Recensioni per
Storie da focolare della vecchia Moar
di Lupoide

Questa storia ha ottenuto 17 recensioni.
Positive : 17
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
19/11/19, ore 14:52
Cap. 1:

Ciao caro amico Lupoide.
Posso dirti che trovo questo prologo una genialata?
O meglio, considero "genialata" l'intera idea che penso sarà la base di questa raccolta.
Sono passata, ovviamente, prima dal prologo, ma passerò subito dopo al primo capitolo proposto che, già dal titolo, posso dire mi intriga alquanto.
Mi è piaciuta la descrizione di ogni razza, con annessa la propria abilità maggiore, gli sviluppi più importanti e degni di nota di ognuna di loro.
La curiosità me l'hai fatta venire, io adoro tutte queste cose; scoprire nuovi mondi è la cosa che mi piace leggere di più (si può dire una cosa del genere?).
Il finale, però, mi è piaciuto da morire, è la parte che mi è piaciuta più di tutte; non so perché, ma questo sfondamento della quarta parete è stato un tocco di classe.
Io sinceramente non vedo l'ora di conoscere Moar in tutti i suoi aspetti, quindi ti abbandono per ritrovarci al prossimo capitolo.
A tra poco :D

Nuovo recensore
18/11/19, ore 16:11
Cap. 2:

Ok. Innanzitutto rosicate, io ho una storia dove sono l'antagonista principale e voi no. Gnè gnè gnè.
In secondo luogo.
Sai, normalmente non leggo storie di questo genere. Sarò onesto, tendono ad annoiarmi. Solo azione e niente introspezione/angst rendono Subutai un vecchio arrabbiato. Ma qui sono stato piacevolmente sorpreso: di azione ce n'è abbastanza poca e il fulcro è il rapporto fra il vecchio manigoldo e il lupoide.
E che bel rapporto. Ho già letto in giro, nel mio peregrinare per l'etere, di qualcosa di simile. Ma non abbastanza da far suonare questa cosa come un cliché, perché non lo è. Anzi, è quel modo non canonico di affrontare un rapporto più sfaccettato di quanto appare. Perché sì, Subutai e Bastardo si odiano... ma l'ultima riga è tremendamente vera. Quel senso di possesso, quel "solo io posso ucciderlo" non fanno parte dell'odio banale che si può provare, chessò, per un capo tirannico o per la ex schizzata. È più fine, più sottile, più... puro.
Un'altra cosa che ho apprezzato davvero tanto, e che come tratto penso io e te si abbia in comune, è la ricercatezza nei termini. In certi momenti, se fai come faccio io, immagino ti sia fermato, abbia messo una mano sul mento e ti sia chiesto qual era la parola adatta che voleva esprimere il concetto che ti frullava in testa. Una cosa che, a mia non modesta opinione, troppa poca gente fa. E che forse non mi fa apprezzare maggiormente un genere non particolarmente nelle mie corde, ma sta lì a testimoniare che ci metti attenzione. Cosa non da poco.
In totale è stata una lettura decisamente piacevole. E che il mio omonimo avrebbe fatto una brutta fine lo sapevo, era scritto nelle stelle. Ma tant'è, se non c'è un po' di grittyness in un racconto del genere non ci siamo proprio.
(Recensione modificata il 18/11/2019 - 06:06 pm)

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