, accusandosi vicendevolmente di etnocentrismo. D’altronde, bisogna considerare che i Cavalieri, per quanto monaci, comunque fossero dei militari, ergo che avessero una concezione meno pacifica rispetto agli altri missionari, seguendo un po’ il modello carolingio di evangelizzazione. Poi sono umani anche loro, dopo aver constatato quanto con le buone non si ottenesse nulla, d’accordo essere cristiani ma fessi no e dunque mi sembra più che giustificata la loro diffidenza verso i pagani, tutt’altro che innocenti figli dei fiori.
Leggendo le prime righe, ho avuto una sensazione tra “Sleepy Hollow” e i film western di Sergio Leone. Hai reso molto efficacemente l’aria tesa e soffocante, quasi ci si dovesse aspettare un’imboscata ad ogni angolo. La natura stessa, infatti, pare far da complice ai Samogizi e quest’ultimi, stando ai racconti di Mathias, non si fanno scrupoli di giocare sporco se significa far contenti i loro dei e liberarsi degli “infedeli.”

Passando al protagonista, Reinhardt, è qui la mosca bianca del gruppo, rappresentato come un cavaliere desideroso di mettersi alla prova dopo mesi di inattività e dunque dall’animo relativamente “fresco” rispetto ai suoi compagni più veterani. Credo che l’episodio della carità al mendicante sia stato un accorgimento perfetto per descrivere le diverse realtà da lui vissute: da una parte il mondo urbano e cosmopolita di Venezia, organizzato da regole ben precise cui ci si attiene e dall’altra il mondo selvaggio della Livonia, dove non dico ognuno per sé e Dio per tutti, ma siamo quasi lì. Quel pane, che nel mondo da dove veniva Reinhardt non poteva essere se non un’azione degna di lode, qui è addirittura ridicolizzata come follia dal suo confratello, al limite di contraddire la dottrina cristiana e il concetto della stessa virtù teologale. Naturale è poi la sua confusione, quando Reinhardt ripensa all’espressione di Curo – riconoscente e contenta – e la confronta con i racconti di Mathias, che descrivono i nativi alla stregua di bestie sanguinarie. Emblematico poi “la distanza a lunghezza di spada”, che bene esplica la pericolosità dei reticenti pagani Samogizi. Eppure, io sono dell’opinione che una buona azione, anche in maniera contorta e inaspettata, produca sempre un’altra azione buona, mentre il male chiami altro male. Vedremo poi nel corso di questa storia chi avrà avuto alla fine ragione, se Reinhardt o Mathias e il resto dei Teutonici. Intanto il nostro protagonista sembra ambientarsi bene al castello, ritrovando quel rigore che sentiva di aver perduto e anche un certo cameratismo. Chissà se avrà anche modo di distinguersi per il suo valore militare piuttosto che per i suoi gesti “bizzarri”.

L’unico punto che un po’ mi ha perplesso (rimane una mia impressione, però, e spero che tu non t’offenda se ho capito male) è stato come hai presentato Venezia, una sorta di novella Bisanzio dedita al lusso e alla mollezza, quando invece in inarrestabile ascesa sia economica sia militare, che comportava un impegno in prima persona dei suoi cittadini, indipendentemente dal ceto sociale, fedeli alla massima paolina “chi non lavora, non mangia.” I Veneziani non saranno stati un popolo esclusivamente guerriero, ma di certo non vivevano nell’ozio né avevano timore di affrontare le scomodità ed i pericoli della guerra e delle mude. S’incoraggiavano i giovani nobili a prendere il mare affinché, cito: “s’induriscano alla fatica e alla sofferenza e sappiano esporre la loro vita per la difesa della patria”. Quindi di “volontà adamantina” i Veneziani ne erano pieni, testimoni i tentativi falliti dell’Impero e degli altri stati di sottomettere Venezia sin dai tempi di Albiola. Infine, la città del XIII secolo era ben lungi dall’essere quella elegante di marmo del Sansovino (e lo attestano i numerosissimi incendi) e l’ostentazione del lusso era un’accurata strategia politica per stupire e intimorire gli ospiti importanti, mostrando la propria potenza, in una sorta di programmata schizofrenia poiché nella vita quotidiana, invece, si viveva piuttosto spartanamente e questo per non suscitare invidie, rancori e dunque disordini tra le varie classi sociali, dovendo infatti convivere il ricco con il povero gomito a gomito.
Forse per gli standard e le aspirazioni di Reinhardt, ugualmente i Veneziani vivevano troppo “comodi” e per questo si è stufato. Ho provato anche ad interpretare il suo giudizio basandomi sul fatto che, essendo lui uno straniero, non è da escludere che i Veneziani lo abbiano tenuto lontano dalla loro sfera privata: come i Samogizi che non vogliono aver a che fare con i tedeschi, i Veneziani, pur non sacrificando nessuno agli dei, erano sì molto prodighi verso l’ospite ma al contempo diffidenti e distanti nei suoi confronti e non davano, infatti, molta confidenza.

