Recensioni per
Gnawing distance
di ValeS96

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/09/19, ore 22:19

Mi sono messa in testa di recuperare le tue ff che non ho recensito, perché il tuo modo di scrivere mi piace veramente e trovo che tu produca pezzi di un livello qualitativo molto buono. Ne ho scovati tre, quattro con questo. Cercherò di non lasciare incompiuto il percorso di recensione che ti riguarda, perché ti meriti maggiore attenzione da parte mia. Ho scoperto che, per quanto riguarda la Sezione di Sh, praticamente mi sono già occupata di quasi tutte. Sul perché ne abbia lasciate indietro non saprei, sinceramente, ritrovare un preciso motivo. Sicuramente, nel mare grande del fandom, ho seguito delle “vele”, perdendone di vista delle altre. Ma eccomi qui.
“Distanza da rosicchiare”, “Rosicchiando la distanza”…Perdonami ma il mio inglese è penoso. Comunque colgo la piacevole coerenza del titolo con il contenuto di questa drabble, visto che dilagano i tarli. Tarli, ovviamente, per concretizzare, in un’immagine efficace, pittoresca ma incisiva, i tormenti di Sh. Il suo cruccio, che ha assunto un’accezione di ossessività che lascia anche chi legge senza fiato, è legato alla sua incapacità di affrontare ciò che i sentimenti provocano in lui, debilitando persino la sua eccezionale capacità di ragionare.
Anche se non ha un’importanza decisiva ai fini della narrazione, posso provare ad ipotizzare che la tua ff possa collocarsi temporalmente nelle prime due Stagioni, forse più nella prima, quando gli incubi di John, cioè le sue terribili visioni di guerra, probabilmente sono ancora frequenti e preoccupanti. Sh è lì, forse ogni notte, comunque lo è tutte le volte che sente la voce del suo “conduttore di luce” che rivela l’ “aggressione” onirica che sta subendo.
Sh è dietro alla porta chiusa della camera di John e sa che, se entrasse, la sua vita sicuramente cambierebbe.
Ma non ce la fa, o forse, non vuole farcela perché, secondo me, il suo è anche un grosso problema di autostima: e se, una volta aperta quella dannata porta, John lo accogliesse con freddezza e fastidio, cosa succederebbe di lui…
Intanto, in cento parole, hai saputo condensare le ombre struggenti della Johnlock, quelle che rivelerebbero, ed io sono d’accordo, che, l’innamoramento più profondo e più fulmineo, sia stato quello di Sh, fin dal primo incontro con John al Bart’s, complice il simpaticissimo Mike. Sicuramente anche Watson ha avuto un devastante colpo di fulmine nei confronti del consulting, ma i suoi pregiudizi, le sue paure e, anche per lui, la disistima di sé, l’hanno sempre legato al silenzio, alla fuga di fronte all’evidenza di ciò che lo lega ad Holmes.
Significativa la tua scelta di usare il POV di quest’ultimo per la straziante scena notturna, che si ripete e che anima il buio, apparentemente tranquillo, del 221b.
“…non faccio altro che levigarne la superficie con i sospiri…”: voglio riportare questa frase perché qui siamo ai confini con la poesia più travolgente, che esprime con parole scarne, una sofferenza pari solo alla grandezza del sentimento che ha sconvolto, anche in senso positivo, ovviamente, la vita di quei due.
Sinceri complimenti; sarà per me un vero piacere occuparmi anche delle altre tue ff che ho trascurato. Chiaramente anche di quelle che vorrai regalarci in futuro.

Recensore Master
10/09/19, ore 23:01

Buona sera^^
Ho una passione smisurata per le ff brevi per la peculiarità di rendere principale la parte lagata alla fantasia del lettore. Poi non è facile recensire, ammetto, ma farò del mio meglio. Questa ff è da meno. Mi complimento come prima cosa sia per l'originalità (mai avevo letto di metafore con protagonisti i tarli del legno) che per la forma, in 100 parole tutto è chiaro ed equilibrato. Come già accennavo la tua ff è una metafora riuscitissima. Quei pochi elementi descrittivi sono molto IC al punto da figurarci perfettamente la scena, anzi le scene, perché questa è una cosa che ricorre spesso a Baker Street. Davvero mille complimenti, mi è piaciuta TANTISSIMO!
Baci baci,
Béa

