Era da tanto che non entravo su EFP, così come era da tanto che non leggevo qualcosa di tuo.
Mi ricordo che ti ho lasciato nel periodo in cui cominciavi a sperimentare con la poesia e che spesso e volentieri mi dicevi che non ritenevi che ciò che scrivevi fosse degno di esser letto dal pubblico.
Ho pensato più volte non fosse vero, ma mi rendo conto che ognuno vive nella propria prospettiva e, magari, è giusto così... ma sono felice di essere passato da queste parti per poter vedere che hai comunque ripreso a scrivere o che - comunque - non hai mai smesso.
Sono pensieri complessi e decisamente molto più profondi di quanto possa mai essere il baratro che vai descrivendo e sono pensieri che in poche pennellate hai saputo ben definire.
Lo stato d'animo che si respira è angoscioso, ansioso, scuro, forse anche dispiaciuto nei confronti del mondo, per il semplice fatto che si esiste e siamo portati a sentirci in difetto, tanto da sentirci persino in colpa nel tentare di rallentare l'inevitabile caduta e strappare quei "piccoli arbusti malridotti".
Ciò che non teniamo di conto è che la vita può essere metafora di tante figure, che i mostri non sono tutti nocivi, che spesso e volentieri un arbusto malridotto può anche avere la proprietà di sorreggerci.
Ma, ovviamente, sono percezioni emotive che non si controllano, che si hanno proprio perché in quel momento ci si sente completamente sommersi dal buio.
Non so quanto esaustivo io possa essere stato, ma questo è ciò che le tue parole mi hanno evocato; e, per quanto non mi piaccia mettere di mezzo la mia persona, mi hanno parlato intimamente all'orecchio.
Bundysaffection. |