Piccola parentesi a parte – di nuovo, se ho capito male, chiedo venia - questo primo capitolo mi è molto piaciuto e siamo davvero curiosi di vedere come si evolverà la situazione in queste lande di Livonia.

A presto,
H.
(Recensione modificata il 07/06/2021 - 06:17 pm)

Recensore Junior
12/07/20, ore 17:00
Cap. 1:

Ah, che meraviglia, le crociate in terra baltica!Mi piacciono quelle terre, sono fantastiche, con un fascino misterioso e fiabesco
Se da un lato i teutonici non avevano il diritto di andare ad evangelizzare i pagani, dall'altro l'Estonia e la Lettonia, per come le conosciamo ora, sono state create letteralmente da loro. Come avevo scritto nell'introduzione della mia storia horror(a proposito, ho ripreso a scrivere dopo mesi, ci sarà una settimana di grandine!), per 800 anni i tedeschi hanno avuto il monopolio culturale, economico , militare e politico in quelle due nazioni, i lettoni e gli estoni rappresentavano le fasce più basse della popolazione, ma questo non significa che fossero trattati male. E si è visto nel 1941, quando accolsero gli ex padroni tedeschi come eroi liberatori
Tutto ciò per dirti che il ragazzino ha fatto un buon affare ed era meglio adeguarsi al governo tedesco dato che, a differenza di altri, ha portato solo benefici(e non sono cristiana)
Una bellissima storia, complimenti

Recensore Master
04/09/19, ore 19:36
Cap. 1:

Recensione premio per il contest “I doni della Medicina,” indetto da Dollarbaby sul forum di Efp – giudice sostitutivo Shilyss.

Caro Old!
Ma è bellissima!
“Beh, fratello, allora posso rassicurarti: qui non ci sono né marmo né oro, il cibo è tutt’altro che sopraffino e l’unica gente con cui avrai a che fare, a parte i coloni tedeschi, sono quei pagani senza Dio dei Samogizi, il più amabile dei quali ambisce a catturarti e a bruciarti vivo in sella al tuo destriero per compiacere i suoi idoli.”

Qui ho iniziato a gongolare male.
Adoro il periodo storico e sono curiosissima di scoprire come gestirai la storia. Reinhardt è un personaggio in linea con quello che era il sentire di un cavaliere medievale. La vita in una città ricca e carica di ostentazione come Venezia o Roma turbano l’uomo di Dio perché non rispecchiano gli ideali cristiani di povertà, obbedienza e carità. La vita urbana è carica di tentazioni e lontana dalla perfezione di quella che appare come una missione. Solo che i Curi non sono come ci si aspetterebbe e non sono disposti a farsi cristianizzare.

Uno degli elementi fondamentali che hai trattati nella storia e che funziona anche storicamente è la figura del cavallo morello. Non parto sulla filippica dell’importanza monetaria e affettiva del cavallo in età medievale perché poi mi odieresti XD, ma non solo per i Curi era un animale di grande importanza e tu lo hai sottolineato splendidamente laddove, all’inizio del capitolo, il cavaliere compagno di Reindhardt si stupisce per la sua bellezza ed eleganza. Anche il concetto di carità e la scena nel refettorio sono resi splendidamente. Tutto quello che è retorica o insegnamenti che vanno bene nella civilizzata (ma immorale) Venezia non sono validi in un luogo dove Cristo non si è ancora imposto e i cavalieri teutonici combattono. Ugualmente apprezzato è stato il paragone con la tavola paterna e quella veneziana, che appaiono sontuose, ma prive di quella pace e serenità che la scelta consapevole di Reinhardt comporta. Non vedevo l’ora di iniziarla e già mi piace – ovviamente è anche scritta in maniera splendida **.
Un caro saluto e a prestissimo,
Shilyss