Recensore Master
08/09/19, ore 11:14

Io sono davvero senza parole.
Davvero, ho intenzione di recuperare tutto ciò che hai scritto in passato, perché amo tantissimo come scrivi.
Questa drabble è meravigliosa, un lavoro pregevole, dico sul serio, padroneggi le parole con una bravura fuori dal comune e rasenti senza dubbio la poesia.
L'uso che fai delle figure retoriche è incredibile, non l'avrei saputo immaginare di meglio.
Scrivere drabble è a mio parere difficilissimo, io ne ho scritte solo un paio e non sono comunque soddisfatta del risultato, tu hai creato un piccolo capolavoro, sei stata davvero abile a condensare in cento parole tutMite quelle emozioni.
Mi pare di vederlo, questo Sherlock che non osa entrare nella stanza di John, che per l'ennesima volta sente quel desiderio travolgente, eppure desiste, perdendosi in dettagli quasi ossessivi e sfiorando un vaneggiamento disperato.
Bellissimo, davvero, sono ancora a bocca aperta e on riescono trovare le parole adatte per complimentarmi con te.
Grazie per questa perla, sono felice di averti scoperta e prometto di recuperare il resto.
Alla prossima
MissAdler

Recensore Master
07/09/19, ore 10:04

Un lavoro di gran pregio questo, pur in queste brevissime cento parole. L'ennesima riprova che le drabble sono un universo che forse non è per tutti, questo è vero (perché magari non tutti riescono a condensare ogni cosa in cento parole), ma che quando riesce diventa una vera e propria meraviglia. Io ricordo tutti i tuoi lavori con precisione, e ti ritrovo con davvero tanto piacere. Un altro lavoro introspettivo, dunque. Un altro lavoro eccellente su questo fandom.

Di nuovo, come già accennavo anche prima, sei riuscita ad arrivare a un punto fondamentale dicendo tutto pur con sole cento parole. Che sono pochissime, anzi sono molte meno di quanto non ci si aspetti e arrivano subito e bisogna limare, lavorarci... togliere, aggiungere. Le drabble sono un lavoro di fine cesellatura e ammiro sempre moltissimo gli autori come te che ci si lanciano. Dire che si riesce a scriverne di questo livello per capacità di sintesi, è fortemente riduttivo. A mio avviso è soprattutto la capacità di arrivare a descrivere un qualcosa, a raccontarci qualcosa, e farlo anche con poesia, usando i giusti termini. Portando un ragionamento che in un primo momento non si capisce bene da dove nasca né dove voglia arrivare, a un'ovvia conclusione. Ovvia non nel senso di scontata, nel senso che pensandoci in un secondo momento non poteva finire che così. Anche non era affatto banale, tutt'altro perché per le prime righe mi son chiesta di cosa stessi parlando. E ammetto di aver collegato tutto soltanto dopo la frase finale.

Sherlock davanti alla porta chiusa di John, che non entra ma che è sempre più vicino a farlo. Con fraseggi ricchi di figure retoriche, specie quella che riguarda i tarli del legno, è evidentissima e pregna di questo significato. Di quello di rosicchiare, scavare, nel legno come nella mente di Sherlock. Sherlock che ci si sente un po' più vicino di quanto non lo sia stato sino a quel momento e che sente John dall'altra parte, con gli incubi, che chiama il suo nome. Non sappiamo nulla sulla collocazione della serie, non sappiamo in quale momento hai scelto di ritrarre questi John e Sherlock, ma sappiamo che John è tormentato dai brutti sogni che Sherlock vorrebbe sanare questi tormenti, vorrebbe mettervi fine. Ma che non lo fa e che anzi ci si tortura, si tormenta per un qualcosa che vorrebbe ma per mille motivi non riesce a fare. Per le implicazioni che superare quella porta potrebbe avere, per senso d'impotenza... Sherlock ha mille motivi per non superare quella porta e altrettanti per farlo. Non ci fai vedere oltre, non sappiamo se effettivamente Sherlock abbia trovato il coraggio di oltrepassare la soglia della stanza e aiutare John e stargli vicino. A me piace pensare che sia così.

Hai fatto un lavoro eccellente, complimenti.
Koa