Recensore Junior
01/09/19, ore 18:34
Cap. 1:

I Classificata: 
San Martino di Livonia di OldFashioned 

Grammatica, stile e sintassi: 9,8/10 
Il testo si presenta scevro da grossolani errori, quelli che ho riscontrato – se si eccettua a volte l’utilizzo del doppio spazio tra una parola e l’altra – sono i seguenti: 
[…] per per non fare un salto indietro […] La ripetizione del “per”, ma è un lampante errore di distrazione. 
[…] frenetiche cercavano di liberasi dal pantano. “Liberarsi”, ma anche qui errore di battitura. 
Lo stile mi ha davvero conquistata, perfettamente in linea con la storia che hai raccontato, dai toni molto formali e contemporaneamente capace di descrivere perfettamente le scene tra i cavalieri e i pagani. Davvero d’effetto! 

Titolo: 5/5 

Il titolo è stupendo, una genialata davvero: Reinhardt viene visto, per la stragrande maggioranza della storia, come un cavaliere buono e pacioccone, e a volte finisce per essere sbeffeggiato. Utilizzare il goliardico vezzeggiativo di San Martino di Livonia ha connotato la vicenda di una squisita ironia, che tuttavia fa molto riflettere. Scelta davvero eccezionale. 


Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 
Ho adorato ogni personaggio, non solo Reinhardt. L’intera storia è disseminata di personaggi secondari, che però non costituiscono semplicemente il contorno della vicenda, al contrario: sono indispensabili per far procedere la storia e per lo sviluppo caratteriale del personaggio di Reinhardt, che all’inizio appare quasi inibito dall’ambiente che lo circonda, non riesce ben a capire cosa ci sia di giusto nell’affrontare i pagani. I cavalieri sono costretti più volte ad ammonirlo circa gli usi e i costumi dei pagani, suscitando nel giovane cavaliere delle profonde considerazioni su quanto sia giusto affrontare un popolo che ha scelto di venerare i propri idoli piuttosto che un singolo Dio. 
Sei stato molto bravo a riprendere in considerazione le idee spinte – e se vogliamo a tratti fondamentaliste – dei cavalieri dell’Ordine, che a volte si sono spinti ben oltre la semplice giustizia divina. 
Reinhardt è un personaggio che definirai “umano”, in tutto e per tutto: è la massima espressione di generosità, altruismo e filantropia, che lo porta ad avere un certo attaccamento nei confronti di un ragazzo di cui non conosce neanche il nome, tanto da lasciare perfino che il freddo gli congeli le nocche delle mani e il viso gli si intorpidisca per le sferzate di freddo. Un personaggio, il tuo Reinhardt, che rimane positivo sino alla fine, senza cadere nella trappola della disumanità e – cosa ben peggiore – dell’abitudine. Ai miei occhi, gli altri cavalieri sono parsi come degli “automi” in grado solo d’usare la legge del taglione per potersi vendicare degli “abusi” dei pagani. 
La presenza di un personaggio così retto, porta tutto il contesto – che di per sé si presenta cupo e a tratti angosciante – ad aprirsi, mostrando infine un ragazzo che, per semplice affetto, decide di aiutarlo e salvargli la vita, convertendosi poi – almeno in parte – agli usi e costumi dei cavalieri, ma senza magari crederci davvero, ma solo per muta riconoscenza. 
Che dire, hai fatto davvero un ottimo lavoro. 


Originalità: 10/10 
Non ho mai letto una storia di questo tipo, sia perché il periodo scelto è sicuramente molto difficile da trattare, sia perché a volte i personaggi li trovo stereotipati e privi di spessore caratteriale. La tua storia, al contrario, mi ha descritto nei minimi dettagli un ambiente di per sé variopinto, con la presenza di Reinhardt che mi è parso completamente diverso rispetto ad un cavaliere tipo: è buono, generoso e ha tratti della personalità che a volte richiamano quelli di un bambino (come per esempio quando si offende perché gli altri lo prendono in giro e gli danno il soprannome di San Martino di Livonia). Sì insomma, ho adorato davvero ogni cosa di questa storia. 


Utilizzo del pacchetto: 10/10 
A mio avviso, ti è capitato uno dei pacchetti più complicati. Sei stato davvero molto molto bravo ad incastrare tutto alla perfezione, sia il periodo storico di riferimento, ossia le Crociate, sia l’utilizzo del prompt mantello, che ho trovato davvero sopraffine: il mantello non è una semplice parola messa a caso, è l’inizio di tutto, il ponte che lega due mondi così dissonanti come i cristiani e i pagani, il gesto spassionato e gentile d’un’anima pia nei confronti di un bisognoso, lì dove le barriere sociali e, ancor peggio, quelle religiose non hanno importanza. 
Potrebbe tranquillamente essere un’ode all’altruismo, lì dove si riscontra la vera parola di Dio. Davvero complimenti. 


Gradimento personale: 5/5 
Questa storia ha una marcia in più rispetto alle altre, o almeno è sicuramente quella che mi ha colpita di più. Ha tirato fuori argomenti importanti senza farli scadere nel banale, rendendo la lettura un piacere per gli occhi. Che dire, grazie di averla scritta! 

49,8/50

Recensore Veterano
24/07/19, ore 15:09
Cap. 1:

Okay, fermi tutti.

Avevi pubblicato una nuova storia, sui cavalieri teutonici, per di più, e neanche me ne ero accorta!

Mea culpa.

Adesso devo assolutamente recuperare e leggere anche il secondo capitolo, prima che sia troppo tardi.

Allora allora.

Abbiamo tale fratello Reinhardt, che prima viveva nel lusso di Venezia (e, a parer personale, San Marco è stupenda anche per un uomo moderno. Per un uomo del medioevo doveva essere veramente il paradiso) e ha deciso di andare a convertire le famose personcine "calme ed aperte al confronto pacifico".

Lui, che alla fin fine si era abituato ad una vita più rilassata, rischia di essere ammazzato da un pagano, ma è felice della sua scelta.

Bravissimo come al solito,
Descrizioni belle, come al solito,
Personaggi che promettono benissimo, come al solito,
Stile molto appropriato al contesto, come al solito.

E, come al solito, ti saluto, e vedo di leggere il prissimo capitolo il prima possibile.

Ciao ciao ^w^

Recensore Master
22/07/19, ore 02:02
Cap. 1:

Caro autore,
Buona sera! Era da tempo che desideravo imbattermi nel prologo di una delle tue magnifiche storie, per
poterla seguire fin dal principio. Un intenso desiderio che stasera, finalmente, trova la sua realizzazione.
E' quindi con vivo compiacimento che mi aggrego al già nutrito gruppo dei tuoi recensori. Una grande
gioia, ma anche un impegno non indifferente... Sarà laborioso per me dare una credibile consistenza a
a tutti gli elogi che la tua incantevole scrittura saprà strapparmi. Perchè così non potrà che essere! Forse
mi sarà d' aiuto l' antipatia da me sempre provata nei confronti dei Cavalieri Teutonici, protagonisti di
questo racconto, a mio parere i componenti del più violento ordine monastico militare mai esistito. Alme-
no per quanto riguarda il loro operato nelle terre dell' Europa nord orientale, ambientazione del tuo pro-
logo. Zone da sempre soggette ad invasioni e alle più disparate forme di colonizzazione, di cui fa parte
proprio quest' opera portata avanti da questi monaci armati, in questo caso nemmeno muniti della più
o meno valida patente di liberatori del Santo Sepolcro. Tu, da saggio narratore, non ti schieri e riesci a
dar voce a tutti i protagonisti della tua storia. Complimenti! Complimenti soprattutto per quanto hai
saputo far bello e complesso il personaggio di fratel Reinhardt. Un monaco munito di spada ma anche
di coscienza, perciò destinato ad un' esistenza ben poco tranquilla.
Un caro saluto

Recensore Master
21/07/19, ore 10:43
Cap. 1:

Carissimo! Ecco finalmente una storia con i fratelli dell'Ordine, in un'ambientazione che mi è poco familiare. Non conosco molto l'argomento, così mentre leggo sono felice di imparare qualcosa in proposito. Ti seguo con ancora maggior piacere! ^^ L'apertura è splendida, con una descrizione dettagliata di luoghi e persone: i due compagni in viaggio sono delineati in poche semplici parole e non dialogano molto, ma si comprendono già i loro temperamenti e le loro opinioni sulla situazione in corso, che pare tutt'altro che tranquilla. La mia parte preferita è quella in cui scrivi la metafora affascinante della nave che abbandona il porto sicuro per il mare aperto. Vedremo se il protagonista si pentirà della propria scelta. A prestissimo allora. :)

Recensore Master
20/07/19, ore 12:06
Cap. 1:

Ciao Old xD Bentrovato! Sono arrivata in ritardo, ma alla fine eccomi 😆
Come sempre, scrivi benissimo e questo testo, già dal suo primo capitolo, ci introduce in un momento storico particolare e a un punto di vista molto specifico e contrapposto a quello della popolazione locale che, invece, rimane ben nascosto dietro le grandi foglie delle foreste e gli alberi, e che si intravede ancora da lontano in modo da lasciarli avvolti in un mistero che i Crociati, con poca sensibilità prospettica, non colgonol.
Bello e significativo l'incontro col ragazzo curo, come significativa è la reazione dei confratelli, primo fra tutti Ulrich, all'istintivo atto di carità del protagonista, unico gesto veramente 'cristiano'. Alla fine, però, siamo lasciati col dubbio che, spinto dalle pressioni dei confratelli e dalla lettura del salmo, anche Reinhardt possa convertirsi a quella che è la visione della maggioranza e si lascia intendere che potrebbe tentare di cambiare il proprio atteggiamento perché non sia più tanto ingenuo.
Dunque non si immagina come possa procedere questa storia, o addirittura come possa concludersi, sebbene dall'incipit della trama si intuisce che ci sarà un pericolo in agguato e che Reinhardt potrebbe venirve fuori proprio in virtù del suo gesto caritativo.
E nell'attesa di scoprire il seguito, ti saluto!
Alla prossima 😁
Ryo13

Recensore Master
19/07/19, ore 20:53
Cap. 1:

Ave O_F, che piacere ritrovarti con una nuova storia su un tempo relativamente poco conosciuto del Medioevo, ovvero le crociate del Nord.. Un tempo ormai trapassato, per la maggior parte dei cavalieri della Croce, che paiono molli, disfatti, abituati alle comodità ma id non est, almeno per alcuni.. dalle nebbie di Venezia alle brume e alle violenze del Nord, un mondo di confine, colmo di violenza e ascesi e brutalità.. davvero interessante.. la croce e il serpente, osservo, sintetica e metaforica.. Bello il gesto dell'elemosina al diverso, uno straniero tra i suoi, come il nuovo arrivato. E comincia una nuova avventura.. Ottimo esordio, come da prassi A la prochaine JQ

Recensore Master
17/07/19, ore 14:01
Cap. 1:

Carissimo!
Di solito non apprezzo particolarmente il genere storico, ma dato che il Medioevo è un periodo che adoro e che questa storia porta la tua firma, ho deciso di addentrarmi a leggerla.
Decisamente non me ne sono pentita. Lo stile è quello inconfondibilmente tuo, che come ti ho detto più volte, amo; riesci sempre a costruire immagini evocative e molto suggestive, a descrivere con precisione e minuzia l'ambiente in cui i personaggi si muovono senza però appesantire la narrazione. Riesci a far immergere il lettore nel tuo mondo con una naturalezza incredibile.
Stile a parte, la storia fino a questo punto mi è piaciuta molto e devo dire che mi ha incuriosita. L'inizio è volto a farci conoscere i protagonisti (e, soprattutto, IL protagonista) e a introdurci nel contesto in cui si svolgeranno gli eventi. Si potrebbe provare a intuire cosa accadrà, ma è ancora troppo presto per averne la certezza.
L'Ordine mi ha suscitato impressioni contrastanti: da una parte, storco il naso davanti al comportamento tenuto dai fratelli, che così poco s'addice alla fede che dicono di professare, che forse è più una scusa e un mezzo che altro, dall'altro non riesco a dar loro torto e, anzi, non li biasimo di certo: un conto, come hanno rimarcato più e più volte, è trovarsi in pace e tranquillità, un altro è essere in mezzo alla guerra. Si tende a inasprirsi e a imbestialirsi. Sono persone plasmate dal conflitto, che hanno dimenticato l'umanità in nome della sopravvivenza, o si approfittano della situazione? Devo ancora capirlo, quindi il mio giudizio sull'Ordine rimane, per ora, dicotomico: lo approvo e non lo approvo.
Ulrich è un personaggio che adoro, ma ho come la sensazione che me ne pentirò amaramente.
Reinhardt mi fa tenerezza: sembra (ed effettivamente è) un pesce fuor d'acqua, come un bambino che si trovi in un parco giochi immenso per la prima volta e non sa da quale parte girarsi a guardare. Forse è un po' ingenuo, oppure è solo l'impressione che si ha a causa del temperamento di chi lo circonda. Forse è l'unico che ha ancora dell'umanità in quei luoghi. Sicuramente è molto interessante il motivo per cui ha deciso di lasciare Venezia e trasferirsi: denota grande dedizione alla sua fede. Certamente, si prospetta un personaggio davvero interessante e dalle molte sfaccettature. Sono curiosa di sapere dove lo condurranno le sue vicissitudini.
Aspetto il seguito per vedere se le vaghe ipotesi che ho formulato sulla faccenda sono corrette o ho solo fatto un enorme buco nell'acqua.
(Recensione modificata il 17/07/2019 - 02:08 pm)

Recensore Master
16/07/19, ore 16:49
Cap. 1:

Ben ritrovato, amico carissimo, con un'altra tua bellissima storia, e su un argomento per me poco noto: le Crociate del Nord! In effetti, quanto alle Crociate, facevo riferimento soprattutto a quelle tenute in Terra Santa, in particolare a quelle a me assai care di Luigi IX (sarebbe bellissimo se scrivessi un giorno un romanzo sul Re Santo).
Ma è proprio vero che pure in alcune regioni europee la parola di Cristo non era stata ancora recepita da alcuni popoli, che restavano pagani e legati alle loro tradizioni, religiose e culturali.
I Samogizi... vo a curiosare con zia Wiki, e scopro che si tratta di un popolo dell'attuale Lituania. Con te c'è sempre da imparare qualcosa di nuovo e di interessante.
Ma con te, soprattutto, si impara ad amare i personaggi che sai rendere così vivi e vicini a noi.
So già che amerò tantissimo il buon Reinhardt, dal cuore generoso e puro, così ligio al dovere al punto da rinunciare ad un Offizio comodo e confortevole come quello di Venezia per andare ad affrontare le fosche atmosfere del Nord.
So però che amerò anche la saggezza di Ulrich.
Felice di seguirti in questa nuova avventura!

Recensore Veterano
16/07/19, ore 09:31
Cap. 1:

Vecchio mio, bentornato!
Devo confessarti che la storia del medioevo non mi è mai piaciuta particolarmente, e quella dei crociati anche meno, ma al solito la tua prosa, essenziale ed elegante allo stesso tempo, riesce a catturare l'attenzione già alle prime righe, così che è impossibile interrompere la lettura.
I personaggi dei due confratelli sono caratterizzati molto bene. Fratello Reinhardt viene dai fasti di una città ricca qual è Venezia, e poco sa del mondo barbaro popolato dagli ostinati e infedeli Samogizi, in cui si è trasferito per portare la parola di dio. Per fortuna con lui, mentre sono fuori credo in perlustrazione, c'è il più esperto e maturo Ulrich.
Bella la scena in cui il giovane mezzosangue, cercando di mettere insieme due parole nel suo stentato tedesco, cerca di stabilire un contatto coi due cavalieri suscitando la pietà di Reinhardt, il cui gesto caritatevole viene tuttavia osteggiato da un "barbaro" e duramente criticato dallo stesso compagno, Ulrich.
Inutile dirti che tra i cavalieri cristiani e gli "incivili barbari pagani", io faccio il tifo per questi ultimi :P
Così, il caritatevole fratello Reinhardt, capisce che mostrarsi misericordioso con chi non intende abbracciare la fede è un atto stupido inutile e pericoloso. Queste persone vanno combattute, non assistite.
Il concetto gli entra definitivamente in testa e nel cuore durante la cena, mentre ascolta la lettura dei Salmi.
E dire che Reinhardt mi piaceva... Chissà che non cambi idea sula sua vocazione, in futuro. Io ci spero ;) :D
Al solito, sei un mostro di bravura, Vecchio mio. Leggerò volentieri il seguito.
A presto!

Recensore Junior
16/07/19, ore 04:07
Cap. 1:

Da dove comincio? Inizierei col dirti che ti ho scoperto da pochi mesi, e che sto leggendo a ritroso e avidamente le tue storie - sono tantissime! - , le ho amate tutte ma non ho mai recensito perché la tua bravura quasi mi intimorisce, ogni tuo scritto è un capolavoro e io ne resto tanto ammirata da ammutolire. Suonerà strano, ma è la verità.
Sei in assoluto l'autore che preferisco su efp, hai capacità che sconfinano prepotenti aldilà dell'amatoriale, e io credo (e spero) che scrivere sia il tuo mestiere perché un talento così sarebbe sprecato altrimenti.
Dì la verità, sei uno scrittore in incognito? Ti diletti a scrivere queste piccole storie tra un capitolo e l'altro del tuo prossimo libro? Te lo auguro, sei talmente bravo che meriteresti davvero di poter vivere della tua arte.
Sei ovviamente nella mia lista dei preferiti sul sito, e appena ho visto un tuo nuovo 'mappazzone' come lo chiami tu, mi ci sono fiondata con un sorriso ebete già stampato in faccia.
E ho colto l'occasione per dirti quanto mi piace leggerti, vincendo la soggezione che, inevitabilmente, un pochino mi incute il tuo smisurato talento.
E veniamo a questa nuova storia, che mi ha trascinata via già dalle prime righe, catapultandomi in un contesto storico che mi ha sempre affascinata. Le crociate del nord, ma che meraviglia! C'è tanto da dire e tanto da scoprire, perché leggendoti si impara spesso e volentieri anche qualcosa di nuovo.
Che belle le tue descrizioni, le parole come pennellate sapienti, i luoghi che racconti tu mi sembra sempre di averli davanti agli occhi. Che belli i tuoi personaggi, vivi e veri, caratterizzati perfettamente nei dialoghi, sempre ben riusciti.
Fratello Reinhardt, quindi, un monaco guerriero votato alla castità, povertà e obbedienza, che lascia il ricco feudo paterno - e il suo confortante profumo di mele - per portare la croce di Cristo prima in Terra Santa, poi tra i fasti veneziani al seguito del Gran Maestro, e alla fine in una colonia di combattimento in Livonia. Vuole stare in prima linea, come se la vita che si è scelto non fosse già abbastanza dura e sacrificante. Perché? Sta scappando da qualcosa? Vuole soltanto evitare le tentazioni, come confessa candidamente a fratello Ulrich? Oh, quanto mi incuriosisce questo bel personaggio! È di animo buono, si lascia andare a ingenui atti di carità, ma i suoi trascorsi saranno davvero così limpidi? Chissà.
Per non parlare del giovane mendicante Curo, forse figlio di una contadinotta tedesca, abbandonato al suo misero destino dai Cavalieri e maltrattato anche da quei pagani dei Samogizi.
Sarà un personaggio cruciale, lo anticipi tu stesso nella descrizione, salverà la vita a fratello Reinhardt, si, ma in che modo? Io mi sto facendo degli ingarbugliati film mentali pure sul cavallo, fai un po' tu!!
Per la prima volta mi ritrovo a dover leggere qualcosa di tuo 'a puntate', quando ero ormai abituata a tracannare le tue vecchie storie senza nemmeno riprendere fiato, e sappi che adesso l'attesa sarà snervante e sofferta.
Mettiti una mano sulla coscienza, ti prego, e aggiorna presto! :)
Scusa il mappazzone - questo si che lo è davvero, chiedo venia! - , purtroppo non ho mai avuto il dono della sintesi... te ne accorgerai a tue spese nelle prossime recensioni!

Elly
(Recensione modificata il 16/07/2019 - 04:09 am)

Recensore Veterano
15/07/19, ore 23:28
Cap. 1:

Ciao e bentornato!^^
Le tue storie sono sempre una garanzia! Mi vergogno ad ammetterlo, ma qeste pagine di storia relative alla crociate nel Nord Europa mi sono poco note!
Reinhardt, giunto dalla fastosa e tranquilla Venezia, rimane un po' spiazzato dalla politica poco tollerante che vige nel nord della Germania. Il suo gesto caritatevole verso quel povero ragazzo non è stato apprezzato da nessuna delle controparti.
Attendo con curiosità il prossimo capitolo!
A presto!^^
Japan Lover

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